Quando si può concedere un’«apposita udienza» per decidere sulla provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo ex art. 648 c.p.c.?

Lorenzo Balestra
14 Novembre 2024

Il Tribunale di Reggio Calabria esamina la richiesta, avanzata in sede di opposizione ad un decreto ingiuntivo, di fissare un'apposita udienza per discutere l'istanza di provvisoria esecuzione, poiché la prima udienza era stata fissata ad oltre 9 mesi dalla data di emissione del decreto opposto

Massima

La decisione sull'istanza di concessione della provvisoria esecuzione va adottata, di regola, alla prima udienza ex art. 183 c.p.c., potendosi ammettere la calendarizzazione di una apposita udienza anteriore solo in presenza di specifiche e comprovate ragioni di urgenza.

La fattispecie

In sede di opposizione a decreto ingiuntivo, il Tribunale di Reggio Calabria si trova a decidere sulla domanda proposta dal creditore opposto in sede di comparsa di costituzione e risposta, dove viene chiesto di calendarizzare, ai sensi degli artt. 175 e 648 c.p.c., «apposita udienza per la discussione della istanza di concessione della provvisoria esecuzione», in considerazione del fatto che «la prima udienza di trattazione è stata fissata ad oltre 9 mesi dalla data di emissione dell'opposto decreto».

Il Tribunale evidenzia che, anche a seguito della recente riforma processuale, l'art. 648 c.p.c. non ha subito modifiche e che, ora come allora, l'udienza ove decidere sulla provvisoria esecuzione ai sensi dell'art. 648 c.p.c., è indicata nella prima udienza ai sensi dell'art. 183 c.p.c. e, pertanto, la previsione di altra udienza anteriore a quella è possibile solo ove sussistano comprovate ragioni di urgenza.

 Le questioni affrontate

La questione affrontata si incentra sulla struttura del procedimento monitorio, da un lato, e sugli strumenti propri del processo civile e sulla loro corretta applicazione al fine di mantenere il bilanciamento fra l'esigenza delle parti processuali, in questo caso del debitore opponente e del creditore opposto.

Se, infatti, il procedimento monitorio soddisfa le esigenze di celerità di colui che si assume come creditore, bilanciate dalla facoltà di proporre opposizione da parte del soggetto chiamato quale debitore, è altresì vero che tramite l'opposizione, fissando la prima udienza ad una data molto lontana, si potrebbe utilizzare strumentalmente il giudizio per frustrare le ragioni del supposto creditore.

Ed è proprio su questa riflessione che il Tribunale di Reggio Calabria concentra la sua argomentazione, rilevando che le norme che regolano il processo prevedono un apposito strumento teso proprio a far sì che non si abusi del termine indicato da parte attrice (anche se solo formale nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo) per la celebrazione della prima udienza, sede naturale ove decidere sulla provvisoria esecutorietà del decreto ingiuntivo opposto ai sensi dell'art. 648 c.p.c.

 La soluzione proposta

La soluzione, a questo punto, viene naturalmente rinvenuta nell'applicazione dell'art. 163-bis c.p.c. che prevede, appunto, la cosiddetta anticipazione della prima udienza ove l'attore abbia indicato, magari in modo strumentale, un termine eccessivamente e, soprattutto, inutilmente lungo.

Tale correttivo potrà ben avere lo scopo di riportare un corretto bilanciamento processuale fra, da un lato, l'esigenza difensiva del soggetto chiamato quale debitore e, dall'altro, l'esigenza del soggetto agente quale creditore.

A questo punto, quindi, la richiesta fissazione di un'apposita udienza, anteriore a quella indicata nella citazione in opposizione a decreto ingiuntivo, per la sola decisione sulla provvisoria esecuzione del decreto stesso, sarà ammissibile solo in presenza di particolari ed eccezionali ragioni che non consentano di attendere la celebrazione della prima udienza ex art. 183 c.p.c., anche se anticipata su richiesta, in questo caso, del convenuto-opposto, ai sensi dell'art. 163-bis c.p.c.

Il decreto del Tribunale di Reggio Calabria, quindi, ripercorrendo un iter argomentativo incentrato sul binario sopra indicato arriva, appunto, ad affermare il conseguente principio di diritto che, a parere di chi scrive si deve ritenere corretto ed osservante dei principi che regolano il processo civile.

Il Tribunale, infatti, dopo aver osservato «che, quindi, la sede prevista dal legislatore per valutare l'istanza ex art. 648 c.p.c. è la «prima udienza», ossia l'udienza ex art. 183 c.p.c., e ciò anche dopo l'entrata in vigore del d.lgs. n. 149/2022 (avendo il legislatore previsto espressamente i provvedimenti da adottare prima di tale udienza: v. art. 171-bis c.p.c.)» e dopo aver rilevato che il creditore opposto «ha, altresì, la facoltà di chiedere l'anticipazione della prima udienza, qualora il termine assegnato nella citazione in opposizione a decreto ingiuntivo ecceda il minimo indicato dall'art. 163-bis, comma 1, c.p.c., nuovo testo ...», ritiene che «quanto poi all'ulteriore argomento utilizzato nel precedente citato dall'odierna opposta, va messo in evidenza che, se in effetti nella speculare ipotesi disciplinata dall'art. 649 c.p.c. (norma pure non “toccata” dalla riforma Cartabia) è solitamente ammessa la fissazione di un'udienza ad hoc per discutere sull'istanza e si è profilata anche la possibilità di provvedere con decreto inaudita altera parte (cfr. ad es. Cass. civ., sez. III, 13 marzo 2012, n. 3979), tuttavia il richiamo a tale disposizione, lungi dal sorreggere la tesi a sostegno della generalizzata possibilità di fissare un'udienza apposita per discutere sull'istanza ex art. 648 c.p.c., può semmai giustificare la calendarizzazione di un'udienza ad hoc soltanto laddove sussistano documentate ragioni di particolare urgenza che non possano trovare tutela attraverso l'anticipazione della prima udienza ai sensi dell'art. 163-bis, comma 3, c.p.c.».

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