Casella PEC piena: a chi è imputabile la mancata notifica?

06 Novembre 2024

É perfezionata la notificazione a mezzo PEC di un atto processuale, eseguita dall'avvocato in base alla l. n. 53/1994, nel testo vigente anteriormente alle modifiche apportate dal d.lgs. 149/2022, nel caso in cui il sistema restituisca al mittente un avviso di mancata consegna al destinatario con l'attestazione di «casella piena»?

Ai fini del commento, si focalizza l'attenzione in ordine all'eccezione di inammissibilità sollevata dal controricorrente che sosteneva come il ricorso fosse stato promosso oltre il termine breve ex art. 325 c.p.c.

Sosteneva, infatti, che all'esito del giudizio d'appello avesse provveduto a notificare la sentenza tramite l'invio di una PEC all'indirizzo del difensore degli appellanti (estratto dall'albo dell'Ordine professionale).

Il sistema generava un messaggio di rifiuto perché la casella di posta elettronica del destinatario era piena.

Riteneva che la mancata consegna della PEC, dovuta alla saturazione della casella, fosse causa imputabile al destinatario, con conseguente perfezionamento della notificazione.

In altre parole, sarebbe onere per l'avvocato provvedere al controllo periodico dello spazio a disposizione sulla sua PEC.

Il pubblico ministero prospettava l'esigenza che la questione fosse rimessa alle Sezioni Unite essendovi posizioni contrastanti nella giurisprudenza di legittimità sulla tematica del perfezionamento o meno della notificazione nel caso di mancata consegna del messaggio di PEC per «casella piena».

La Terza Sezione Civile, ravvisando orientamenti giurisprudenziali non univoci e ritenuta integrata una questione di massima di particolare importanza, involgendo i presupposti stessi del funzionamento delle modalità di notificazione coi i nuovi e generalizzati strumenti tecnologici in ogni ambito processuale, rimetteva gli atti al Primo Presidente.

La causa veniva assegnata alle Sezioni Unite.

Le tesi che si contrappongono sono essenzialmente due.

Per una prima, deve ritenersi perfezionata la notifica a mezzo PEC in caso di ricevuta attestante la «casella piena» della posta elettronica del destinatario, in quanto da equipararsi alla avvenuta consegna del messaggio di PEC per essere la saturazione della capienza un evento imputabile al destinatario, per l'inadeguata gestione dello spazio per l'archiviazione e la ricezione di nuovi messaggi.

Costituisce un onere del difensore provvedere al controllo periodico dello spazio disco a disposizione sulla sua PEC, al fine di assicurare che gli effetti giuridici connessi alla notifica di atti tramite lo strumento telematico si possano produrre nel momento in cui il gestore del servizio PEC rende disponibile il documento nella casella di posta del destinatario. Per questo, il soggetto abilitato esterno è tenuto a dotarsi di un servizio automatico di avviso dell'imminente saturazione (ex multis Cass. civ., sez. VI, 11 febbraio 2020, n. 3164).

Le ragioni sottese a tale orientamento fanno leva sulla «sostanziale equivalenza» tra quanto previsto dall'art. 16, comma 6, del d.l.n. 179/2012, convertito, con modificazioni, nella l. n. 221/2012, e dall'art. 149-bis, comma 3, c.p.c., che disciplina le notificazioni telematiche dell'ufficiale giudiziario.

Questa norma stabilisce che «la notifica si intende perfezionata nel momento in cui il gestore rende disponibile il documento informatico nella casella di posta elettronica certificata del destinatario»: il sintagma «rendere disponibile»  individuerebbe un'azione dell'operatore determinativa di effetti potenziali e non una condizione di effettività di detta potenzialità dal punto di vista del destinatario. Ne deriva che qualora il «rendere disponibile» quale azione dell'operatore non possa evolversi in una effettiva disponibilità da parte del destinatario per causa a lui imputabile, come per essere la casella satura, la notificazione si abbia per perfezionata, con la conseguenza che il notificante può procedere all'utilizzazione dell'atto come se fosse stato notificato.

Altra tesi, invece, esclude che la notificazione possa reputarsi perfezionata con il primo invio telematico non andato a buon fine a causa della «casella piena»  (dunque per causa imputabile al destinatario); ne discende che il notificante ha il più composito onere di riprendere idoneamente il procedimento notificatorio.

Tale orientamento è stato ribadito, in epoca non troppo remota, da Cass. civ., sez. III, 20 dicembre 2021, n. 40758, in cui è stato sancito che in caso di notifica telematica effettuata dall'avvocato, il mancato perfezionamento della stessa per non avere il destinatario reso possibile la ricezione dei messaggi sulla propria casella PEC, pur chiaramente imputabile al destinatario, impone alla parte di provvedere tempestivamente al suo rinnovo secondo le regole generali dettate dagli artt. 137 e ss. c.p.c. e non mediante deposito dell'atto in cancelleria, non trovando applicazione la disciplina di cui all'art. 16, comma 6, ultima parte d.l. n. 179/2012, prevista per il caso in cui la ricevuta di mancata consegna venga generata a seguito di notifica o comunicazione effettuata dalla Cancelleria, atteso che la notifica trasmessa a mezzo PEC dal difensore si perfeziona al momento della generazione della ricevuta di avvenuta consegna.

Ricostruiti i termini del contrasto, le Sezioni Unite Civili ritengono di aderire al secondo orientamento.

Le motivazioni si focalizzano su due aspetti: uno di carattere tecnico-normativo, l'altro di natura giurisprudenziale.

Il dato tecnico si ricava dall'art. 6 del d.P.R. n. 68/2005 (Regolamento recante disposizioni per l'utilizzo della posta elettronica certificata), in cui è chiaro che:

- la ricevuta di avvenuta consegna (RdAC) è fornita al mittente dal gestore di PEC utilizzato dal destinatario della notificazione (comma 2);

-è la “RdAC” ad assicurare al mittente la «prova che il suo messaggio di posta elettronica certificata è effettivamente pervenuto all'indirizzo elettronico dichiarato dal destinatario e certifica il momento della consegna tramite un testo, leggibile dal mittente, contenente i dati di certificazione» (comma 3);

- la “RdAC” che «può contenere anche la copia completa del messaggio di posta elettronica certificata consegnato» (comma 4) è, quindi, «rilasciata contestualmente alla consegna del messaggio di posta elettronica certificata nella casella di posta elettronica messa a disposizione del destinatario dal gestore, indipendentemente dall'avvenuta lettura da parte del soggetto destinatario» (comma 5).

L'art. 3-bis, comma 3, l.n.53/1994, prevede la possibilità di eseguire per via telematica le notificazioni di atti civili, amministrativi e stragiudiziali da parte di avvocati e procuratori legali mediante e la notificazione si esegue a mezzo di posta elettronica certificata (PEC).

Nel suo complesso, la disciplina delinea una fattispecie di perfezionamento della notificazione che si fonda, esclusivamente, sulla “RdAC” che, a sua volta, è evento specificamente regolato con effetti determinati.

Dall'analisi del complesso sistema normativo che regola la notifica degli atti giudiziari a mezzo PEC si ricava che un'interpretazione che intenda ritenere perfezionata la notifica a mezzo PEC, ai sensi dell'art. 3-bis, comma 3, l. n. 53/1994, anche in assenza di “RdAC”, trova già deciso ostacolo nella stessa lettera della legge.

La legge pretende, ai fini della notifica, la ricezione della “RdAC”.

Nella decisione delle Sezioni Unite sono richiamati alcuni precedenti di legittimità intervenuti sull'argomento.

A titolo esemplificativo, è stato deciso che:

- l'esito negativo della notifica, sia pure chiaramente imputabile al destinatario per non aver reso possibile la ricezione di messaggi sulla propria casella di PEC, non consente di ritenere perfezionata tale notifica a mezzo PEC; non si applica, invero, con riguardo alla ricevuta di mancata consegna generata a seguito di notifica telematica effettuata da un avvocato ai sensi della l. n. 53/1994, la disciplina prevista nel caso in cui la ricevuta di mancata consegna venga generata a seguito di notifica (o comunicazione) effettuata dalla cancelleria (così Cass. civ., sez. VI, 20 luglio 2018, n. 19397; Cass. civ., sez. VI, 18 novembre 2019, n. 29851).

- in caso di notifica di atti processuali non andata a buon fine per ragioni non imputabili al notificante, questi, appreso dell'esito negativo, per conservare gli effetti collegati alla richiesta originaria (con rilevanza del termine iniziale di attivazione del procedimento), deve riattivare il processo notificatorio con immediatezza e svolgere con tempestività gli atti necessari al suo completamento, ossia senza superare il limite di tempo pari alla metà dei termini indicati dall'art. 325 c.p.c., salvo circostanze eccezionali di cui sia data prova rigorosa (Cass. civ., sez. lav., 30 dicembre 2019, n. 34736).

Ne consegue che in caso di casella PEC piena la notifica non può considerarsi perfezionata.

Le Sezioni Unite Civili enunciano il principio di diritto per cui «nel regime antecedente alla novella recata dal d.lgs. n. 149/2022, la notificazione a mezzo PEC eseguita dall'avvocato ai sensi dell'art. 3-bis della l. n. 53/1994 non si perfeziona nel caso in cui il sistema generi un avviso di mancata consegna, anche per causa imputabile al destinatario (come nell'ipotesi di saturazione della casella di PEC con messaggio di errore dalla dicitura «casella piena»), ma soltanto se sia generata la ricevuta di avvenuta consegna (c.d. “RdAC”).

Ne consegue che il notificante, ove debba evitare la maturazione a suo danno di un termine decadenziale, sarà tenuto a riattivare tempestivamente il procedimento notificatorio attraverso le forme ordinarie di cui agli artt. 137 e ss. c.p.c., potendo così beneficiare del momento in cui è stata generata la ricevuta di accettazione della originaria notificazione inviata a mezzo PEC».

Ad abundatiam, le Sezioni Unite Civili osservano altresì che l'assetto normativo così delineato, su cui poggia il principio di diritto appena menzionato, rinviene ulteriore e significativo conforto dalla disciplina recata dalla riforma del processo civile del 2022.

(tratto da: dirittoegiustizia.it)

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