Domanda di ammissione tardiva al passivo

Federico Rolfi

inquadramento

Le domande tardive possono essere presentate nell'intervallo temporale tra il trentesimo giorno prima dell'udienza fissata per la verifica dello stato passivo ed i sei mesi (a differenza dell'anno contemplato dall'art. 101 l.fall.) dal deposito di esecutività dello stato passivo, prorogabile a dodici mesi in caso di particolare complessità della procedura. Le domande presentate successivamente e sino all'esaurimento delle ripartizioni sono invece le c.d. «ultratardive» (o «supertardive»).

Formula

TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI ....

LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE DELL'IMPRESA .... (R.G. .... / .... L.G.)

Curatore: Dr. ....

Giudice Delegato: Dr. ....

Sent. n. .... del ....

* * *

DOMANDA DI AMMISSIONE TARDIVA DI CREDITO EX ART. 208 c.c.i.i.

* * *

La società .... (C.F. .... /P.I. ....), con sede legale in ...., via ...., in persona del legale rappresentante pro tempore sig. .... residente in .... via .... (C.F. ....), rappresentata e difesa in virtù di delega [a margine del /in calce al] presente atto, dall'Avv. .... del Foro di .... e con domicilio eletto presso lo studio del medesimo in ...., il quale dichiara di voler ricevere tutte le comunicazioni inerenti il presente procedimento all'indirizzo PEC ....

PREMESSO

– di essere creditrice nei confronti della società posta in liquidazione giudiziale a titolo di [1] , dei seguenti importi:

• Euro .... in linea capitale;

• Euro .... per interessi dalla scadenza del credito alla data di apertura della procedura di liquidazione giudiziale

per un totale di Euro ....:

– che il credito deve ritenersi assistito dal privilegio ex art. .... c.c. in quanto [2] ;

– che la sussistenza del credito è attestata dai seguenti documenti [3]

– che in data .... è stato depositato in Cancelleria lo stato passivo reso esecutivo dal Giudice Delegato con provvedimento del ....;

– che non è ancora scaduto il termine di sei mesi dalla dichiarazione di esecutività dello stato passivo stabilito dall'art. 208 c.c.i.i.;

tutto ciò premesso, la società ....

CHIEDE

di essere ammessa al passivo della liquidazione giudiziale, in via tardiva ex art. 208 c.c.i.i., per la somma complessiva di Euro .... al privilegio ex art. .... c.c. di cui Euro .... in linea capitale ed Euro .... per interessi, ed oltre interessi successivi sempre nella misura legale sul credito privilegiato sino alla data di deposito del progetto di riparto nel quale il credito sarà soddisfatto, anche parzialmente, ai sensi dell'art. 153, comma 3, c.c.i.i.

Si producono: i documenti dichiarando sotto la propria responsabilità che le copie dei documenti inviati a mezzo PEC e indicati nell'elenco redatto sono conformi all'originale.

Luogo e data ....

Firma ....

[1]Inserire il titolo da cui deriva il credito.

[2]Indicare le ragioni per le quali si ritiene che il credito vantato sia assistito dal privilegio previsto dalla norma.

[3]Indicare i documenti che comprovano il credito.

commento

Sono domande tardive quelle presentate nell'intervallo temporale tra il trentesimo giorno prima dell'udienza fissata per la verifica dello stato passivo ed i sei mesi (a differenza dell'anno contemplato dall'art. 101 l.fall.) dal deposito di esecutività dello stato passivo, prorogabile a dodici mesi in caso di particolare complessità della procedura.

Sono invece sono domande c.d. «ultratardive» (o «supertardive») quelle presentate oltre tale ultimo termine e sino all'esaurimento delle ripartizioni.

I termini in questione devono ritenersi di natura perentoria alla luce del disposto dell'art. 49 c.c.i.i., salvo il sostanziale meccanismo di rimessione in termini che opera quando il creditore insinuatosi dopo la scadenza dei sei mesi dia prova del fatto che il ritardo è dipeso da causa a lui non imputabile.

Non sembra possibile sostenersi che il termine iniziale subisca uno slittamento nel caso in cui la verifica delle domande tempestive prosegua in una ulteriore udienza, dovendo lo stesso essere ancorato alla data della prima verifica.

La previsione di cui all'art. 207, comma 16, sembra confermare la tesi – formatasi sotto il vigore della Legge Fallimentare – per cui il termine finale risulta assoggettato alla sospensione feriale (con valenza generale, e quindi anche per le insinuazioni per crediti di lavoro o altre pretese il cui regime processuale prevede l'esenzione dalla sospensione) con la conseguenza che i sei mesi possono di fatto divenire sette ove il termine si sovrapponga alla sospensione feriale.

Il termine finale può essere elevato, sulla base di una specifica motivazione, a dodici mesi dalla sentenza che dispone la liquidazione giudiziale.

Il termine deve essere calcolato con riferimento al momento in cui la domanda risulta depositata (secondo la nuova disciplina, in via telematica e non più in cancelleria), e non al momento del suo invio, anche se con le modalità di deposito telematico, appunto, il problema della scissione tra i due momenti è destinato ad essere ridimensionato), ed è dal deposito che si verificherà anche l'effetto interruttivo della prescrizione.

È stato notato sotto il vigore della l.fall. che la previsione non distingue tra creditori ante e creditori post apertura della liquidazione giudiziale, con la conseguenza che essa viene ad operare anche per i crediti (prededucibili) sorti dopo la dichiarazione di fallimento.

Decorso il sesto (o settimo, nell'ipotesi in cui abbia potuto operare la sospensione feriale) mese dalla dichiarazione di esecutività dello stato passivo, colui che presenta una domanda tardiva deve in primo luogo rispettare in ogni caso il termine di sessanta giorni dal momento della cessazione della causa che ha impedito il deposito tempestivo di cui al comma 3, e deve ulteriormente dare prova del fatto che il ritardo sia dipeso da causa a lui non imputabile, con utilizzo di una formula che mutua quella dell'art. 1218 c.c., e che quindi opera un riferimento a fattori esterni alla sfera di controllo del creditore/rivendicante, tali da avergli impedito la presentazione della domande nei termini, come nelle ipotesi del caso fortuito e della forza maggiore.

L'introduzione del termine di sessanta giorni dal momento della cessazione della causa che ha impedito il deposito tempestivo – da considerarsi vero e proprio termine di decadenza – vale a superare il dibattito, svoltosi sotto il vigore della Legge Fallimentare, relativo ai casi in cui l'impedimento a presentare la domanda cessi durante la pendenza del termine di decadenza di sei mesi ma il creditore lasci comunque decorrere tale termine, giacché sembra lecito ritenere che il creditore tardivo possa comunque avvalersi del termine specifico di sessanta giorni.

Quali che possano essere le ipotesi di ritardo giustificato vi è comunque un termine ultimo invalicabile, costituito dal riparto finale dell'attivo, atteso che in difetto di attivo ripartibile la collocazione del creditore sarebbe priva di effetti, con la conseguenza che la domanda deve essere dichiarata inammissibile.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario