Codice Civile art. 2341 ter - Pubblicità dei patti parasociali 1.Pubblicità dei patti parasociali 1. [I]. Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio o con azioni negoziate in sistemi multilaterali di negoziazione i patti parasociali devono essere comunicati alla società e dichiarati in apertura di ogni assemblea. La dichiarazione deve essere trascritta nel verbale e questo deve essere depositato presso l'ufficio del registro delle imprese2. [II]. In caso di mancanza della dichiarazione prevista dal comma precedente i possessori delle azioni cui si riferisce il patto parasociale non possono esercitare il diritto di voto e le deliberazioni assembleari adottate con il loro voto determinante sono impugnabili a norma dell'articolo 2377.
[1] Articolo inserito dall' art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6 , con effetto dal 1° gennaio 2004. La legge ha modificato l’intero capo V, ed è stata poi modificata e integrata dal d.lg 6 febbraio 2004, n. 37, la cui disciplina transitoria è dettata dall'art. 6 [2] Comma modificato dall'art. 4, comma 3 lett. b) l. 5 marzo 2024, n. 21 che ha aggiunto le parole «o con azioni negoziate in sistemi multilaterali di negoziazione». InquadramentoIl legislatore ha scelto di occuparsi dei patti parasociali al solo fine di mitigarne e di evidenziarne l'impatto sulla dinamica della società e lo ha fatto in due direzioni, in conformità alle direttive della legge delega (precisamente, del suo art. 4, comma 7, lett. c): da un lato, ne ha prescritto un termine di durata; dall'altro, ha imposto la pubblicità dei patti accessori a particolari tipologie di società, al fine di propiziarne la conoscenza. Mancando la fissazione di prescrizioni formali, non soltanto nel codice civile, ma anche nel d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58, si deve ritenere operante, per la stipulazione dei patti parasociali, il principio di libertà delle forme. In virtù del principio della libertà delle forme si è quindi affermata la rilevanza del patto in «qualunque forma stipulato», dunque anche del patto orale, del patto tacito o del patto concluso per fatti concludenti (Macrì, 3849; Pinnaro, 1669). È sufficiente che si tratti di un accordo riconosciuto o riconoscibile come definitivo tra le parti, senza escludere che nell'ambito di un procedimento negoziale complesso e a formazione progressiva si possano configurare intese intermedie funzionali all'accordo definitivo. In particolare, per aversi patto parasociale è necessario che si realizzi in qualsiasi forma un accordo fra più soggetti per l'effettuazione di acquisti di partecipazioni, all'apparenza separatamente, ma, in realtà, in modo coordinato, al fine di esercitare congiuntamente il controllo sulla società al termine dell'operazione, o a trasferire le partecipazioni al soggetto «capofila» (Cass. n. 9963/2016; in linea, a proposito della riconducibilità degli accordi di lock-up alla categoria dei patti parasociali, la comunicazione Consob n. DIS/29486 del 18 aprile 2000; sull'ammissibilità della formazione in via progressiva dei patti, vedi App. Genova 19 dicembre 2009). La mancanza di prescrizioni formali non incide, tuttavia, sui principî generali in tema di prova, di modo che la contestazione del patto parasociale importa comunque l'onere di provare che tra le parti sia intervenuto l'accordo, il contenuto di esso e l'individuazione dei soggetti che vi hanno aderito: occorre, cioè, che emerga un accordo socialmente riconoscibile tra le parti su un rapporto patrimoniale, evincibile dalla percepibilità oggettiva della «vincolatività» dell'accordo per le parti, indipendentemente dalla giuridica validità e dalla stessa efficacia dell'obbligo (App. Bologna, 26 gennaio 2010, relativo all'art. 122 del d.lgs. n. 58/1998, che ha annullato le sanzioni irrogate per la tardiva o mancata pubblicazione di patti parasociali, rilevando l'inidoneità degli elementi indiziari proposti dalla Consob, per difetto dei requisiti di certezza ed univocità, a dare la prova della fondatezza delle contestazioni mosse in relazione all'esistenza di patti parasociali). La prova, peraltro, può essere data con qualunque mezzo, e quindi anche mediante ricorso a presunzioni (App. Milano 28 febbraio 2003). La disciplina prevista dal d.lgs. n. 58/1998Anche i patti parasociali conclusi oralmente o per fatti concludenti, se accessori a società quotate o a società che controllano società quotate, sono soggetti (a esclusione dei patti aventi ad oggetto partecipazioni complessivamente inferiori alla soglia indicata nell'art. 120, comma 2, d.lgs. n. 58/1998: art. 122, comma 5-ter, del medesimo d.lgs., introdotto dal d.lgs. 25 settembre 2009, n. 146) agli adempimenti pubblicitari stabiliti a pena di nullità dall'art. 122 del d.lgs. n. 58/1998, ossia alla comunicazione alla Consob, alla pubblicazione per estratto sulla stampa quotidiana, al deposito nel registro delle imprese e alla comunicazione alle società con azioni quotate. Il legislatore ha reso più stringenti questi obblighi, fissando per l'adempimento di essi l'unico e più breve termine di cinque giorni dalla stipulazione (giusta l'art. 3, comma 2, lett. a, d.lgs. n. 146/2009). In precedenza, erano previsti termini sfalsati, di cinque giorni dalla stipulazione per la comunicazione alla Consob, di dieci giorni per la pubblicazione per estratto sulla stampa e di quindici giorni per il deposito presso il registro delle imprese. A tanto l'art. 109-bis del Reg. Consob n. 11971/1999 (inserito con delibera Consob del 14 aprile 2005) aggiunge l'obbligo per gli emittenti azioni diffuse d'informare, anche a mezzo di pubblicazione sul proprio sito, il pubblico della comunicazione prevista dall'art. 2341-ter c.c., indicando ogni elemento necessario alla compiuta valutazione del patto. Il che significa che del patto dovrà essere inevitabilmente stilata versione scritta, al fine di potere provvedere agli adempimenti indicati. Ciononostante, non assume sapore formalistico la distinzione, senz'altro configurabile sul piano dogmatico, tra stipulazione del patto, libera nella forma, e esecuzione degli adempimenti pubblicitari, che della forma, precisamente di quella scritta, abbisogna (Pinnaro, 781). Il patto parasociale accessorio a società quotate o a società che controllino società quotate, che sia stato stipulato verbalmente o per fatti concludenti, e non assoggettato agli adempimenti pubblicitari dinanzi indicati, è destinato comunque ad acquisire rilevanza nell'ordinamento: per un verso, difatti, sono previste pesanti misure e sanzioni nei confronti dei partecipanti al patto, ossia: a) una dichiarazione pubblica indicante il soggetto responsabile della violazione e la natura della stessa; b) un ordine di eliminare le infrazioni contestate, con eventuale indicazione delle misure da adottare e del termine per l'adempimento, e di astenersi dal ripeterle, quando le infrazioni stesse siano connotate da scarsa offensività o pericolosità; c) una sanzione amministrativa pecuniaria da euro diecimila a euro dieci milioni (art. 193, comma 2, nel testo novellato dal d.lgs. 15 febbraio 2016, n. 25). Per altro verso, i partecipanti al patto potranno essere soggetti agli obblighi di offerta pubblica di acquisto totalitaria o di obbligo di acquisto, qualora siano venuti a detenere una partecipazione complessiva superiore alle percentuali indicate negli artt. 106 e 108 TUF nei dodici mesi precedenti la stipulazione del patto (art. 109, comma 2, del medesimo decreto). Inderogabile è difatti, si è sottolineato, soprattutto nelle società quotate, l'interesse alla trasparenza; al punto che si è proposta l'applicazione delle regole di disciplina e, al cospetto di violazione, delle sanzioni previste per i patti parasociali sull'esercizio del diritto di voto anche nel caso di impiego abusivo di categoria di azioni (il che può accadere qualora il gruppo di controllo consegua, per mezzo del possesso di azioni di risparmio, benefici dalla loro conversione in azioni ordinarie), nonché qualora si tratti di esercizio strumentale della facoltà di creare categorie di azioni, come può accadere, a esempio, allorquando siano emesse azioni sviluppo, attributive di privilegi nella distribuzione degli utili e delle riserve, prive di diritto di voto e convertibili in azioni ordinarie, automaticamente e col rapporto di un'azione ordinaria per ogni azione sviluppo (Abu Anwad, 1070). Infine, a norma dell'art. 101-bis, comma 4-bis, lett. a) del d.lgs. n. 58/1998, è destinata a essere applicata la disciplina prevista in tema di acquisto di concerto agli «aderenti a un patto, anche nullo, previsto dall'articolo 122, comma 1 e comma 5 lettere a), b), c) e d)». Secondo la Consob, che si è pronunciata in relazione all'analoga disciplina contenuta nel testo dell'art. 109 TUF vigente sino al 27 dicembre 2007, andrebbe affermata la rilevanza dei patti per i quali non siano stati rispettati gli adempimenti pubblicitari ed esclusa, invece, quella dei patti nulli per una delle ipotesi contemplate dall'art. 1418 c.c. (comunicazione Consob DEM/DCE/74252 del 12 ottobre 2000). Ma tale interpretazione restrittiva non pare giustificata dal tenore della norma (in termini, Mucciarelli, 188). La disciplina del codice civile riserva ai patti parasociali accessori alle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio gli adempimenti pubblicitari della comunicazione alla società e della dichiarazione in apertura di ogni assemblea, da trascrivere nel verbale, il quale va depositato presso l'ufficio del registro delle imprese (art. 2341-ter, comma 1, c.c.). La disciplina del codice civile riserva ai patti parasociali accessori alle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio gli adempimenti pubblicitari della comunicazione alla società e della dichiarazione in apertura di ogni assemblea, da trascrivere nel verbale, il quale va depositato presso l'ufficio del registro delle imprese (art. 2341-ter, comma 1, c.c.). Da ultimo, l'art. 4, comma 3, lett c) della l. 4 marzo 2024, n. 21 ha disposto l'applicazione degli adempimenti pubblicitari previsti dalla norma in commento anche alle società «con azioni negoziate in sistemi multilaterali di negoziazione». La disposizione è inserita nell'ambito della riforma della disciplina degli emittenti strumenti finanziari diffusi, definiti dal nuovo art. 2325-ter c.c. come emittenti azioni diffuse fra il pubblico in misura rilevante gli emittenti italiani non quotati in mercati regolamentati italiani i quali abbiano azionisti, diversi dai soci che partecipano in misura superiore al 3 per cento del capitale, in numero superiore a cinquecento che detengano complessivamente una percentuale di capitale sociale almeno pari al 5 per cento e superino due dei tre limiti indicati dall'art. 2435-bis, primo comma. Gli adempimenti pubblicitari.Benché il legislatore si riferisca genericamente alla comunicazione e alla dichiarazione, si deve intendere che la comunicazione, come anche la dichiarazione debbano riguardare non soltanto l'esistenza del patto, ma anche il suo contenuto, i suoi partecipanti ed anche gli eventuali allegati, nonché le modificazioni successivamente intervenute. Altrimenti, la prescrizione sarebbe priva di utilità e meramente formale risulterebbe il deposito dell'estratto del verbale che riporta la trascrizione della dichiarazione presso il registro delle imprese (Rordorf, 812). A differenza della comunicazione, tuttavia, che va eseguita una tantum, la dichiarazione dovrà essere reiterata in occasione di ogni assemblea, anche se non vi siano state modificazioni del patto, a cura dei soci aderenti e, in mancanza, dagli organi sociali e dal presidente dell'assemblea (Massa Felsani, 115) . La comunicazione che intervenga al termine dell'assemblea o, comunque, dopo l'adozione di una deliberazione, essendo inidonea a realizzare la propria finalità di garantire un'informazione utile, ridonda in vizio dei voti dei soci aderenti al patto, con la conseguente annullabilità della deliberazione, nel caso in cui tali voti abbiano assunto rilievo determinante. Sarà poi cura del segretario verbalizzante o del notaio, in caso di assemblea straordinaria, eventualmente in solido col presidente dell'assemblea, trascrivere la dichiarazione, al fine di consentire il deposito dell'estratto del relativo verbale nel registro delle imprese. Il regime civilistico di pubblicità si discosta da quello previsto dal d.lgs. n. 58/1998 anche perché non ne sanziona con la nullità l'inosservanza. L'unica sanzione prevista, a presidio, peraltro, dell'osservanza del solo obbligo di dichiarazione in apertura di assemblea, è l'inibizione del diritto di voto per i possessori delle azioni cui si riferisce il patto, con la conseguente annullabilità della deliberazione comunque adottata col loro voto determinante, in base alla disciplina generale stabilita dall'art. 2377 c.c. La previsione si riferisce in termini generali al diritto di voto, indipendentemente dal fatto che il patto parasociale abbia coinvolto l'intera partecipazione sociale e l'esigenza di dotare di effettiva efficacia deterrente la prescrizione, in mancanza di altre disposizioni sanzionatorie, inducono a ritenere che il diritto di voto sia completamente sterilizzato, al fine d'indurre il socio partecipe del patto parasociale ad osservare l'obbligo di comunicazione impostogli. Si è altresì prospettato in dottrina (Macrì, 145) che l'inosservanza dell'obbligo di comunicazione, determinando una lesione del diritto altrui ad una corretta informazione, possa ingenerare responsabilità aquiliana. Ulteriore problema riguarda il coordinamento degli ambiti di applicazione delle due norme della disciplina civilistica. Ciò in quanto gli obblighi di pubblicità sono fissati dall'art. 2341-ter c.c. in capo alle sole società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio e non alle loro controllanti, laddove i patti parasociali sono definiti dall'art. 2341-bis, che ne stabilisce anche alcuni tratti di disciplina, con riguardo alle società per azioni e a quelle che le controllano. Le due norme, in realtà, sembrano delineare due cerchi concentrici, di cui quello maggiore, riferibile all'art. 2341-bis c.c., concernente le società per azioni e le loro controllanti, si riferisce a tutte le tipologie di patti riconosciute dal legislatore, mentre quello minore, oggetto dell'art. 2341-ter c.c., che detta prescrizioni speciali in materia di pubblicità, riguarda le sole società che ricorrono al mercato di rischio e che per questa ragione vanno assoggettate a più pregnanti obblighi di trasparenza. BibliografiaAbu Anwad, Abuso delle categorie di azioni e patti parasociali nelle società quotate, in Riv. soc., 2016; Angelici, Le “minoranze” nel decreto 58/98: “tutela” e “poteri”, in Riv.dir.comm., 1998, I, 207; Chionna, La pubblicità dei patti parasociali, Milano, 2008; Donativi, Patti parasociali, in Tr. Buonocore-Costi, Torino, 2022; Macrì, Commento agli artt. 122 e 123 t.u.f., in Le Società per azioni. Codice civile e norme complementari, diretto da Abbadessa e Portale, Milano, 2016; Macrì, Patti parasociali e attività sociale, Torino, 2007; Massa Felsani, Il ruolo del presidente nell’assemblea della spa, Milano, 2004; Mucciarelli, Le offerte pubbliche d’acquisto e di scambio, Torino, 2014; Oppo, Patti parasociali: ancora una svolta legislativa, in Riv.dir.civ., 1998, 275; Pinnaro, I patti parasociali, in Intermediari finanziari, mercati e società quotate, a cura di Patroni Griffi, M. Sandulli, Santoro, Torino, 1999, 781; Pinnaro, Commento agli artt. 122 e 123 t.u.f., in Il Testo Unico della Finanza a cura di Fratini, Gaspari, Milanofiori Assago, 2012, t. II; Rordorf, I patti parasociali: tipologia e disciplina, in Rordorf, Rovelli, Società di capitali e disciplina del contratto, in Roppo, Trattato del contratto, VI.- Interferenze, Milano, 2006. |