Secondo un primo orientamento, a cui aderisce la sentenza in commento, l'articolo 165 c.p. stabilisce che la concessione della sospensione condizionale della pena «può altresì essere subordinata, salvo che la legge disponga altrimenti, all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato», quali, sicuramente, sono le opere realizzate in difformità dal titolo abilitativo.
Ma con una precisazione: la prevalente e più recente giurisprudenza, ha evidenziato che il giudice ha la facoltà, e non l'obbligo, di subordinare il beneficio della sospensione condizionale della pena, concesso per la prima volta, alla demolizione dell'opera abusiva al fine di eliminare le conseguenze dannose o pericolose del reato, dovendo, conseguentemente, indicare le ragioni per le quali - nel formulare il giudizio prognostico ex art. 164, comma 1, c.p. - ritenga necessario porre l'esecuzione di tale ordine come condizione per la fruizione del beneficio (tra le altre, Cass. pen., sez. III, n. 46692/2023, non mass.; Cass. pen., sez. III, n. 33414/2021, Rv. 282328; Cass. pen., sez. III, n. 11626/2020, non mass.; Cass. pen., sez. III, n. 39471/2017, Rv. 272503).
Ed invero, quando il legislatore - ai sensi dell'art. 165, comma 2, c.p. - ha inteso subordinare in modo automatico la sospensione condizionale della pena, concessa per la prima volta, all'adempimento di obblighi specificamente previsti, lo ha fatto in modo espresso tipizzando i relativi casi e privando il giudice di ogni discrezionalità: tuttavia tra siffatte ipotesi non rientrano i reati edilizi. Si deve, pertanto, ritenere che, in relazione a tale tipologia di fattispecie incriminatrici, il legislatore abbia affidato al giudice il potere di valutare se il riconoscimento del beneficio in oggetto necessiti di una concreta manifestazione di ravvedimento da parte del reo; e, quindi, dell'effettivo adempimento di un obbligo di facere direttamente funzionale al ripristino del bene offeso. A ciò consegue che la decisione di subordinare il riconoscimento del beneficio all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato (id est alla demolizione delle opere per le quali è intervenuta condanna) debba essere adeguatamente motivata, dovendosi ritenere insufficiente il generico riferimento alla persistente offensività dell'illecito.
Viceversa, secondo diverso orientamento, la subordinazione della sospensione condizionale della pena alla demolizione dell'opera abusiva non richiede specifica motivazione, perché questa risulta implicita nell'adozione dell'ordine di demolizione contenuto nella sentenza, che, in quanto accessorio alla condanna del responsabile, è emesso sulla base della persistente offensività dell'esistenza dell'opera nei confronti dell'interesse protetto (ex plurimis, Cass. pen., sez. III, n. 2509/2021, non mass.; Cass. pen., sez. III, n. 23934/2021, non mass.; Cass. pen., sez. III, n. 16157/2019, Rv. 275402).
In ogni caso, il primo indirizzo interpretativo ha riconosciuto la possibilità che il giudizio prognostico possa anche essere implicitamente desunto dalla complessiva motivazione della sentenza, purché la valutazione di cui all'art. 164, comma 1, c.p. sia comunque individuabile tra le pieghe della motivazione relativa alla determinazione del trattamento sanzionatorio.
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