Richiesta di nomina del consulente del lavoro

Farolfi Alessandro

inquadramento

L'art. 129 c.c.i.i. riprende quanto previsto dall'attuale art. 32, comma 1 l.fall., prevedendo che di regola il Curatore esercita personalmente tutte le sue attribuzioni. Può tuttavia, in presenza di giustificate ragioni e previa autorizzazione del comitato dei creditori, richiedere che tecnici o persone specializzate siano nominate al fine di coadiuvarlo nello svolgimento di compiti specifici. La norma precisa che anche in tal caso l'attività dei coadiutori si svolge sotto la responsabilità del curatore. Nelle procedure in cui il comitato non è costituito il G.D. svolge in via surrogatoria il relativo potere autorizzatorio, ma anche nelle procedure in cui il comitato è costituito la nomina va comunicata al Giudice nell'esercizio del suo potere di vigilanza: da un lato infatti valgono anche per i coadiutori le medesime incompatibilità previste per il Curatore, dall'altro la norma prevede che del compenso del coadiutore si debba tener conto nella liquidazione del compenso spettante al curatore.

L'art. 129 non è stato modificato dal Correttivo-ter (d.lgs. n. 136/2024).

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI ....

SEZIONE CRISI DI IMPRESA

Liquidazione giudiziale di/della .... - n. .... / .... R.G.

Oggetto: Richiesta di nomina di un consulente del lavoro

Sigg.ri membri del Comitato dei creditori, Ill.mo Sig. Giudice Delegato,

il sottoscritto curatore della liquidazione giudiziale suindicata, dato il numero delle domande di insinuazione al passivo presentate dai lavoratori subordinati (e/o dagli agenti) e la complessità del loro esame, come si evince dal seguente elenco:

cron. ...., nominativo ...., importo richiesto .... (ovvero avendo necessità di iniziare la procedura per il licenziamento collettivo, la Cassa Integrazione o la messa in mobilità dei dipendenti ancora in forza alla società debitrice; ecc.); [1]

che ha acquisito preventivo in ordine alle più probabili spese da sostenere;

CHIEDE

di essere autorizzato a farsi coadiuvare dal consulente del lavoro ...., esperto nel settore del diritto del lavoro, con retribuzione a carico della massa.

Allega dichiarazione del medesimo circa l'insussistenza di cause di incompatibilità con magistrati dell'ufficio giudiziario in epigrafe.

Con osservanza

Luogo e data ....

Il curatore ....

Allegati:

1. Istanze di insinuazione;

2. Copia o estratto del libro unico del lavoro;

3. Preventivo redatto dal professionista;

4. Altri documenti citati nel ricorso.

[1]Specificare la fattispecie concreta. Gli artt. 189-191 in tema di rapporti di lavoro e liquidazione giudiziale sono stati oggetto di una profonda riscrittura; il tema è troppo ampio per essere qui trattato funditus, pur se si può dare atto che viene sostanzialmente riconfermato il principio per cui l'apertura del concorso non determina lo scioglimento automatico del rapporto di lavoro in essere, che entra però in una fase di quiescenza, con la conseguenza che l'eventuale recesso del curatore decorre retroattivamente dall'aperura della procedura, mentre la dichiarazione di subentro nel rapporto opera ex nunc, dalla comunicazione al lavoratore interessato; a tutela dei lavoratori è previsto uno spatium deliberandi per il curatore di 4 mesi, salvo proroga motivata o assegnazione di un termine diverso, mentre le eventuali dimissioni del lavoratore si intendono per “giusta causa” e retroagiscono alla data di apertura della procedura; da sperimentare sul campo la nuova disciplina del licenziamento collettivo pure prevista.

commento

Appare opportuno limitare la nomina di coadiutori allo stretto indispensabile, considerato che il compenso agli stessi spettante costituisce un aggravio di spesa per la procedura di cui tenere conto – ma senza alcun automatismo riduttivo – in sede di liquidazione del compenso spettante al Curatore. Peraltro, oggi il nuovo art. 49 c.c.i.i. prevede la facoltà per il Tribunale di nomina, già con la sentenza, oltre al Curatore, uno o più esperti per l'esecuzione di compiti specifici in luogo del curatore. Questo, ad esempio, potrebbe risultare particolarmente opportuno nei casi in cui la stessa sentenza che apre la procedura dispone la continuazione dell'attività di impresa (c.d. esercizio provvisorio).

Secondo Cass. n. 20193/2019, la nomina di un coadiutore, ai sensi dell'art. 32, comma 2 l.fall., resta assoggettata alle norme pubblicistiche che regolano «l'affidamento di incarichi nella procedura fallimentare» l'attività prestata non è perciò riconducibile all'esecuzione di un contratto d'opera professionale, atteso che la curatela si avvale di esso per ricevere un contributo tecnico al perseguimento delle finalità istituzionali; ne consegue che al rapporto che si instaura tra le parti è inapplicabile la disciplina risultante dagli artt. 1418 e 2231 c.c., in forza della qual' l'esecuzione di una prestazione d'opera professionale di natura intellettuale, effettuata da chi non sia iscritto nell'apposito albo previsto dalla legge, dà luogo a nullità assoluta del contratto tra professionista e cliente, privando il professionista non iscritto del diritto al pagamento del compenso.

Aggiunge Cass. n. 9781/2016, che laddove la curatela fallimentare si sia avvalsa dell'attività di un consulente del lavoro per provvedere agli adempimenti connessi alla gestione del personale durante il periodo di esercizio provvisorio dell'azienda fallita, la congruità del compenso erogato rispetto al lavoro svolto non deve essere valutata con riferimento alle tariffe professionali, ma a quelle giudiziali in base alle quali si liquidano gli oneri spettanti ai coadiutori.

Si è peraltro affermato che l'intervenuta delega a terzi di custodia del libretto bancario intestato alla curatela e l'omissione di ogni controllo sulle relative operazioni bancarie costituiscono violazione del principio di in trasmissibilità delle funzioni di curatore e dell'obbligo di custodia del libretto; in tal caso, pertanto, eventuali indebiti prelievi da parte di terzi o di dipendenti della banca non costituiscono evento interruttivo del nesso di causalità tra la condotta negligente del curatore e l'evento dannoso (Cass. n. 710/2011).

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