Comunicazione del commissario liquidatore di accettazione dell'incaricoInquadramentoCon il provvedimento che ordina la liquidazione o con altro successivo è nominato un commissario liquidatore ovvero, qualora l'importanza dell'impresa lo consigli, tre commissari liquidatori. In tal caso essi deliberano a maggioranza e la rappresentanza è esercitata congiuntamente da due di essi. FormulaSpett.le ... (indicare l'Autorità di Vigilanza competente) Oggetto: Accettazione dell'incarico di commissario liquidatore. Il sottoscritto ... avendo avuto comunicazione del provvedimento in data ..., con il quale è stato nominato Commissario liquidatore della società ... in liquidazione coatta amministrativa, COMUNICA di accettare l'incarico e di non essere in alcuna posizione di conflitto di interessi rispetto allo svolgimento del medesimo. Si ringrazia Codesta Autorità di Vigilanza per la fiducia manifestata. Luogo e data ... Il Commissario liquidatore ... COMMENTOL'Autorità amministrativa che provvede all'apertura della procedura procede contestualmente alla nomina di uno o più commissari liquidatori, qualora ritenga, discrezionalmente, che l'importanza della procedura ed i conseguenti adempimenti tecnici richiedano l'intervento di più soggetti. Sono di immediata applicazione, anche in ordine ai requisiti per la nomina del commissario liquidatore, gli artt. 356 e 357 c.c.i.i., che prevedono l'istituzione di un albo dei soggetti tra i quali devono selezionarsi gli «incaricati dall'autorità giudiziaria delle funzioni di gestione e controllo» nelle procedure di crisi e di insolvenza. Curiosamente, non è invece indicata, tra le norme di immediata applicazione, l'art. 358 c.c.i.i., che stabilisce i requisiti per la loro nomina (e che dovrebbe, a rigore, coordinarsi con la disciplina dell'iscrizione all'albo). Tuttavia, il regime dei requisiti non si discosta dalla disciplina in precedenza dettata già dalla legge fallimentare riformata (nel testo ripetutamente novellato dell'art. 28 l.fall.), che ammetteva la nomina degli iscritti agli albi di avvocati, dottori commercialisti e esperti contabili, consulenti del lavoro, ma anche degli studi professionali associati e delle società tra professionisti, e di «coloro che abbiano svolto funzioni di amministrazione, direzione e controllo in società di capitali o società cooperative». La particolare complessità delle questioni amministrative e gestionali che devono essere affrontate nello svolgimento degli incarichi di commissario liquidatore, tuttavia, potrebbe suggerire di non considerare sufficiente ai fini dello svolgimento dell'incarico il solo generico possesso del requisito dell'iscrizione negli albi degli avvocati, dei commercialisti o dei ragionieri (Lo C ascio, Gli organi e la tutela giurisdizionale nella prospettiva di riforma, in Fall., 2004, 981), ammettendosi, dunque, che alla funzione di commissario liquidatore venga chiamata una persona giuridica. Tuttavia merita osservare che le disposizioni presuppongono la nomina di persone fisiche come in particolare dimostrato dalla previsione, già ricordata, di attribuzione al commissario liquidatore della qualifica di pubblico ufficiale, nonché di quella dell'esercizio personale delle funzioni (art. 32 l.fall.) ed anche, almeno per le assicurazioni, il fatto che gli organi della procedura di liquidazione coatta disposta per le assicurazioni debbano possedere gli stessi requisiti di professionalità previsti per i soggetti che svolgono attività di amministrazione di imprese assicurative e di riassicurazione (art. 246 cod. ass. priv.). Ancorché non trovino diretta applicazione le esclusioni dalla nomina previste dall'art. 28 l.fall., non può, però, non riconoscersi che la norma offra un idoneo criterio di individuazione dei requisiti irrinunciabili (pur nel silenzio della legge) ai quali la nomina del commissario liquidatore deve corrispondere. In particolare non possono essere nominati commissari liquidatori (e se nominati il provvedimento può essere impugnato innanzi al giudice amministrativo) innanzitutto gli amministratori della società sottoposta alla procedura, nonché il coniuge, i parenti e gli affini entro quarto grado degli amministratori stessi. Si dubita che possano essere nominati commissari i creditori dell'ente e, in generale, tutti coloro che possono trovarsi in ipotesi di conflitto di interessi con la procedura e le finalità che questa deve perseguire. La risposta alla questione sembra potersi rinvenire nei principi che presiedono allo svolgimento dell'attività amministrativa, i quali escludono che delle nomine possano essere investiti soggetti che possano trovarsi in conflitto di interesse con l'ente che sono chiamati ad amministrare. Quindi, conformemente a quanto ritenuto dalla giurisprudenza (Cass. I, n. 866/1990), si dovrebbe escludere che alla carica di commissari possano essere chiamati coloro che, per essere creditori, o per avere svolto funzioni di consulente dell'ente fallito, oltre che per altra analoga ragione, si possano trovare in conflitto potenziale di interessi con la procedura. Se in relazione alla particolare importanza della procedura l'Amministrazione nomina più commissari, questi costituiscono un organo collegiale, le cui delibere vengano adottate a maggioranza (Cass. I, n. 15076/2000). La legge fallimentare prevede la nomina di un massimo di tre componenti (l'art. 81 t.u.b., l'art. 57 t.u.f. e l'art. 246 cod. ass. priv., non indicano invece limiti al numero dei commissari). La scelta di nominare più soggetti alla carica di liquidatore può avvenire anche in corso di procedura. Sembra possibile, quindi, non solo che sia revocato il commissario in un primo tempo nominato e si provveda alla nomina di un collegio di tre commissari, ma egualmente che siano affiancati al primo altri due commissari liquidatori durante il corso della procedura, soprattutto se la complessità della procedura sia emersa solo dopo la sua apertura (e non sussistano ragioni di revoca del commissario nominato per primo). La rappresentanza esterna è affidata dalla legge a due commissari che agiscono con firma congiunta (Cass. I, n. 15076/2000). Non sembrerebbe possibile, quindi, che la rappresentanza esterna sia affidata, con deliberazione dei commissari, a uno solo di loro, poiché attraverso la necessaria azione congiunta di due commissari, la legge intende salvaguardare i terzi che entrano in contatto con la procedura, dando loro la certezza che l'atto abbia comunque acquisito il consenso della maggioranza dei commissari liquidatori. In contrario sembra però deporre quanto risultante dall'art. 84 t.u.b., dall'art. 57t.u.f. e dall'art. 250 cod. ass. priv., ove il potere di rappresentanza è espressamente attribuito a ciascun commissario, fermo che il potere di assumere le antecedenti deliberazioni è riservata alla maggioranza del collegio dei commissari. L'iscrizione della nomina dei commissari deve avvenire dopo la loro accettazione (cfr. art. 2487-bis c.c. nel regime delle società; conforme disposizione espressa nel t.u.b. (art. 81), nel t.u.f. (art. 57) e nel cod. ass. priv. (art. 247). Quanto alla durata dell'incarico, solo il cod. ass. priv. (art. 246) contiene l'indicazione di un limite massimo della durata iniziale dell'incarico (tre anni, salvo proroga). |