Osservazioni del creditore al piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore ex art. 70, comma 3, c.c.i.i.

Nicola Rumìne

Inquadramento

A seguito della presentazione della proposta da parte del consumatore, per il tramite dell'Organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal Presidente del Tribunale, e del decreto con cui il Tribunale dichiara ammissibile la proposta, ai creditori sono dati venti giorni per presentare osservazioni, come previsto dall'art. 70, comma 3 d.lgs. n. 14/2019, anche all'esito del correttivo (d.lgs. n. 136/2024).

Formula

TRIBUNALE DI ...

OSSERVAZIONI DEL CREDITORE AL PIANO DI RISTRUTTURAZIONE

DEI DEBITI DEL CONSUMATORE EX ART. 70, COMMA 3, C.C.i.i.

R.G. N. ... / ...

GIUDICE DOTT./DOTT.SSA: ...

- Il/la sottoscritto/a (nome e cognome) ...

nato/a ... il ... e residente a ... in Via/Piazza ..., C.F. ..., [1] ai fini del presente procedimento rappresentato/a, dall'Avv. ... del foro di ..., nel cui studio in ..., via ... n. ... tel. ... fax ... PEC ... elegge domicilio, giusta procura speciale in allegato al presente atto,

PREMESSO CHE

- in data ... il Sig./Sig.ra ... presentava la proposta ed il piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore, a norma e per gli effetti dell'art. 67 d.lgs. n. 14/2019, in allegato al doc. ... ; [2]

- la suddetta procedura veniva iscritta al R.G.N. ... del Tribunale di ... ed il Giudice designato era il/la Dott./Dott.ssa ... ;

- il piano in questione veniva redatto con l'ausilio del/della Dott./Dott.ssa ... in qualità di professionista “gestore della crisi” facente parte dell'Organismo di Composizione della Crisi di ... ; [3]

- con decreto del ... il Giudice Dott./Dott.ssa ... disponeva l'ammissione del piano e della proposta sopra indicati, ordinando al gestore della crisi di darne comunicazione a tutti i creditori, nonché di avvertirli contestualmente della facoltà di presentare osservazioni entro il termine di venti giorni dal ricevimento della predetta informativa a mezzo PEC da inviare all'OCC competente;

- è intenzione dell'esponente creditore presentare osservazioni alla proposta ed al piano sopra descritti per i seguenti

MOTIVI

1) INAMMISSIBILITÀ DEL PIANO DI RISTRUTTURAZIONE DEI DEBITI

Il piano di ristrutturazione dei debiti non può essere omologato poiché il debitore non riveste la qualifica di “consumatore” ai fini della presente procedura [4] in quanto [5][6] ...

... ...

... ...

2) NEL MERITO: NON FATTIBILITÀ GIURIDICA ED ECONOMICA DEL PIANO DI RISTRUTTURAZIONE DEI DEBITI IN GENERALE

L'esponente creditore contesta la fattibilità giuridica ed economica del piano poiché non è concretamente realizzabile in quanto ...

... ... ...

3) NEL MERITO: NON CONVENIENZA ECONOMICA DELLA PROPOSTA PER IL CREDITORE RISPETTO ALL'ALTERNATIVA LIQUIDATORIA EX ART. 268, COMMA 1, D.LGS. N. 14/2019

L'esponente creditore contesta la convenienza economica della proposta poiché il proprio credito potrebbe essere maggiormente soddisfatto attraverso la procedura di liquidazione controllata dei beni del debitore ex art. 268 comma 1, d.lgs. 14/2019 in quanto ...

... ... ...

* * *

Tutto ciò premesso, il Sig./la Sig.ra ... [7] la società ... oppure la società ..., in persona del legale rappresentante Sig./Sig.ra ... come sopra rappresentato/a, difeso/a e domiciliato/a,

CONTESTA

il piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore presentato da ... in data ..., per tutti i motivi esposti in narrativa, invitando il Giudice a rigettare con decreto di diniego ex art. 70, comma 10, del d.lgs. n. 14/2019, la richiesta di omologazione del piano e della proposta formulata dal debitore-consumatore e

PROPONE

di apportare le modifiche al piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore di seguito illustrate: ...,

invitando nel contempo l'Organismo di Composizione della Crisi di ... a convocare il debitore nel termine di dieci giorni dal deposito del presente atto, affinché quest'ultimo venga sentito a chiarimenti nel merito delle modifiche richieste, nonché proponga al Giudice un nuovo piano di ristrutturazione comprensivo delle modifiche qui prospettate [8] .

In ossequio all'art. 70, comma 3, del d.lgs. n. 14/2019, si trasmettono le presenti osservazioni a mezzo posta elettronica certificata all'indirizzo PEC ... dell'Organismo di Composizione della Crisi di ... .

Con osservanza.

Luogo e data ...

Avv. ...

PROCURA SPECIALE

Io sottoscritto Sig. (o Sig.ra) ..., nato/a a ..., il ..., c.f. ..., residente in ..., via/piazza ..., n. ..., [9] delego a rappresentarmi e difendermi ai fini del presente procedimento, in ogni sua fase e grado e sino a completa esecuzione, l'Avv. ..., del foro di ..., C.F. ..., PEC ..., fax ..., eleggendo domicilio presso il suo studio sito a ..., in via ..., n. ..., conferendogli ogni facoltà e potere di legge, ivi compreso quello di presentare osservazioni alla proposta ed al piano di ristrutturazione di debiti del consumatore Sig. ..., nell'ambito del procedimento iscritto al R.G. ... del Tribunale di ... .

Autorizzo altresì l'Avv. ... al trattamento dei nostri dati personali, in conformità al d. lgs. n. 196/2003 (legge sulla privacy) e del Regolamento UE n. 2016/679 (GDPR), limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato.

Luogo e data ...

Firma del creditore ...

È autentica

Avv. ...

1. Oppure, se il creditore è una società: «- La società ... con sede legale a ..., in via ..., n. ..., P.I. ..., in persona del legale rappresentante Sig. ..., nato a ..., il ..., C.F. ... ».

2. In alternativa, se si tratta di una procedura avviata da più componenti dello stesso nucleo familiare, il presente punto deve essere riformulato come segue: «- in data ..., il Sig./Sig.ra ..., il Sig./Sig.ra ..., il Sig./Sig.ra ..., presentavano la proposta ed il piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore, in allegato al doc. ..., nell'ambito di una procedura familiare ex art. 66 d.lgs. n. 14/2019».

3. Oppure: «il piano in questione veniva redatto con l'ausilio del/della Dott./Dott.ssa ..., in qualità di professionista “gestore della crisi” nominato dal Presidente del Tribunale di ..., non essendovi OCC nella circoscrizione territoriale del Tribunale competente».

4. Nelle procedure familiari: «non tutti i debitori rivestono la qualifica di consumatore ai fini della presente procedura».

5. In alternativa: “Il piano di ristrutturazione dei debiti non potrà essere omologato poiché il debitore ha già beneficiato dell'esdebitazione nei cinque anni precedenti, o comunque era già stato esdebitato per due volte (oppure – nelle procedure familiari - “tutti i debitori o uno o più di essi” hanno già beneficiato dell'esdebitazione nei cinque anni precedenti, o erano già stati esdebitati per due volte) in quanto: ... ».

6. Come ulteriore alternativa: «Il piano di ristrutturazione dei debiti non potrà essere omologato poiché il debitore (oppure nelle procedure familiari “tutti i debitori o uno o più di essi”) ha (o hanno) determinato la situazione di sovraindebitamento con colpa grave, o malafede, o con frode in quanto: ... ».

7. O «la società ..., in persona del legale rappresentante Sig./Sig.ra ... ».

8. Infatti, nel caso in cui l'Organismo di composizione della crisi ritenga di modificare il piano in conseguenza delle osservazioni dei creditori, la riforma non impone che il nuovo piano sia sottoposto all'attenzione di questi ultimi, ma stabilisce che il giudice, letta la relazione dell'O.C.C. ed il nuovo piano, fissa con decreto l'udienza di comparizione delle parti, nella quale i creditori possono presentare ulteriori osservazioni (Amisano, Il sovraindebitamento del consumatore. La l. 3/2012 e il codice della crisi d'impresa: procedure a confronto, Milano, 2019, 219). Soltanto all'esito della suddetta udienza il giudice può eventualmente omologare il piano.

9. Oppure: «Il sottoscritto Sig. ..., nato a ... il ... e residente in via/piazza ..., n.c. ... a ..., in qualità di legale rappresentate della società ..., con sede legale a ..., P.I.: ..., delego a delego a rappresentare e difendere la suddetta società».

COMMENTO

Con riguardo al piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore, il codice della crisi e dell'insolvenza stabilisce che il debitore, per la redazione di un piano, debba rivolgersi a un Organismo di composizione della crisi, ovvero a un professionista nominato dal Tribunale.

Il piano e la proposta sono conseguentemente trasmessi al Tribunale a cura dell'O.C.C. perché ne sia valutata l'ammissibilità.

A quest'ultimo proposito una novità del codice concerne la verifica dei requisiti soggettivi del debitore, che dunque non si colloca più nella fase dell'omologazione.

In particolare il nuovo art. 69 c.c.i.i. dispone che il consumatore non deve avere determinato la situazione di sovraindebitamento con colpa grave o malafede o con frode, e inoltre non deve avere beneficiato dell'esdebitazione nei cinque anni precedenti e comunque per già due volte. Sulla nozione di “colpa grave” e più in generale sull'art. 69 c.c.i.i. si veda di recente Trib. Taranto II, 2 novembre 2023.

App. Bologna III, n. 309/2024 ha invece sottolineato la circostanza che l'art. 69 del c.c.i.i., a differenza di quanto previsto in precedenza dalla l. n. 3/2012, prevede che il consumatore non può accedere alla procedura di ristrutturazione dei debiti se ha determinato la situazione di sovraindebitamento con colpa grave, eliminando quindi il requisito della valutazione della colpa, genericamente intesa.

Il legislatore avrebbe deciso di non esigere requisiti soggettivi troppo stringenti anche in considerazione anche della qualità dei soggetti destinatari del beneficio, che spesso sono privi di un livello culturale idoneo a rendersi conto del loro progressivo indebitamento, eliminando di fatto il giudizio di meritevolezza e ancorando l'accesso alla valutazione della sussistenza di requisiti puramente negativi ed ostativi,

Il giudice, quindi, non deve più valutare, come accadeva prima della riforma, se il debitore abbia effettivamente causato il sovraindebitamento con colpa, ma potrà negare l'omologa del piano solo quando l'indebitamento sia derivato da colpa grave del debitore, dalla sua malafede o da un suo comportamento fraudolento.

A titolo esemplificativo, Trib. Termini Imerese fall., n. 37/2024 ha ritenuto non sussistere la colpa grave del debitore in un caso in cui l'indebitamento era risultato dovuto a una forma patologica di ludopatia.

Sempre sulla nozione di colpa grave si veda Trib. Foggia III, n. 64/2024: si ha colpa grave quando per il debitore era del tutto irragionevole, avuto riguardo al patrimonio e al proprio reddito, ritenere di potere adempiere regolarmente, ovvero quando il debito è sproporzionato alle capacità restitutorie del debitore e questi poteva avvedersene con la normale diligenza.

L'art. 70 c.c.i.i. (oggetto di diverse modifiche da parte del d.lgs. n. 136/2024, c.d. correttivo al codice della crisi) stabilisce poi che il giudice dispone l'omologazione del piano verificatane l'ammissibilità giuridica e la sua fattibilità (l'aggettivo “economica” di cui all'art. 70, comma 7, è stato eliminato dal d.lgs. n. 83/2022, attuativo della direttiva UE 2019/1023), mentre non è più tenuto a verificare che il consumatore abbia assunto obbligazioni senza la ragionevole prospettiva di poterle adempiere, ovvero se abbia colposamente determinato il sovraindebitamento per mezzo di un ricorso al credito non proporzionato alle proprie capacità patrimoniali (cfr. art. 12-bis, comma 3 l. n. 3/2012).

Nella giurisprudenza di merito (ad es. Trib. Terni 8 maggio 2023) è stato peraltro affermato che il giudice non deve limitarsi a recepire acriticamente la relazione dell'O.C.C. ma può e deve effettuare un sindacato “estrinseco” sulla predetta relazione, avuto riguardo, in particolare, alla congruità e logicità dei criteri utilizzati dall'O.C.C. per la quantificazione del valore di mercato attribuibile ai beni o ai diritti oggetto di cause legittime di prelazione.

L'art. 68, comma 3, del c.c.i.i. dispone testualmente che «l'O.C.C., nella sua relazione, deve indicare anche se il soggetto finanziatore, ai fini della concessione del finanziamento, abbia tenuto conto del merito creditizio del debitore, valutato in relazione al suo reddito disponibile, dedotto l'importo necessario a mantenere un dignitoso tenore di vita», mentre il successivo art. 69, comma 2 c.c.i.i. (come modificato dal d.lgs. n. 147/2020) dispone che in tal caso il creditore non può presentare opposizione o reclamo in sede di omologa per contestare la convenienza della proposta.

Altro profilo che deve essere valutato dal giudice in sede di verifica dell'ammissibilità del piano è la sussistenza della qualifica di “consumatore”.

Al riguardo l'art. 2, comma 1, lett. e), c.c.i.i. prevedeva espressamente che fosse consumatore la persona fisica che agisse per scopi estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, anche se socia di una delle società appartenenti ad uno dei tipi regolati nei capi III, IV e VI del titolo V del libro quinto del codice civile, “per i debiti estranei a quelli sociali”.

La riforma, sul punto, non chiariva la posizione del fideiussore e del professionista sovraindebitati per debiti estranei all'attività imprenditoriale o professionale, benché l'orientamento più recente della giurisprudenza avesse proposta un'interpretazione più estensiva del concetto di consumatore (cfr. Trib. Padova 27 giugno 2018; Trib. Brescia 22 maggio 2018; Trib. Torino 7 agosto 2017; Trib. Rovigo 13 dicembre 2016; Cass. I, n. 1869/2016; ABF, coll. coord. n. 5368/2016; Corte Giust. UE, 19 novembre 2015, C-74/15).

In senso contrario, comunque, Trib. Ivrea 20 aprile 2023 (ove ulteriori riferimenti alle posizioni dei giudici del merito), e App. Bologna 16 giugno 2023, secondo cui, nel caso di passivo promiscuo, i creditori devono essere tutelati attribuendo loro il diritto di voto e quindi devono essere posti nella condizione di rifiutare la proposta mediante un atto di volontà, anche se espresso a maggioranza, secondo quanto previsto dalle norme in tema di concordato minore.

Invece App. Firenze 20 giugno 2023, ha proposto rinvio pregiudiziale alla Corte di Cassazione (che poi lo ha dichiarato inammissibile) circa la possibilità o meno di esperire la procedura ex art. 67 c.c.i.i. da parte della persona fisica che non eserciti da tempo alcuna attività imprenditoriale e che, al momento della domanda giudiziale, «agisca per scopi estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigiana o professionale», con piano che preveda la ristrutturazione di debiti derivanti anche, in misura significativa od addirittura prevalente, dalla cessata attività di impresa.

Il d.lgs. n. 136/2024, c.d. correttivo al codice della crisi d'impresa, ha sostituito l'espressione «per debiti estranei a quelli sociali», con quella «per debiti contratti nella qualità di consumatore», così sembrando assumere una posizione negativa rispetto alla possibilità di ricorrere al piano di ristrutturazione anche per debiti non consumeristici.

Tra l'altro, nell'ambito delle procedure familiari, il giudice è tenuto a verificare la presenza della suddetta qualifica di consumatore in capo a tutti i familiari che partecipino alla procedura. Infatti l'art. 66 del codice, sempre all'esito del correttivo, prevede che, in caso di piano di ristrutturazione presentato dai membri della stessa famiglia, rispetto al membro non consumatore non trovano applicazione le norme di cui alla seconda sezione del capo dedicato a piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore.

Ad ogni modo, se il giudice ritiene ammissibile il piano (a mente dell'art. 70, comma 1, all'esito del decreto correttivo del 2024 il giudice potrebbe anche concedere al debitore un termine non superiore a quindici giorno per apportare modifiche al piano e produrre documenti), in tale ipotesi ordina all'Organismo di composizione della crisi, con apposito decreto, di darne comunicazione a tutti i creditori, i quali fino a quel momento non hanno avuto alcuna possibilità di contraddittorio.

L'O.C.C., nello specifico, è tenuto a informare tutti i creditori della possibilità di presentare osservazioni al piano nel termine di venti giorni dal ricevimento della comunicazione.

Il creditore, in tale termine, è quindi onerato di esaminare la proposta e il piano, di visionare i documenti ivi allegati nonché di redigere osservazioni, potendo ivi evidenziare profili di inammissibilità della proposta e muovere rilievi critici in merito alla fattibilità, anche economica, del piano in generale e alla collocazione riservata dal piano al suo credito.

Per effetto della riforma è mutato in modo consistente il ruolo dei creditori, che possono effettuare ampie contestazioni al piano prospettato dal debitore, non solo allo scopo di contestare il trattamento riservato al credito, o il piano in generale, ma anche proporre suggerimenti all'O.C.C. per indurlo a modificare il piano.

Il destinatario delle contestazioni dei creditori, infatti, non è più soltanto il giudice, ma anche l'O.C.C., tanto che la nuova legge stabilisce che quest'ultimo, se ritiene fondate le osservazioni dei creditori, può modificare il piano in un momento anteriore all'omologa.

L'O.C.C. può quindi sottoporre al giudice, ai fini dell'omologazione, non più il piano esaminato in precedenza e che aveva determinato l'apertura della procedura, ma una sua nuova versione, per l'appunto modificata a seguito dei rilievi dei creditori.

La ratio di tali modifiche è quella di favorire la maggiore partecipazione dei creditori alla procedura, allo scopo di superare, sin da subito, i contrasti che potrebbero esitare in opposizioni all'omologa del piano (Amisano, Il sovraindebitamento del consumatore. Lal. 3/2012 e il codice della crisi d'impresa: procedure a confronto, Milano 2019, 127).

Anche il ruolo del gestore della crisi risulta modificato e infatti le sue funzioni assumono ancora più rilevanza nella fase di predisposizione del piano, posto che non può più essere introdotto in giudizio un piano non redatto da un professionista terzo, tranne i casi in cui l'Organismo non sia stato ancora costituito.

Peraltro si fa presente che il d.lgs. n. 136/2024 ha previsto espressamente la possibilità dell'O.C.C. di attingere ai dati contenuti nell'anagrafe tributaria e in altri sistemi. Il nuovo comma 4-bis dell'art. 65 recita esattamente come segue: «Ai fini della redazione delle relazioni da allegare alla domanda gli O.C.C. possono accedere ai dati contenuti nell'anagrafe tributaria, compresa la sezione prevista dall'articolo 7, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, nei sistemi di informazioni creditizie, nelle centrali rischi e nelle altre banche dati pubbliche, ivi compreso l'archivio centrale informatizzato di cui all'articolo 30-ter, comma 2, del d.lgs. n. 141/2010, nel rispetto delle disposizioni contenute nel codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al d.lgs. n. 196/2003, e del codice di deontologia e di buona condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti, approvato dal Garante per la protezione dei dati personali ai sensi dell'articolo 20 del d.lgs. n. 101/2018».

Qualora sia messa in discussione la fattibilità economica del piano (anche se, come visto, il codice non parla più espressamente di fattibilità economica), il giudice è tenuto a effettuare una valutazione prognostica sulla convenienza del trattamento riservato al creditore, rispetto a quello che gli sarebbe garantito se avesse accesso alla procedura di liquidazione controllata (art. 70, comma 7, all'esito dei correttivi apportati dal d.lgs. n. 136/2024, già comma 9).

Il giudizio in questione richiede dunque un'indagine di merito da parte del giudice, non soltanto sulla fattibilità giuridica ed economica del piano, ma anche sulla sua convenienza economica rispetto al singolo creditore.

Sotto il profilo procedurale, una volta che il creditore abbia presentato osservazioni critiche al piano (come risulta dalla formula che precede), l'O.C.C., nei dieci giorni successivi, è tenuta a convocare il debitore, renderlo edotto del contenuto delle osservazioni, sentirlo a chiarimenti, nonché predisporre un verbale contenente le sue controdichiarazioni, decidendo se accogliere le modifiche prospettate e sottoporre al giudice un piano diverso da quello originario.

Anche in questo caso il termine di dieci giorni previsto dalla riforma appare particolare esiguo, se si pensa che in questo ristrettissimo arco di tempo l'Organismo di composizione della crisi è tenuto a convocare il debitore e a svolgere tutte le attività utili ad apportare le eventuali modifiche al piano.

In dottrina è già stato rilevato che detto termine deve considerarsi meramente ordinatorio e che quindi il gestore della crisi ha facoltà di chiedere al giudice una proroga finalizzata allo svolgimento dei suddetti adempimenti (Amisano, Il sovraindebitamento del consumatore. Lal.3/2012 e il codice della crisi d'impresa: procedure a confronto, 2019, 219).

Ai fini della valutazione giudiziale sulla fattibilità economica del piano, la nuova disciplina chiarisce espressamente che il piano è a “contenuto libero” e dunque può assumere in parte natura ristrutturatoria e in parte liquidatoria, può includere l'intervento di soggetti terzi disposti ad accollarsi una parte dei debiti del sovraindebitato o a prestare fideiussioni, ed ancora può includere consistenti stralci del debito o rateazioni di lunga durata.

Invero, già nel vigore della l. n. 3/2012, in assenza di una specifica disposizione sul termine massimo per il compimento dei pagamenti, la Corte di legittimità aveva ritenuto omologabile la proposta di piano del consumatore per la soluzione della crisi da sovraindebitamento anche qualora essa contenesse una dilazione dei pagamenti di significativa durata, in particolar modo superiore a cinque o a sette anni (Cass. I, n. 27544/2019).

Da ultimo si consideri che il decreto correttivo n. 136/2024 ha abrogato l'art. 70, comma 10, del d.lgs. n. 14/2019, nella parte in cui prevedeva che, negata l'omologazione, il giudice avrebbe dichiarato aperta la liquidazione controllata, e il comma 11, che abilitava i creditori e il pubblico ministero a chiedere l'apertura della liquidazione controllata in caso di compimento di atto in frode.

Ciò precisato, è utile ricordare, con riferimento ai procedimenti cui si applicano le norme anteriori al correttivo, che rispetto al concetto di atto in frode, già la giurisprudenza anteriore al codice riteneva atto in frode quello non meramente pregiudizievole delle ragioni creditorie, ma caratterizzato dal particolare coefficiente soggettivo di dolosa e artificiosa preordinazione (ad es. Trib. Benevento 23 aprile 2019).

Anche la giurisprudenza di legittimità aveva avuto modo di pronunciarsi sulla nozione di frode e aveva chiarito che essa, già sul piano meramente letterale, evocava una condotta positiva, caratterizzata da inganno o altro artificio e dunque di dolosa preordinazione al prevalente scopo della lesione degli interessi dei creditori.

L'atto in frode, in questa prospettiva non deve identificarsi con il mero atto pregiudizievole, ma richiede il carattere “fraudolento” della disposizione patrimoniale (Cass. I, n. 13817/2011; Cass. I, n. 23387/2013, sebbene in riferimento ai requisiti di ammissibilità alle procedure concordatarie).

Alcune ipotesi di atti in frode, peraltro, sono state previste espressamente dal codice della crisi di impresa e dell'insolvenza, in particolare all'art. 72, in tema di revoca della sentenza di omologazione del piano. Costituiscono dunque atti in frode il fatto del debitore che abbia aumentato o diminuito il passivo dolosamente o con colpa grave, che abbia sottratto o dissimulato una parte rilevante dell'attivo o infine che abbia dolosamente simulato attività inesistenti.

Ad ogni modo l'elencazione di cui all'art. 72 c.c.i.i. non deve ritenersi tassativa, giacché vi si precisa chiaramente che costituiscono atti in frode tutti quelli che sono comunque diretti a frodare le ragioni dei creditori.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario