Richiesta di liquidazione del compenso del coadiutore

Farolfi Alessandro

inquadramento

Ai sensi dell'art. 123 c.c.i.i. il G.D., su proposta del curatore, liquida i compensi e dispone l'eventuale revoca dell'incarico conferito alle persone la cui opera è stata richiesta dal medesimo curatore nell'interesse della procedura.

L'art. 129 non è stato modificato dal recente Correttivo-ter (d.lgs. n. 136/2024). Va notato che una recentissima decisione del S.C. ha distinto chiaramente fra ruolo del coadiutore del curatore fallimentare e compiti del consulente tecnico di parte nominato in un giudizio civile di cui sia parte la curatela fallimentare. Si è infatti sancito che l'opera prestata dal professionista su incarico del curatore fallimentare, nella qualità di consulente tecnico di parte in un procedimento civile, esula da quella pertinente alla figura del coadiutore di cui all'art. 32, comma 2 l.fall., e s'inquadra invece in quella relativa alla vera e propria prestazione d'opera professionale; pertanto, il relativo compenso dev'essere determinato sulla base delle relative tariffe professionali (Cass. n. 18116/2024).

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI ....

Liquidazione giudiziale di/della .... - n. .... / .... R.G.

Oggetto: Istanza di liquidazione delle spese e del compenso in favore del coadiutore

ILL.MO SIG. GIUDICE DELEGATO,

IL SOTTOSCRITTO CURATORE DELLA PROCEDURA CONCORSUALE SUINDICATA,

PREMESSO

– che il Dott. .... (nome del professionista), quale coadiutore la cui nomina è stata autorizzata con delibera del c.d.c. del ...., ha terminato il suo incarico ed ha presentato la nota delle spese e competenze che si allega;

– che tale parcella è conforme alle tariffe professionali in uso ed applicabili alla tipologia di prestazione richiesta;

– che infatti, l'opera svolta dal medesimo si compendia nella relazione che si allega sub doc. ....

– che detta opera è stata utile per la procedura in quanto ....

CHIEDE

che la S.V. voglia provvedere alla relativa liquidazione e ad emettere il mandato di pagamento.

Con osservanza.

Luogo e data ....

Firma Curatore ....

Allega: Delibera c.d.c./presa d'atto del Giudice del., nota pro forma del Coadiutore, relazione tecnica, altri documenti indicati

commento

Cass. n. 9781/2016, ha precisato che l'opera svolta dal consulente (del lavoro) nominato allo scopo di provvedere agli adempimenti connessi alla gestione dell'azienda dichiarata fallita durante il periodo di esercizio provvisorio (nella specie per il tempo strettamente necessario alla ricerca di un affittuario) dovrà essere retribuita non facendo riferimento alle tariffe professionali, ma a quelle giudiziali, in base alle quali si liquidano gli onorari spettanti ai coadiutori (Cass. nn. 10143/2011 e 1568/2005); nella specie, in particolare, all'art. 10 del d.m. 30 maggio 2002, che per la perizia o la CTU in materia di accertamento di retribuzioni o contributi previdenziali e ogni altra questione in materia di rapporto di lavoro prevede un onorario variabile da Euro 145,12 ad Euro 582,05 per ciascuna posizione lavorativa.

Più recentemente, Cass. n. 20193/2019, ha precisato che la nomina di un coadiutore, ai sensi dell'art. 32, comma 2, l.fall., resta assoggettata alle norme pubblicistiche che regolano l'affidamento di incarichi nella procedura fallimentare e l'attività prestata non è perciò riconducibile all'esecuzione di un contratto d'opera professionale, atteso che la curatela si avvale di esso per ricevere un contributo tecnico al perseguimento delle finalità istituzionali; ne consegue che al rapporto che si instaura tra le parti è inapplicabile la disciplina risultante dagli artt. 1418 e 2231 c.c., in forza della quale l'esecuzione di una prestazione d'opera professionale di natura intellettuale, effettuata da chi non sia iscritto nell'apposito albo previsto dalla legge, dà luogo a nullità assoluta del contratto tra professionista e cliente, privando il professionista non iscritto del diritto al pagamento del compenso.

In relazione al caso in cui lo stesso debitore era stato nominato coadiutore, Cass. pen. n. 31921/2022, ha stabilito che il fallito che, in caso di esercizio provvisorio dell'azienda da parte del curatore, nominato coadiutore di quest'ultimo, si appropria di somme o beni derivanti dal suddetto esercizio, commette bancarotta fraudolenta e non appropriazione indebita, né malversazione fallimentare, trattandosi di somme e beni dello stesso fallito, in quanto in caso di esercizio provvisorio l'azienda non si trasferisce al curatore.

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