La soluzione, a questo punto, viene naturalmente rinvenuta nell'applicazione dell'art. 163-bis c.p.c. che prevede, appunto, la cosiddetta anticipazione della prima udienza ove l'attore abbia indicato, magari in modo strumentale, un termine eccessivamente e, soprattutto, inutilmente lungo.
Tale correttivo potrà ben avere lo scopo di riportare un corretto bilanciamento processuale fra, da un lato, l'esigenza difensiva del soggetto chiamato quale debitore e, dall'altro, l'esigenza del soggetto agente quale creditore.
A questo punto, quindi, la richiesta fissazione di un'apposita udienza, anteriore a quella indicata nella citazione in opposizione a decreto ingiuntivo, per la sola decisione sulla provvisoria esecuzione del decreto stesso, sarà ammissibile solo in presenza di particolari ed eccezionali ragioni che non consentano di attendere la celebrazione della prima udienza ex art. 183 c.p.c., anche se anticipata su richiesta, in questo caso, del convenuto-opposto, ai sensi dell'art. 163-bis c.p.c.
Il decreto del Tribunale di Reggio Calabria, quindi, ripercorrendo un iter argomentativo incentrato sul binario sopra indicato arriva, appunto, ad affermare il conseguente principio di diritto che, a parere di chi scrive si deve ritenere corretto ed osservante dei principi che regolano il processo civile.
Il Tribunale, infatti, dopo aver osservato «che, quindi, la sede prevista dal legislatore per valutare l'istanza ex art. 648 c.p.c. è la «prima udienza», ossia l'udienza ex art. 183 c.p.c., e ciò anche dopo l'entrata in vigore del d.lgs. n. 149/2022 (avendo il legislatore previsto espressamente i provvedimenti da adottare prima di tale udienza: v. art. 171-bis c.p.c.)» e dopo aver rilevato che il creditore opposto «ha, altresì, la facoltà di chiedere l'anticipazione della prima udienza, qualora il termine assegnato nella citazione in opposizione a decreto ingiuntivo ecceda il minimo indicato dall'art. 163-bis, comma 1, c.p.c., nuovo testo ...», ritiene che «quanto poi all'ulteriore argomento utilizzato nel precedente citato dall'odierna opposta, va messo in evidenza che, se in effetti nella speculare ipotesi disciplinata dall'art. 649 c.p.c. (norma pure non “toccata” dalla riforma Cartabia) è solitamente ammessa la fissazione di un'udienza ad hoc per discutere sull'istanza e si è profilata anche la possibilità di provvedere con decreto inaudita altera parte (cfr. ad es. Cass. civ., sez. III, 13 marzo 2012, n. 3979), tuttavia il richiamo a tale disposizione, lungi dal sorreggere la tesi a sostegno della generalizzata possibilità di fissare un'udienza apposita per discutere sull'istanza ex art. 648 c.p.c., può semmai giustificare la calendarizzazione di un'udienza ad hoc soltanto laddove sussistano documentate ragioni di particolare urgenza che non possano trovare tutela attraverso l'anticipazione della prima udienza ai sensi dell'art. 163-bis, comma 3, c.p.c.».
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