Ricorso per sequestro conservativo di beniinquadramentoTra le misure cautelari che possono essere richieste anche dai creditori per evitare che gli effetti della sentenza di apertura della liquidazione giudiziale ovvero di omologa del concordato preventivo o dell'accordo di ristrutturazione dei debiti ovvero del piano di ristrutturazione o del concordato semplificato per la liquidazione dei beni (nonché l'attuazione delle relative decisioni) siano vanificati l'art. 54 c.c.i.i. fa espresso riferimento anche al sequestro conservativo dei beni dell'impresa assoggettata alla procedura. Quanto ai presupposti della misura occorre considerare il disposto dell'art. 671 c.p.c. FormulaPRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI .... [1] RICORSO CAUTELARE Per la Società ...., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ...., con sede in .... ( ....), via/p.zza .... n. ...., C.F. .... P.I. ...., elettivamente domiciliato in ...., via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. .... [2], che lo rappresenta e difende giusta procura alle liti ..... Per le comunicazioni riguardanti il presente procedimento l'avvocato .... indica il numero fax .... - ricorrente - CONTRO Società ...., in persona del legale rappresentante p.t., con sede in .... ( ....), via/p.za .... n. ...., C.F. .... P.I. .... - resistente - PREMESSO CHE – In data .... la Società resistente depositata dinanzi a questo Tribunale ricorso per accedere alla procedura di liquidazione giudiziale; – L'odierna esponente è creditrice nei confronti della resistente per il significativo importo di Euro ...., giusta decreto ingiuntivo pronunciato dal Tribunale di ...., in data .... [3]; – Considerato il consueto comportamento della Società debitrice, con la quale la resistente ha da tempo rapporti commerciali, nel senso di disperdere, con varie modalità, la garanzia patrimoniale nei confronti dei propri creditori, come emerge dalla documentazione che si allega (doc. 1-4), e ritenuto, quindi, che ciò possa avvenire anche nel caso di specie, prima che sia pronunciata la sentenza dichiarativa dell'apertura della liquidazione giudiziale, con il concreto rischio di comprometterne gli effetti; – In questa situazione, la ricorrente ritiene opportuno, almeno per preservare le proprie imponenti ragioni creditorie, che venga emesso, sino all'importo dell'indicato credito vantato, un provvedimento di sequestro conservativo dei beni della Società debitrice; – Appare necessario, stante la consolidata attività della debitrice volta alla dispersione della propria garanzia patrimoniale, che la pronuncia avvenga mediante decreto inaudita altera parte, in quanto .... [4]. Tutto ciò premesso, la Società ...., come sopra rappresentata, difesa e domiciliata, RICORRE all'Ecc.mo Presidente del Tribunale di .... affinché, previa nomina del giudice relatore, rigettata ogni contraria istanza, deduzione ed eccezione, Voglia: – disporre, con decreto inaudita altera parte[5], il sequestro conservativo dei beni della Società resistente sino all'importo complessivo di Euro .... [6]; – in subordine, nella denegata ipotesi in cui il giudice designato non dovesse ritenere di disporre inaudita altera parte, previa fissazione dell'udienza per la comparizione delle parti in contraddittorio [7], procedere nel modo ritenuto opportuno agli atti di istruzione ritenuti indispensabili e provvedere nel senso sopra indicato. Con vittoria di spese. Si allegano: 1) .... 2) .... 3) ..... Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente procedimento, anche per le eventuali fasi di reclamo, in ogni fase e grado dello stesso l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione .... Firma Avv. .... [1]L'istanza deve essere rivolta al Presidente del Tribunale ovvero della Sezione cui è assegnata la trattazione dello strumento di regolazione della crisi e dell'insolvenza o della procedura di liquidazione giudiziale che, ai sensi dell'art. 55, comma 1 c.c.i.i. designa il magistrato cui demandare la trattazione del procedimento cautelare. Procederà direttamente il giudice relatore, se già delegato dal tribunale per l'audizione delle parti. [2]L'atto in questione è equiparabile a quello introduttivo di un giudizio, pur di natura cautelare, sicché trova applicazione l'art. 23, comma 50 d.lgs. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. Non deve anche essere indicato l'indirizzo di posta elettronica del difensore: invero, a partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dalla l. n. 114/2014. [3]La circostanza che nell'esemplificazione proposta il credito sia stato oggetto di accertamento giudiziale consente exse di ritenere integrato il fumus boni juris. [4]È necessario, qualora si voglia prescindere dalla convocazione del resistente, indicare le ragioni per le quali la comparizione del contraddittore arrecherebbe pregiudizio (cfr. art. 669-sexies, comma 2 c.p.c.). [5]Nell'ipotesi di decisione inaudita altera parte, previa eventuale assunzione di sommarie informazioni, il giudice designato fissa, con lo stesso decreto, l'udienza di comparizione delle parti avanti a sé (ove già non disposta ai sensi dell'art. 41) assegnando all'istante un termine perentorio non superiore a otto giorni per la notifica del ricorso e del decreto alle altre parti. All'udienza il giudice con ordinanza conferma, modifica o revoca i provvedimenti emanati con decreto. La disciplina è mutuata da quella propria del procedimento cautelare uniforme di cui all'art. 669-sexies, comma 2 c.p.c. [6]La formula generica adottata dall'art. 671 c.p.c. nell'individuare l'oggetto del sequestro conservativo, comprensiva di qualsiasi elemento utile del patrimonio del debitore, sembra manifestare l'indifferenza per la considerazione del bene nella sua individualità, con la conseguenza che il giudice, nel concedere il sequestro, può non riferirsi a specifici beni del debitore, determinando soltanto il valore del credito sino alla concorrenza del quale il sequestro potrà essere eseguito su qualsivoglia bene del debitore (Trib. Trani 22 gennaio 2011). La giurisprudenza di merito appare dunque incline a ritenere inammissibile il sequestro conservativo, volto a garantire le ragioni creditorie, mediante l'imposizione di un vincolo sul complessivo patrimonio del debitore, è inammissibile se avente ad oggetto l'aggressione di uno specifico bene (Trib. Nola II, 26 luglio 2010, in Giur. Merito, 2011, n. 3, 715; Trib. Modena I, 20 dicembre 2007). [7]L'art. 55, comma 1, ultimo periodo, CCI, come modificato dal d.lgs. n. 136/2024, prevede che le udienze si svolgono preferibilmente con sistemi di videoconferenza. commentoL'art. 2, lett. q), c.c.i.i. definisce le misure cautelari quali «provvedimenti cautelari emessi dal giudice competente a tutela del patrimonio o dell'impresa del debitore, che appaiano secondo le circostanze più idonei ad assicurare provvisoriamente gli effetti delle procedure di regolazione della crisi o dell'insolvenza e l'attuazione delle relative decisioni”. Si tratta quindi di misure finalizzate ad evitare atti dispositivi del debitore. La regolamentazione sul piano processuale è dettata dagli artt. 54 e 55 c.c.i.i. In particolare, l'art. 54 c.c.i.i. stabilisce, in maniera innovativa, al comma 1, che «In pendenza del procedimento per l'accesso agli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza, anche nei casi di cui agli articoli 25-sexies e 44, e per l'accesso alla liquidazione giudiziale, il tribunale può emettere i provvedimenti cautelari, inclusa la nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio, che appaiano, secondo le circostanze, più idonei ad assicurare provvisoriamente l'attuazione delle sentenze di omologazione di strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza dei quadri di ristrutturazione preventiva e di apertura delle procedure di insolvenza». La legittimazione a formulare l'istanza è attribuita ai creditori o al pubblico ministero ovvero agli organi di controllo e di vigilanza che instano per l'apertura della liquidazione giudiziale, nonché al debitore, e questo anche nell'ambito dei procedimenti di composizione concordata (così, tra gli altri, Fabiani, Le misure cautelari e protettive nel codice della crisi di impresa, in Riv. dir. proc., 2019, n. 3, 849 ss.; Lenoci, Misure cautelari e protettive nella riforma concorsuale, in Ilfallimentarista.it, § 4). È stata infatti espressamente estesa, pur subordinandola ad un'istanza di parte, a procedure quali il concordato preventivo, gli accordi di ristrutturazione e allo stesso piano di ristrutturazione soggetto a omologazione, la possibilità di ottenere misure cautelari prima dell'omologa, al fine di assicurare provvisoriamente gli effetti del relativo provvedimento, alla medesima stregua di quanto previsto per il procedimento per l'apertura della liquidazione giudiziale. Quanto al novero delle misure cautelari che possono essere pronunciate l'art. 54 c.c.i.i. conferma l'impostazione dell'art. 15, comma 8, del r.d. n. 267/1942, nel senso di attribuire al tribunale, pur entro i limiti della domanda di parte, un potere cd. innominato di cautela (cfr. Pagni, Le misure protettive e le misure cautelari nel codice della crisi e dell'insolvenza, in Società, 2019, n. 4, 438 ss., spec. 441). In particolare, l'art. 54 fa riferimento ai provvedimenti cautelari, inclusa la nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio, che appaiano, secondo le circostanze, più idonei ad assicurare provvisoriamente l'attuazione delle sentenze di omologazione di strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza dei quadri di ristrutturazione preventiva e di apertura delle procedure di insolvenza. Pertanto, come non si è trascurato di osservare in dottrina, possono essere – a titolo esemplificativo – concessi provvedimenti cautelari quali la nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio, il sequestro conservativo o giudiziario di beni o aziende del debitore, il divieto di compimenti di determinati atti, l'ordine di sospensione o limitazione dei pagamenti ai creditori, la sospensione di azioni esecutive individuali (Spadaro, D.lgs. n. 14/2019: concordato preventivo, liquidazione giudiziale e prededuzioni, Milano, 2019, 24). Per quanto attiene al sequestro conservativo, è opportuno ricordare, anche in questa sede, che il periculum in mora è tipizzato dall'art. 671 c.p.c. nel «fondato timore di perdere la garanzia del credito»: la relativa valutazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudice, il quale può utilizzare sia elementi di carattere oggettivo che soggettivo. È infatti consolidato in giurisprudenza l'orientamento secondo il quale il periculum in mora che giustifica la concessione di un sequestro conservativo può essere desunto sia da elementi obiettivi concernenti la capacità patrimoniale del debitore in rapporto all'entità del credito, sia da elementi soggettivi evincibili dal comportamento del debitore, tali da lasciare presumere che egli, al fine di sottrarsi all'adempimento, ponga in essere atti dispositivi idonei a provocare l'eventuale deprezzamento del proprio patrimonio, sottraendolo all'esecuzione forzata (Trib. Bari III, 18 ottobre 2012; Trib. Nocera Inferiore 9 novembre 2005; Trib. Trani 3 agosto 1995, in Giust. civ., 1996, I, 2, 758). In conformità alla generale prospettiva del c.c.i.i., la disposizione in esame disciplina con previsioni specifiche la cornice processuale entro la quale devono essere adottate le misure cautelari e protettive, configurato, rispetto a quello generale per l'accesso alle procedure di regolazione della crisi, in termini di sub-procedimento incidentale di competenza monocratica, la cui apertura è correlata alla proposizione di una domanda di concessione di tali misure unitamente a quella principale di cui all'art. 40 c.c.i.i. La previsione di una puntuale regolamentazione processuale colma una lacuna che era stata avvertita rispetto alla generica formulazione in parte qua dell'art. 15, comma 8 l.fall., lacuna a fronte della quale gli interpreti avevano cercato di individuare, in ragione della clausola generale di cui all'art. 669-quaterdecies c.p.c., profili di concreta compatibilità con il cd. rito cautelare uniforme, operazione non scevra di complessità per la strumentalità dei provvedimenti resi ai sensi dell'art. 15, comma 8 l.fall., alla tutela delle posizioni giuridiche soggettive ed agli interessi di tipo pubblicistico propri di una procedura concorsuale piuttosto che a quella di diritti soggettivi individuali (per tutti Santangeli, Commento all'art. 15, in Il nuovo fallimento, a cura di Santangeli, Milano 2006, 79). L'art. 55 c.c.i.i. modifica la prospettiva mutuando, almeno per le misure cautelari, la struttura del procedimento cautelare uniforme, specie con riferimento all'art. 669-sexies c.p.c., ma optando per una disciplina autonoma del rito volto alla concessione e delle misure cautelari e di quelle protettive. In particolare, occorre in primo luogo evidenziare che l'emanazione delle misure cautelari non è più demandata, come nel sistema di cui all'art. 15 l.fall., al tribunale in composizione collegiale, bensì al magistrato cui è affidata la trattazione dello strumento di regolazione della crisi o della procedura di insolvenza (con conseguente ammissibile, anche nel nuovo regime, di una tutela cautelare ante causam: Pagni, 443). Inoltre, in conformità all'art. 669-sexies c.p.c. viene previsto, almeno per le misure cautelari, che le stesse siano di regola adottate dopo l'udienza nel contraddittorio tra le parti, salva la possibilità, propria anche della predetta disposizione normativa, di una concessione delle misure con decreto inaudita altera parte, in caso di periculum in mora cd. al quadrato. Nell'ipotesi di provvedimenti concessi con decreto gli stessi dovranno quindi essere vagliati, al fine di una conferma, modifica o revoca, nel contraddittorio tra le parti, e notificate alla parte resistente, unitamente al ricorso, entro il termine perentorio di otto giorni dalla concessione. Sotto il profilo istruttorio, è ripreso il modello previsto dall'art. 669-sexies c.p.c. poiché stabilisce che il giudice «procede nel modo che ritiene più opportuno agli atti di istruzione indispensabili in relazione alla misura richiesta». I provvedimenti conservano efficacia, salvo revoca o modifica, sino alla pronuncia di merito e cioè sino alla apertura della liquidazione giudiziale ovvero all'omologa del concordato preventivo, degli accordi di ristrutturazione di debiti ovvero del piano di ristrutturazione. In dottrina si è osservato, da parte di alcuni, che è invece più complesso stabilire la sorte delle misure cautelari nel caso di accesso al concordato preventivo o di domanda di omologa degli accordi di ristrutturazione dei debiti, in quanto se queste misure dovessero sopravvivere sino alla omologazione, il debitore potrebbe trovarsi nella condizione di non poter disporre del patrimonio (ad esempio in caso di sequestro), ma per converso, gli effetti che si producono col concordato non sempre coincidono con le misure cautelari la cui persistenza potrebbe essere utile per tutti i creditori, sicché dovrebbe patrocinarsi una lettura estensiva anche in virtù della formulazione dell'art. 54, comma 1, ove si evoca come dies ad quem la sentenza che chiude il procedimento unitario e, dunque, la sentenza di omologazione o di diniego di omologazione (Fabiani, Le misure cautelari e protettive nel codice della crisi di impresa, cit., 849 ss.). Per altri, invece, la mancanza di una specifica disciplina che vada a regolare l'efficacia del provvedimento, come avveniva da parte sia dell'art. 15, comma 8, l.fall., induce a ritenere che la disciplina degli effetti nel caso concreto dovrà essere in ogni caso affidata ad una valutazione dell'organo giudiziario (cfr. Pagni, Le misure protettive e le misure cautelari nel codice della crisi e dell'insolvenza, cit., 443 ss.). Il primo correttivo al codice della crisi di impresa ha espressamente sancito, per chiarire una questione che era stata discussa con esiti non univoci in sede di primo commento al d.lgs. n. 14/2019, che l'ordinanza cautelare è assoggettata a reclamo ex art. 124 c.c.i.i. Questa disposizione è stata ancora una volta modificata, in coerenza con la natura delle misure in esame, dal d.lgs. n. 83/2022 (c.d. secondo correttivo) che ha sancito la reclamabilità dell'ordinanza che decide sull'istanza ai sensi dell'art. 669-terdecies c.p.c. (i.e. con il reclamo cautelare). Secondo le regole generali, la decisione assunta in sede di reclamo non è invece ricorribile per cassazione ai sensi dell'art. 111, comma 7 Cost., atteso che, per consolidata giurisprudenza di legittimità, è inammissibile il ricorso straordinario per cassazione avverso l'ordinanza resa in sede di reclamo cautelare ex art. 669-terdecies c.p.c., ancorché affetta da inesistenza, nullità o abnormità, senza che ciò si ponga in contrasto con gli artt. 24,111 Cost., trattandosi di un provvedimento inidoneo a incidere con efficacia di giudicato su situazioni soggettive di natura sostanziale e ininfluente nel successivo giudizio di merito, o con l'art. 6 Cedu, essendo comunque garantita una duplice fase di tutela davanti a un'istanza nazionale (v., tra le più recenti, Cass. n. 12229/2018). |