Deposito telematico: disconoscimento di conformità all'originale della copia informatica prodotta in giudizio con modalità telematiche
27 Novembre 2024
Con ricorso al Tribunale di Firenze una dipendente del MIUR, dirigente presso un istituto scolastico, chiedeva l'accertamento dell'illegittimità del provvedimento della P.A. datrice di lavoro di destinazione ad un'altra direzione didattica con condanna a riassegnarla alla precedente sede. La Corte d'Appello di Firenze, confermando la pronuncia in primo grado, respingeva l'appello. La dipendente presentava ricorso per cassazione contestando, tra l'altro, che la produzione della documentazione della controparte era priva dell'attestazione di conformità all'originale. Innanzi tutto, la Corte ha rilevato che l'assenza dell'indice della documentazione comunicata dalle parti dopo la costituzione, ai sensi dell'art. 87 disp. att. c.p.c., contestata dalla ricorrente, non ha alcuna incidenza, perché le norme sulla produzione di documenti garantiscono il diritto di difesa della parte contro cui la produzione ha luogo; tale finalità è da ritenersi raggiunta e l'eventuale irritualità della produzione sanata, se il giudice abbia fondato su tali documenti la decisione, censurata dalla parte che lamenta l'irritualità della produzione, dimostrando, così, di averne avuto conoscenza. Poi la Corte ha affrontato, tra le altre, la doglianza relativa al deposito telematico, in prime cure da parte del MIUR, della documentazione senza l'attestazione di conformità agli originali. In proposito, la Corte ha richiamato i principi di carattere generale, in tema di prova documentale, che in quanto tali si estendono anche al deposito telematico di documenti in origine analogici. Secondo il consolidato indirizzo, il disconoscimento della conformità tra una scrittura privata e la copia prodotta in giudizio ai sensi dell'art 2719 c.c. non ha gli stessi effetti di quello della scrittura privata, ai sensi dell'art. 215, comma 1, n. 2 c.p.c. Il disconoscimento ai sensi dell'art. 2719 c.c. riguarda la conformità all'originale della copia fotostatica della scrittura, per cui il giudice può accertare con altri la conformità della copia all'originale mediante altri mezzi di prova, comprese le presunzioni. Invece, ai sensi dell'art. 215, comma 1, n. 2, c.p.c., il disconoscimento concerne il contenuto della scrittura o l'autenticità della sottoscrizione, di modo che in assenza di verificazione, è precluso l'utilizzo della scrittura se la parte l'ha disconosciuta nella prima udienza o nella prima risposta successiva alla sua produzione. Pertanto, se a seguito di disconoscimento non è stata presentata l'istanza di verificazione il documento disconosciuto non produce alcuna efficacia probatoria e non può essere utilizzato dal giudice per la propria decisione. A sostegno di tali affermazioni, per cui in materia di disconoscimento di conformità all'originale anche in caso di deposito telematico si applicano le norme del codice civile, la Corte ha richiamato le norme del Codice dell'amministrazione digitale (art. 22, commi 3 e 4, d.lgs n. 82/2005) in base alle quali le copie su supporto informatico di documenti originali analogici hanno la stessa efficacia probatoria degli originali da cui sono tratte, se la loro conformità all'originale non è espressamente disconosciuta, e sostituiscono ad ogni effetto di legge gli originali. Tale disposizione, ad avviso della Corte, si collega a quanto disposto dall'art. 2712 c.c. ai sensi del quale le riproduzioni fotografiche, informatiche e ogni altra rappresentazione meccanica di fatti e di cose formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime. Inoltre, la Corte evidenzia che la copia di un atto processuale di parte o di un provvedimento del giudice formato su supporto analogico e detenuto in originale o in copia conforme, munita dell'attestazione di conformità sulla copia informatica da parte del difensore, del dipendente di cui si avvale la pubblica amministrazione per stare in giudizio, del consulente tecnico, del professionista delegato, del curatore e del commissario giudiziale, di un atto processuale di parte equivale all'originale o alla copia conforme dell'atto o del provvedimento. In proposito la Corte rileva che sulle copie informatiche degli atti processuali di parte, depositate con modalità telematiche, vista la funzione essenziale per l'instaurazione, lo svolgimento e la definizione del giudizio che svolgono tali atti, è necessario che ne sia confermata la provenienza dal difensore, quale unico soggetto legittimato e competente a formarne gli originali e a rendere la relativa attestazione di conformità. Per ciò che concerne, invece, le copie degli altri atti, non formati per il processo dal difensore e diversi dai provvedimenti del giudice, ma volti a provare o negare i fatti a fondamento delle domande e delle eccezioni nonché le prove documentali allegate in copia, la loro conformità all'originale può essere determinata applicando le normali regole del Codice civile, a prescindere dal fatto che siano depositate fisicamente in versione analogica o telematicamente. La Corte di cassazione ha respinto il ricorso in applicazione dei seguenti principi di diritto: "Il disconoscimento della conformità all'originale della copia informatica, depositata in giudizio con modalità telematiche, di scritture analogiche è disciplinato dall'art. 2719 c.c. e non dalla normativa in tema di processo civile telematico. Tale disconoscimento deve avvenire, a pena di inefficacia, mediante una dichiarazione che evidenzi in modo chiaro e univoco sia il documento che si intende contestare sia gli aspetti differenziali di quello prodotto rispetto all'originale, non essendo sufficienti, invece, né il ricorso a clausole di stile né generiche asserzioni, e, comunque, non ha gli stessi effetti di quello della scrittura privata, previsto dall'art. 215, comma 1, n. 2, c.p.c., in quanto, mentre quest'ultimo, in mancanza di verificazione, preclude l'utilizzabilità della scrittura, la contestazione di cui all'art. 2719 c.c. non impedisce al giudice di accertare la conformità della copia all'originale anche mediante altri mezzi di prova, comprese le presunzioni". "L'attestazione di conformità all'originale resa dal difensore ex art. 16 decies del D.L. n. 179 del 2012, conv., con modif., dalla legge n. 221 del 2012, è richiesta per le copie informatiche, depositate con modalità telematiche, di un atto processuale di parte o di un provvedimento del giudice formato su supporto analogico e detenuto in originale o in copia conforme, ma non riguarda gli altri documenti, in particolare le copie informatiche delle scritture analogiche prodotte in giudizio telematicamente per provare o negare l'esistenza dei fatti storici posti a fondamento delle domande e delle eccezioni". |