Memoria di costituzione nel procedimento di reclamo contro la sentenza di apertura della liquidazione giudiziale

Rosaria Giordano

Inquadramento

Nell'esemplificazione proposta, il creditore istante per la liquidazione giudiziale si costituisce con memoria nel procedimento di reclamo promosso dal debitore contro la sentenza dichiarativa dell'apertura della liquidazione giudiziale, deducendo la sussistenza dei relativi presupposti e chiedendo il rigetto in via pregiudiziale dell'istanza di inibitoria della società assoggettata alla procedura.

Formula

CORTE D'APPELLO DI ...

MEMORIA DI COSTITUZIONE [1] IN SEDE RECLAMO AVVERSO SENTENZA DI APERTURA DELLA PROCEDURA DI LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE [2]

La società ... con sede in ..., via ..., n. ..., P.I. e C.F. n. ..., in persona del suo legale rappresentante Sig. ..., C.F. n. ..., elettivamente domiciliata in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. ..., C.F. n. ... [3], che la rappresenta e difende per procura in calce al presente atto;

PREMESSO

- che, con ricorso in data ..., l'esponente, in qualità di creditrice nei confronti della Società ..., dell'ingente importo di Euro ... in forza di ..., ha chiesto l'apertura della procedura di liquidazione giudiziale a carico della debitrice, depositando ampia documentazione a sostegno della propria istanza, attestante l'impossibilità di recuperare in via coattiva il credito, per le diverse esecuzioni negative promosse verso la debitrice (doc. 1-4);

- che il Tribunale di ..., dopo la prescritta istruttoria, ha ritenuto sussistente uno stato di insolvenza della predetta impresa e con sentenza n. ... emessa il ... ha disposto l'apertura della procedura di liquidazione giudiziale, nominando Giudice Delegato il Dott. ... e Curatore del fallimento il dott. (oppure) l'Avv. ... ;

- la società ... ha promosso reclamo avverso la predetta sentenza dinanzi a questa Ecc.ma Corte d'appello deducendone l'ingiustizia in quanto ... ;

- il reclamo della debitrice è palesemente infondato essendo stati dimostrati, nel corso del procedimento che ha portato all'apertura della procedura di liquidazione giudiziale a carico del Tribunale, i presupposti oggettivi di tale decisione;

- in particolare, come correttamente evidenziato dalla pronuncia impugnata dalla Società in liquidazione giudiziale, ... [4];

- peraltro, ...

- in ragione dell'evidente infondatezza del reclamo proposto dalla Società ... e la grave ed irreversibile situazione debitoria che la stessa ha nei confronti non solo dell'odierna esponente ma anche di altri numerosi creditori, il provvedimento di sospensione richiesto dalla stessa ex art. 52 c.c.i.i. arrecherebbe un gravissimo pregiudizio al ceto creditorio;

CHIEDE

che l'Ecc.ma Corte d'Appello di ... voglia rigettare in via pregiudiziale l'istanza di sospensione della sentenza impugnata e, nel merito, il reclamo proposto contro la stessa.

Con vittoria di spese [5].

Luogo e data ...

Sottoscrizione ...

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente procedimento, in ogni fase e grado dello stesso l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

Per autentica della sottoscrizione

Firma Avv. ...

1. Anche se il valore indeterminabile delle controversie in esame comporta che non dovrebbe trovare applicazione per esse il d.m. n. 110/2023 quanto ai limiti dimensionali, relativi al profilo della sinteticità degli atti processuali, vanno tuttavia rispettate le prescrizioni previste dall'art. 2 dello stesso decreto in punto di chiarezza degli atti medesimi.

2. Le parti resistenti devono costituirsi nel procedimento di reclamo, a pena di decadenza almeno dieci giorni prima dell'udienza. La costituzione si effettua mediante il deposito di una memoria.

3. La parte resistente deve eleggere domicilio nel comune nel quale ha sede la corte di appello.

4. La memoria deve contenere l'esposizione delle difese in fatto e in diritto, nonché l'indicazione dei mezzi di prova e dei documenti prodotti.

5. Giusta il quindicesimo comma dell'art. 51 c.c.i.i., in caso di società o enti, il giudice accerta, con la sentenza che decide l'impugnazione, se sussiste mala fede del legale rappresentante che ha conferito la procura e, in caso positivo, lo condanna in solido con la società o l'ente al pagamento delle spese dell'intero processo. Nella stessa ipotesi e in presenza dei presupposti previsti dall'art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115/2002, il legale rappresentante è tenuto, in solido con la società o l'ente, al pagamento dell'ulteriore importo previsto dallo stesso art. 13, comma 1-quater. Resta fermo quanto previsto dall'art. 96 c.p.c. e dall'art. 136, comma 2, del d.P.R. n. 115/2002.

COMMENTO

Le parti o qualunque interessato possono presentare reclamo contro la sentenza che dichiara aperta la procedura di liquidazione, così come previsto dall'art. 51 c.c.i.i.

In ordine alla nozione di soggetto interessato legittimato a proporre reclamo, ex art. 18 l.fall., contro la sentenza dichiarativa di fallimento, la Corte di cassazione aveva avuto occasione di chiarire che occorre aver riguardo ad ogni soggetto che possa riceverne un pregiudizio specifico, di qualsiasi natura, anche solo morale, attesa la natura dichiarativa erga omnes della sentenza che comporta l'esistenza di un interesse giuridicamente rilevante e non di mero fatto in capo a chi possa ottenere una qualche utilità giuridica semplicemente per effetto della sua rimozione (cfr. Cass. n. 30107/2018).

Il reclamo va proposto con ricorso alla Corte di appello nel termine di 30 giorni decorrenti:

dalla data della notificazione telematica del provvedimento a cura dell'ufficio per le parti;

dalla data della iscrizione nel registro delle imprese per gli altri interessati.

Si applica peraltro alle parti la disposizione ex art. 327, comma 1 c.p.c.

Il contenuto del ricorso ricalca è pressoché lo stesso già prescritto, nell'assetto normativo previgente dall'art. 18 l.fall.

La circostanza che sia stato conservato il termine reclamo che era utilizzato da tale previsione normativa, consente di ritenere estensibile il principio, più volte enunciato dalla S.C., in virtù del quale nel giudizio di impugnazione avverso la sentenza dichiarativa di fallimento, limitatamente ai procedimenti in cui trova applicazione la riforma di cui al d.lgs. n. 169/2007, che ha modificato l'art. 18 della l.fall., ridenominando tale mezzo come "reclamo" in luogo del precedente "appello", non operano i limiti previsti, in tema di appello, dagli artt. 342 e 345 c.p.c. (cfr., tra le altre, Cass. n. 4893/2019, per la quale di conseguenza il debitore, benché non costituito innanzi al tribunale, può indicare in sede di reclamo i mezzi di prova di cui intende avvalersi, anche per la prima volta, al fine di dimostrare la sussistenza dei limiti dimensionali di cui all'art. 1, comma 2 l.fall.).

Il ricorso, unitamente al decreto di fissazione dell'udienza, è notificato a cura della cancelleria o in via telematica, al reclamante, al curatore o al commissario giudiziale e alle altre parti entro dieci giorni. Tra la data della notificazione e quella dell'udienza deve intercorrere un termine non minore di trenta giorni.

Le parti resistenti devono costituirsi, a pena di decadenza almeno dieci giorni prima dell'udienza, eleggendo il domicilio nel comune in cui ha sede la corte di appello. La costituzione si effettua mediante il deposito di una memoria contenente l'esposizione delle difese in fatto e in diritto, nonché l'indicazione dei mezzi di prova e dei documenti prodotti.

La Corte di appello, esaurita la trattazione, deve pronunciarsi sul ricorso con sentenza entro il termine di 30 giorni.

La sentenza va notificata, a cura della cancelleria ed in via telematica, alle parti e deve essere pubblicata ed iscritta al registro delle imprese.

La proposizione del ricorso in sede di legittimità dovrà seguire, salvo questo termine abbreviato, le formalità consuete contemplate dagli artt. 360 e ss. c.p.c.

Secondo quanto disposto dall'art. 51 e dall'art. 52 del Codice, il reclamo contro la sentenza che dichiara aperta la procedura di liquidazione non determina la sospensione dell'efficacia del provvedimento.

Se ricorrono gravi e fondati motivi, la Corte di appello, su richiesta di parte o del curatore, può tuttavia sospendere, in tutto o in parte o temporaneamente:

- la liquidazione dell'attivo;

- la formazione dello stato passivo;

- il compimento di altri atti di gestione.

L'art. 52 del Codice prescrive peraltro che l'istanza di sospensione deve essere proposta dal ricorrente con il reclamo e con l'atto di costituzione per le altre parti.

La Corte di appello decide sull'istanza di sospensione con decreto contro il quale non è ammesso ricorso per cassazione.

L'art. 53 del Codice disciplina invece gli effetti della revoca della liquidazione giudiziale.

È innanzitutto previsto che sono fatti salvi gli atti legalmente compiuti dagli organi della procedura.

L'art. 53 del Codice prescrive inoltre che:

gli organi della procedura rimangono in carica fino al momento del passaggio in giudicato della sentenza che pronuncia sulla revoca della liquidazione giudiziale;

l'amministrazione dei beni e l'esercizio dell'impresa spetta al debitore, sotto la vigilanza del curatore dalla pubblicazione della sentenza di revoca e fino al momento in cui essa passa in giudicato;

il debitore può essere autorizzato dal Tribunale, previo parere del curatore, a stipulare mutui, transazioni, patti compromissori, alienazioni e acquisti di beni immobili, rilasciare garanzie, rinunciare alle liti, compiere ricognizioni di diritti di terzi, consentire cancellazioni di ipoteche e restituzioni di pegni, accettare eredità e donazioni ed a compiere gli altri atti di straordinaria amministrazione.

L'art. 53 c.c.i.i. sancisce in ogni caso l'inefficacia nei confronti dei terzi degli atti compiuti senza la preventiva autorizzazione.

È inoltre previsto che, con la sentenza che revoca la liquidazione giudiziale, la Corte di appello dispone gli obblighi informativi periodici relativi alla gestione economica, patrimoniale e finanziaria dell'impresa, che il debitore deve assolvere sotto la vigilanza del curatore sino al momento in cui la sentenza passa in giudicato.

A ciò si aggiunge il fatto che il debitore deve altresì depositare una relazione sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell'impresa.

Nel caso di mancato adempimento, il Tribunale priva con decreto - pubblicato nel registro delle imprese e reclamabile - il debitore della possibilità di compiere gli atti di amministrazione ordinaria e straordinaria, su segnalazione del curatore, del comitato dei creditori o del pubblico ministero.

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