Danno da diffamazione: danno “in re ipsa” o danno conseguenza?

La Redazione
05 Settembre 2024

Tizio chiedeva accertarsi la condotta diffamatoria di Caio e la sua condanna al risarcimento dei danni patiti, in conseguenza delle dichiarazioni da lui rilasciate le quali, pur non nominando Tizio, lasciavano intendere la responsabilità di costui in ordine alla diffusione dell’infezione da Covid-19 - in un piccolo paese campano durante la prima ondata del virus nel 2020. L’istruttoria svolta nel caso in questione non ha permesso di appurare tuttavia una concreta diminuzione della considerazione di Tizio da parte dei suoi consociati.

Il risarcimento del danno da diffamazione deve essere inquadrato come  sofferenza soggettiva causata dall'ingiusta lesione del diritto inviolabile inerente alla dignità, all'immagine, all'onore e alla reputazione della persona (art. 2 Cost. e art. 3 Cost), ma tale danno non è in re ipsa, ma costituisce un danno conseguenza, che si identifica non con la lesione dell'interesse tutelato dall'ordinamento ma con le conseguenze di tale lesione, sicché la sussistenza di tale danno non patrimoniale deve essere oggetto di accertamento sulla base non di valutazioni astratte bensì del concreto pregiudizio presumibilmente patito dalla vittima, per come da questa dedotto e dimostrato, anche attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti, che siano fondate, però, su elementi indiziari diversi dal fatto in sé, assumendo quali parametri di riferimento la diffusione dello scritto, la rilevanza dell'offesa e la posizione sociale della vittima, tenuto conto del suo inserimento in un determinato contesto sociale e professionale. Nel caso di specie, in termini di danno-conseguenza, non veniva dimostrata la concreta lesione dell'onore o della reputazione dell'attore, dunque la domanda veniva respinta.

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