Cessazione della materia del contendere e soccombenza virtuale

La Redazione
12 Settembre 2024

Una donna, residente all'interno di un condominio, chiedeva all'amministratore condominiale di esibirle della documentazione relativa al piano di ristrutturazione dell'edificio. A seguito di numerose richieste da parte della donna e al costante rifiuto da parte dell'amministratore, questa chiedeva al Tribunale competente di ingiungere all'amministratore un ordine di esibizione e consegna di tutta la documentazione. In sede di opposizione al decreto ingiuntivo, l'amministratore produceva tutta la documentazione richiesta, chiedendo al Tribunale di dichiarare la cessazione della materia del contendere ed estinguere il processo. 

La pronuncia di “cessazione della materia del contendere” costituisce una fattispecie creata dalla prassi giurisprudenziale e applicata in ogni fase e grado del giudizio, da pronunciare con sentenza, d'ufficio o su istanza di parte, ogniqualvolta non si possa far luogo alla definizione del giudizio per rinuncia alla pretesa sostanziale o per il venir meno dell'interesse delle parti alla definizione processuale della causa. La rinuncia alla domanda non richiede formule sacramentali, può essere anche tacita e determina, indipendentemente dall'accettazione della controparte (richiesta, invece, per la rinuncia agli atti del giudizio), l'estinzione dell'azione. In caso di declaratoria di cessazione della materia del contendere in mancanza di accordo tra le parti, le spese giudiziarie devono essere liquidate dal giudice secondo il criterio della “soccombenza virtuale”. Nel caso di specie, il Tribunale ha dichiarato la soccombenza virtuale in capo all'amministratore del condominio, che poteva agevolmente rendere visibile la documentazione alla condomina, ma non lo ha fatto finché non è stato costretto ad opporsi al decreto ingiuntivo richiesto dalla donna.

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