Secondo un primo orientamento, a cui aderisce la sentenza in commento, l'art. 572 comma 2 c.p. nel momento in cui prescrive come “il fatto” sia commesso in presenza o in danno di una persona minore, debba interpretarsi in conformità alla ratio della aggravante stessa nonché alla struttura necessariamente abituale del reato a cui accede: pertanto, “il fatto” cui assiste il minore deve essere costituito da un numero minimo di episodi idoneo a rivelare la maggiore pericolosità e offensività della condotta maltrattante.
In altre parole, alla luce dei principi costituzionali di offensività e proporzionalità, risulta necessario procedere a una valutazione circa la concreta offensività della condotta tipica e, quindi, della presenza del minore a un numero di episodi che per la loro gravità, intensità e reiterazione nel tempo, sia idoneo a trasporre nella fattispecie concreta la valutazione di astratta offensività formulata dal legislatore secondo l'id quod plerumque accidit (Cass. pen., sez. VI, n. 47121/2023, Rv. 285479).
Di converso, secondo altro orientamento, il reato di maltrattamenti, aggravato dalla circostanza dell'essere stato commesso alla presenza di un minore, prevista dall'art. 61, n. 11-quinquies, c.p., si differenzia dal reato di maltrattamenti in famiglia in danno di minore, vittima di violenza cd. assistita, perché, ai soli fini della configurabilità dell'aggravante, non è necessario che gli atti di sopraffazione posti in essere alla presenza del minore rivestano il carattere dell'abitualità (Cass. pen., sez. VI, n. 8323/2021, Rv. 281051; Cass. pen., sez. VI, n. 2003/2018, Rv. 274924). Siffatta impostazione è stata ripresa anche con riferimento all'aggravante ad effetto speciale in commento (Cass. pen., sez. VI, n. 21998/2023, Rv. 285118; Cass. pen., sez. VI, n. 19832/2022, Rv. 283162).
Ed invero, è stato rilevato che stante la natura abituale del reato di maltrattamenti in famiglia, che si consuma con la cessazione delle condotte vessatorie, è sufficiente che anche solo una di esse sia stata posta in essere alla presenza di un minore dopo l'entrata in vigore della legge 19 luglio 2019, n. 69, perché trovi applicazione la circostanza aggravante ad effetto speciale di cui all'art. 572, comma 2, c.p., introdotta da tale legge, in luogo di quella, previgente, di cui all'art. 61, comma 1, n. 11-quinquies, c.p. (tra le altre, Cass. pen., sez. VIn. 21998/2023, Rv. 285118). |