Reclamo contro atti del Giudice delegato o del Tribunale

Farolfi Alessandro

inquadramento

L'art. 124 c.c.i.i. conferma quanto previsto dal previgente art. 26 l.fall. sulla reclamabilità (oltre che dei provvedimenti del G.D.) anche dei decreti del tribunale fallimentare, attribuendo la relativa competenza alla Corte d'appello, con rito camerale. I principi regolanti il procedimento riguardano: a) la reclamabilità del decreto del G.D. sia per motivi di legittimità che di merito; b) la previsione del termine di dieci decorrente dalla comunicazione del provvedimento; c) la garanzia del contraddittorio mediante notifica del decreto di fissazione dell'udienza ai soggetti controinteressati. Si ritiene che il carattere giurisdizionale del ricorso comporti l'onere del patrocinio tecnico.

Si era posto il dubbio, all'indomani dell'entrata in vigore del Codice della crisi, circa l'applicabilità di questo rimedio al solo campo della liquidazione giudiziale o, come nel vigore della legge fallimentare, anche nel caso di concordato preventivo. Il Correttivo-ter (d.lgs. n. 136/2024) è intervenuto, sciogliendo i dubbi, con il nuovo art. 93-bis, secondo cui I decreti del giudice delegato e del tribunale sono reclamabili ai sensi dell'articolo 124. Gli atti e le omissioni del commissario o del liquidatore giudiziale sono (invece) reclamabili ai sensi dell'articolo 133, sostituito al curatore il commissario o il liquidatore giudiziale.

Formula

ECC.MO TRIBUNALE DI ....

SEZ. ....

Il Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. ...., residente a ...., via ...., rappresentato e difeso, come da procura in calce al presente atto, dall'Avv. .... (C.F. ....) e con domicilio eletto presso lo studio di quest'ultimo in ...., via ...., che dichiara di voler ricevere ogni comunicazione relativa al presente procedimento al seguente indirizzo PEC ...., fax n. ....,

PREMESSO CHE

– con sentenza n. .... pubblicata il .... il Tribunale di .... ha dichiarato l'apertura della procedura di liquidazione giudiziale della Società ...., con sede in ...., via .... iscritta al R.I. tenuto dalla Camera di Commercio di ...., C.F. e P.I. ....;

– il ricorrente è stato ammesso allo stato passivo della predetta liquidazione come si evince dal seguente prospetto, di cui il G.D. Dott. .... in data .... ha dischiarato l'esecutorietà;

– con decreto in data ...., comunicato allo scrivente in data .... il G.D. ha disposto .... [1] ;

– tale decisione risulta ingiusta e gravatoria per le ragioni del ricorrente, che qui propone reclamo, in quanto .... [2]

(esporre le ragioni del reclamo con particolare riguardo ai motivi di fatto e di diritto che giustificano il riesame della situazione).

Tanto premesso, il ricorrente, come sopra rappresentato e difeso,

CHIEDE

Che l'Ecc.mo Tribunale di ...., in accoglimento del presente reclamo, voglia riformare integralmente e/o annullare il decreto emesso dal G.D. Dott. .... della procedura di liquidazione giudiziale relativa a ...., in data ...., con il quale .... e per l'effetto .....

Con osservanza.

Si dichiara che il contributo unificato relativo al presente procedimento ammonta a .....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

Il Reclamante ....

Allegati:

1. Copia sentenza che dichiara l'apertura della liquidazione giudiziale;

2. Copia del decreto reclamato;

3. Copia decreto esecutorietà dello stato passivo e relativo prospetto allegato;

4. Altri documenti richiamati nell'istanza.

[1]Indicare il contenuto della decisione del G.D. (o del Tribunale fallimentare) che si intende impugnare.

[2]La forma del reclamo segue quanto previsto dall'art. 124 c.c.i.i. in tema di reclamo avverso i decreti del G.D. e del Tribunale, pertanto: «Il reclamo si propone con ricorso, che deve contenere:

a) l'indicazione del tribunale o della corte di appello competente, del giudice delegato e della procedura di liquidazione giudiziale;

b) le generalità, il codice fiscale del ricorrente e il nome e il domicilio digitale del difensore;

c) l'esposizione delle ragioni di fatto e di diritto su cui si basa il reclamo, con le relative conclusioni;

d) l'indicazione dei mezzi di prova di cui il ricorrente intende avvalersi e dei documenti prodotti.

4. Il reclamo non sospende l'esecuzione del provvedimento impugnato».

commento

La riforma della legge fallimentare del 2006 aveva innovato anche nell'ambito delle impugnazioni dei decreti del giudice delegato e del tribunale fallimentare, stabilendo – per la prima volta – la reclamabilità anche dei provvedimenti resi dal tribunale e attribuendone la competenza alla Corte di appello, secondo gli ordinari criteri di riparto territoriale. La previsione di cui all'art. 26, comma 1 l. fall. («salvo che sia diversamente disposto contro i decreti del giudice delegato e del tribunale può essere proposto reclamo al tribunale o alla Corte d'appello che provvedono in camera di consiglio»), peraltro, deve essere rettamente intesa, non potendosi addivenire alla interpretazione secondo la quale (salvo quelli espressamente e diversamente disciplinati) qualunque decreto del tribunale, anche quello con il quale il tribunale abbia già giudicato sul reclamo avverso il provvedimento del giudice delegato, è suscettibile di (ulteriore) reclamo alla corte di appello. Infatti, in tale caso il reclamo proposto davanti al tribunale già comportato la consumazione del potere impugnatorio contro la prima decisione giurisdizionale, altrimenti consentendosi una duplicazione del mezzo di tutela (con una inedita forma di reclamo su reclamo) e, in astratto, la possibilità di conseguire quattro gradi di giudizio, con evidente abuso del processo e violazione del principio della sua ragionevole durata (Cass. n. 16633/2015).

L'art. 124 c.c.i.i. conferma quanto previsto dal richiamato e previgente art. 26 l.fall. sulla reclamabilità (oltre che dei provvedimenti del G.D.) anche dei decreti del tribunale fallimentare, attribuendo la relativa competenza alla Corte d'appello, con rito camerale.

Il decreto del tribunale che dichiara esecutivo il piano di riparto parziale, pronunciato sul reclamo avente ad oggetto il provvedimento del giudice delegato, nella parte in cui decide la controversia concernente, da un lato, il diritto del creditore concorrente a partecipare al riparto dell'attivo fino a quel momento disponibile e, dall'altro, il diritto degli ulteriori interessati ad ottenere gli accantonamenti delle somme necessarie al soddisfacimento dei propri crediti, nei casi previsti dalla l.fall., art. 113, si connota per i caratteri della decisorietà e della definitività e, pertanto, avverso di esso, è ammissibile il ricorso straordinario per cassazione, ai sensi dell'art. 111, comma 7 Cost. È applicabile anche nell'ambito dei procedimenti in camera di consiglio, ed in quelli di impugnazione del piano di riparto dell'attivo il principio per cui, quando risulta integrata la violazione delle norme sul litisconsorzio necessario, non rilevata né dal giudice di primo grado, che non abbia disposto l'integrazione del contraddittorio, né da quello di appello, che non abbia provveduto a rimettere la causa al primo giudice, resta viziato, ai sensi dell'art. 354 c.p.c., comma 1, l'intero processo e s'impone, in sede di giudizio di cassazione, l'annullamento, anche d'ufficio, delle pronunce emesse ed il conseguente rinvio della causa al giudice di prime cure, a norma dell'art. 383 c.p.c., comma 3 (Cass. S.U. n. 24068/2019).

Di interesse, sul riparto fra tutela endoconcorsuale e tutela ordinaria, quanto affermato da Cass. n. 22334/2020, secondo cui in caso di recesso dal contratto di affitto di azienda esercitato ai sensi dell'art. 79 l.fall., non è esperibile l'actio nullitatis avverso il provvedimento del giudice delegato che, in accoglimento dell'istanza del curatore, esclude il riconoscimento di un equo indennizzo senza previa audizione dell'affittuario; pertanto, anche la mancata audizione deve essere fatta valere dal soggetto pretermesso, a pena di decadenza, nelle forme e nei termini del reclamo di cui all'art. 26 l.fall.

Da notare che per Trib. Treviso 4 aprile 2024, il reclamo relativo alle autorizzazioni concesse dal giudice delegato in sostituzione del comitato dei creditori deve essere presentato ai sensi dell'art. 124 del Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza (C.C.I.I.), e non secondo l'articolo 141 del medesimo codice; questo perché il potere di surroga esercitato dal giudice delegato comporta già un controllo di legalità, simile a quello previsto per i reclami contro gli atti del comitato dei creditori.

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