Presentazione della proposta di concordato nella liquidazione giudiziale da parte del debitore

Antonio Picardi

inquadramento

La proposta di concordato non può essere presentata dal debitore, da società cui egli partecipi o da società sottoposte a comune controllo se non dopo il decorso di un anno dalla sentenza che ha dichiarato l'apertura della procedura di liquidazione giudiziale e purché non siano decorsi due anni dal decreto che rende esecutivo lo stato passivo. La proposta del debitore è ammissibile solo se prevede l'apporto di risorse che incrementino il valore dell'attivo di almeno il 10%.

Formula

TRIBUNALE DI .....

Procedura di liquidazione giudiziale n. ....

Giudice Delegato: Dr. ....

Curatore n. ....

PROPOSTA DI CONCORDATO DEL DEBITORE EX ART. 240 c.c.i.i.[1]

Il sottoscritto ...., in qualità di legale rappresentante della Società .... (C.F. e P.I. ....), con sede legale in ...., infra anche quale “proponente”, rappresentata e difesa dall'Avv. .... (C.F. ....) che dichiara di voler ricevere gli avvisi e ogni comunicazione a mezzo telefax al n. .... ed all'indirizzo di posta elettronica .... ed elettivamente domiciliata in .....

PREMESSO

che la Società istante è stata sottoposta a liquidazione giudiziale con sentenza n. ...., emessa in data ...., dal Tribunale di ....;

che in data .... è stato reso esecutivo lo stato passivo;

che, pertanto, risulta decorso il termine di un anno dalla sentenza che ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale mentre non risulta decorso quello di due anni dal decreto di esecutività dello stato passivo, termini previsti dall'art. 240, comma 1, c.c.i.i. ai fini della ammissibilità della proposta;

che dal suddetto stato passivo risultano crediti privilegiati per Euro .... e crediti chirografari per Euro ....;

che l'istante intende proporre un concordato ai creditori alle condizioni sotto indicate:

a) pagamento integrale delle spese di procedura e delle altre spese in prededuzione ivi compreso il compenso del curatore;

b) pagamento integrale dei creditori privilegiati;

c) pagamento nella percentuale del .... % dei creditori chirografari;

d) tutti i pagamenti saranno eseguiti entro il termine di giorni ...., dalla efficacia della proposta così come previsto dall'art. 246 c.c.i.i.;

e) garante dell'esecuzione del concordato sarà ..... che, dietro cessione delle attività della procedura di liquidazione giudiziale si assume l'obbligo di adempiere a tutti gli obblighi del concordato sino alla concorrenza della somma di Euro ...., che viene messa a disposizione come segue: ....;

f) ai fini del soddisfacimento del requisito di ammissibilità di cui all'art. 240, comma 1, ultimo periodo c.c.i.i., si rappresenta che .... si è impegnato a mettere a disposizione della procedura la somma di Euro ...., con conseguente aumento, nella misura del 10%, del valore dell'attivo come risultante dagli atti della procedura di liquidazione giudiziale; il proponente dichiara sin da ora la disponibilità di .... provvedere all'apposizione di vincolo su tale somma a favore della procedura di liquidazione giudiziale in persona del Curatore, nelle modalità e termini che vorrà indicare l'Ill.mo Giudice Delegato.

Tutto ciò premesso, ..... come sopra rappresentato e difeso

CHIEDE

che l'Ill.mo Giudice delegato, ai sensi degli artt. 240 c.c.i.i., voglia dar corso alla procedura per l'approvazione del concordato come sopra proposto [2] .

Luogo e data .....

Firma proponente ....

Firma Avv. .....

[1]L'art. 240, comma 1, ultima parte, c.c.i.i., nella versione modificata dal decreto correttivo (d.lgs. n. 147/2020), stabilisce: «La proposta del debitore, di società cui egli partecipi o di società sottoposte a comune controllo, è ammissibile solo se prevede l'apporto di risorse che incrementino il valore dell'attivo di almeno il dieci per cento».

[2]Cfr. Cass. I, n. 16738/2011 secondo cui: «In tema di concordato fallimentare, l'intervenuta approvazione da parte dei creditori, ai quali spetta ogni valutazione di convenienza della proposta, determina la sanatoria di ogni irregolarità del parere reso dal comitato dei creditori, ivi compresa la mancanza di una succinta motivazione, che non ne comporta la inesistenza, ma soltanto una nullità relativa».

commento

Con la riforma organica delle procedure concorsuali (di cui al d.l. n. 35/2005, convertito in l. n. 80/2005), il debitore non solo è stato privato del monopolio dell'iniziativa, alla presentazione del concordato fallimentare, attribuita anche ai creditori ed ai terzi; ma si è pure visto limitare la legittimazione, con il riconoscimento di una finestra di accesso limitata a poco più di un anno, con la conseguenza che non soltanto non può più programmare sin dall'inizio un concordato fallimentare, dovendo attendere un anno dalla data del fallimento, nell'arco del quale corre il rischio di essere preceduto da iniziative da altri assunte; ma non può nemmeno più temporeggiare per attendere il momento più propizio, perdendo la legittimazione a proporre il concordato dopo il decorso di due anni dal decreto di esecutività dello stato passivo.

Tale impostazione è stata mantenuta nel nuovo codice che, inoltre, ha aggiunto, all'art. 240 c.c.i.i., come requisito di ammissibilità della proposta di concordato presentata dal solo debitore, la necessità di un apporto di risorse, verosimilmente con la forma di finanza esterna, che incrementi il valore dell'attivo di almeno il 10%.

Nulla viene detto, tuttavia, per quanto concerne l'individuazione di quale sia il valore dell'attivo cui fare riferimento: se quello delle stime commissionate dal curatore ai propri esperti ai fini dell'esecuzione del programma di liquidazione oppure un valore da stimarsi ex novo.

Il principale problema è senza dubbio rappresentato dalle azioni revocatorie, risarcitorie e recuperatorie, per le quali non sussiste alcun riferimento oggettivo.

Tuttavia, il debitore non solo non potrebbe offrire meno del petitum, ma dovrebbe addirittura incrementarlo del dieci per cento, senza che a tale suo maggiore sacrificio, rispetto a quello di un proponente terzo, corrisposta una qualche contropartita.

È evidente, quindi, il disincentivo alla presentazione del concordato da parte del debitore.

Appare, perciò, concreto il rischio che la norma in esame si ponga in contrasto con il principio della “seconda chance” enunciato dall'art. 19 della proposta di direttiva UE in materia di crisi e insolvenza del 22 novembre 2016 e che, sostanzialmente, prevede che le legislazioni interne debbano favorire l'esdebitazione dell'imprenditore insolvente, consentendo il rimborso parziale dei debiti nei limiti delle sue condizioni economiche, ma non oltre queste.

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