Domanda di liquidazione di un acconto sul compenso curatore

Farolfi Alessandro

inquadramento

Il d.m. n. 30/2012 (in G.U. n. 72 del 26 marzo 2012) stabilisce gli importi che spettano al curatore. Una parte degli importi sono commisurati al valore dell'attivo, altri sul passivo accertato mentre altri sono relativi alla continuazione dell'attività economica. I compensi del curatore calcolati sulla base dell'attivo realizzato nell'ambito della procedura fallimentare (oggi da leggersi di liquidazione giudiziale) e sono i seguenti:

• Se l'ammontare dell'attivo realizzato non supera Euro 16.227,08: dal 12% al 14%;

• Ammontare da Euro 16.227,08 fino ad Euro 24.340,62: dal 10% al 12%;

• Ammontare da Euro 24.340,62 fino ad Euro 40.567,68: dall'8,50% al 9,50%;

• Ammontare da Euro 40.567,68 fino ad Euro 81.135,38: dal 7% all'8%;

• Ammontare da Euro 81.135,38 fino ad Euro 405.676,89: dal 5,5% al 6,5%;

• Ammontare da Euro 405.676,89 ad Euro 811.353,79: dal 4% al 5%;

• Ammontare da Euro 811.353,79 fino ad Euro 2.434.061,37: dallo 0,90% all'1,80%;

• Se l'ammontare dell'attivo supera Euro 2.434.061,37: dallo 0,45% all'0,90%.

I compensi del curatore calcolati sulla base del passivo accertato nell'ambito della procedura sono invece così riassunti:

• Se l'ammontare non supera Euro 81.131,38: dallo 0,19% allo 0,94%;

• Se l'ammontare supera Euro 81.131,38: dallo 0,06% allo 0,46%.

I compensi previsti per il curatore fallimentare per la continuazione dell'attività economica sono i seguenti:

• sull'ammontare dei ricavi lordi conseguiti durante l'esercizio provvisorio: 0,25%;

• sugli utili netti: 0,50%.

L'art. 137, comma 2 c.c.i.i. precisa che è in facoltà del tribunale accordare al curatore acconti sul compenso. Salvo che non ricorrano giustificati motivi, ogni liquidazione di acconto deve essere preceduta dalla esecuzione di un progetto di ripartizione parziale. La norma vuole evidentemente evitare atteggiamenti dilatori o ingiustificate inerzie per la procedura, ricollegando di regola il riconoscimento degli acconti alla sola esecuzione di riparti parziali a favore dei creditori. La norma opera in tal modo uno stimolo indiretto non solo alle attività di accertamento, ma anche a quelle liquidatorie proprie della procedura concorsuale maggiore.

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI ....

LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE ....

Giudice Delegato: Dr.: ....

Curatore: Dr.: ....

Oggetto: Domanda di liquidazione di un acconto sul compenso curatore

On. Tribunale

il sottoscritto curatore della liquidazione giudiziale suindicata,

PREMESSO

– che ad aggi, l'attivo realizzato è pari a Euro .... e il passivo accertato è pari a Euro ...., come risulta dalla rendicontazione periodica inviata per via telematica;

– che, sulla base dell'attivo realizzato e del passivo accertato, il compenso del curatore oscilla tra il minimo e il massimo esposto nell'allegato 1,

– che il sottoscritto ha anticipato ed è stato rimborsato delle somme pari a Euro .... (oppure ha anticipato spese non rimborsate come da documenti allegati), per cui residua un credito di Euro ....;

– che lo scrivente ha depositato un piano di ripartizione parziale delle somme in giacenza a favore dei creditori ....; [1]

– che anche al fine di fruire di benefici fiscali favorevoli per la procedura è intenzione dello scrivente chiedere un anticipo sul compenso definitivamente dovuto all'esito della procedura,

CHIEDE

che codesto On.le Tribunale voglia liquidare le spese da rimborsare ed un acconto sul compenso da corrispondere al sottoscritto, oltre il 5% su detto compenso per spese generali, Cassa Previdenza e IVA come per legge.

Con osservanza.

Luogo e data ....

Firma Curatore ....

Allegati:

1. ultima relazione periodica prodotta;

2. estratto conto corrente della procedura;

3. rendiconto delle spese sostenute e non ancora rimborsate.

[1]Può essere il caso in cui il curatore abbia seguito le procedure competitive per la cessione di un immobile o dell'azienda, oppure di altri assets di cospicuo valore e risulti perciò opportuno procedere ad una immediata distribuzione delle somme ricavate a favore dei creditori (naturalmente mantenendo gli accantonamenti necessari alla prosecuzione ulteriore della procedura).

commento

Il decreto con il quale il tribunale liquida, dopo l'approvazione del rendiconto, il compenso finale al curatore ha natura decisoria e carattere definitivo; esso non è soggetto a reclamo ai sensi dell'art. 39 l.fall. (oggi art. 137 c.c.i.i.), è impugnabile per cassazione ex art. 111 Cost. ma non è suscettibile di essere revocato o modificato dall'autorità giudiziaria che lo ha emesso, consumando questa, con la sua adozione, il proprio potere decisionale (così Cass. n. 1394/2019).

Si è sostenuto che la liquidazione del compenso ai diversi curatori fallimentari che si sono succeduti nell'incarico necessita di specifica ed analitica motivazione, sorretta dalla valutazione personalizzata, non cumulativa, dell'opera prestata da ciascuno di essi, dei risultati ottenuti e della sollecitudine con cui sono state condotte le operazioni; in particolare, ai fini dell'applicazione del criterio di proporzionalità ex art. 39, comma 3 l.fall.(oggi art. 137 c.c.i.i.), deve essere precisato l'ammontare dell'attivo realizzato da ciascun curatore, determinando, all'interno dei valori così identificati, il compenso da attribuire ad ognuno temperando il criterio di cassa della realizzazione dell'attivo con quello di competenza, nei casi in cui il momento solutorio, conseguente alla fase liquidatoria dei beni, ricada temporalmente nella gestione del curatore subentrato, pur essendo causalmente riferibile ad operazioni condotte da quello revocato (Cass. n. 22272/2019), confermato da ultimo da Cass. n. 27443/2023). La Suprema Corte ha, inoltre, osservato che, nel rispetto del principio del contraddittorio, deve essere assicurata la partecipazione al procedimento camerale a tutti i soggetti che hanno ricoperto l'incarico (Cass. n. 30069/2022, Cass. n. 7774/2022).

Ancora attuale l'insegnamento di Cass. n. 19711/2015, secondo cui in tema di concordato preventivo, la liquidazione del compenso spettante al commissario giudiziale è disciplinata dall'art. 165, comma 2, del r.d. n. 267/1942, mediante il richiamo all'art. 39, riguardante il compenso dovuto al curatore del fallimento, il quale, a sua, volta, al comma 2, subordina la liquidazione all'approvazione del rendiconto, in tal modo rinviandola all'esito della procedura, ma riconoscendo al tribunale fallimentare la facoltà di accordare acconti per giustificati motivi. A differenza della liquidazione finale del compenso, cui corrisponde un diritto del curatore, la concessione dei predetti acconti costituisce espressione di un potere discrezionale del tribunale fallimentare, il cui esercizio, intervenendo in una fase processuale anteriore a quella della presentazione ed approvazione del rendiconto, non comporta definitivi accertamenti di fatto o la soluzione di questioni di diritto in ordine alla spettanza o alla misura del compenso, né può pregiudicare la futura decisione da adottare in sede di liquidazione, con la conseguenza che i relativi decreti non sono impugnabili con il ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost., non avendo carattere decisorio e non potendo acquistare efficacia di cosa giudicata. Parimenti, l'identità della disciplina dettata per il concordato preventivo comporta che tali decreti, in quanto destinati ad essere sostituiti dalla liquidazione finale, risultino sprovvisti del carattere della tendenziale definitività e non siano quindi qualificabili come sentenze in senso sostanziale, con l'ulteriore conseguenza che essi non rientrano tra gli atti soggetti a revocazione ai sensi dell'art. 397 c.p.c. il quale limita appunto alle sentenze l'ammissibilità di tale mezzo d'impugnazione.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario