Ottobre 2024: opzione put, soci lavoratori e TFR, amministratori di fatto, profili di responsabilità 231

La Redazione
08 Novembre 2024

Nel mese di ottobre la Cassazione si è occupata di opzione put, ribadendone la liceità, di responsabilità dei soci per i debiti di una società estinta, di abusiva concessione di credito e di utili extracontabili nelle società a ristretta base sociale. Dalla Sezione Lavoro un'interessante pronuncia in materia di TFR per i soci lavoratori di società cooperative. Particolarmente attiva la Cassazione Penale: si registrano pronunce in materia di 231 (su imputazione coatta e particolare tenuità del fatto) e di responsabilità dell'amministratore di fatto per fatti di bancarotta.

Lecita l'opzione put: non viola il divieto di patto leonino

Cass. Civ. – Sez. I – 22 ottobre 2024, n. 27283

È valido e meritevole di tutela un patto parasociale che, attraverso un'opzione put, consenta ai soci di vedersi garantita la remunerazione del valore della partecipazione a un prezzo predeterminato.

231: niente imputazione coatta per la società se il PM ha disposto l'archiviazione

Cass. Pen. – Sez. IV – (23 maggio) 15 ottobre 2024, n. 37751

L'art. 58 del d.lgs. n. 231/2001 attribuisce al PM un potere di archiviazione diretta nei confronti dell'ente responsabile dell'illecito amministrativo ex 231. Tale modello semplificato esclude il vaglio giurisdizionale, per cui deve ritenersi abnorme l'imputazione coatta formulata dal GIP.

Particolare tenuità del fatto non applicabile alle società ex 231

Cass. Pen. – Sez. III – (10 luglio) 10 ottobre 2024, n. 37237

La causa di esclusione della punibilità per la particolare tenuità del fatto di cui all'art. 131-bis cod. pen. non è applicabile alla responsabilità amministrativa dell'ente per i fatti commessi nel suo interesse o a suo vantaggio dai propri dirigenti o dai soggetti sottoposti alla loro direzione prevista dal D.Lgs. 8 giugno 2001, n. 231, in considerazione della differenza esistente tra i due tipi di responsabilità e della natura autonoma della responsabilità dell'ente rispetto a quella penale della persona fisica che ponga in essere il reato presupposto.

Nullità del mutuo per erogazione abusiva del credito

Cass. Civ. – Sez. I – 8 ottobre 2024, n. 26248

L'erogazione del credito che sia qualificabile come abusiva - in quanto effettuata, con dolo o colpa, ad un'impresa che si palesi in una situazione di difficoltà economico-finanziaria ed in assenza di concrete prospettive di superamento della crisi - integra un illecito del soggetto finanziatore, per essere questi venuto meno ai suoi doveri primari di una prudente gestione, obbligando il medesimo al risarcimento del danno, ove ne discenda un aggravamento del dissesto favorito dalla continuazione dell'attività di impresa, quanto un profilo prettamente penalistico ridondante, sul piano negoziale, in un vizio di nullità. A tal fine è necessario l'accertamento delle condotte delittuose, dell'elemento oggettivo e soggettivo del reato ipotizzato, e delle modalità del concorso della banca, quale soggetto extraneus.

La responsabilità dei soci discende direttamente dall'estinzione della società

Cass. Civ. – Sez. Trib. – 7 ottobre 2024, n. 26184

In materia tributaria, la responsabilità dei soci di una società di capitali, per i debiti dell'ente estinto, non può essere limitata all'ipotesi in cui essi abbiano goduto di un qualche riparto in base al bilancio finale di liquidazione, non assurgendo tale evenienza a condizione da cui possa farsi dipendere la possibilità di proseguire nei confronti di detti soci l'azione originariamente intrapresa dal creditore sociale verso la società. I soci subentrano nei rapporti dell'ente per fatto stesso della sua avvenuta estinzione, ferma e impregiudicata la prerogativa del socio di provare di non aver acquisito beni o utilità in esito alla liquidazione dell'ente.

Anche ai soci lavoratori di società cooperative spetta il TFR

Cass. Civ. – Sez. Lav. – 4 ottobre 2024, n. 26071

Ai soci lavoratori di cooperativa si applicano in primo luogo le regole speciali previste dalla legge n. 142/2001 ed in secondo luogo le comuni regole previste dalle altre leggi di disciplina del lavoro in quanto compatibili con la posizione di socio lavoratore per come delineata dalla legge medesima. Nessuna incompatibilità sussiste ai fini del riconoscimento al socio lavoratore di cooperativa con contratto di lavoro subordinato del diritto al trattamento di fine rapporto di cui all'art. 2120 c.c.

Società a ristretta base partecipativa: legittima la presunzione di attribuzione ai soci di utili extracontabili

Cass. Civ. – Sez. Trib. – 4 ottobre 2024, n. 26032

In tema di accertamento delle imposte sui redditi, nel caso di società di capitali a ristretta base partecipativa, è legittima la presunzione di attribuzione ai soci degli eventuali utili extracontabili accertati, rimanendo salva la facoltà per il contribuente di offrire la prova del fatto che i maggiori ricavi non siano stati fatti oggetto di distribuzione, ma siano stati invece accantonati dalla società, ovvero da essa reinvestiti.

La responsabilità penale dell'amministratore di fatto per fatti di bancarotta

Cass. Pen. – Sez. V – (25 giugno) 2 ottobre 2024, n. 36582

In tema di bancarotta fraudolenta, i destinatari delle norme di cui agli artt. 216 e 223 I. fall, vanno individuati sulla base delle concrete funzioni esercitate, non già rapportandosi alle mere qualifiche formali ovvero alla rilevanza degli atti posti in essere in adempimento della qualifica ricoperta. A tal fine, la nozione di amministratore di fatto, introdotta dall'art. 2639 c.c., postula l'esercizio in modo continuativo e significativo dei poteri tipici inerenti alla qualifica od alla funzione, anche se "significatività" e "continuità" non comportano necessariamente l'esercizio di "tutti" i poteri propri dell'organo di gestione, ma richiedono l'esercizio di un'apprezzabile attività gestoria, svolta in modo non episodico od occasionale.

I criteri per individuare l'amministratore di fatto nelle società fittizie

Cass. Pen. – Sez. III – (11 giugno) 1 ottobre 2024, n. 36477

I criteri stabiliti dall'art. 2639 c.c. per l'individuazione della figura dell'amministratore di fatto nell'ambito di società e imprese che operano nel contesto economico non appaiono trasferibili ed applicabili in un contesto nel quale la società è la mera veste attraverso cui si pongono in essere condotte di reato. La società in tali casi assume il ruolo di "schermo" per l'autore materiale del reato, fenomeno tipico delle società c.d. cartiera, di società, cioè, prive di una reale autonomia e costituite per essere utilizzate come “cartiera” in un meccanismo fiscalmente fraudolento volto ad evadere le imposte. In tali casi, la dimostrazione della figura dell'amministratore di fatto si traduce in quella del ruolo di ideatore ed organizzatore del suddetto sistema fraudolento, atteso che non è ipotizzabile l'accertamento di elementi sintomatici di un inserimento organico all'interno di un ente solo formalmente operante.

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