Istanza del debitore al giudice delegato per la determinazione della quota di reddito ex art. 146, comma 1, n. 2, c.c.i.i.InquadramentoIl n. 2 del comma 1 dell'art. 146 c.c.i.i. – che riproduce l'art. 46 della legge fallimentare - elenca tra i beni esclusi dal fallimento gli assegni aventi carattere alimentare, gli stipendi, le pensioni e i salari e ciò che il debitore guadagna con la sua attività, nei limiti di quanto occorre per il mantenimento suo e della sua famiglia. Spetterà al giudice fissare detto limite tenendo conto delle condizioni personali del debitore e di quelle della sua famiglia. Secondo parte della giurisprudenza e dottrina, il diritto ex art. 46, n. 2 (oggi 146 c.c.i.i.) sorgerebbe con il decreto con cui il giudice delegato fissa i limiti di quanto occorre per il mantenimento del debitore (Cass. n. 4758/1986); più di recente però la Cassazione si è pronunciata nel senso della natura meramente dichiarativa del decreto avente ad oggetto il diritto preesistente del fallito alla percezione del reddito preesistente ed ha chiarito che il pagamento degli stipendi, pensioni, salari ed altri emolumenti di cui alla citata norma - effettuato dal debitore direttamente al fallito prima dell'emanazione del decreto con cui il giudice delegato, ai sensi del secondo comma dello stesso articolo, fissa i limiti di quanto occorre per il mantenimento suo e della sua famiglia - resti inefficace, ai sensi dell'art. 44, comma 2, legge cit. (oggi 144, comma 2 c.c.i.i.) soltanto per gli importi eccedenti detti limiti, come determinati dal giudice delegato con riferimento al periodo anteriore al suo decreto (Cass. n. 6999/2015; Cass. n. 20325/2007; Cass. n. 18843/2012). FormulaTRIBUNALE DI ... PROCEDURA DI LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE DI ... (N. ... / ... ) GIUDICE DELEGATO: DOTT. ... CURATORE: ... ISTANZA AL GIUDICE DELEGATO PER LA DETERMINAZIONE DELLA QUOTA DI REDDITO DA RICONOSCERE EX ART. 146, COMMA 1, N. 2 C.C.I.I. Ill.mo Sig. Giudice delegato, Il sottoscritto ..., socio della Società ... sottoposto a procedura di liquidazione giudiziale in proprio con sentenza n ... / ... del Tribunale di ... PREMESSO CHE - in data ... è stato assunto con contratto di lavoro a tempo determinato presso la ditta ... e che in forza di tale contratto percepisce una retribuzione mensile pari a ... (all. ... ); le somme sino ad oggi percepite affluiscono su un conto corrente aperto presso la banca ... n. ... a me intestato con una giacenza attuale pari a Euro ... ; - ai sensi dell'art. 146, comma 2 c.c.i.i. non rientrano nei beni compresi nella liquidazione gli stipendi, pensioni e salari che il debitore guadagno con la sua attività «entro i limiti di quanto occorre per il suo mantenimento». La nozione di mantenimento di cui il giudice deve tenere conto nella determinazione dell'importo necessario al debitore considera le esigenze derivanti dalla situazione del debitore nel suo complesso e la somma sottratta allo spossessamento; in particolare la Cassazione ha precisato che il giudice nella determinazione della quota di reddito spettante al debitore deve considerare da un lato che il mantenimento del debitore e della sua famiglia non può essere ridotto ad esigenze meramente alimentari dovendo invece essere ragguagliato quantitativamente ad una misura che costituisca premio ed incentivo per l'attività produttiva svolta; dall'altro che detto mantenimento non può essere elevato al limite astratto del minimo tenore di vita socialmente adeguato, dovendosi considerare che esiste la situazione del debitore verso una collettività di creditori concorrenti (Cass. n. 2939/2008; Cass. n. 13171/1999). La disponibilità di reddito del debitore va pertanto individuata in una misura intermedia tra il minimo alimentare ed il minimo socialmente adeguato in base al principio della Costituzione; - nel caso il fabbisogno mensile del sottoscritto e della sua famiglia così composta [descrivere il nucleo familiare e allegare certificato di famiglia] è attestato dalla seguente documentazione ... ; Tanto premesso, CHIEDE all'Ill.mo Giudice delegato di determinare, previa acquisizione del parere del comitato dei creditori e del Curatore, la quota dello stipendio ritenuta necessaria per il sostentamento del sottoscritto e della mia famiglia, tenuto conto della documentazione in atti, nonché la quota spettante sulla somma attualmente in giacenza sul citato conto corrente. Luogo e data ... Il Curatore ... COMMENTOIl principio dello spossessamento che colpisce il debitore afferisce esclusivamente ai beni di natura patrimoniale in quanto è solo con il patrimonio che il debitore risponde nei confronti dei suoi creditori (art. 2740 c.c.). L'art. 146 c.c.i.i. esclude dal vincolo espropriativo e quindi dalla apprensione del curatore per conto della massa, alcuni beni di natura patrimoniale con una elencazione da considerarsi tassativa; e tale deroga al generale principio sancito dall'art. 2740 c.c. risponde ad esigenze di giustizia che il legislatore ha inteso tutelare. La prima categoria di beni è quella di uso strettamente personale, in quanto volti a soddisfare le esigenze primarie di vita del debitore. Tra i beni più comuni vi sono quelli rappresentati dagli assegni aventi carattere alimentare, stipendi, pensioni e salari, ovverossia da ciò che il debitore guadagna con la sua attività. Diversamente dalla fattispecie dei beni personali, esclusi dalla liquidazione giudiziale, il provento dell'attività lavorativa è di norma ricompreso con il solo limite della quota necessaria per il sostentamento del debitore e della sua famiglia. Di qui l'esigenza che il debitore direttamente colpito dal citato vincolo, presenti istanza al giudice delegato affinché determini la quota di reddito da stipendio, da pensione, ovvero dei proventi derivanti da attività lavorativa autonoma da riconoscergli per le necessità di mantenimento proprie e della propria famiglia. Nell'istanza è bene che il debitore dimostri, anche in via documentale, quali sono le esigenze effettive proprie e della propria famiglia. In caso di mancata determinazione i pagamenti ricevuti dal debitore dopo l'apertura della procedura di liquidazione giudiziale a titolo di stipendi, pensioni, salari ed altri emolumenti di cui all'art. 146, comma 1, n. 2 c.c.i.i., sono da ritenersi inefficaci per i creditori e il curatore potrà agire per far accertare la parziale o totale inopponibilità e per conseguire la condanna del solvens in favore della liquidazione giudiziale, previa pronuncia del giudice delegato con decreto previsto dall'art. 146, comma 2, così da poter documentare in causa l'eventuale eccedenza di quanto pagato dal debitore. |