Reclamo avverso sentenza di rigetto dell'omologazione di concordato preventivo e di apertura della liquidazione giudizialeinquadramentoContro la sentenza che rigetta l'omologazione del concordato preventivo e dichiara aperta la liquidazione giudiziale può essere proposto reclamo dinanzi alla Corte di Appello da parte di qualunque interessato. Il reclamo deve essere proposto con ricorso da depositare nella cancelleria della Corte nel termine di trenta giorni decorrente, per le parti, dalla data della notificazione telematica del provvedimento a cura dell'ufficio e, per gli altri interessati, dalla data dell'iscrizione nel registro delle imprese. In ogni caso, il reclamo non può proporsi decorsi sei mesi dalla pubblicazione della sentenza. Il ricorso deve contenere: a) l'indicazione della corte di appello competente; b) le generalità dell'impugnante e del suo procuratore e l'elezione di domicilio nel comune in cui ha sede la Corte di Appello; c) l'esposizione dei motivi su cui si basa l'impugnazione, con le relative conclusioni; d) l'indicazione dei mezzi di prova di cui il ricorrente intende avvalersi e dei documenti prodotti. Il reclamo non sospende l'efficacia della sentenza. L'istanza di sospensione si propone, per il reclamante, con il reclamo e, per le altre parti, con l'atto di costituzione. FormulaECC.MA CORTE D'APPELLO DI .... RICORSO PER RECLAMO AVVERSO SENTENZA DI RIGETTO DELL'OMOLOGAZIONE DI CONCORDATO PREVENTIVO E DI DICHIARAZIONE DI APERTURA DELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE (art. 51 c.c.i.i.[1] ) PER .... C.F. .... elett.nte dom.to, ai fini del presente giudizio, in .... via .... presso l'Avv. ...., C.F. ...., PEC ...., fax ...., il quale lo rappresenta e difende come da procura speciale apposta in calce a questo ricorso; - ricorrente - CONTRO Procedura di liquidazione giudiziale di ...., aperta dinanzi al Tribunale Ordinario di .... n. ...., in persona del curatore .... intimato E CONTRO ...., elett.nte dom.to in .... via .... presso l'Avv. ...., C.F. ...., PEC ...., fax ...., suo difensore costituito nel procedimento di omologazione del concordato preventivo n. .... R.G. del Tribunale Ordinario di .... - intimato - AVVERSO la sentenza n. .... del Tribunale Ordinario di ...., sezione ...., pubblicata in data ...., notificata in data ...., con cui è stata dichiarata la liquidazione giudiziale di .... FATTO E SVOLGIMENTO DEL PROCEDIMENTO DI PRIMO GRADO .... MOTIVI DI RECLAMO ..... Per i suesposti motivi ...., come in epigrafe rappresentato e difeso RICORRE alla Ecc.ma Corte d'Appello affinché, esperito il procedimento ex art. 51 c.c.i.i., voglia, in totale riforma della sentenza impugnata n. .... del Tribunale Ordinario di ...., sezione ...., pubblicata in data ...., notificata in data ...., accogliere le seguenti CONCLUSIONI revocare la liquidazione giudiziale di .... e, per l'effetto, omologare il concordato preventivo; condannare le controparti alla rifusione delle spese del doppio grado di giudizio. ISTANZA DI SOSPENSIONE DELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE EX ART. 52 c.c.i.i.[2] [esposizione dei gravi e fondati motivi legittimanti la sospensione della liquidazione dell'attivo, la formazione dello stato passivo ed il compimento di altri atti di gestione] RICORRE alla Ecc.ma Corte d'Appello adita affinché, anche inaudita altera parte, voglia sospendere la liquidazione dell'attivo fino all'esito del giudizio di impugnazione. Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 si dichiara che la presente causa ha un valore pari ad Euro ..... Si depositano: – procura alle liti; – copia autentica della sentenza impugnata; – fascicolo degli atti e documenti depositati nel procedimento di omologazione del concordato preventivo. Luogo e data .... Firma Avv. .... [1]L'art. 51 c.c.i.i., come modificato a seguito dell'emanazione del d.lgs. n. 136/2024 (c.d. correttivo-ter), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 settembre 2024, stabilisce: «1. Contro la sentenza del tribunale che pronuncia sull'omologazione del concordato preventivo, del piano di ristrutturazione soggetto a omologazione o degli accordi di ristrutturazione oppure dispone l'apertura della liquidazione giudiziale le parti possono proporre reclamo. La sentenza che dichiara aperta la liquidazione giudiziale può essere impugnata anche da qualunque interessato. Il reclamo è proposto con ricorso da depositare nella cancelleria della corte di appello nel termine di trenta giorni. 2. Il ricorso deve contenere: a) l'indicazione della corte di appello competente; b) le generalità dell'impugnante e del suo procuratore e l'elezione del domicilio nel comune in cui ha sede la corte di appello; c) l'esposizione dei motivi su cui si basa l'impugnazione, con le relative conclusioni; d) l'indicazione dei mezzi di prova di cui il ricorrente intende avvalersi e dei documenti prodotti. 3. Il termine per il reclamo decorre, per le parti, dalla data della notificazione telematica del provvedimento a cura dell'ufficio e, per gli altri interessati, dalla data della iscrizione nel registro delle imprese. Si applica alle parti la disposizione di cui all'art. 327, comma 1, del codice di procedura civile. 4. Il reclamo non sospende l'efficacia della sentenza, salvo quanto previsto dall'art. 52. L'accoglimento del reclamo produce gli effetti di cui all'art. 53. 5. Il presidente, nei cinque giorni successivi al deposito del ricorso, designa il relatore, e fissa con decreto l'udienza di comparizione entro sessanta giorni dal deposito del ricorso. 6. Il ricorso, unitamente al decreto di fissazione dell'udienza, è notificato a cura del reclamante, al curatore o al commissario giudiziale e alle altre parti entro dieci giorni dalla comunicazione del decreto. 7. Tra la data della notificazione e quella dell'udienza deve intercorrere un termine non minore di trenta giorni. 8. Le parti resistenti devono costituirsi, a pena di decadenza, almeno dieci giorni prima dell'udienza, eleggendo il domicilio nel comune in cui ha sede la corte di appello. La costituzione si effettua mediante il deposito di una memoria contenente l'esposizione delle difese in fatto e in diritto, nonché l'indicazione dei mezzi di prova e dei documenti prodotti. 9. L'intervento di qualunque interessato non può avere luogo oltre il termine stabilito per la costituzione delle parti resistenti con le modalità per queste previste. 10. All'udienza, il collegio, sentite le parti, assume, anche d'ufficio, nel rispetto del contraddittorio, tutti i mezzi di prova che ritiene necessari, eventualmente delegando un suo componente. 11. La corte, esaurita la trattazione, provvede sul ricorso con sentenza entro il termine di trenta giorni. 12. La sentenza è notificata alle parti e comunicata al tribunale, nonché iscritta al registro delle imprese a norma dell'art. 45 a cura della cancelleria della corte d'appello. 13. Il termine per proporre il ricorso per cassazione è di trenta giorni dalla notificazione. 14. Il ricorso per cassazione non sospende l'efficacia della sentenza. Si applica, in quanto compatibile, l'art. 52 se il ricorso è promosso contro la sentenza con la quale la corte di appello ha rigettato il reclamo. 15. In caso di società o enti, il giudice accerta, con la sentenza che decide l'impugnazione, se sussiste mala fede del legale rappresentante che ha conferito la procura e, in caso positivo, lo condanna in solido con la società o l'ente al pagamento delle spese dell'intero processo. Nella stessa ipotesi e in presenza dei presupposti previsti dall'art. 13, comma 1-quater, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, il legale rappresentante è tenuto, in solido con la società o l'ente, al pagamento dell'ulteriore importo previsto dallo stesso art. 13, comma 1-quater. Resta fermo quanto previsto dall'art. 96 del codice di procedura civile e dall'art. 136, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002». [2]La norma dispone: «1. Proposto il reclamo, la corte di appello, su richiesta di parte o del curatore, può, quando ricorrono gravi e fondati motivi, sospendere, in tutto o in parte o temporaneamente, la liquidazione dell'attivo, la formazione dello stato passivo e il compimento di altri atti di gestione. Allo stesso modo può provvedere, in caso di reclamo avverso la omologazione del concordato preventivo o del piano di ristrutturazione soggetto ad omologazione o degli accordi di ristrutturazione dei debiti, ordinando l'inibitoria, in tutto o in parte o temporanea, dell'attuazione del piano o dei pagamenti. 2. La corte di appello può disporre le opportune tutele per i creditori e per la continuità aziendale. 3. L'istanza di sospensione si propone per il reclamante con il reclamo e per le altre parti con l'atto di costituzione; il presidente, con decreto, ordina la comparizione delle parti dinanzi al collegio in camera di consiglio e dispone che copia del ricorso e del decreto siano notificate alle altre parti e al curatore o al commissario giudiziale, nonché al pubblico ministero. 4. La corte di appello decide con decreto contro il quale non è ammesso ricorso per cassazione». commentoIl decreto correttivo-ter ha stabilito che la notifica del reclamo, e del decreto di fissazione udienza, non spetta più alla cancelleria, bensì al reclamante e va eseguita entro dieci giorni dalla comunicazione del decreto. Una delle novità introdotte dal codice della crisi di impresa è che l'istanza di sospensione, avverso la sentenza di apertura della liquidazione giudiziale, va necessariamente proposta con il reclamo. Inoltre, l'istanza può avere ad oggetto non solo la sospensione della liquidazione dell'attivo, ma anche la formazione dello stato passivo ed il compimento di altri atti di gestione. Viene, altresì, previsto che il giudice di secondo grado possa disporre le opportune tutele per i creditori e per la continuità aziendale. Particolarmente analitica è la disciplina nel caso di revoca della liquidazione giudiziale. Difatti, oltre a ribadire la salvezza degli atti legalmente compiuti dagli organi della procedura, viene espressamente affermato che questi restano in carica fino al momento in cui la pronuncia sulla revoca passa in giudicato. Inoltre, viene disposto che dalla pubblicazione della sentenza di revoca e fino al momento in cui essa passa in giudicato, l'amministrazione dei beni e l'esercizio dell'impresa spettano al debitore, sotto la vigilanza del curatore; il tribunale, assunte, se occorre, sommarie informazioni ed acquisito il parere del curatore, può autorizzare il debitore a compiere atti di straordinaria amministrazione. Gli atti compiuti senza l'autorizzazione del tribunale sono inefficaci rispetto ai terzi. In più, con la sentenza che revoca la liquidazione giudiziale, la corte di appello dispone gli obblighi informativi periodici relativi alla gestione economica, patrimoniale e finanziaria dell'impresa, che il debitore deve assolvere sotto la vigilanza del curatore sino al momento in cui la sentenza passa in giudicato. Con la medesima periodicità, stabilita dalla corte di appello, il debitore deposita una relazione sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell'impresa. Tuttavia, il tribunale, a seguito di segnalazione del curatore, del comitato dei creditori e del pubblico ministero, accertata la violazione di tali obblighi, può privare, con decreto reclamabile e da pubblicare nel registro delle imprese, il debitore della possibilità di compiere gli atti di amministrazione ordinaria e straordinaria. Altra novità è rappresentata dal fatto che, con la sentenza che decide il reclamo, la Corte di Appello, in caso di società o enti, accerta se sussiste mala fede del legale rappresentante che ha conferito la procura e, in caso positivo, lo condanna in solido con la società o l'ente al pagamento delle spese dell'intero processo e ad una somma pari al doppio del contributo unificato. La norma riecheggia l'art. 94 c.p.c., per cui «gli eredi beneficiati, i tutori, i curatori e in generale coloro che rappresentano o assistono la parte in giudizio possono essere condannati personalmente, per motivi gravi che il giudice deve specificare nella sentenza, alle spese dell'intero processo o di singoli atti, anche in solido con la parte rappresentata o assistita». |