Efficacia di giudicato del decreto ingiuntivo non opposto e onere della prova in capo a chi la invoca
02 Dicembre 2024
Massima Il giudicato sostanziale conseguente alla mancata opposizione di un decreto ingiuntivo copre non soltanto l'esistenza del credito azionato, del rapporto di cui esso è oggetto e del titolo su cui il credito e il rapporto stessi si fondano, ma anche l'inesistenza di fatti impeditivi, estintivi e modificativi del rapporto e del credito precedenti al ricorso per ingiunzione e non dedotti con l'opposizione. La parte che eccepisce il giudicato ha l'onere di fornirne prova documentale, salvo il caso di riconoscimento ad opera della controparte. Il caso Con atto di citazione notificato il 25 giugno 2003 la Regione Puglia conveniva in giudizio dinanzi al Tribunale di Bari la Casa di cura Alfa, chiedendone la condanna alla restituzione dell'importo di € 5.626.959,58 a titolo di indebito o in subordine di ingiustificato arricchimento, esponendo di aver verificato, all'esito di una procedura di revisione amministrativa contabile, dei pagamenti in esubero rispetto alla convenzione in essere con la controparte. Si costituiva in giudizio la convenuta, proponendo una serie di eccezioni preliminari (nullità della citazione, difetto di giurisdizione, prescrizione, giudicato esterno, difetto di legittimazione passiva); contestando nel merito la pretesa dell'ente attore e chiedendo in via riconvenzionale la condanna di quest'ultimo al pagamento della somma di € 351.432,06, a saldo delle ulteriori competenze fatturate in relazione alla medesima convenzione. Il contraddittorio veniva esteso alla Banca Monte dei Paschi di Siena s.p.a., cessionaria del creditore in forza di contratto di factoring. Il Tribunale di Bari, all'esito di istruttoria, con sentenza del 6 febbraio 2013, disattese tutte le eccezioni preliminari sollevate dalla convenuta, condannava la Casa di cura Alfa al pagamento in favore della Regione Puglia delle somme ritenute versate indebitamente da quest'ultima, oltre interessi legali dalla domanda; rigettava la domanda riconvenzionale della convenuta Casa di cura e gravava la convenuta delle spese di lite in favore dell'attrice e della terza chiamata, nonché delle spese relativa alla c.t.u. svoltasi in giudizio. Avverso la sentenza di primo grado proponeva appello la Casa di cura soccombente. Il gravame era accolto dalla Corte di Appello di Bari che, in adesione ad una delle eccezioni preliminari disattese dal giudice di prime cure, dichiarava improponibile la domanda di ripetizione di indebito proposta in primo grado dalla Regione Puglia in forza del giudicato scaturente dalla mancata opposizione avverso i decreti ingiuntivi ottenuti dalla casa cura appellante al medesimo titolo; condannava la Regione Puglia alla rifusione delle spese del doppio grado di giudizio in favore della Casa di cura vittoriosa e quest'ultima alla rifusione delle spese in favore del Monte dei Paschi. Avverso la sentenza della Corte di Appello proponeva ricorso per cassazione la Regione Puglia, deducendo, per quanto qui rileva, la violazione o falsa applicazione di legge in relazione agli artt. 2697 e 2909 c.c. perché la Corte territoriale aveva attribuito efficacia di giudicato a decreti ingiuntivi privi del provvedimento di esecutorietà. Il motivo era disatteso dalla Suprema Corte. La questione Il decreto ingiuntivo, se non opposto, acquista efficacia di giudicato sostanziale? Tale efficacia di giudicato si estende anche al titolo esecutivo azionato? E, infine, qual è l'onere di prova della parte che eccepisce tale efficacia di giudicato? Le soluzioni giuridiche Premettono i giudici di legittimità nella pronuncia in commento che il principio secondo cui l'autorità del giudicato spiega i suoi effetti non solo sulla pronuncia esplicita della decisione, ma anche sulle ragioni che ne costituiscono, sia pure implicitamente, il presupposto logico-giuridico, trova applicazione anche in riferimento al decreto ingiuntivo di condanna al pagamento di una somma di denaro, il quale, in mancanza di opposizione o in caso di estinzione del giudizio nato dall'opposizione proposta dall'ingiunto, acquista efficacia di giudicato non solo in ordine al credito azionato, ma anche in relazione al titolo posto a fondamento dello stesso, precludendo ogni ulteriore esame delle ragioni addotte a giustificazione della relativa domanda in altro processo (Cass. civ., sez. I, 24 settembre 2018, n. 22465). Il giudicato sostanziale conseguente alla mancata opposizione di un decreto ingiuntivo copre, in altri termini, non soltanto l'esistenza del credito azionato, del rapporto di cui esso è oggetto e del titolo su cui il credito e il rapporto stessi si fondano, ma anche l'inesistenza di fatti impeditivi, estintivi e modificativi del rapporto e del credito precedenti al ricorso per ingiunzione e non dedotti con l'opposizione (Cass. civ., sez. VI, 18 luglio 2018, n. 19113; Cass. civ., sez. III, 28 novembre 2017, n. 28318). Quanto al motivo meramente formale articolato dalla ricorrente, si osservava che quest'ultima aveva lamentato la mancata produzione della dichiarazione di esecutorietà dei decreti ingiuntivi posti a base dell'eccezione di giudicato, ma mai aveva allegato di aver opposto, anche tardivamente, i predetti provvedimenti monitori, difendendosi nel merito dell'eccezione con argomenti, anzi, sottendenti il riconoscimento del giudicato, benché volti a metterne in dubbio la portata, sia in primo grado che in appello. Veniva, quindi, ribadito il principio, già affermato con riferimento alla disciplina di cui all'art. 124 disp. att. c.p.c., in forza del quale la parte che eccepisce il passaggio in giudicato di una sentenza ha l'onere di fornirne prova documentale, mediante produzione dell'attestazione rilasciata dalla competente cancelleria anche nel caso di non contestazione della controparte, restandone, tuttavia, esonerata nel caso in cui quest'ultima ammetta esplicitamente l'intervenuta formazione del giudicato esterno (Cass. civ. sez. III, 28 dicembre 2023, n. 36258; Cass. civ., sez. I, 2 marzo 2022 n. 6868); situazione alla quale può essere equiparata, a fortiori, l'ipotesi in cui il passaggio in giudicato non solo non sia stato contestato ma sia stato oggetto di statuizione non censurata in appello a fronte del riconoscimento operato in primo grado, come avvenuto nel caso specifico. Osservazioni La pronuncia in commento, nell'affermare che il giudicato sostanziale conseguente alla mancata opposizione di un decreto ingiuntivo copre non soltanto l'esistenza del credito azionato, del rapporto di cui esso è oggetto e del titolo su cui il credito e il rapporto stessi si fondano, ma anche l'inesistenza di fatti impeditivi, estintivi e modificativi del rapporto e del credito precedenti al ricorso per ingiunzione e non dedotti con l'opposizione, ribadisce un principio che può dirsi ormai consolidato in seno alla giurisprudenza di legittimità , pur dovendo oggi confrontarsi con gli effetti del diritto e della giurisprudenza comunitari in materia di effettività dei diritti del consumatore, che hanno portato, in mancanza di controllo posto in essere dal giudice del monitorio, a ritenere ammissibile l'opposizione tardiva ex art. 650 c.p.c. al fine di far valere la vessatorietà delle clausole presenti nel decreto ingiuntivo non originariamente opposto posto a base di una procedura esecutiva (Cass. civ., sez. un., 6 aprile 2023, n. 9479). Altrettanto pacifico è che il decreto ingiuntivo non opposto acquisti efficacia di giudicato, formale e sostanziale, con la dichiarazione di esecutorietà di cui all'art. 647 c.p.c. , con cui il giudice del procedimento monitorio compie un'attività di natura giurisdizionale avente ad oggetto la verifica del contraddittorio e la regolarità della notificazione del decreto ingiuntivo (Cass. civ., sez. I, 27 marzo 2024, n. 8260; Cass. civ., sez. VI, 3 settembre 2018, n. 21583). Solo, ad esempio, ove la dichiarazione di esecutorietà sia intervenuta prima della dichiarazione di fallimento (oggi apertura della liquidazione giudiziale) il decreto ingiuntivo non opposto diviene opponibile in seno alla procedura concorsuale, non rilevando né la concessione della provvisoria esecutorietà da parte del giudice del monitorio né la materiale non interposizione di opposizione da parte del destinatario dell'ingiunzione. Cosa accade, tuttavia, se l'efficacia di giudicato del decreto ingiuntivo non opposto viene invocata in un procedimento contenzioso a contraddittorio pieno? Con riferimento al giudicato nascente da sentenza la giurisprudenza di legittimità è pacifica nel ritenere che la parte che eccepisca il passaggio in giudicato di una sentenza ha l'onere di fornirne la prova mediante produzione della stessa, munita della certificazione di cui all'art. 124 disp. att. c.p.c. , anche nel caso di non contestazione della controparte, trattandosi di fattispecie che sfugge alla disponibilità delle parti, in quanto posta a tutela della certezza del diritto. L'onere di produzione della certificazione, tuttavia, non sussiste qualora la controparte ammetta esplicitamente l'intervenuta formazione del giudicato esterno (Cass. civ., sez. III, 28 dicembre 2023. n. 36258; Cass. civ., sez. VI, 1° marzo 2018, n. 4803), posto che quest'ultimo dipende esclusivamente dalla mancata impugnazione nei termini stabiliti dal legislatore, quale fatto nella disponibilità delle parti del processo a definizione del quale la sentenza è stata emessa. Tale principio viene, nella pronuncia in commento esteso anche al caso del giudicato derivante da decreto ingiuntivo non opposto: nella vicenda all'attenzione della Corte, infatti, la parte contro la quale era stata eccepita l'efficacia di giudicato dei decreti ingiuntivi asseritamente non opposti si era limitata a dedurre la mancata produzione ad opera della controparte della dichiarazione di esecutorietà da parte del giudice del monitorio, ma in alcun modo aveva dedotto di aver interposto opposizione, anche tardiva, avverso i medesimi decreti ingiuntivi e aveva tenuto, nel merito, una difesa incompatibile con la negazione del giudicato, anzi palesemente affermativa della sua esistenza (salvo contestarne la portata). Trattasi di affermazione di principio che, invero, sembra sminuire la funzione attribuita dalla stessa giurisprudenza di legittimità alla dichiarazione di esecutività di cui all'art. 647 c.p.c. che, a differenza della verifica meramente formale fatta dal cancelliere ai fini della dichiarazione di cui all'art. 124 o dell'art. 153 disp. att. c.p.c., postula una vera e propria attività giurisdizionale di verifica del contraddittorio da parte del giudice del monitorio, che si pone come ultimo atto di quel giudice all'interno del processo d'ingiunzione e a cui non può surrogarsi, ad esempio e per come già esposto, il giudice delegato in sede di accertamento del passivo nella procedura concorsuale (Cass. civ., sez. VI, 24 ottobre 2017, n. 25191). Se, quindi, ai fini del giudicato formale può considerarsi sufficiente il riconoscimento della mancata opposizione del decreto ingiuntivo da parte del destinatario dell'ingiunzione, appare forse preferibile subordinare l'efficacia di giudicato sostanziale alla dichiarazione di esecutività ai sensi dell'art. 647 c.p.c. e alla sua produzione in giudizio da parte chi eccepisce l'efficacia di giudicato, anche in forza di un principio di vicinanza della prova e semplicità della stessa. |