Sentenza di omologazione di concordato in continuità indirettaInquadramentoAi sensi del secondo comma dell'art. 84 c.c.i.i., la continuità aziendale può essere diretta (e cioè in capo allo stesso imprenditore che ha presentato la domanda di concordato preventivo) ovvero indiretta, se è prevista dal piano la gestione dell'azienda in esercizio o la ripresa dell'attività da parte di soggetto diverso dal debitore in forza di cessione, usufrutto, conferimento dell'azienda in una o più società, anche di nuova costituzione, ovvero in forza di affitto, anche stipulato anteriormente, purché in funzione della presentazione del ricorso, o a qualunque altro titolo. FormulaTRIBUNALE DI ... SEZ. ... Il Tribunale, riunito in camera di consiglio, e composto dai sigg. Magistrati Dott. ... Presidente Dott. ... Giudice Dott. ... Giudice SENTENZA DI OMOLOGAZIONE DI CONCORDATO PREVENTIVO IN CONTINUITÀ INDIRETTA EX ART. 48 C.C.I. [1] nel procedimento iscritto al n. ... C.P. promosso da ..., con sede legale ..., codice fiscale ..., numero REA: ..., in persona del legale rappresentante ..., elettivamente domiciliata in ..., presso lo studio dell'Avv. ... che la rappresenta e difende in virtù di procura in atti. Debitrice SVOLGIMENTO DEL PROCEDIMENTO Con ricorso, depositato in data ..., la società ... chiedeva che fosse concesso un termine per il deposito della proposta, del piano e della documentazione di cui agli artt. 39, comma 1, e 44, comma 1, lett. a) c.c.i.i. Il Tribunale, con provvedimento del ..., provvedeva in conformità, concedendo termine sino al ..., successivamente prorogato al ... e nominando come commissario giudiziale il Dr. ... Entro il termine impartito, la società depositava il piano e la documentazione di cui agli artt. 39, comma 1, e 44, comma 1, lett. a) c.c.i.i. In particolare, il piano prevedeva la destinazione ai creditori dei flussi di cassa derivanti dalla riscossione dei canoni di affitto di azienda e dalla prosecuzione dell'attività aziendale, da parte della società ... (e, quindi, da parte di un soggetto diverso dal debitore), nonché dalla cessione degli altri beni costituenti il patrimonio societario (immobili, beni mobili, partecipazioni, liquidità) il tutto per un attivo stimato di Euro ... a fronte di un passivo di Euro ...; la proposta prevedeva: 1) l'integrale pagamento, entro il termine del ..., delle spese in prededuzione (comprensive del compenso del commissario e del liquidatore giudiziale nonché dei professionisti che avevano collaborato ed assistito la società nella redazione della domanda di accesso alla procedura concordataria) stimate in Euro ... e, entro il termine del ..., dei crediti privilegiati generali (dipendenti, professionisti, artigiani, erario) pari ad Euro ...; 2) il pagamento, entro il ..., dei crediti chirografari (ammontanti complessivamente ad Euro ... ) con una percentuale di soddisfacimento del ... %; il tutto per un fabbisogno di Euro .... Il Tribunale, con provvedimento del ..., ammetteva la società alla procedura di concordato preventivo. In data ... iniziavano le operazioni di voto che terminavano in data ... Con successivo decreto, il Tribunale, all'esito dell'approvazione del concordato da parte della maggioranza dei creditori, fissava l'udienza di comparizione ai sensi dell'art. 48 c.c.i.i. Il decreto veniva comunicato alla ricorrente e notificato, a cura di quest'ultima, ai creditori dissenzienti ed al Commissario Giudiziale. L'Ufficio Commissariale depositava parere ex art. 48, comma 2, c.c.i.i. (favorevole) in ordine all'omologazione del concordato. Non venivano presentate opposizioni da parte dei creditori dissenzienti All'udienza del ..., la società insisteva per l'omologazione del concordato preventivo. MOTIVI DELLA DECISIONE Ora, in sede di omologazione del concordato preventivo, secondo quanto previsto dall'art. 112 c.c.i.i. il tribunale verifica: a) la regolarità della procedura; b) l'esito della votazione; c) l'ammissibilità della proposta; d) la corretta formazione delle classi; e) la parità di trattamento dei creditori all'interno di ciascuna classe; f) in caso di concordato in continuità aziendale, che tutte le classi abbiano votato favorevolmente, che il piano non sia privo di ragionevoli prospettive di impedire o superare l'insolvenza e che eventuali nuovi finanziamenti siano necessari per l'attuazione del piano e non pregiudichino ingiustamente gli interessi dei creditori; g) in ogni altro caso, la fattibilità del piano, intesa come non manifesta inattitudine a raggiungere gli obiettivi prefissati. - Con riferimento al controllo sub a), come si evince dalla sopra riferita scansione degli atti compiuti dal Tribunale, l'intero procedimento si è svolto con le modalità e la tempistica procedurale prevista dalla legge. In particolare, il decreto collegiale con il quale è stata fissata l'udienza in camera di consiglio è stato regolarmente notificato a tutti i creditori dissenzienti. - Passando al controllo di cui alla lettera b), sono stati ammessi al voto, conformemente al dettato legislativo, i soli creditori che subiscono la falcidia concordataria. Venendo alla determinazione delle maggioranze, va precisato che il calcolo deve essere effettuato ai sensi dell'art. 109 c.c.i.i. [specificare il tipo di maggioranza richiesto per l'approvazione della proposta]. La proposta concordataria ha conseguito la maggioranza necessaria alla sua approvazione, come si evince dalla relazione ex art. 110 c.c.i.i. del commissario giudiziale. - Con riferimento al controllo di cui alla lett. c), deve nuovamente verificarsi in questa sede se la ricorrente sia impresa assoggettabile alla procedura concordataria, se la stessa versi in uno stato di crisi o di insolvenza così da poter accedere ai benefici previsti dalla procedura. La documentazione acquisita agli atti del procedimento e, nello specifico, i bilanci e la relazione del Commissario Giudiziale consentono di affermare che la società, operante nel settore ..., è impresa di rilevanti dimensioni: alla data del ..., essa presentava un attivo contabile di Euro ..., ricavi per Euro ... e debiti per Euro ..., valori di gran lunga superiori ai limiti dimensionali previsti dall'art. 2 lett. d) c.c.i.i. Con riferimento al secondo profilo (stato di crisi o insolvenza), il Commissario Giudiziale ha dato atto dello squilibrio finanziario in cui versa la società, individuandone la causa principale nella ... (cfr. relazione ex art. 105 c.c.i.i.). Ricorre, nella specie, la figura del concordato in continuità indiretta, proseguendo la gestione dell'attività aziendale, in forza di contratto di affitto stipulato anteriormente al deposito della domanda di concordato, da parte di un soggetto diverso dal debitore; in particolare, con atto notarile stipulato in data ... e, quindi, anteriormente alla presentazione del ricorso per l'ammissione alla procedura di concordato preventivo, la società ricorrente ha concesso la propria azienda in affitto alla società ..., la quale si è anche impegnata, condizionatamente alla omologa del concordato e previo espletamento delle necessarie procedura competitive, a procedere al suo acquisto al prezzo di Euro ... Il commissario giudiziale ha, al riguardo, verificato la capacità economica-finanziaria della suddetta società ad assolvere agli impegni contrattuali assunti. Inoltre, venendo i creditori soddisfatti anche dal ricavato prodotto dalla continuità aziendale indiretta, il concordato, pur avendo una componente liquidatoria, deve ritenersi in continuità, con conseguente applicazione della relativa disciplina. - Per quanto concerne il controllo sub d) ed e), la debitrice ha proceduto, conformemente all'obbligo imposto dall'art. 85, comma 3, c.c.i.i. nel caso di concordato in continuità aziendale, a suddividere i creditori in classi; la formazione delle classi in questione rispecchia i principi di omogeneità delle posizioni giuridiche e di omogeneità degli interessi economici sottesi. - Per quanto riguarda la lett. e), il piano, sulla scorta delle verifiche eseguite dal commissario giudiziale, appare non manifestamente inidoneo a superare lo stato di insolvenza della società. In definitiva, ricorrono tutti i presupposti per omologare il concordato. Poiché il piano ha anche carattere liquidatorio, è necessario ricorrere alla nomina di un liquidatore giudiziale che abbia i requisiti previsti dall'art. 114, comma 2, c.c.i.i. e che si individua nella persona del Dott. .... Appare opportuno nominare un comitato di creditori di tre unità (come da dispositivo) e per il resto l'indicazione del giudice delegato quale destinatario delle comunicazioni informative rivolte all'Ufficio. Nulla sulle spese, stante la mancanza di opposizioni. P.Q.M. Il Tribunale, a definizione del giudizio di omologazione, ogni contraria e diversa istanza disattesa, così provvede: OMOLOGA il concordato preventivo di ..., con sede legale in ..., codice fiscale ..., numero REA: ..., in persona del legale rappresentante ...; nulla sulle spese. NOMINA Giudice Delegato il Dott. ...; CONFERMA la nomina a Commissario Giudiziale del Dott. ... NOMINA liquidatore giudiziale dei beni ceduti il Dott. ... NOMINA membri del comitato dei creditori: [ ... ] DISPONE le seguenti modalità di liquidazione: a) il liquidatore provvederà a redigere e depositare in cancelleria, entro tre mesi dall'accettazione dell'incarico, un elenco delle passività, sentiti la debitrice ed il commissario giudiziale; b) il liquidatore provvederà alla riscossione dei crediti ed alla liquidazione dei beni ceduti, ivi compresa l'azienda oggetto di contratto di affitto con la società ..., nel rispetto di quanto previsto dagli artt. 214 a 216 c.c.i.i., mediante procedure competitive e sulla base dei valori determinati in corso di procedura; c)prima di procedere agli atti indicati nell'art. 114 quarto comma c.c.i.i.[2], il liquidatore acquisirà l'autorizzazione del comitato dei creditori ed il parere del commissario giudiziale e del legale rappresentante della società debitrice e notizierà il giudice delegato; d)per il compimento di altri atti eccedenti l'ordinaria amministrazione e per la nomina di avvocati, coaudiutori o ausiliari tecnici il liquidatore acquisirà il parere del comitato dei creditori, del commissario giudiziale e del legale rappresentante della società debitrice e notizierà il giudice delegato; e) le somme comunque riscosse dal liquidatore saranno immediatamente versate su di un conto corrente bancario intestato al liquidatore giudiziale, dal quale il liquidatore potrà effettuare direttamente i prelievi necessari, trasmettendo trimestralmente copia dell'estratto conto ai componenti del comitato dei creditori, al commissario giudiziale, al legale rappresentante della debitrice ed al giudice delegato; f) il liquidatore predisporrà ogni sei mesi una relazione sullo stato della liquidazione, contenente l'indicazione delle iniziative assunte e di ogni altra circostanza relativa all'espletamento dell'incarico, da comunicare al commissario giudiziale il quale ne darà notizia, con le sue osservazioni, al pubblico ministero ed ai creditori, depositandone una copia presso la cancelleria del tribunale; g) il liquidatore provvederà ad informare tempestivamente il giudice delegato, il commissario giudiziale ed il comitato dei creditori di ogni circostanza suscettibile di determinare l'impossibilità di pervenire alla corretta attuazione del piano; h) il liquidatore provvederà, subito dopo il perfezionamento dei singoli atti di liquidazione, a distribuire le disponibilità liquide tra i creditori concorrenti secondo l'ordine previsto nella proposta omologata, tenendo conto delle spese di procedura già sostenute e prevedibilmente da sostenere che possano eccedere le disponibilità dell'apposito deposito giudiziario già in essere, previa formazione di piani di riparto da sottoporre al parere del commissario giudiziale e del comitato dei creditori e da comunicare al legale rappresentante della debitrice; i)il liquidatore effettuerà i pagamenti ai singoli creditori mediante bonifico bancario o assegno circolare, con successiva trasmissione al commissario giudiziale, al comitato dei creditori ed al legale rappresentante della società debitrice di copia della relativa documentazione; j) per i pagamenti di crediti contestati il liquidatore provvederà a depositare gli importi risultanti dall'elenco di cui al punto a), maggiorati, ove si tratti di crediti muniti di privilegio o ipoteca, degli interessi maturati, in distinti libretti di deposito bancario intestati alla procedura con indicazione nominativa del creditore cui si riferiscono e vincolati all'ordine del giudice delegato; k) analogamente il liquidatore procederà per i pagamenti destinati a creditori irreperibili; l)lo svincolo delle somme depositate ai sensi dei punti j) e k) verrà disposto dal giudice delegato, su richiesta del creditore in caso di irreperibilità ovvero, in caso di crediti contestati, su richiesta del creditore o della debitrice corredata dalla documentazione relativa alla definizione della controversia con sentenza passata in giudicato o con transazione; m) delle operazioni di riparto eseguite il liquidatore darà notizia al giudice delegato con apposite e documentate relazioni; n) esaurito l'incarico il liquidatore presenterà, al giudice delegato, il conto della gestione. Manda alla Cancelleria per la pubblicazione ai sensi dell'art. 45 c.c.i.i.[3] e per la comunicazione al proponente, al Commissario Giudiziale (che provvederà a darne notizia ai creditori), al liquidatore nominato ed al Pubblico Ministero. Così deciso in ..., nella camera di consiglio del ... su relazione del giudice Dott. ... Il Giudice Rel. Est. ... Il Presidente ... 1. L'art. 48 c.c.i.i., come modificato a seguito dell'emanazione del d.lgs. n. 136/2024 (c.d. correttivo-ter), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 settembre 2024, stabilisce che: «1. Se il concordato è stato approvato dai creditori ai sensi dell'art. 109, oppure se il debitore richiede l'omologazione o presta il consenso secondo quanto previsto dall'art. 112, comma 2, il tribunale fissa l'udienza in camera di consiglio per la comparizione delle parti e del commissario giudiziale, disponendo che il provvedimento sia iscritto presso l'ufficio del registro delle imprese dove l'imprenditore ha la sede legale e, se questa differisce dalla sede effettiva, anche presso l'ufficio del luogo in cui la procedura è stata aperta nonché notificato, a cura del debitore, al commissario giudiziale e agli eventuali creditori che hanno espresso il loro dissenso. 2. Le opposizioni dei creditori dissenzienti e di qualsiasi interessato devono essere proposte con memoria depositata nel termine perentorio di almeno dieci giorni prima dell'udienza. Il commissario giudiziale deve depositare il proprio motivato parere almeno cinque giorni prima dell'udienza. Il debitore può depositare memorie fino a due giorni prima dell'udienza. 3. Il tribunale, assunti i mezzi istruttori richiesti dalle parti o disposti d'ufficio nel rispetto di quanto previsto dall'art. 112, comma 4, per il concordato in continuità aziendale, anche delegando uno dei componenti del collegio, omologa con sentenza il concordato. 4. Quando è depositata una domanda di omologazione di accordi di ristrutturazione, i creditori e ogni altro interessato possono proporre opposizione con memoria depositata entro trenta giorni dall'iscrizione della domanda nel registro delle imprese. Il tribunale, con decreto, fissa l'udienza in camera di consiglio per la comparizione delle parti e del commissario giudiziale, se nominato, disponendo che il provvedimento sia comunicato, a cura del debitore, al commissario giudiziale, ai creditori e ai terzi che hanno proposto opposizione. Il tribunale, assunti i mezzi istruttori richiesti dalle parti o disposti d'ufficio, anche delegando uno dei componenti del collegio, e sentito il commissario giudiziale, omologa con sentenza gli accordi. 5. La sentenza che omologa il concordato, il piano di ristrutturazione soggetto a omologazione o gli accordi di ristrutturazione è notificata e iscritta nel registro delle imprese a norma dell'art. 45 e produce i propri effetti dalla data della pubblicazione ai sensi dell'art. 133, primo comma, del codice di procedura civile. Gli effetti nei riguardi dei terzi si producono dalla data di iscrizione nel registro delle imprese. 6. Se il tribunale non omologa il concordato preventivo, gli accordi di ristrutturazione o il piano di ristrutturazione soggetto ad omologazione, provvede con sentenza eventualmente dichiarando, su ricorso di uno dei soggetti legittimati, l'apertura della liquidazione giudiziale secondo quanto previsto dall'art. 49, commi 1 e 2». 2. La norma, come modificata a seguito dell'emanazione del d.lgs. n. 136/2024 (c.d. correttivo-ter), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 settembre 2024, stabilisce che «Alle vendite, alle cessioni e ai trasferimenti legalmente posti in essere dopo il deposito della domanda di concordato o in esecuzione di questo, si applicano le disposizioni sulle vendite nella liquidazione giudiziale, in quanto compatibili. Le cancellazioni delle iscrizioni relative ai diritti di prelazione, nonché delle trascrizioni dei pignoramenti e dei sequestri conservativi e di ogni altro vincolo, sono effettuate su ordine del giudice, salvo diversa disposizione contenuta nella sentenza di omologazione per gli atti a questa successivi». 3. La norma, come modificata a seguito dell'emanazione del d.lgs. n. 136/2024 (c.d. correttivo-ter), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 settembre 2024, dispone: «1. Entro il giorno successivo al suo deposito, il decreto di concessione dei termini per l'accesso al concordato preventivo oppure per il deposito della domanda di omologazione del piano di ristrutturazione di cui all'art. 64-bis o degli accordi di ristrutturazione di cui all'art. 44, comma 1, lettera a), è comunicato al debitore, al pubblico ministero e ai richiedenti l'apertura della liquidazione giudiziale. 2. Nello stesso termine il decreto è trasmesso per estratto a cura del cancelliere all'ufficio del registro delle imprese ai fini della sua iscrizione, da effettuarsi entro il giorno successivo. L'estratto contiene il nome del debitore, il nome del commissario, il dispositivo e la data del deposito. L'iscrizione è effettuata presso l'ufficio del registro delle imprese ove l'imprenditore ha la sede legale e, se questa differisce dalla sede effettiva, anche presso quello corrispondente al luogo ove la procedura è stata aperta». COMMENTOIn sede di omologazione, diventa fondamentale confermare la qualificazione del concordato come già formulata dal tribunale al momento dell'ammissione. Difatti, se il concordato fosse ritenuto di natura liquidatoria, dovrebbe soggiacere al requisito del pagamento del 20% dei creditori chirografari con la necessità dell'apporto di finanza esterna per ottenere l'incremento di attivo del 10% rispetto alla alternativa della liquidazione giudiziale (così come stabilito dall'art. 84, comma 4 c.c.i.i.), con conseguente radicale cambiamento di scenario (ed inevitabile restringimento delle maglie dell'ammissibilità). Per quanto concerne il concordato in continuità indiretta, è frequente l'ipotesi della cessione di azienda preceduta dalla stipula di contratto di affitto anteriormente al deposito del ricorso per l'ammissione alla procedura di concordato preventivo. Sul punto, la Corte di Cassazione, risolvendo un annoso dibattitto nella giurisprudenza di merito, ha avuto modo di affermare che «Il concordato con continuità aziendale, disciplinato dall'art. 186-bis l.fall., è configurabile anche qualora l'azienda sia già stata affittata o si pianifichi debba esserlo, palesandosi irrilevante che, al momento della domanda di concordato, come pure all'atto della successiva ammissione, l'azienda sia esercitata da un terzo anziché dal debitore, posto che il contratto d'affitto - sia ove contempli l'obbligo del detentore di procedere al successivo acquisto dell'azienda (cd. affitto ponte), sia laddove non lo preveda (cd. affitto puro) - assurge a strumento funzionale alla cessione o al conferimento di un compendio aziendale suscettibile di conservare integri i propri valori intrinseci anche immateriali (cd. "intangibles"), primo tra tutti l'avviamento, mostrandosi in tal modo idoneo ad evitare il rischio di irreversibile dispersione che l'arresto anche temporaneo dell'attività comporterebbe» (cfr. Cass. I, n. 29742/2018). Tale principio viene condiviso dal legislatore della riforma il quale, tuttavia, ha aggiunto l'ulteriore requisito che il contratto di affitto di azienda sia funzionale alla presentazione del ricorso per l'ammissione alla procedura di concordato preventivo. In ogni caso, la cessione dell'azienda, anche quando sia preceduta dalla stipula di un contratto di affitto, dovrà avvenire sulla base di procedure competitive, il che comporta la necessità della nomina del liquidatore giudiziale. Con riferimento all'ipotesi di ristrutturazione trasversale “di minoranza” di cui all'art. 112, comma 2, lett. d), secondo periodo, il correttivo ter chiarisce, in linea con gli approdi della dottrina e giurisprudenza maggioritarie, che anche una sola classe di creditori votanti a favore consentirà di omologare il concordato al ricorrere degli altri requisiti previsti dalla norma. Quanto a questi ultimi, la novella prova a fare chiarezza sulle caratteristiche della classe che può avere — da sola — il potere di determinare l'approvazione del concordato. Tale classe dovrà essere composta da: (i) creditori ai quali è offerto un importo non integrale del credito (quindi creditori che subiscono un pregiudizio) e (ii) che sarebbero soddisfatti in tutto o in parte qualora si applicasse l'ordine delle cause legittime di prelazione anche sul valore eccedente quello di liquidazione. Sembrerebbe così confermata dal legislatore la tesi che considera rilevanti i c.d. “creditori interessati” (i.e., coloro che, anche in caso di applicazione della absolute priority rule, avrebbero comunque ricevuto un pagamento) piuttosto che i c.d. “creditori maltrattati/svantaggiati” (i.e. coloro che, applicando la absolute priority rule, riceverebbero un pagamento superiore a quanto loro offerto nel concordato secondo la relative priority rule). Il correttivo-ter, novellando l'art. 87, chiarisce anche la nozione di “valore di liquidazione” che corrisponde al risultato netto, dedotte le spese, dell'attività liquidatoria (beni, diritti, azioni) nella liquidazione giudiziale, con maggiorazione in caso sia possibile la cessione dell'azienda in esercizio. Il tema è di rilievo centrale nella definizione dei piani e delle proposte di concordato, posto che rappresenta la soglia, tra altro, per determinare la porzione dell'attivo liberamente distribuibile secondo la relative priority rule, la convenienza della proposta e il cram down fiscale e previdenziale. Con il nuovo articolo 118-bis si introduce una disciplina ad hoc per le modifiche al piano in continuità. In sintesi, in caso di modifiche sostanziali al piano post omologa, la società in concordato dovrà acquisire una nuova attestazione, il tribunale — verificata la natura sostanziale delle modifiche — dovrà ordinare la pubblicazione del piano modificato e dell'attestazione nel registro delle imprese, mentre il commissario dovrà comunicarle ai creditori. Entro 30 giorni dall'avviso i creditori avranno facoltà di opporsi, con le forme previste per l'opposizione all'omologa. App. Bologna III, 23 febbraio 2024, ha avuto modo di sottolineare, con riferimento alla generalità dei casi di omologazione, che il sindacato che il Tribunale è tenuto a compiere in caso di valutazione di ammissibilità è diverso da quello compiuto in sede di omologa. Nel primo caso il sindacato è circoscritto soltanto alla verifica della non manifesta inidoneità della proposta alla soddisfazione dei creditori e alla conservazione dei valori aziendali, mentre nel secondo caso deve rispettare le specifiche condizioni contemplate dall'art. 112, comma 1 c.c.i.i., e va svolto alla luce di tutti i riscontri, le informazioni e i chiarimenti acquisiti nel corso della procedura e all'esito di un contraddittorio pieno con il proponente. |