Autorizzazione a proseguire un giudizio pendenteinquadramentoL'art. 123 c.c.i.i. riprende quanto già previsto dall'art. 25, comma 1, n. 6 l.fall., secondo cui il curatore può stare in giudizio soltanto se autorizzato dal G.D. L'autorizzazione del giudice deve essere data per iscritto, per atti determinati e per ciascun grado di giudizio, non potendo perciò ritenersi sufficiente la più generica “autorizzazione al compimento degli atti conformi” ad un programma di liquidazione già approvato dal comitato dei creditori, di cui è eco al settimo comma dell'art. 213 c.c.i.i. Pertanto, solo il rilascio di una specifica autorizzazione scritta alla costituzione in un singolo giudizio da parte del giudice permette di ritenere integrata la legittimazione (rectius capacità) processuale del curatore. Peraltro, secondo un principio oramai ricorrente, la mancata autorizzazione del curatore a stare in giudizio attiene alla capacità processuale ed integra un difetto di legittimazione ad processum che può essere sanato in qualsiasi stato e grado del giudizio – salvo il formarsi del giudicato sul punto – con efficacia retroattiva, mediante manifestazione della parte legittimamente rappresentata della volontà di considerare legittimo l'iter processuale precedente. Pur se non si tratta di un'azione da intraprendere o su cui resistere ex novo, si deve ritenere che anche l'autorizzazione a subentrare in un'azione pendente debba essere rivolta al miglior soddisfacimento dei creditori e, quindi, alla loro migliore utilità. Gli artt. 123 e 128 non hanno subito modifiche ad opera del Correttivo-ter (d.lgs. n. 136/2024). Va ricordato che in materia tributaria si riconosce tradizionalmente una perdurante legittimazione processuale del fallito in caso di inerzia del curatore: in tal senso, da ultimo, Cass. n. 21333/2024, per cui la mera inerzia assunta dal curatore nei confronti dell'atto impositivo, con riferimento ai rapporti d'imposta i cui presupposti si sono formati prima della declaratoria fallimentare, è sufficiente a far sorgere la legittimazione processuale straordinaria della società fallita o dei suoi amministratori ad impugnare l'atto. Più in generale va ricordata Cass. n. 16151/2024, secondo cui in caso di fallimento, il fallito perde la sua capacità di stare in giudizio nelle controversie relative ai rapporti patrimoniali compresi nel fallimento, spettando la legittimazione processuale esclusivamente al curatore. Tuttavia, se l'amministrazione fallimentare rimane inerte e mostra un totale disinteresse nei confronti della controversia, il fallito conserva eccezionalmente la legittimazione ad agire per la tutela dei suoi diritti patrimoniali. Sovente si distingue, tuttavia, fra mera inerzia e omissione conseguente ad una valutazione negativa, posto che quest'ultima sarebbe invece preclusiva della perdurante legittimazione del soggetto sottoposto a fallimento (oggi liquidazione giudiziale). FormulaTRIBUNALE CIVILE DI .... Liquidazione giudiziale di/della .... - n. .... / .... R. G. Oggetto: Istanza di autorizzazione a proseguire un giudizio pendente (R.G. n. .... / .... Trib. ....) Ill.mo Sig. Giudice Delegato, il sottoscritto curatore della liquidazione giudiziale suindicata, PREMESSO – che alla data di apertura della liquidazione giudiziale era pendente il giudizio promosso dal debitore nei confronti di .... e avente ad oggetto .... [1] ; – che il giudizio non è stato interrotto a seguito dell'apertura della procedura dell'attore, e la prossima udienza è fissata per il giorno ....; – che il debitore era assistito dall'Avv. ....; – che appare opportuno che la procedura subentri senz'altro nella posizione processuale del liquidato, in quanto .... (esporre succintamente i motivi); – che il citato legale ha fatto pervenire il seguente preventivo fino alla conclusione del giudizio; CHIEDE che la S.V. voglia autorizzarlo a subentrare nel giudizio pendente di cui sopra; che voglia prendere atto che a tal fine verrà confermato l'Avv. .... quale legale che assista e difenda la procedura, in quanto già difendeva la società ed è a conoscenza dei fatti di causa. Con osservanza. Luogo e data .... Firma Curatore .... Allegati: 1. Copia atti di causa; 2. Relazione del legale; 3. Preventivo del legale contattato. [1]Si reputa opportuno allegare gli atti di causa disponibili. commentoIl decreto con il quale il giudice delegato conferma l'autorizzazione già conferita a promuovere (o a resistere ad) un'azione giudiziaria vale come ratifica dell'attività difensiva espletata dal nuovo difensore nel frattempo designato dal curatore (Cass. n. 17765/2016). Si è osservato che l'autorizzazione a promuovere un'azione giudiziaria, conferita dal giudice delegato al curatore del fallimento (rectius, liquidazione giudiziale), si estende, senza bisogno di specifica menzione, a tutte le possibili pretese ed istanze strumentalmente pertinenti al conseguimento dell'obiettivo del giudizio cui si riferisce. In applicazione dell'anzidetto principio, la S.C. ha ritenuto non necessarie ulteriori specificazioni nel provvedimento con cui il giudice delegato aveva autorizzato il curatore a costituirsi nel giudizio pendente ex art. 2901 c.c., non potendo questi avanzare altra pretesa se non quella di subentrare nell'azione proposta (Cass. n. 614/2016; successivamente confermata da Cass. n. 24651/2020). Si è ritenuto che l'unico soggetto legittimato ad eccepire l'illegittimità del provvedimento con cui il giudice delegato abbia indicato il legale cui conferire procura alle liti è colui a cui spetta il potere di nomina (il curatore) cui, peraltro, è preclusa ogni possibilità di sindacato ove ad esso abbia fatto acquiescenza provvedendo a conferire a legale indicato dal giudice delegato (Trib. Roma 27 marzo 2015). Si è osservato, in termini più generali, che il curatore del fallimento (rectius, liquidazione giudiziale), pur essendo parte nelle controversie fallimentari, non ha capacità processuale autonoma, bensì condizionata all'autorizzazione del giudice delegato, che deve essere rilasciata in relazione a ciascun grado di giudizio tant'è che, in mancanza, sussiste il difetto di legittimazione processuale, rilevabile d'ufficio dal giudice trattandosi di questione inerente la legitimatio ad processum. Peraltro, mentre nelle fasi di merito il giudice, che ne rilevi l'assenza, può invitare il curatore a munirsene, regolarizzando la costituzione, nel giudizio di legittimità non sussiste un analogo potere poiché la peculiare natura di quest'ultimo, caratterizzato dall'assenza di attività istruttoria e dalle rigide formalità che disciplinano il deposito dei documenti (ammissibili con le forme e i limiti di cui all'art. 372 c.p.c.), esclude la possibilità per il giudicante di invitare una delle parti a depositare documenti mancanti (Cass. n. 26359/2014). Va notato che la richiesta di integrazione dei poteri di rappresentanza processuale di cui all'art. 182 c.p.c. non costituisce, secondo la giurisprudenza più recente, l'esercizio di una mera facoltà, bensì l'espressione di un dovere di collaborazione fra le parti ed il giudice. Cass. n. 12252/2020, ha ritenuto che la mancanza di autorizzazione del giudice delegato al curatore perché intraprenda un giudizio, concernendo un'attività svolta nell'esclusivo interesse del fallimento procedente, è suscettibile di sanatoria con effetto ex tunc, anche mediante successiva autorizzazione nel corso del processo, purché l'inefficacia degli atti non sia stata nel frattempo già accertata e sanzionata dal giudice. Ipotesi particolare di prosecuzione di un giudizio pendente, nel quale il curatore, tuttavia, subentra non nella posizione del fallito bensì in quella del creditore riguarda l'azione revocatoria intrapresa da quest'ultimo. A seguito del subentro, tuttavia, l'esito della causa va a vantaggio della massa e non del solo creditore che inizialmente aveva intrapreso il giudizio. |