Remissione tacita di querela e persona giuridica: la Cassazione individua le condizioni

04 Settembre 2024

La Suprema Corte si è occupata di stabilire se l'art. 152, comma 3 n. 2, c.p. - introdotto dal d.lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) - si applica anche al legale rappresentate della persona giuridica.

Massima

Il disposto dell'art. 152, comma 3, n. 1, c.p., introdotto dall'art. 1, comma 1, lett. h), d.lgs. n. 150/2022 e in vigore dal 30 dicembre 2022, opera anche nel caso in cui il testimone non comparso all'udienza senza giustificato motivo abbia precedentemente sporto querela in qualità di legale rappresentante, in carica, dell'ente persona offesa, alla duplice condizione che conservi tale qualità alla data dell'udienza e che sia legittimato dallo statuto dell'ente rappresentato a rimettere la querela, non comparendo all'udienza per la quale sia stato citato come testimone.

Il caso

Il tribunale dichiarava non doversi procedere nei confronti dell'imputato per rimessione tacita della querela, giacché il legale rappresentante della persona giuridica non era comparso come testimone all'udienza indicata senza giustificato motivo.

La pronuncia era confermata anche dalla Corte di appello.

Il P.M. proponeva ricorso in cassazione, ritenendo non applicabile alla fattispecie l'art. 152, comma 3 n. 2, c.p. dal momento che persona offesa era una persona giuridica e la querela era stata proposta dal legale rappresentate, analogamente non era noto se al momento della mancata comparizione alla udienza il querelante fosse ancora legale rappresentante,

La Corte di cassazione pur accogliendo il ricorso, ritiene che l'art. 152, comma 3, n. 2, c.p. sia applicabile anche nel caso in cui la querela sia proposta dal legale rappresentate di una persona giuridica, a condizione che:

a) il legale rappresentante conservi tale qualità alla data dell'udienza;

b) sia legittimato dallo statuto dell'ente rappresentato a rimettere la querela, non comparendo all'udienza per la quale sia stato citato come testimone.

La questione

La questione in esame è la seguente: l'art. 152, comma 3 n. 2, c.p. si applica anche al legale rappresentate della persona giuridica?

Le soluzioni giuridiche

Il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, art. 41, comma 1, lett. t), n. 1), ha introdotto l'art. 142 comma 3, lett. d-bis), disp. att. c.p.p., in forza del quale l'atto di citazione contiene l'avvertimento che la mancata comparizione senza giustificato motivo del querelante all'udienza in cui è citato a comparire quale testimone integra remissione tacita di querela, nei casi in cui essa è consentita. La nuova disposizione codifica l'orientamento della giurisprudenza di legittimità in forza del quale integra remissione tacita di querela la mancata comparizione all'udienza dibattimentale del querelante, previamente ed espressamente avvertito dal giudice che l'eventuale sua assenza sarà interpretata come fatto incompatibile con la volontà di persistere nella querela (Cass. pen., sez. un., n. 31668/2016, Pastore, rv. 267239; Cass. pen., sez. IV, n. 5801/2021, Statuetta, rv. 280484).

La predetta regola è oggi confluita nel nuovo testo dell'art. 152 c.p. a seguito delle modifiche introdotte dalla c.d. riforma Cartabia (d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150) ed assume dunque carattere generale.

Peraltro, si è ritenuto che non contrasta con il tenore formale della disciplina ed è anzi in linea con la sua complessiva ratio la conclusione secondo cui nell'ambito del procedimento davanti al giudice di pace per reati perseguibili a querela, anche nel caso di procedimento instaurato su citazione del P.M., stante il dovere del giudice di promuovere la conciliazione tra le parti, dalla mancata comparizione della persona offesa che sia stata previamente e specificamente avvertita delle relative conseguenze derivi l'effetto di una tacita volontà di remissione di querela.

Osservazioni

In parallelo all'estensione dei reati procedibili a querela, la riforma Cartabia è intervenuta sulla disciplina della remissione tacita.

Alla previsione generale per cui essa ricorre «quando il querelante ha compiuto fatti incompatibili con la volontà di persistere nella querela», il d.lgs. n. 150/2022 ha aggiunto altre due ipotesi.

L'art. 1, comma 1, lett. h), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, in vigore dal 30 dicembre 2022, ex art. 6, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, ha novellato tale disposizione, introducendo, al n. 1 del nuovo comma 3, una forma di remissione processuale tacita, che si ha «quando il querelante, senza giustificato motivo, non compare all'udienza alla quale è stato citato in qualità di testimone».

Quando si verte in simili ipotesi – precisa ora l'art. 133, comma 1-bis, c.p.p. – non deve essere disposto l'accompagnamento coattivo.

La previsione in esame, va comunque rilevato, non opera in alcune situazioni (nuovo comma 4 dell'art. 152 c.p.), ossia se il querelante non comparso: 1) è persona incapace per ragioni, anche sopravvenute, di età o infermità ovvero persona in condizione di particolare vulnerabilità a norma dell'art. 90-quater c.p.p.; 2) è colui che ha proposto querela agendo in luogo della persona offesa e nell'assolvimento di un dovere di carattere pubblicistico (così nel caso, ad esempio, di esercenti la responsabilità genitoriale, tutori, amministratori di sostegno – se ne hanno il potere – curatori speciali).

La Cassazione ha affermato che, ai sensi dell'art. 152 c.p., si ha remissione extraprocessuale tacita della querela, quando il querelante ha compiuto fatti incompatibili con la volontà di persistere nella querela (Cass. pen., n. 33648/2023).

Nella generalizzata ottica della recente riforma, tesa a far dipendere, per un ampio novero di reati, la permanenza dell'illecito nella sfera del penalmente rilevante da una manifestazione di volontà della persona offesa effettivamente interessata all'accertamento di fatti e responsabilità da parte dell'autorità giudiziaria, la norma recepisce e formalizza una prassi diffusa nella quotidianità giudiziaria, dettata da chiari intenti deflativi oltre che di giustizia sostanziale, avallata dal massimo consesso di legittimità (Cass. pen., sez. un., n. 31668/2016, secondo cui integra remissione tacita di querela la mancata comparizione all'udienza dibattimentale del querelante, previamente ed espressamente avvertito dal giudice che l'eventuale sua assenza sarà interpretata come fatto incompatibile con la volontà di persistere nella querela; Cass. pen., n. 5801/2021).

Il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, art. 41, comma 1, lett. t), n. 1), ha introdotto l'art. 142 disp. att. c.p.p., comma 3, lett. d-bis), in forza della quale l'atto di citazione contiene l'avvertimento che la mancata comparizione senza giustificato motivo del querelante all'udienza in cui è citato a comparire quale testimone integra remissione tacita di querela, nei casi in cui essa è consentita.

Ora, il nuovo art. 142 disp. att. c.p.p., comma 3, lett. d-bis), non esime il giudice dal compito di verificare l'effettiva volontà del querelante di rimettere la querela, qualora nel procedimento sussistano elementi idonei a far dubitare della sussistenza di siffatta volontà (Cass. pen., n. 43636/2023).

Pertanto, per evidenti ragioni di coordinamento di sistema, è stato del pari introdotto il comma 1-bis dell'art. 133 c.p.p., che limita li potere di disporre l'accompagnamento coattivo del testimone e di altri soggetti processuali, qualora la mancata comparizione del querelante integri una remissione tacita della querela.

La Relazione illustrativa connota questo meccanismo processuale in termini di automaticità in presenza dei presupposti di legge, coerentemente con la nettezza della formulazione della norma di nuovo conio.

A presidio della tutela di soggetti deboli a qualsiasi titolo, è però esplicitamente posta la previsione dell'art. 152, comma 4, c.p., che esclude l'applicazione della “nuova” causa di remissione tacita in caso di persone offese minorenni, incapaci o in condizioni di particolare vulnerabilità ai sensi dell'art. 90-quater c.p.p. e comunque - onde scongiurare il rischio che eventuali negligenze del rappresentante possano risolversi in una diminuzione di tutela per gli interessi sostanziali del rappresentato - in tutte le situazioni in cui il querelante non comparso sia persona che ha proposto querela agendo in luogo della persona offesa e nell'assolvimento di un dovere di carattere pubblicistico (come, ad esempio, gli esercenti la responsabilità genitoriale, i tutori, gli amministratori di sostegno a ciò autorizzati, i curatori speciali).

La preclusione all'equiparazione della mancata comparizione a una forma di remissione tacita della querela mira qui, evidentemente, ad evitare indebiti automatismi e a scongiurare il rischio che eventuali negligenze del rappresentante non comparso come testimone possano risolversi in una diminuzione di tutela per gli interessi sostanziali del rappresentato.

La seconda ipotesi di remissione tacita introdotta dal d.lgs. n. 150/2022 si inquadra nel disegno più generale della riforma, volto a dare ampio spazio alla giustizia riparativa.

Si ritiene, infatti, che implicitamente configuri un'ipotesi di ritiro della querela la circostanza che il querelante abbia partecipato a un programma di giustizia riparativa conclusosi con un esito riparativo; nondimeno, precisa ora l'art. 152, comma 3, n. 2, c.p., quando l'esito riparativo comporta l'assunzione da parte dell'imputato di impegni comportamentali, la querela si intende rimessa una volta che gli impegni in questione siano stati rispettati.

Si configurerebbe, nella situazione in esame, un fatto di natura extraprocessuale incompatibile con la volontà di persistere nella querela.

Perché ciò accada, però, come detto, deve essere raggiunto un esito riparativo, intendendo come tale «qualunque accordo, risultante dal programma di giustizia riparativa, volto alla riparazione dell'offesa e idoneo a rappresentare l'avvenuto riconoscimento reciproco e la possibilità di ricostruire la relazione tra i partecipanti» (art. 42, comma 1, lett. e, d.lgs. n. 150/2022).

La previsione sulla remissione tacita della querela presuppone, naturalmente, che la querela sia stata presentata, sebbene, nei casi di «delitti perseguibili a querela» (non si menzionano le contravvenzioni, per quanto la giustizia riparativa interessi potenzialmente ogni reato), ai programmi di giustizia riparativa si possa accedere «anche prima che la stessa sia stata sporta» (art. 44, comma 3, d.lgs. n. 150/2022); l'accesso, invero, può avvenire in ogni stato e grado del procedimento (art. 44, comma 2, d.lgs. n. 150/2022).

Tenuto conto che, nei casi di reati procedibili a querela soggetta a remissione, lo svolgimento del programma di giustizia riparativa potrebbe comportare l'estinzione del reato, è stata prevista, a norma del nuovo art. 129-bis, comma 4, c.p.p., la sospensione del procedimento per un periodo non superiore a 180 giorni, con conseguente sospensione dei termini di prescrizione, del termine di cui all'art. 344-bis c.p.p. (improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione) e, in quanto compatibili, dei termini dell'art. 304 c.p.p. (sospensione dei termini di durata massima della custodia cautelare).

La sospensione in questione – visto che opera anche ai fini della prescrizione – deve essere chiesta dall'imputato e potrà essere disposta quando il giudice accerti che vi siano effettivamente le condizioni per uno svolgimento proficuo del programma di giustizia riparativa. Si tratta indubbiamente di una scelta delicata, posto che il ritardo sarà compensato solo se si giunge effettivamente alla definizione extragiudiziale del conflitto, circostanza, però, non preventivabile.

Invero, se l'esercizio del diritto di querela, in mancanza di uno specifico divieto statutario o assembleare, rientra tra i compiti del rappresentante legale di una società di capitali e, pur trattandosi di un atto di straordinaria amministrazione, non richiede il conferimento di un apposito mandato (Cass. pen., n. 16150/2012; Cass. pen., n. 11074/2009 che fa discendere dall'art. 2384 c.c. l'autonoma legittimazione a proporre querela in capo al legale rappresentante della persona giuridica), appare coerente ritenere configurabile la remissione tacita di querela nel caso in cui la querela sia stata sporta dal legale rappresentante in carica dell'ente-persona offesa, citato come testimone e non comparso all'udienza senza giustificato motivo.

Tale soluzione è conforme alla scelta legislativa di estendere il novero delle fattispecie procedibili a querela della persona offesa, lasciando emergere chiaramente l'esigenza di far fronte al sovraccarico degli uffici giudiziari, cui il legislatore tenta di porre rimedio consentendo alle parti di rinunciare alla persecuzione del reato o di estinguerlo nel corso del procedimento penale.

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