Autorizzazione a promuovere un giudizio

Farolfi Alessandro

inquadramento

L'art. 123 c.c.i.i. riprende quanto già previsto dall'art. 25, comma 1, n. 6 l.fall., secondo cui il curatore può stare in giudizio soltanto se autorizzato dal G.D. L'autorizzazione del giudice deve essere data per iscritto, per atti determinati e per ciascun grado di giudizio, non potendo perciò ritenersi sufficiente la più generica «autorizzazione al compimento degli atti conformi» ad un programma di liquidazione già approvato dal comitato dei creditori, di cui è eco al settimo comma dell'art. 213 c.c.i.i. Pertanto, solo il rilascio di una specifica autorizzazione scritta alla costituzione in un singolo giudizio da parte del giudice permette di ritenere integrata la legittimazione (rectius capacità) processuale del curatore. Peraltro, secondo un principio oramai ricorrente, la mancata autorizzazione del curatore a stare in giudizio attiene alla capacità processuale ed integra un difetto di legittimazione ad processum che può essere sanato in qualsiasi stato e grado del giudizio – salvo il formarsi del giudicato sul punto – con efficacia retroattiva, mediante manifestazione della parte legittimamente rappresentata della volontà di considerare legittimo l'iter processuale precedente.

Nella nuova norma si precisa, opportunamente, che l'autorizzazione al curatore a stare in giudizio come attore o convenuto è data solo «quando è utile per il miglior soddisfacimento dei creditori», volendosi con ciò ribadire che l'autorizzazione implica anche delle valutazioni di opportunità ed in particolare del rapporto costi-benefici per la procedura ed i cuoi creditori concorsuali.

Va aggiunto che il primo Correttivo al nuovo Codice – approvato con il d.lgs. n. 147/2020 – al fine di fugare ogni residuo dubbio, ha stabilito espressamente all'inizio dell'art. 128, comma 1 c.c.i.i. che la nomina dei difensori spetta al Curatore. Resta evidentemente fermo il potere valutativo del G.D., considerato che all'art. 123 c.c.i.i., si stabilisce al comma 1, lett. f) che l'autorizzazione ad agire in giudizio o resistere deve essere concessa «quando è utile per il miglior soddisfacimento dei creditori».

Gli artt. 123 e 128 non hanno subito modifiche ad opera del Correttivo-ter (d.lgs. n. 136/2024).

Va ricordato che in materia tributaria si riconosce tradizionalmente una perdurante legittimazione processuale del fallito in caso di inerzia del curatore: in tal senso, da ultimo, Cass. n. 21333/2024, per cui la mera inerzia assunta dal curatore nei confronti dell'atto impositivo, con riferimento ai rapporti d'imposta i cui presupposti si sono formati prima della declaratoria fallimentare, è sufficiente a far sorgere la legittimazione processuale straordinaria della società fallita o dei suoi amministratori ad impugnare l'atto. Più in generale va ricordata Cass. n. 16151/2024, secondo cui in caso di fallimento, il fallito perde la sua capacità di stare in giudizio nelle controversie relative ai rapporti patrimoniali compresi nel fallimento, spettando la legittimazione processuale esclusivamente al curatore. Tuttavia, se l'amministrazione fallimentare rimane inerte e mostra un totale disinteresse nei confronti della controversia, il fallito conserva eccezionalmente la legittimazione ad agire per la tutela dei suoi diritti patrimoniali. Sovente si distingue, tuttavia, fra mera inerzia e omissione conseguente ad una valutazione negativa, posto che quest'ultima sarebbe invece preclusiva della perdurante legittimazione del soggetto sottoposto a fallimento (oggi liquidazione giudiziale).

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI ....

Liquidazione giudiziale di/della .... - n. .... / .... R.G.

Oggetto: Istanza di autorizzazione ad agire e nomina di legale

Ill.mo Sig. Giudice Delegato,

il sottoscritto curatore della liquidazione giudiziale suindicata,

PREMESSO

– che dalla contabilità della società debitrice risulta un credito .... (esporre sinteticamente la situazione di fatto e giuridica);

– che i tentativi per pervenire ad una bonaria soluzione della controversia sono risultati vani, per cui si presenta la necessità di promuovere giudizio nei confronti di ...., al fine di ....;

– che il presumibile valore di detta causa può indicarsi in Euro .... ....; [1]

– a tal fine lo scrivente curatore ha preso contatto con l'Avv. .... con studio in .... richiedendo allo stesso il preventivo che si allega: .....

CHIEDE

che la S.V. voglia autorizzarlo a instaurare il giudizio di cui sopra nei confronti di ....;

che voglia prendere atto che a tal fine verrà nominato l'Avv. .... quale legale che assista e difenda la procedura, in quanto .....

Con osservanza.

Luogo e data ....

Firma Curatore ....

Allegati:

1. Programma di liquidazione (oppure breve relazione sull'esistenza del credito);

2. Preventivo del legale contattato.

[1]Può risultare necessario allegare una sintetica verifica circa la solvibilità del debitore, al fine di evitare che l'azione giudiziaria sia foriera di costi ed improduttiva di benefici in favore della massa.

commento

Il decreto con il quale il giudice delegato conferma l'autorizzazione già conferita a promuovere (o a resistere ad) un'azione giudiziaria vale come ratifica dell'attività difensiva espletata dal nuovo difensore nel frattempo designato dal curatore (Cass. n. 17765/2016). Si è osservato che l'autorizzazione a promuovere un'azione giudiziaria, conferita dal giudice delegato al curatore del fallimento (rectius, liquidazione giudiziale), si estende, senza bisogno di specifica menzione, a tutte le possibili pretese ed istanze strumentalmente pertinenti al conseguimento dell'obiettivo del giudizio cui si riferisce. In applicazione dell'anzidetto principio, la S.C. ha ritenuto non necessarie ulteriori specificazioni nel provvedimento con cui il giudice delegato aveva autorizzato il curatore a costituirsi nel giudizio pendente ex art. 2901 c.c., non potendo questi avanzare altra pretesa se non quella di subentrare nell'azione proposta (Cass. n. 614/2016, successivamente confermata da Cass. n. 24651/2020).

Cass. n. 12252/2020, ha ritenuto che la mancanza di autorizzazione del giudice delegato al curatore perché intraprenda un giudizio, concernendo un'attività svolta nell'esclusivo interesse del fallimento (rectius, liquidazione giudiziale) procedente, è suscettibile di sanatoria con effetto ex tunc, anche mediante successiva autorizzazione nel corso del processo, purché l'inefficacia degli atti non sia stata nel frattempo già accertata e sanzionata dal giudice.

Si è sostenuto, condivisibilmente, che per la promozione del fallimento (rectius, liquidazione giudiziale), in estensione, il curatore non necessita dell'autorizzazione del giudice delegato atteso detta iniziativa risulta doverosa e la legittimazione del curatore sé già espressamente prevista dalla legge, all'art. 147, comma 4 l.fall. (App. L'Aquila 3 dicembre 2019).

Da notare che il curatore fallimentare non è tenuto a richiedere l'autorizzazione del giudice delegato per costituirsi in giudizio nei procedimenti di impugnazione del decreto di esecutività dello stato passivo o in quelli relativi alla dichiarazione tardiva dei crediti, conformemente all'art. 31, comma 2, l.fall. (così, da ultimo, Cass. n. 4335/2024).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario