Ricorso al Tribunale per la nomina di un amministratore giudiziario

Rosaria Giordano

inquadramento

L'art. 2, lett. q), c.c.i.i. definisce le misure cautelari quali «provvedimenti cautelari emessi dal giudice competente a tutela del patrimonio o dell'impresa del debitore, che appaiano secondo le circostanze più idonei ad assicurare provvisoriamente il buon esito delle trattative e gli effetti degli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza e delle procedure di insolvenza e l'attuazione delle relative decisioni». Si tratta quindi di misure volte a evitare atti dispositivi del debitore. Tra le misure cautelari che possono essere emanate l'art. 54 c.c.i.i. ricomprende espressamente la nomina di un custode dell'azienda: la portata di tale precisazione è oggetto di discussione rispetto alla persistente possibilità di nomina di un amministratore giudiziario, riconosciuta da una parte della giurisprudenza nella vigenza della l.fall.

Formula

PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI ....   [1]

RICORSO PER LA NOMINA DI UN AMMINISTRATORE GIUDIZIARIO

Per la Società ...., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ...., con sede in .... ( ....), via/p.zza .... n. ...., C.F. .... P.I. ...., elettivamente domiciliato in ...., via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. .... [2], che lo rappresenta e difende giusta procura alle liti ..... Per le comunicazioni riguardanti il presente procedimento l'Avv. .... indica il numero fax .....

- ricorrente -

CONTRO

Società ...., in persona del legale rappresentante p.t., con sede in .... ( ....), via/p.za .... n. ...., C.F. .... P.I. ....

- resistente -

PREMESSO CHE

– in data .... la Società resistente ha depositato dinanzi a questo Tribunale ricorso per accedere alla procedura di accordo di ristrutturazione dei debiti;

– l'odierna esponente è creditrice nei confronti della resistente per il significativo importo di Euro ...., giusta decreto ingiuntivo pronunciato dal Tribunale di ...., in data ....;

– considerato il consueto comportamento della Società debitrice, con la quale la resistente ha da tempo rapporti commerciali, nel senso di disperdere, con varie modalità, la garanzia patrimoniale nei confronti dei propri creditori, e di una non oculata gestione delle proprie attività, come emerge dalla documentazione che si allega (doc. 1-3), e ritenuto, quindi, che prima della omologa dell'accordo ciò possa determinare il concreto rischio di compromettere gli effetti della misura;

– negli ultimi mesi la situazione si è aggravata ulteriormente, ed è emersa la evidente responsabilità dell'amministratore delegato nella gestione della Società .....

– In questa situazione, sarebbe quindi opportuna, per preservare le ragioni dei creditori la nomina di un amministratore giudiziario in sostituzione dell'amministratore della Società in attesa della definizione della presente procedura onde non minarne gli effetti.

– La pronuncia di tale misura si rende necessaria con decreto prima della convocazione della Società assoggettata alla procedura di crisi, convocazione dalla quale potrebbe difatti derivare un grave pregiudizio per l'attuazione del provvedimento, atteso che .... [3].

Tutto ciò premesso, la Società ...., come sopra rappresentata, difesa e domiciliata,

RICORRE

all'Ecc.mo Presidente del Tribunale di .... affinché, previa nomina del giudice relatore, rigettata ogni contraria istanza, deduzione ed eccezione, Voglia:

– nominare, con decreto inaudita altera parte, un custode dell'azienda della Società resistente [4];

– in subordine, nella denegata ipotesi in cui il giudice designato non dovesse ritenere di disporre inaudita altera parte, previa fissazione dell'udienza per la comparizione delle parti in contraddittorio [5], procedere nel modo ritenuto opportuno agli atti di istruzione ritenuti indispensabili e provvedere nel senso sopra indicato.

Con vittoria di spese.

Si allegano:

1) ....

2) ....

3) .....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente procedimento, anche per le eventuali fasi di reclamo, in ogni fase e grado dello stesso l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

Per autentica della sottoscrizione ....

Firma Avv. ....

[1]L'istanza deve essere rivolta al Presidente del Tribunale ovvero della Sezione cui è assegnata la trattazione dello strumento di regolazione della crisi e dell'insolvenza o della procedura di liquidazione giudiziale che, ai sensi dell'art. 55, comma 1 c.c.i.i. designa il magistrato cui demandare la trattazione del procedimento cautelare. Procederà direttamente il giudice relatore, se già delegato dal tribunale per l'audizione delle parti.

[2]L'atto in questione è equiparabile a quello introduttivo di un giudizio, pur di natura cautelare, sicché trova applicazione l'art. 23, comma 50 d.lgs. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. Non deve anche essere indicato l'indirizzo di posta elettronica del difensore: invero, a partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dalla l. n. 114/2014.

[3]È necessario, qualora si voglia prescindere dalla convocazione del resistente, indicare le ragioni per le quali la comparizione del contraddittore arrecherebbe pregiudizio (cfr. art. 669-sexies, comma 2 c.p.c.).

[4]Nell'ipotesi di decisione inaudita altera parte, previa eventuale assunzione di sommarie informazioni, il giudice designato fissa, con lo stesso decreto, l'udienza di comparizione delle parti avanti a sé (ove già non disposta ai sensi dell'art. 41), assegnando all'istante un termine perentorio non superiore a otto giorni per la notifica del ricorso e del decreto alle altre parti. All'udienza il giudice con ordinanza conferma, modifica o revoca i provvedimenti emanati con decreto. La disciplina appare mutuata da quella propria del procedimento cautelare uniforme di cui all'art. 669-sexies, comma 2, c.p.c.

[5]L'art. 55, comma 1, ultimo periodo, CCI, come modificato dal d.lgs. n. 136/2024, prevede che le udienze si svolgono preferibilmente con sistemi di videoconferenza.

commento

L'art. 2, lett. q), c.c.i.i. definisce le misure cautelari quali «provvedimenti cautelari emessi dal giudice competente a tutela del patrimonio o dell'impresa del debitore, che appaiano secondo le circostanze più idonei ad assicurare provvisoriamente gli effetti delle procedure di regolazione della crisi o dell'insolvenza e l'attuazione delle relative decisioni». Si tratta quindi di misure finalizzate ad evitare atti dispositivi del debitore. La regolamentazione sul piano processuale è dettata dagli artt. 54 e 55 c.c.i.i. L'art. 2, lettera q), c.c.i.i. definisce le misure cautelari quali «provvedimenti cautelari emessi dal giudice competente a tutela del patrimonio o dell'impresa del debitore, che appaiano secondo le circostanze più idonei ad assicurare provvisoriamente il buon esito delle trattative e gli effetti degli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza e delle procedure di insolvenza». Si tratta quindi di misure volte a evitare atti dispositivi del debitore. La regolamentazione sul piano processuale è dettata dagli artt. 54 e 55 c.c.i.i.

In particolare, l'art. 54 c.c.i.i. stabilisce, in maniera innovativa, al comma 1, che «In pendenza del procedimento per l'accesso agli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza, anche nei casi di cui agli articoli 25-sexies e 44, e per l'accesso alla liquidazione giudiziale, su istanza di parte, il tribunale può emettere i provvedimenti cautelari, inclusa la nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio, che appaiano, secondo le circostanze, più idonei ad assicurare provvisoriamente l'attuazione delle sentenze di omologazione di strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza dei quadri di ristrutturazione preventiva e di apertura delle procedure di insolvenza».

La legittimazione a formulare l'istanza è attribuita ai creditori o al pubblico ministero ovvero agli organi di controllo e di vigilanza che instano per l'apertura della liquidazione giudiziale, nonché al debitore, e questo anche nell'ambito dei procedimenti di composizione concordata (così, tra gli altri, Fabiani, Le misure cautelari e protettive nel codice della crisi di impresa, in Riv. dir. proc., 2019, n. 3, 849 ss.; Lenoci, Misure cautelari e protettive nella riforma concorsuale, in Ilfallimentarista.it, § 4).

È stata infatti espressamente estesa, pur subordinandola ad un'istanza di parte, a procedure quali il concordato preventivo, gli accordi di ristrutturazione e allo stesso piano di ristrutturazione soggetto a omologazione, la possibilità di ottenere misure cautelari prima dell'omologa, al fine di assicurare provvisoriamente gli effetti del relativo provvedimento, alla medesima stregua di quanto previsto per il procedimento per l'apertura della liquidazione giudiziale.

Quanto al novero delle misure cautelari che possono essere pronunciate l'art. 54 c.c.i.i. conferma l'impostazione dell'art. 15, comma 8, del r.d. n. 267/1942, nel senso di attribuire al tribunale, pur entro i limiti della domanda di parte, un potere cd. innominato di cautela (cfr. Pagni, 441), ivi compreso, a seguito delle ultime novità normative, il concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio.

In particolare, l'art. 54 fa riferimento ai provvedimenti cautelari, inclusa la nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio, che appaiano, secondo le circostanze, più idonei ad assicurare provvisoriamente l'attuazione delle sentenze di omologazione di strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza dei quadri di ristrutturazione preventiva e di apertura delle procedure di insolvenza. Pertanto, come non si è trascurato di osservare in dottrina, possono essere – a titolo esemplificativo – concessi provvedimenti cautelari come la nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio, il sequestro conservativo o giudiziario di beni o aziende del debitore, il divieto di compimenti di determinati atti, l'ordine di sospensione o limitazione dei pagamenti ai creditori, la sospensione di azioni esecutive individuali (Spadaro, D.lgs. n. 14/2019: concordato preventivo, liquidazione giudiziale e prededuzioni, Milano, 2019, 24).

Particolarmente delicato appare sul piano interpretativo l'espresso riferimento operato dal primo comma dell'art. 54 c.c.i.i. al potere di nominare un custode giudiziale, nel senso che occorre interrogarsi se lo stesso, nel solco di quanto sembra evidenziare la medesima Relazione illustrativa, abbia il significato di impedire che non sia più attribuita al tribunale la possibilità di nominare un amministratore giudiziario dell'impresa, per limitare l'intervento giudiziario sul funzionamento di imprese ancora in bonis operato in alcune occasioni nella prassi applicativa (così Pagni, 441). Nell'indicata prospettiva, in sostanza, il custode è un soggetto cui è demandata la conservazione dell'impresa con conseguente possibilità anche di inibire attività degli amministratori o dell'imprenditore che possano avere come effetto la dispersione dell'azienda, sino all'inserimento della stessa di una sorta di temporary manager, da affiancare agli amministratori, senza che si possa, tuttavia, sul modello dell'art. 2409 c.c., arrivare a revocare gli amministratori.

Secondo un'altra tesi, invece, andrebbe superata sotto tale profilo, in ragione dell'evidente distanza che sussiste tra custodia e amministrazione, la formulazione letterale dell'art. 54 c.c.i.i., attribuendo piuttosto rilievo alla finalità di conservare il valore dell'impresa in vista della tutela dei creditori (Fabiani, 849 ss.).

In conformità alla generale prospettiva del codice della crisi di impresa, l'art. 55 c.c.i.i. disciplina con previsioni specifiche la cornice processuale entro la quale devono essere adottate le misure cautelari e protettive, configurato, rispetto a quello generale per l'accesso alle procedure di regolazione della crisi, in termini di sub-procedimento incidentale di competenza monocratica, la cui apertura è correlata alla proposizione di una domanda di concessione di tali misure unitamente a quella principale di cui all'art. 40 c.c.i.i.

La puntuale regolamentazione processuale colma una lacuna che era stata avvertita rispetto alla generica formulazione in parte qua dell'art. 15, comma 8 l.fall., lacuna a fronte della quale gli interpreti avevano cercato di individuare, in ragione della clausola generale di cui all'art. 669-quaterdecies c.p.c., profili di concreta compatibilità con il cd. rito cautelare uniforme, operazione che si era rivelata non scevra di complessità per la strumentalità dei provvedimenti resi ai sensi dell'art. 15, comma 8 l.fall., alla tutela delle posizioni giuridiche soggettive ed agli interessi di tipo pubblicistico propri di una procedura concorsuale piuttosto che a quella di diritti soggettivi individuali (per tutti Santangeli, Commento all'art. 15, in Il nuovo fallimento, a cura di Santangeli, Milano, 2006, 79).

È invece oggi mutuata, almeno per le misure cautelari, la struttura del procedimento cautelare uniforme, optando, tuttavia, per una disciplina autonoma del rito volto alla concessione e delle misure cautelari e di quelle protettive.

In particolare, occorre in primo luogo evidenziare che l'emanazione delle misure cautelari non è più demandata, come nel sistema di cui all'art. 15 l.fall., al tribunale in composizione collegiale, bensì al magistrato cui è affidata la trattazione dello strumento di regolazione della crisi ovvero della procedura di insolvenza (con conseguente ammissibilità, anche nel nuovo regime, di una tutela cautelare ante causam: Pagni, 443).

Inoltre, in conformità all'art. 669-sexies c.p.c. viene previsto, almeno per le misure cautelari, che le stesse siano di regola adottate dopo l'udienza nel contraddittorio tra le parti, salva la possibilità, propria anche della predetta disposizione normativa, di una concessione delle misure con decreto inaudita altera parte, in caso di periculum in mora cd. al quadrato. Nell'ipotesi di provvedimenti concessi con decreto gli stessi dovranno quindi essere vagliati, al fine di una conferma, modifica o revoca, nel contraddittorio tra le parti, e notificate alla parte resistente, unitamente al ricorso, entro il termine perentorio di otto giorni dalla concessione.

Sotto il profilo istruttorio, ancora una volta la norma in esame ricalca il modello previsto dall'art. 669-sexies c.p.c. poiché stabilisce che il giudice «procede nel modo che ritiene più opportuno agli atti di istruzione indispensabili in relazione alla misura richiesta».

Le misure perdono efficacia al momento della pubblicazione delle sentenze di omologazione degli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza e di apertura delle procedure di insolvenza.

Secondo una parte della dottrina tale disciplina può porre non trascurabili problemi in quanto se le misure cautelari conservano efficacia sino alla omologazione, il debitore potrebbe trovarsi nella condizione di non poter disporre del patrimonio (ad esempio in caso di sequestro), ma per converso, gli effetti che si producono col concordato non sempre coincidono con le misure cautelari la cui persistenza potrebbe essere utile per tutti i creditori, sicché dovrebbe patrocinarsi una lettura estensiva anche in virtù della formulazione dell'art. 54, comma 1, ove si evoca come dies ad quem la sentenza che chiude il procedimento unitario e, dunque, la sentenza di omologazione o di diniego di omologazione (Fabiani, Le misure cautelari e protettive nel codice della crisi di impresa, cit., 849 ss.).

Per altri, invece, la mancanza di una specifica disciplina che vada a regolare l'efficacia del provvedimento, come avveniva da parte sia dell'art. 15, comma 8 l.fall., induce a ritenere che la disciplina degli effetti nel caso concreto dovrà essere in ogni caso affidata a una valutazione dell'autorità giudiziaria (cfr. Pagni,443 ss.).

Il cd. correttivo al codice della crisi aveva espressamente previsto, per chiarire una questione che era stata discussa con esiti non univoci in sede di primo commento al d.lgs. n. 14/2019, che l'ordinanza cautelare è assoggettata a reclamo ex art. 124 c.c.i.i.

Questa disposizione è stata ancora una volta modificata, in coerenza con la natura delle misure in esame, dal d.lgs. n. 83/2022 che ha sancito la reclamabilità dell'ordinanza che decide sull'istanza ai sensi dell'art. 669-terdecies c.p.c. (i.e. con il reclamo cautelare).

Secondo le regole generali, la decisione assunta in sede di reclamo non è invece ricorribile per cassazione ai sensi dell'art. 111, comma 7 Cost., atteso che, per consolidata giurisprudenza di legittimità, è inammissibile il ricorso straordinario per cassazione avverso l'ordinanza resa in sede di reclamo cautelare ex art. 669-terdecies c.p.c., ancorché affetta da inesistenza, nullità o abnormità, senza che ciò si ponga in contrasto con gli artt. 24,111 Cost., trattandosi di un provvedimento inidoneo a incidere con efficacia di giudicato su situazioni soggettive di natura sostanziale e ininfluente nel successivo giudizio di merito, o con l'art. 6 Cedu, essendo comunque garantita una duplice fase di tutela davanti a un'istanza nazionale (v., tra le molte, Cass. n. 12229/2018).

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