Reclamo ex art. 669-terdecies c.p.c. contro il provvedimento di rigetto della misura cautelareinquadramentoIl cd. correttivo al c.c.i.i. aveva previsto, per chiarire una questione che era stata discussa con esiti non univoci in sede di primo commento al d.lgs. n. 14/2019, che l'ordinanza cautelare era assoggettata a reclamo ex art. 124 c.c.i.i. Più opportunamente, considerata la natura dei relativi provvedimenti, il d.lgs. n. 83/2022, è intervenuto sull'art. 55, comma 2 c.c.i.i. sancendo la reclamabilità dell'ordinanza che decide sull'istanza ai sensi dell'art. 669-terdecies c.p.c. (i.e. con reclamo cautelare). Pertanto, i provvedimenti cautelari emessi dal giudice monocratico potranno essere oggetto di reclamo ad iniziativa della parte interessata dinanzi al Tribunale in composizione collegiale. FormulaTRIBUNALE DI ..... [1] RECLAMO [2] Per la Società ...., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ...., elettivamente domiciliata presso lo studio dell'Avv. ...., che la rappresenta e difende come da procura in calce alla memoria di costituzione nella prima fase del procedimento; - ricorrente - CONTRO Società ...., in persona del legale rappresentante p.t., elettivamente domiciliata presso lo studio dell'Avv. ...., che la rappresenta e difende per delega a margine del ricorso cautelare; - resistente - PREMESSO CHE – In data ..... la parte resistente ha depositato dinanzi a questo Tribunale ricorso per accedere alla procedura di accordo di ristrutturazione dei debiti; – Con ricorso exartt. 54-55 c.c.i.i. l'odierna reclamante, premesso di essere creditrice dell'istante dell'importo di Euro ...., giusta decreto ingiuntivo pronunciato dal Tribunale di ...., in data ...., ha richiesto, documentando l'irregolare condotta gestoria della Società la nomina di un amministratore giudiziario onde non vanificare il buon esito della procedura di accordo; – Con ordinanza del ...., non comunicata [3], il giudice designato ha rigettato tale ricorso, assumendo l'inammissibilità di tale provvedimento ai sensi dell'art. 54, comma 1, c.c.i.i.; – Tale decisione è illegittima in quanto la nomina di un amministratore giudiziario in sostituzione di quello che già gestisce la Società assoggettata alla procedura è un provvedimento cautelare che rientra tra quelli emanabili ai sensi dell'art. 54, comma 1, c.c.i.i., dovendosi superare la formulazione letterale in parte qua della disposizione normativa, attribuendo rilievo alla preminente finalità di conservare il valore dell'impresa per la tutela del ceto creditorio [4]; – Non vi è dubbio, inoltre, che in punto di fatto ricorressero i presupposti per l'accoglimento del ricorso, in quanto ....; Tutto ciò premesso, la Società ...., come sopra rappresentata, difesa e domiciliata, RICORRE al Tribunale di .... in composizione collegiale affinché, in riforma dell'ordinanza impugnata, previa comparizione delle parti [5], accolga il ricorso proposto nella prima fase, con vittoria di spese. Si allegano: 1) .... 2) .... 3) ..... Luogo e data .... Firma Avv. ..... [1]In forza dell'art. 669-terdecies c.p.c. il reclamo avverso i provvedimenti monocratici del Tribunale deve essere proposto al collegio del quale non può fare parte il giudice che ha emesso gli stessi. [2]Il reclamo contro il provvedimento che decide sull'istanza cautelare, giusta l'art. 669-terdecies c.p.c., si propone con ricorso, nel termine perentorio di quindici giorni dalla pronuncia in udienza ovvero dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore. [3]Le relative indicazioni sono opportune a fronte delle ricorrenti eccezioni della parte resistente sul rispetto del termine per la proposizione del reclamo. [4]Così Fabiani, Le misure cautelari e protettive nel codice della crisi di impresa, cit., 849 ss., per il quale il giudice potrebbe anche, nel nominare un amministratore giudiziario, decidere, avendo riguardo alla finalità da raggiungere, di indicare precisamente i poteri dell'amministratore nominato rispetto a quello della Società, fermo restando che l'amministratore giudiziario è una sorta di curatore speciale ex art. 78 c.p.c. e non un amministratore nel senso dell'art. 2409 c.c. [5]Il collegio, convocate le parti, pronuncia non oltre i venti giorni (termine peraltro ordinatorio) dal deposito del ricorso, ordinanza non impugnabile con la quale conferma, modifica o revoca il provvedimento cautelare. L'udienza dovrà svolgersi, come stabilito dall'art. 55, comma 1, ultimo periodo c.c.i.i., nella formulazione modificata dal d.lgs. n. 136/2024, preferibilmente in videoconferenza. commentoL'art. 2, lett. q), c.c.i.i. definisce le misure cautelari quali «provvedimenti cautelari emessi dal giudice competente a tutela del patrimonio o dell'impresa del debitore, che appaiano secondo le circostanze più idonei ad assicurare provvisoriamente il buon esito delle trattative e gli effetti degli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza e delle procedure di insolvenza e l'attuazione delle relative decisioni». Si tratta quindi di misure volte a evitare atti dispositivi del debitore. La regolamentazione sul piano processuale è dettata dagli artt. 54 e 55 c.c.i.i. In particolare, l'art. 54 c.c.i.i. stabilisce, in maniera innovativa, al comma 1, che «In pendenza del procedimento per l'accesso agli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza, anche nei casi di cui agli articoli 25-sexies e 44, e per l'accesso alla liquidazione giudiziale, su istanza di parte, il tribunale può emettere i provvedimenti cautelari, inclusa la nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio, che appaiano, secondo le circostanze, più idonei ad assicurare provvisoriamente gli effetti della sentenza che dichiara l'apertura della liquidazione giudiziale o che omologa il concordato preventivo o gli accordi di ristrutturazione dei debiti». La legittimazione a formulare l'istanza è attribuita ai creditori o al pubblico ministero ovvero agli organi di controllo e di vigilanza che instano per l'apertura della liquidazione giudiziale, nonché al debitore, e questo anche nell'ambito dei procedimenti di composizione concordata (così, tra gli altri, Fabiani, Le misure cautelari e protettive nel codice della crisi di impresa, in Riv. dir. proc., 2019, n. 3, 849 ss.; Lenoci, Misure cautelari e protettive nella riforma concorsuale, in Ilfallimentarista.it, § 4), ivi compreso, a seguito delle ultime novità normative, il concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio (v. già Trib. Bergamo II, 11 gennaio 2023, in Ilfallimentarista.it, 28 aprile 2023, con nota di F ico). È stata infatti espressamente estesa, pur subordinandola ad un'istanza di parte, a procedure quali il concordato preventivo e gli accordi di ristrutturazione, la possibilità di ottenere misure cautelari prima dell'omologa, al fine di assicurare provvisoriamente gli effetti del relativo provvedimento, alla medesima stregua di quanto previsto per il procedimento per l'apertura della liquidazione giudiziale. Quanto al novero delle misure cautelari che possono essere pronunciate l'art. 54 c.c.i.i. conferma l'impostazione dell'art. 15, comma 8, del r.d. n. 267/1942, nel senso di attribuire al tribunale, pur entro i limiti della domanda di parte, un potere cd. innominato di cautela (cfr. Pagni, Le misure protettive e le misure cautelari nel codice della crisi e dell'insolvenza, in Società, 2019, n. 4, 438 ss., spec. 441). In particolare, l'art. 54 fa riferimento ai provvedimenti cautelari, inclusa la nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio, che appaiano, secondo le circostanze, più idonei ad assicurare gli effetti della sentenza di apertura della procedura di liquidazione giudiziale ovvero di omologa del concordato preventivo o degli accordi di ristrutturazione di debiti o, oggi, di concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio del debitore. Pertanto, come non si è trascurato di osservare in dottrina, possono essere – a titolo esemplificativo – concessi provvedimenti cautelari quali la nomina di un custode dell'azienda o del patrimonio, il sequestro conservativo o giudiziario di beni o aziende del debitore, il divieto di compimenti di determinati atti, l'ordine di sospensione o limitazione dei pagamenti ai creditori, la sospensione di azioni esecutive individuali (Spadaro, D.lgs. n. 14/2019: concordato preventivo, liquidazione giudiziale e prededuzioni, Milano, 2019, 24). In conformità alla generale prospettiva del codice della crisi di impresa, gli artt. 54-55 c.c.i.i. disciplinano con previsioni specifiche la cornice processuale entro la quale devono essere adottate le misure cautelari e protettive, configurato, rispetto a quello generale per l'accesso alle procedure di regolazione della crisi, in termini di sub-procedimento incidentale di competenza monocratica, la cui apertura è correlata alla proposizione di una domanda di concessione di tali misure unitamente a quella principale di cui all'art. 40 c.c.i.i. La previsione di una puntuale regolamentazione processuale colma una lacuna che era stata avvertita rispetto alla generica formulazione in parte qua dell'art. 15, comma 8 l.fall., lacuna a fronte della quale gli interpreti avevano cercato di individuare, in ragione della clausola generale di cui all'art. 669-quaterdecies c.p.c., profili di concreta compatibilità con il cd. rito cautelare uniforme, operazione non scevra di complessità per la strumentalità dei provvedimenti resi ai sensi dell'art. 15, comma 8 l.fall., alla tutela delle posizioni giuridiche soggettive ed agli interessi di tipo pubblicistico propri di una procedura concorsuale piuttosto che a quella di diritti soggettivi individuali (per tutti Santangeli, Commento all'art. 15, in Il nuovo fallimento, a cura di Santangeli, Milano, 2006, 79). L'art. 54 c.c.i.i. modifica la prospettiva mutuando, almeno per le misure cautelari, la struttura del procedimento cautelare uniforme, specie con riferimento all'art. 669-sexies c.p.c., ma optando per una disciplina autonoma del rito volto alla concessione e delle misure cautelari e di quelle protettive. In particolare, occorre in primo luogo evidenziare che l'emanazione delle misure cautelari non è più demandata, come nel sistema di cui all'art. 15 l.fall., al tribunale in composizione collegiale, bensì al magistrato cui è affidata la trattazione del procedimento di regolazione della crisi (con conseguente ammissibile, anche nel nuovo regime, di una tutela cautelare ante causam: Pagni, Le misure protettive e le misure cautelari nel codice della crisi e dell'insolvenza, cit., 443). Inoltre, in conformità all'art. 669-sexies c.p.c. viene previsto, almeno per le misure cautelari, che le stesse siano di regola adottate dopo l'udienza nel contraddittorio tra le parti, salva la possibilità, propria anche della predetta disposizione normativa, di una concessione delle misure con decreto inaudita altera parte, in caso di periculum in mora cd. al quadrato. Nell'ipotesi di provvedimenti concessi con decreto gli stessi dovranno quindi essere vagliati, al fine di una conferma, modifica o revoca, nel contraddittorio tra le parti, e notificate alla parte resistente, unitamente al ricorso, entro il termine perentorio di otto giorni dalla concessione. Sotto il profilo istruttorio, ancora una volta la norma in esame ricalca il modello previsto dall'art. 669-sexies c.p.c. poiché stabilisce che il giudice “procede nel modo che ritiene più opportuno agli atti di istruzione indispensabili in relazione alla misura richiesta. I provvedimenti conservano efficacia, salvo revoca o modifica, sino alla pronuncia di merito e cioè sino alla apertura della liquidazione giudiziale ovvero all'omologa del concordato preventivo, degli accordi di ristrutturazione di debiti ovvero del piano di ristrutturazione. In dottrina si è osservato, da parte di alcuni, che è invece più complesso stabilire la sorte delle misure cautelari nel caso di accesso al concordato preventivo o di domanda di omologa degli accordi di ristrutturazione dei debiti, in quanto se queste misure dovessero sopravvivere sino alla omologazione, il debitore potrebbe trovarsi nella condizione di non poter disporre del patrimonio (ad esempio in caso di sequestro), ma per converso, gli effetti che si producono col concordato non sempre coincidono con le misure cautelari la cui persistenza potrebbe essere utile per tutti i creditori, sicché dovrebbe patrocinarsi una lettura estensiva anche in virtù della formulazione dell'art. 54, comma 1, ove si evoca come dies ad quem la sentenza che chiude il procedimento unitario e, dunque, la sentenza di omologazione o di diniego di omologazione (Fabiani, Le misure cautelari e protettive nel codice della crisi di impresa, cit., 849 ss.). Per altri, invece, la mancanza di una specifica disciplina che vada a regolare l'efficacia del provvedimento, come avveniva da parte sia dell'art. 15, comma 8 l.fall., induce a ritenere che la disciplina degli effetti nel caso concreto dovrà essere in ogni caso affidata ad una valutazione dell'organo giudiziario (cfr. Pagni, Le misure protettive e le misure cautelari nel codice della crisi e dell'insolvenza, cit., 443 ss.). Il c.d. correttivo al codice della crisi di impresa ha espressamente sancito, per chiarire una questione che era stata discussa con esiti non univoci in sede di primo commento al d.lgs. n. 14/2019, che l'ordinanza cautelare era assoggettata a reclamo ex art. 124 c.c.i.i. Questa disposizione è stata ancora una volta modificata, in coerenza con la natura delle misure in esame, dal d.lgs. n. 83/2022 che ha sancito la reclamabilità dell'ordinanza che decide sull'istanza ai sensi dell'art. 669-terdecies c.p.c. (i.e. con il reclamo cautelare). Secondo le regole generali, la decisione assunta in sede di reclamo non è invece ricorribile per cassazione ai sensi dell'art. 111, comma 7 Cost., atteso che, per consolidata giurisprudenza di legittimità, è inammissibile il ricorso straordinario per cassazione avverso l'ordinanza resa in sede di reclamo cautelare ex art. 669-terdecies c.p.c., ancorché affetta da inesistenza, nullità o abnormità, senza che ciò si ponga in contrasto con gli artt. 24,111 Cost., trattandosi di un provvedimento inidoneo a incidere con efficacia di giudicato su situazioni soggettive di natura sostanziale e ininfluente nel successivo giudizio di merito, o con l'art. 6 Cedu, essendo comunque garantita una duplice fase di tutela davanti a un'istanza nazionale (v., tra le più recenti, Cass. n. 12229/2018). |