Atto di citazione per la revoca ex artt. 2901 c.c. e 165 c.c.i.i. di atto dispositivo

Giuseppina Ivone

inquadramento

Le disposizioni della sezione IV disciplinano gli effetti della liquidazione giudiziale sugli atti pregiudizievoli ai creditori prevista nella sezione III, capo III della l.fall. (artt. 64 e ss.), e costituiscono lo strumento giuridico attraverso il quale, in ossequio al principio della par condicio creditorum, è possibile ricostituire il patrimonio del debitore al momento della apertura della liquidazione giudiziale al fine di evitare che un creditore si avvantaggi in danno degli altri sottraendosi alla falcidia del proprio credito.

Tale disciplina è stata interessata da importanti modifiche a far data dal d.lgs. n. 35/2005, che possono così riassumersi: i) dimezzamento del periodo sospetto – cioè il periodo anteriore alla dichiarazione di fallimento nel quale doveva essere intervenuto l'atto astrattamente revocabile – portandolo ad un anno e a sei mesi laddove prima era prevista una durata di due anni e di dodici mesi; ii) indicazione la entità della sproporzione tra le prestazioni effettuate dal fallito e quelle ricevute o promesse allo stesso (art. 67, comma 1, n. 1); iii) estensione anche alle prelazioni costituite per debiti di terzi della previsione avente ad oggetto la revocabilità atti costitutivi di diritti di prelazione per debiti contestualmente creati (art. 67, comma 2); iv) riformulazione delle fattispecie di esenzione; v) introduzione della decadenza dall'azione revocatoria fallimentare e ordinaria se esercitata nel fallimento; vi) introduzione del principio per cui in caso di consecuzione di procedure concorsuali i termini per l'esercizio delle azioni revocatorie decorrenti dalla data di pubblicazione della domanda di concordato nel registro delle imprese.

Tale disciplina è riprodotta nel c.c.i.i. con alcune novità. Una prima novità del c.c.i.i. è data dall'individuazione della data da cui calcolare a ritroso il cosiddetto periodo sospetto che viene fissata in quella in cui è stata presentata la domanda cui è seguita l'apertura della liquidazione giudiziale; e ciò «al fine di evitare che il tempo decorrente tra il deposito e l'apertura non vada in danno dei creditori rendendo irrevocabili gli atti maggiormente risalenti» (Relazione ministeriale). Si pone in linea di continuità con l'art. 64 l.fall. l'art. 163 c.c.i.i. che sancisce l'inefficacia degli atti a titolo gratuito compiuti dal debitore dopo il deposito della domanda cui è seguita l'apertura della liquidazione giudiziale o nei due anni anteriori.

L'art. 164 del c.c.i.i., rispetto alla formulazione dell'art. 65 l.fall., introduce nei commi 2 e 3 la previsione della inefficacia dei rimborsi dei finanziamenti dei soci a favore della Società e dei finanziamenti effettuati a favore della Società assoggettata alla liquidazione giudiziale da chi esercita attività di direzione e coordinamento nei suoi confronti o da altri soggetti ad essa sottoposti, se eseguiti dal debitore dopo il deposito della domanda cui è seguita l'apertura della liquidazione giudiziale o nell'anno anteriore, alle condizioni previste dall'art. 2467, comma 2 c.c.

Formula

TRIBUNALE DI ....

ATTO DI CITAZIONE PER LA REVOCA AI SENSI DEGLI ARTT. 2901 C.C. E 165C.C.I.I. DI ATTO DISPOSITIVO

La Liquidazione giudiziale n. .... della Società .... P.I. e C.F. n. ....,in persona del Curatore ...., elettivamente domiciliato in ...., via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. ...., PEC (indirizzo di posta elettronica certificata comunicato al proprio Ordine) .... @ ...., fax n. ...., che lo rappresenta e difende come da provvedimento di autorizzazione del Giudice delegato in data .... (all.) nonché procura in calce al presente atto (oppure a margine del presente atto)

ESPONE

I. I PRESUPPOSTI IN FATTO DELLA PRESENTE AZIONE GIUDIZIARIA

La presente azione giudiziaria ha ad oggetto il contratto stipulato in data .... per atto Notaio .... (Rep. .... all.), trascritto in data ...., con cui il Sig. .... nella qualità di amministratore unico della ...., poi sottoposta a liquidazione giudiziale, cedeva alla Società ...., rappresentata in atti dal medesimo Sig. ...., nella qualità di amministratore unico anche della Società cessionaria, un immobile di proprietà [descrivere immobile].

Appare opportuno svolgere una premessa sui fatti

[descrivere i fatti]

II. I PRESUPPOSTI IN DIRITTO

Il Curatore impugna con la presente azione, svolta ai sensi degli artt. 165 c.c.i.i. e 2901 c.c. il contratto sopra descritto al fine di ottenere la dichiarazione d'inefficacia del contratto in quanto compiuto in pregiudizio dei creditori.

A tal fine illustra di seguito la ricorrenza degli elementi di fattispecie descritti nell'art. 2901 c.c. per l'accoglimento della domanda.

A. La qualità di creditore della Liquidazione giudiziale

Il Curatore quale rappresentante della massa dei creditori insinuati allo stato passivo, allegato al presente atto (all.), fa valere nella presente azione tutti i crediti al momento ammessi allo stato passivo del fallimento. Tali crediti ammontano alla complessiva somma di Euro .... Si rappresenta che pende il termine per la presentazione di istanze tardive.

B. Incapienza del patrimonio del debitore alla data dell'atto dispositivo impugnato.

A fronte del passivo sino ad ora accertato, l'attivo inventariato è composto esclusivamente crediti, rimanenze di magazzino, mobili e attrezzature come risulta dal programma di liquidazione che si allega nella parte di interesse (all.).

Si evidenzia inoltre che dalla relazione ex art. 130 c.c.i.i. qui allegata in stralcio risulta che lo stato di insolvenza della Società risale al .... (cfr. p. .... all.), e dunque a data precedente alla realizzazione dell'atto, come pure emerge dall'analisi dei bilanci disponibili (all.).

Il soggetto che, versando in stato di insolvenza, compie atti dispositivi del patrimonio realizzando vendite con cui converte in denaro asset immobiliari, determina una modificazione qualitativa del proprio patrimonio in pregiudizio dei creditori che si vedranno privati della possibilità di realizzare l'esecuzione forzata sul bene immobile; né potranno, in alternativa, soddisfarsi coattivamente sul denaro entrato nelle casse della Società, attesa la facile e usuale sottraibilità dello stesso alle ragioni creditorie. In questo senso si è espressa la giurisprudenza di legittimità consolidata per la «non è necessaria la totale compromissione del patrimonio del debitore essendo sufficiente un atto che renda più incerto o difficile la soddisfazione del credito» (ex multisCass. n. 1902/2015 e ancora Cass. n. 9134/2007 secondo cui «il pregiudizio del creditore si realizza anche nel caso di trasferimento dei beni del debitore al giusto prezzo; in quanto sostituisce beni facilmente aggredibili con attività finanziarie suscettibili di essere sottratte alla esecuzione»).

C. Anteriorità di taluni crediti insinuati rispetto alla data dell'atto di vendita impugnato

Dall'esame dello stato passivo emerge che, al momento del compimento dell'atto di compravendita, la Società venditrice, già in palese stato di insolvenza, era gravata da molteplici debiti sorti in data anteriore all'atto revocando.

Infatti, come si evince dalla documentazione che si allega molti dei crediti ammessi al passivo del fallimento erano già sorti ed erano esigibili, in data anteriore a quella nella quale fu stipulato l'atto di compravendita (istanze di ammissione al passivo e sottostante documentazione).

I crediti erano portati da fatture inevase nonché da pendenze con l'erario per importi dovuti sulla base di cartelle esattoriali notificate nel 2006, 2009, 2011, 2012 e 2014.

Detto stato di sofferenza della Società era palese e palesemente noto al suo legale rappresentante posto che, come risulta dai bilanci che si depositano, per tutti gli esercizi dal ...., la Società fallita aveva riportato perdite che nel .... avevano raggiunto l'importo di Euro .....

Quindi, al momento della cessione del bene, la Società, oltre a quelle degli anni precedenti, aveva già in corso una perdita che è poi risultata essere di oltre ....

D. Sull'elemento della ‘scientia fraudis'

Essendo rinvenibili molteplici crediti sorti in data anteriore all'atto di disposizione impugnato in revocatoria, spetta all'attore di dimostrare, sul piano dell'elemento psicologico, la conoscenza da parte del debitore e dell'altro contraente del pregiudizio che l'atto dispositivo arrecava alle ragioni dei creditori (cfr. art. 2901, comma 1, c.c.).

Quanto all'elemento della conoscenza da parte del debitore del pregiudizio arrecato ai creditori, lo stesso è in via documentale comprovato dallo stato di insolvenza in cui versava la Società debitrice al momento della stipulazione: più in particolare, dallo stato non soltanto di illiquidità ma anche dalla insufficienza del patrimonio attivo a pagare, anche tramite liquidazione concorsuale, i crediti esistenti.

Ciò emerge dai documenti in allegato e, in particolare: dall'ultimo bilancio depositato; dall'ammontare del passivo risultante all'esito della verifica dei crediti; dall'ammontare, insufficiente, dell'attivo risultante dall'inventario dei beni.

Quanto al profilo di pregiudizio derivante dalla conversione di immobile in denaro, l'evidenza dello stesso e dunque la consapevolezza nutrita dal debitore del danno arrecato alle ragioni dei creditori è nel fatto che detto immobile costituiva l'unico asset patrimoniale della Società debitrice.

L'atto risulta essere stato stipulato dal Sig. ..... all'epoca dei fatti amministratore unico della Società venditrice, poi sottoposta a liquidazione giudiziale: un soggetto assolutamente consapevole del danno che così si arrecava ai creditori della Società amministrata.

E. Sulla consapevolezza nutrita dal terzo circa il pregiudizio arrecato

Per quanto concerne la consapevolezza dell'acquirente, è sufficiente osservare come, all'epoca della conclusione del contratto, la Società era anche essa amministrata dal Sig. .... [1] .

Dunque, la medesima persona fisica rivestiva la carica di amministratore unico sia della Società venditrice che della Società acquirente. Di modo che, poiché, come in via documentale dimostrato, il Sig. ...., quale amministratore della Società venditrice, era a conoscenza del pregiudizio arrecato ai creditori, nello stesso identico modo ne era a conoscenza nella contemporanea veste di amministratore unico della Società acquirente.

A ciò si aggiunga che la Società venditrice era, all'epoca dei fatti e sino a oggi, partecipata al 100% dalla Società acquirente.

In tal modo la concretizzazione della scientia fraudis è data non soltanto dal fatto che entrambe le Società erano amministrate dallo stesso soggetto che realizzò, quale rappresentante del venditore e quale rappresentante dell'acquirente, la vendita, ma anche dalla strettissima realtà partecipativa che segna il rapporto tra le due Società, l'una delle quali risulta essere socio unico dell'altra con totale possibilità di accedere a tutte le informazioni relative alla consistenza finanziaria economica e patrimoniale della partecipata.

TUTTO CIÒ PREMESSO

la Liquidazione giudiziale .... in persona del Curatore, come in epigrafe rappresentato, difeso ed elettivamente domiciliato

CITA

La Società .... in persona del legale rappresentante pro tempore presso la sede legale in a comparire dinanzi il Tribunale di .... Giudice designando, per l'udienza del ...., ore di rito, nel termine di almeno settanta giorni prima [2] della suddetta udienza ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c.[3] , con l'avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c. Avverte inoltre che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato e che la mancata comparizione alla suindicata udienza comporterà la prosecuzione del processo in sua declaranda contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

“Piaccia al Tribunale Ill.mo in accoglimento delle domande attrici:

a) dichiarare inefficace e pertanto revocare, ai sensi degli artt. 165 c.c.i.i. e 2901 c.c., l'atto di compravendita a rogito del notaio [descrivere gli estremi dell'atto] con il quale è stato compravenduto il .... con tutti i conseguenziali provvedimenti in ordine alla trascrizione;

b) condannare la Società .... alla restituzione del predetto immobile in favore della Liquidazione giudiziale;

c) condannare parte convenuta al pagamento di spese e onorari di giudizio, oltre accessori dovuti per legge.

Si depositano i seguenti documenti:

.....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1]Nella ipotesi di revocatoria nei confronti del subacquirente, il curatore dovrà dimostrare la mala fede del terzo consistente nella consapevolezza della revocabilità dell'atto intervenuto tra il primo dante causa e il debitore sottoposto a liquidazione giudiziale a nulla rilevando, secondo la giurisprudenza, che la sentenza di apertura della liquidazione giudiziale o la domanda di revocatoria del curatore siano state trascritte prima o dopo l'atto stipulato dai terzi aventi causa dal fallito (Cass. n. 27230/2009; Cass. n. 18988/2008).

[2]Prima della riforma realizzata dal d.lgs. n. 149/2022 il termine per la costituzione tempestiva del convenuto era di venti giorni antecedenti l'udienza di comparizione: questo termine è stato aumentato per consentire lo scambio tra le parti delle memorie di cui all'art. 171-ter c.p.c. prima di detta udienza.

[3]Nella comparsa di costituzione e risposta tempestivamente depositata il convenuto è onerato a pena di decadenza di proporre un'eventuale domanda riconvenzionale, sollevare eccezioni processuali e di merito non rilevabili d'ufficio e formulare la chiamata in causa di terzi.

commento

Nel giudizio volto alla revocatoria ordinaria ex art. 2901 c.c. di un atto di disposizione patrimoniale la curatela deve dimostrare:

1) di essere titolare di un diritto di credito nei confronti del disponente (ancorché meramente eventuale, illiquido non esigibile o contestato giudizialmente);

2) che l'atto impugnato è pregiudizievole per le proprie ragioni (eventus damni) nel senso di rendere infruttuosa o anche solo più difficile, incerta o dispendiosa l‘eventuale azioni esecutiva (Cass. n. 1902/2015);

3) che al momento del compimento dell'atto il disponente fosse consapevole del pregiudizio, ovvero nel caso in cui il credito sia sorto successivamente che l'atto sia stato dolosamente preordinato al fine di pregiudicare il soddisfacimento del credito (consilium fraudis);

4) infine, nel caso in cui l'atto di disposizione sia stato compiuto a titolo oneroso, il terzo fosse anche consapevole del suddetto pregiudizio, ovvero partecipe della dolosa preordinazione (partecipatio fraudis).

Alla precisa allegazione di tutti gli elementi di fattispecie, deve accompagnarsi l'indicazione e l'allegazione degli elementi di prova circa la esistenza di ciascuno di essi. Per quanto poi concerne la specifica azione, nella formula sono richiamati tutti gli elementi di fattispecie secondo i criteri appena indicati e con la sintesi imposta dalla tipologia. Occorre ribadire che il curatore è onerato di dimostrare la sussistenza di ragioni insoddisfatte al momento del compimento dell'atto dispositivo e la consistenza qualitativa e quantitativa del patrimonio del debitore successivamente: come precisato dalla giurisprudenza solo da tale raffronto, infatti, è possibile valutare il pregiudizio subito dai creditori (Cass. n. 8931/2013).

Quanto all'atto dispositivo astrattamente revocabile, recentemente la Cassazione ha ritenuto sussistenti i presupposti per l'esercizio dell'azione revocatoria ordinaria quando una banca, consapevole dello stato di dissesto in cui si trova una Società – desumibile dalla grave esposizione debitoria, dai protesti e dalla segnalazione alla centrale rischi della Banca d'Italia – stipuli un contratto di mutuo garantito da ipoteca col fine di assicurarsi la piena possibilità di soddisfare i propri crediti tramite l'esclusione degli altri creditori dal concorso sul ricavato della vendita dell'immobile su cui è stata iscritta ipoteca. In tal caso sussistono, infatti, tutti gli elementi costitutivi dell'azione revocatoria poiché non può mettersi in discussione né la scientia decoctionis, né il consilium fraudis da parte della banca, né il danno inferto agli altri creditori.

Laddove l'azione revocatoria contro un atto di disposizione debba essere rivolta contro un soggetto a sua volta sottoposto a liquidazione giudiziale si è posto il problema di ammissibilità della proposizione del mezzo. A fronte di un orientamento della Cassazione che riteneva inammissibile l'azione revocatoria nei confronti di un convenuto fallito stante l'effetto di cristallizzazione del passivo (Cass. n. 10486/2011), si contrapponeva infatti un differente orientamento espresso dalla giurisprudenza di merito la quale ne affermava l'ammissibilità sostenendo che «l'azione revocatoria è azione di accertamento con effetti costitutivi rispetto alla quale colui che la propone non chiede l'accertamento né di un diritto di credito, né di un diritto personale o reale su beni mobili o immobili, ai sensi dell'art. 52 l.fall., ma la pronuncia di una sentenza che ricostituisca la garanzia patrimoniale del proprio debitore. Non v'è ragione, quindi, che il curatore non possa esperire un'azione a tutela della massa, quale la revocatoria fallimentare, nelle forme di un ordinario giudizio di cognizione, da radicare presso il tribunale che ha dichiarato il fallimento, anche quando ad essere convenuta sia altra procedura fallimentare, la quale ben potrà, attraverso la rappresentanza comune degli interessi veicolata dal curatore convenuto, esperire ogni opportuna difesa circa la sussistenza dei presupposti della richiesta revoca dell'atto di disposizione» (Trib. Nola 8 gennaio 2013). A tale contrasto ha posto fine la Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite che con sentenza n. 30416/2018 ha affermato il principio della inammissibilità dell'azione revocatoria nei confronti di altra procedura fallimentare.

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