Autorizzazione alla costituzione in giudizio intrapreso da terzi

Farolfi Alessandro

inquadramento

L'art. 123 c.c.i.i. riprende quanto già previsto dall'art. 25, comma 1, n. 6 l.fall., secondo cui il curatore può stare in giudizio soltanto se autorizzato dal G.D. L'autorizzazione del giudice deve essere data per iscritto, per atti determinati e per ciascun grado di giudizio, non potendo perciò ritenersi sufficiente la più generica “autorizzazione al compimento degli atti conformi” ad un programma di liquidazione già approvato dal comitato dei creditori, di cui è eco al settimo comma dell'art. 213 c.c.i.i. Pertanto, solo il rilascio di una specifica autorizzazione scritta alla costituzione in un singolo giudizio da parte del giudice permette di ritenere integrata la legittimazione (rectius capacità) processuale del curatore. Peraltro, secondo un principio oramai ricorrente, la mancata autorizzazione del curatore a stare in giudizio attiene alla capacità processuale ed integra un difetto di legittimazione ad processum che può essere sanato in qualsiasi stato e grado del giudizio – salvo il formarsi del giudicato sul punto – con efficacia retroattiva, mediante manifestazione della parte legittimamente rappresentata della volontà di considerare legittimo l'iter processuale precedente.

Nella nuova norma si precisa, opportunamente, che l'autorizzazione al curatore a stare in giudizio come attore o convenuto è data solo «quando è utile per il miglior soddisfacimento dei creditori», volendosi con ciò ribadire che l'autorizzazione implica anche delle valutazioni di opportunità ed in particolare del rapporto costi-benefici per la procedura ed i cuoi creditori concorsuali.

Gli artt. 123 e 128 non hanno subito modifiche ad opera del Correttivo-ter (d.lgs. n. 136/2024).

Va ricordato che in materia tributaria si riconosce tradizionalmente una perdurante legittimazione processuale del fallito in caso di inerzia del curatore: in tal senso, da ultimo, Cass. n. 21333/2024, per cui la mera inerzia assunta dal curatore nei confronti dell'atto impositivo, con riferimento ai rapporti d'imposta i cui presupposti si sono formati prima della declaratoria fallimentare, è sufficiente a far sorgere la legittimazione processuale straordinaria della società fallita o dei suoi amministratori ad impugnare l'atto. Più in generale va ricordata Cass. n. 16151/2024, secondo cui in caso di fallimento, il fallito perde la sua capacità di stare in giudizio nelle controversie relative ai rapporti patrimoniali compresi nel fallimento, spettando la legittimazione processuale esclusivamente al curatore. Tuttavia, se l'amministrazione fallimentare rimane inerte e mostra un totale disinteresse nei confronti della controversia, il fallito conserva eccezionalmente la legittimazione ad agire per la tutela dei suoi diritti patrimoniali. Sovente si distingue, tuttavia, fra mera inerzia e omissione conseguente ad una valutazione negativa, posto che quest'ultima sarebbe invece preclusiva della perdurante legittimazione del soggetto sottoposto a fallimento (oggi liquidazione giudiziale).

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI ....

Liquidazione giudiziale di/della .... - n. .... / .... R. G.

Oggetto: Istanza di autorizzazione a costituirsi in giudizio intrapreso da ....

Ill.mo Sig. Giudice Delegato,

il sottoscritto curatore della liquidazione giudiziale suindicata,

PREMESSO

– che la procedura, nella persona del curatore, è stato convenuta in giudizio da .... con atto di citazione che si allega in copia;

– che, ad avviso dello scrivente, appare opportuna la costituzione nel giudizio in oggetto, essendo interesse della procedura contrastare quanto ex adverso affermato .... (esporre succintamente i motivi dell'azione giudiziaria da contrastare);

– che il presumibile valore di detta causa si indica in Euro ....; [1]

– a tal fine lo scrivente curatore ha preso contatto con l'Avv. .... con studio in .... richiedendo allo stesso il preventivo che si allega: .....

– (eventualmente) che il legale ha reso parere – che pure si allega – nel quale si evince l'opportunità di costituirsi in quanto .... (ad es. trattasi di azione che non è destinata a subire la vis actractiva della formazione dello stato passivo, oppure l'azione va contrastata svolgendo una domanda riconvenzionale il cui esito si profila conveniente per la massa)

CHIEDE

che la S.V. voglia autorizzarlo a costituirsi nel giudizio di cui sopra promosso da ....;

che voglia prendere atto che a tal fine verrà nominato l'Avv. .... quale legale che assista e difenda la procedura, in quanto .....

Con osservanza.

Luogo e data ....

Firma Curatore ....

Allegati:

1. Copia atto di citazione avversario;

2. Preventivo del legale contattato;

3. Eventuale parere legale.

[1]Precisare se è opportuno svolgere domanda riconvenzionale e per quale importo.

commento

Il decreto con il quale il giudice delegato conferma l'autorizzazione già conferita a promuovere (o a resistere ad) un'azione giudiziaria vale come ratifica dell'attività difensiva espletata dal nuovo difensore nel frattempo designato dal curatore (Cass. n. 17765/2016). Si è osservato che l'autorizzazione a promuovere un'azione giudiziaria, conferita dal giudice delegato al curatore del fallimento (rectius, liquidazione giudiziale), si estende, senza bisogno di specifica menzione, a tutte le possibili pretese ed istanze strumentalmente pertinenti al conseguimento dell'obiettivo del giudizio cui si riferisce. In applicazione dell'anzidetto principio, la S.C. ha ritenuto non necessarie ulteriori specificazioni nel provvedimento con cui il giudice delegato aveva autorizzato il curatore a costituirsi nel giudizio pendente ex art. 2901 c.c., non potendo questi avanzare altra pretesa se non quella di subentrare nell'azione proposta (Cass. n. 614/2016; successivamente confermata da Cass. n. 24651/2020).

Si è ritenuto che l'unico soggetto legittimato ad eccepire l'illegittimità del provvedimento con cui il giudice delegato abbia indicato il legale cui conferire procura alle liti è colui a cui spetta il potere di nomina (il curatore) cui, peraltro, è preclusa ogni possibilità di sindacato ove ad esso abbia fatto acquiescenza provvedendo a conferire a legale indicato dal giudice delegato (Trib. Roma 27 marzo 2015). Si è osservato, in termini più generali, che il curatore del fallimento (rectius, liquidazione giudiziale), pur essendo parte nelle controversie fallimentari, non ha capacità processuale autonoma, bensì condizionata all'autorizzazione del giudice delegato, che deve essere rilasciata in relazione a ciascun grado di giudizio tant'è che, in mancanza, sussiste il difetto di legittimazione processuale, rilevabile d'ufficio dal giudice trattandosi di questione inerente la legitimatio ad processum. Peraltro, mentre nelle fasi di merito il giudice, che ne rilevi l'assenza, può invitare il curatore a munirsene, regolarizzando la costituzione, nel giudizio di legittimità non sussiste un analogo potere poiché la peculiare natura di quest'ultimo, caratterizzato dall'assenza di attività istruttoria e dalle rigide formalità che disciplinano il deposito dei documenti (ammissibili con le forme e i limiti di cui all'art. 372 c.p.c.), esclude la possibilità per il giudicante di invitare una delle parti a depositare documenti mancanti (Cass. n. 26359/2014). Va notato che la richiesta di integrazione dei poteri di rappresentanza processuale di cui all'art. 182 c.p.c. non costituisce, secondo la giurisprudenza più recente, l'esercizio di una mera facoltà, bensì l'espressione di un dovere di collaborazione fra le parti ed il giudice.

Cass. n. 12252/2020, ha ritenuto che la mancanza di autorizzazione del giudice delegato al curatore perché intraprenda un giudizio, concernendo un'attività svolta nell'esclusivo interesse del fallimento procedente, è suscettibile di sanatoria con effetto ex tunc, anche mediante successiva autorizzazione nel corso del processo, purché l'inefficacia degli atti non sia stata nel frattempo già accertata e sanzionata dal giudice.

Da notare che il curatore fallimentare non è tenuto a richiedere l'autorizzazione del giudice delegato per costituirsi in giudizio nei procedimenti di impugnazione del decreto di esecutività dello stato passivo o in quelli relativi alla dichiarazione tardiva dei crediti, conformemente all'art. 31, comma 2 l.fall. (così, da ultimo, Cass. n. 4335/2024).

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