Ricorso per la concessione di misure protettive

Antonio Picardi

inquadramento

È facoltà del debitore, che abbia presentato domanda di accesso ad una delle procedure di regolazione della crisi di impresa, di richiedere la concessione di misure protettive, con la conseguenza che i creditori anteriori non possono, dalla data di pubblicazione della domanda nel registro delle imprese, iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul suo patrimonio. Dalla stessa data le prescrizioni rimangono sospese e le decadenze non si verificano. Tali misure devono essere espressamente richieste dal debitore con la domanda di accesso alla procedura e sono soggette ad un vaglio successivo del tribunale, che può confermarle o revocarle, entro trenta giorni dall'iscrizione della domanda nel registro delle imprese.

Formula

TRIBUNALE DI ....

SEZ. ....

RICORSO PER L'AMMISSIONE ALLA PROCEDURA DI CONCORDATO PREVENTIVO, CON CONTESTUALE RICHIESTA DI CONCESSIONE DI MISURE PROTETTIVE [1]

Nell'interesse della società ...., con sede legale in .... (P.I., C.F. ....; numero REA: ....), di seguito anche “società ricorrente”, capitale sociale sottoscritto e versato per euro: ...., indirizzo PEC: .... in persona del legale rappresentante .... nato/a a .... residente .... C.F. ...., che sottoscrive il presente atto, rappresentata e difesa, ai fini della presente procedura, dall'Avv. .... ed elettivamente domiciliata presso il suo studio in ...., che dichiara di voler ricevere le comunicazioni al seguente indirizzo PEC ....

RILEVATA

la propria situazione di crisi aziendale caratterizzata da un forte squilibrio economico e finanziario;

la necessità per la ricorrente e la utilità per i creditori di ricorrere ad uno dei procedimenti di regolazione negoziale della crisi di impresa;

la necessità ed utilità che ciò avvenga tempestivamente, per evitare il peggioramento della situazione finanziaria;

la necessità di beneficiare di misure protettive [2], nella durata massima prevista dalla legge, allo scopo di salvaguardare il proprio patrimonio dalle iniziative individuali dei singoli creditori, con conseguente pregiudizio della par condicio creditorum[3]

CHIEDE

la concessione del termine massimo o, in via subordinata, compreso tra trenta e sessanta giorni, per il deposito della proposta di concordato preventivo con il piano, l'attestazione di veridicità dei dati e di fattibilità e la documentazione di cui all'art. 39, commi 1 e 2, c.c.i.i. oppure per il deposito di un accordo di ristrutturazione dei debiti;

la concessione di misure protettive del proprio patrimonio, nella durata massima prevista dalla legge;

chiede, inoltre, che il Presidente del Tribunale voglia fissare, previa designazione del giudice relatore, l'udienza per la conferma o la revoca di tali misure.

1. Premessa

La presente domanda di concordato preventivo è presentata nell'interesse della società ...., al fine di richiedere a codesto Ecc.mo Tribunale l'assegnazione di un termine per la presentazione della proposta, del piano concordatario e della ulteriore documentazione di legge, ai sensi dell'art. 44, comma 1, lett. a) c.c.i.i.

Ai fini della concessione del termine, si segnala da subito che nei confronti della società pende/non pende una domanda per l'apertura della liquidazione giudiziale.

Ad ogni modo, la complessità dell'attività da svolgere per la presentazione della proposta di concordato nonché la tipologia del piano da presentare, portano questa difesa a richiedere la concessione del termine massimo di legge.

2. Sulla assoggettabilità ad una delle procedure di regolazione della crisi di impresa

La ricorrente è società di capitali/di persone rispetto alla quale sussistono tutti i presupposti di legge per l'assoggettabilità ad una delle procedure di regolazione della crisi di impresa.

In primo luogo, nessun dubbio sussiste circa la natura commerciale dell'impresa, come chiaramente si evince dal suo oggetto sociale (cfr. visura camerale in atti).

Inoltre, come emerge dai bilanci relativi agli ultimi tre esercizi, la ricorrente ha:

– un attivo patrimoniale superiore ad Euro ....

– ricavi lordi per un ammontare superiore ad Euro ....

– un ammontare di debiti anche non scaduti superiore ad Euro .....

3. Breve descrizione della società e della sua attività sociale

[ .... ]

4. Le cause della crisi di impresa

[ .... ]

5. Tipologia della domanda da presentare e trattamento dei creditori

[ .... ]

6. Incarichi professionali conferiti

[ .... ]

7. Deposito della documentazione di cui all'art. 39, comma 3, c.c.i.i.

8. Sulla necessità della concessione di misure protettive

[specificare i motivi della richiesta di misure protettive, con specifico riferimento alle iniziative intraprese dai singoli creditori sul patrimonio del debitore]

Si depositano:

– bilanci relativi agli ultimi tre esercizi

– elenco nominativo dei creditori con l'indicazione dei rispettivi crediti e delle cause di prelazione;

– (visura camerale aggiornata).

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

Il ricorso è altresì sottoscritto dal legale rappresenta della società ....

[1]L'art. 2, lett. p) c.c.i.i., come modificato dal decreto correttivo (d.lgs. n. 147/2020) e, successivamente, dal d.lgs. (n. 83/2022) di recepimento della direttiva Insolvency, definisce le misure protettive come «le misure temporanee richieste dal debitore per evitare che determinate azioni dei creditori possano pregiudicare, sin dalla fase delle trattative, il buon esito delle iniziative assunte per la regolazione della crisi o dell'insolvenza, anche prima dell'accesso a uno degli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza».

[2]L'art. 54 c.c.i.i., come modificato a seguito dell'emanazione del d.lgs. n. 136/2024 (c.d. correttivo ter), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 settembre 2024, stabilisce: «1. In pendenza del procedimento per l'accesso agli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza, anche nei casi di cui agli articoli 25-sexies e 44, e per l'accesso alla liquidazione giudiziale, su istanza di parte, il tribunale può emettere i provvedimenti cautelari, inclusa la nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio, che appaiono, secondo le circostanze, più idonei ad assicurare provvisoriamente l'attuazione delle sentenze di omologazione di strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza e di apertura delle procedure di insolvenza. Le misure cautelari possono essere concesse anche dopo la pubblicazione dell'istanza di cui all'articolo 18, comma 1, tenuto conto dello stato delle trattative e delle misure eventualmente già concesse o confermate ai sensi dell'articolo 19. Non si applicano l'articolo 669-octies, primo, secondo e terzo comma, e l'articolo 669-novies, primo comma, del codice di procedura civile. 2. Se il debitore ne ha fatto richiesta nella domanda di cui all'articolo 40, anche nell'ipotesi di cui all'articolo 25-sexies, oppure con successiva domanda, dalla data della pubblicazione della medesima domanda nel registro delle imprese, i creditori non possono iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul suo patrimonio o sui beni e sui diritti con i quali viene esercitata l'attività d'impresa. Dalla stessa data le prescrizioni rimangono sospese e le decadenze non si verificano e la sentenza di apertura della liquidazione giudiziale o di accertamento dello stato di insolvenza non può essere pronunciata. Il debitore, dopo il deposito della proposta, del piano o degli accordi, unitamente alla documentazione prevista dall'articolo 39, comma 3, può richiedere al tribunale, con successiva istanza, misure, anche diverse da quelle di cui al primo periodo, per evitare che determinate azioni o condotte di uno o più creditori possano pregiudicare, sin dalla fase delle trattative, il buon esito delle iniziative assunte per la regolazione della crisi o dell'insolvenza. 3. Le misure protettive di cui al comma 2, primo e secondo periodo, possono essere richieste dall'imprenditore anche nel corso delle trattative e prima del deposito della domanda di omologazione degli accordi di ristrutturazione, allegando la documentazione di cui all'articolo 39, comma 1 e la proposta di accordo corredata da un'attestazione del professionista indipendente che attesta che sulla proposta sono in corso trattative con i creditori che rappresentano almeno il sessanta per cento dei crediti e che la stessa, se accettata, è idonea ad assicurare l'integrale pagamento dei creditori con i quali non sono in corso trattative o che hanno comunque negato la propria disponibilità a trattare. La disposizione si applica anche agli accordi di ristrutturazione ad efficacia estesa di cui all'articolo 61. 4. Prima del deposito della domanda di cui all'articolo 40, anche con riserva di deposito della proposta, del piano e degli accordi, le misure protettive di cui al comma 2, primo e secondo periodo, possono essere richieste dall'imprenditore presentando la domanda di cui agli articoli 17 e 18. 5. Le misure protettive disposte conservano efficacia anche quando il debitore, prima della scadenza fissata dal giudice ai sensi dell'articolo 44, comma 1, lettera a), propone una domanda di accesso a uno strumento di regolazione della crisi e dell'insolvenza diverso da quello eventualmente indicato nella domanda depositata ai sensi dell'articolo 44. 6. L'amministratore delle procedure di insolvenza nominato dal giudice competente ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 1, del regolamento (UE) 2015/848 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 maggio 2015 può chiedere i provvedimenti di cui ai commi 1 e 2 quando nel territorio dello Stato è stata presentata la domanda di cui all'articolo 40 o, se non risulta depositata la domanda, quando nella richiesta sono indicate le condizioni di effettivo ed imminente soddisfacimento non discriminatorio di tutti i creditori secondo la procedura concorsuale aperta. 7. Sono esclusi dalle misure protettive richieste ai sensi del comma 3 i diritti di credito dei lavoratori».

[3]Cfr. Cass. VI, n. 11660/2016 secondo cui «In tema di concordato preventivo, la norma di cui all'art. 168, comma 1, l.fall., che fa divieto ai creditori di iniziare o proseguire azioni esecutive sul patrimonio del debitore “dalla data della presentazione del ricorso per l'ammissione al concordato fino al passaggio in giudicato della sentenza di omologazione”, non può ritenersi legittimamente applicabile anche al pagamento del terzo pignorato effettuato in adempimento dell'ordinanza di assegnazione del credito. Il procedimento di concordato preventivo non prevede, di fatto, la possibilità di revocatorie o di azioni ai sensi dell'art. 44 l.fall., e nemmeno è fornito di un ufficio abilitato ad agire in tal senso, essendo applicabili, in virtù del richiamo di cui all'art. 169 l.fall., soltanto le disposizioni degli articoli da 55 a 63 della medesima legge, sicché il pagamento di un debito preconcordatario deve ritenersi in sé legittimo, in quanto atto di ordinaria amministrazione, purché non integri l'ipotesi di un atto “diretto a frodare le ragioni dei creditori”, e, quindi, sanzionabile con la dichiarazione di fallimento ai sensi dell'art. 173, comma 2, e revocabile in forza dell'art. 167, comma 2».

commento

A differenza delle misure cautelari (di cui all'art. 54, comma 1 c.c.i.i.), che possono essere concesse “su istanza di parte” (e, quindi, creditori, organi di controllo, organismi di vigilanza, pubblico ministero, ecc.), le misure protettive possono essere richieste solo dal debitore.

Le misure protettive, a mente del comma 3 dell'art. 55, possono essere confermate o revocate dal Tribunale assunte, ove ritenuto necessario sommarie informazioni (senza previa fissazione di udienza: così, ad esempio, Trib. Massa 2 novembre 2023).

Le misure cautelari sono finalizzate ad assicurare provvisoriamente gli effetti della sentenza che dichiara l'apertura della liquidazione giudiziale o che omologa il concordato preventivo o gli accordi di ristrutturazione dei debiti, mentre le misure protettive mirano a salvaguardare il patrimonio del debitore dalle iniziative dei singoli creditori.

È da escludere, però, che il provvedimento cautelare possa anticipare gli effetti costitutivi della sentenza di apertura della procedura; pertanto, sono da escludersi, per esempio, provvedimenti tesi ad anticipare il termine da cui calcolare il periodo sospetto delle azioni revocatorie.

Le misure cautelari, poi, possono essere concesse soltanto in presenza dei requisiti del fumus boni iuris e del periculum in mora e sono caratterizzate da assoluta atipicità del contenuto (analogamente all'art. 700 c.p.c. a cui il legislatore della riforma si è chiaramente ispirato), mentre le misure protettive consistono, essenzialmente, nel blocco delle azioni esecutive sul patrimonio del debitore, le quali non possono essere iniziate o proseguite dai creditori sotto pena di nullità.

Ciò posto, occorre evidenziare come le misure cautelari sembrano trovare il loro campo di elezione nell'ambito della procedura per l'apertura della liquidazione giudiziale (potendo esse consistere, per esempio, nel sequestro dei beni dell'imprenditore, nell'inibitoria al compimento di atti di gestione, nella revoca o sospensione dell'organo amministrativo o nella nomina di un amministratore giudiziario), mentre mal si adattano alle procedure c.d. negoziali (concordato preventivo ed accordi di ristrutturazione), in quanto nella esclusiva disponibilità del debitore (che, pertanto, può in ogni momento rinunciarvi così facendo venire meno gli effetti della misura cautelare).

Si pensi all'unico caso di misura cautelare tipizzata dal legislatore (nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio) che mal si concilia con il principio per cui, nel concordato preventivo come negli accordi di ristrutturazione, l'imprenditore conserva l'amministrazione dei suoi beni.

Il discorso potrebbe essere diverso nel caso in cui si ritenesse che le misure cautelari possano consistere anche nella sospensione delle procedure esecutive in corso (come affermato dalla relazione accompagnatoria allo schema di decreto delegato).

In questo modo, tuttavia, la misura cautelare potrebbe essere surrettiziamente richiesta per aggirare il termine massimo di durata della misura protettiva, il che sembra deporre per la non percorribilità di tale tesi.

Il correttivo-ter chiarisce che le misure protettive “atipiche” possono avere anche lo stesso contenuto di quelle “tipiche” (e quindi essere concesse anche una volta esaurite queste ultime, oltre il periodo massimo di un anno previsto dall'art. 8). Tuttavia, è prevista la condizione del deposito della proposta e del piano: non è quindi possibile ottenere le misure “atipiche” nel c.d. pre-concordato, in cui sono disponibili invece le misure cautelari, come il Correttivo-ter conferma espressamente.

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