Istanza del commissario liquidatore per la dichiarazione di improcedibilità di un procedimento esecutivo su beni compresi nella liquidazione

Giacinto Parisi

inquadramento

L'art. 304 c.c.i.i. prevede che a partire dalla data dell'emanazione del provvedimento che ordina la liquidazione coatta amministrativa si applicano a quest'ultima procedura le disposizioni relative agli effetti del fallimento (ovvero della liquidazione giudiziale) per i creditori. Si intendono sostituiti nei poteri del tribunale e del giudice delegato l'autorità amministrativa che vigila sulla liquidazione; nei poteri del curatore il commissario liquidatore; e nei poteri del comitato dei creditori il comitato di sorveglianza.

Formula

TRIBUNALE DI ....

ISTANZA [1]

Il sottoscritto ...., con studio in ...., via ...., n. ...., PEC ...., Commissario liquidatore della Società ...., nominato con d.m. .... del ....,

ESPONE QUANTO SEGUE

con d.m. .... del .... la Società .... è stata ammessa alla procedura di liquidazione coatta amministrativa;

nei confronti della predetta Società sono tuttora pendenti alcune procedure esecutive, iscritte ai seguenti numeri di Ruolo .... e i beni oggetto delle stesse sono stati acquisiti all'attivo della procedura di liquidazione;

lo scrivente Commissario non ha interesse al subentro nelle procedure esecutive sopra indicate ....

In considerazione di quanto precede, lo scrivente

CHIEDE

all'Ill.mo Giudice dell'esecuzione di dichiarare l'improcedibilità delle procedure esecutive sopra specificate.

Luogo e data ....

Il Commissario liquidatore ....

[1]Sui criteri redazionali dell'atto cfr. d.m. n. 110/2023.

commento

L'apertura della procedura di liquidazione coatta amministrativa produce innanzitutto l'effetto di precludere l'inizio o la prosecuzione di azioni esecutive sui beni compresi nella procedura (Cass. I, n. 7037/2017). Eccezione alla regola è rappresentata, anche per le procedure di liquidazione coatta, l'inizio o la prosecuzione delle azioni esecutive relative a crediti fondiari come previsto dall'art. 41 TUB, trovando applicazione la previsione contenuta nell'art. art. 150 c.c.i.i. che fa salve le disposizioni di cui alle leggi speciali (Cass. I, n. 3847/1988; contraTrib. Lucca 13 agosto 2015, secondo cui nella liquidazione coatta amministrativa non troverebbero applicazione le regole che consentono agli istituti bancari di iniziare e proseguire l'esecuzione forzata singolare, al di fuori del concorso, per i crediti relativi ad operazioni di credito fondiario assistito da ipoteca).

In base all'art. 87 d.P.R. n. 602/1973 anche in caso di liquidazione coatta amministrativa, il concessionario non può iniziare o proseguire l'azione esecutiva, dovendo chiedere, in base al ruolo, l'ammissione al passivo della procedura.

È applicabile alla liquidazione coatta la regola contenuta nell'art. 151 c.c.i.i., secondo cui l'apertura della procedura apre il concorso tra tutti i creditori indipendentemente dalle garanzie dalle quali sono assistiti e quella secondo cui ogni credito deve essere accertato nel corso della procedura (ivi inclusi i crediti prededucibili: v. Cass. I, n. 339/2013). Conseguentemente, l'eventuale domanda di accertamento del credito proposta dal creditore davanti al giudice ordinario va dichiarata, seppure limitatamente alla durata della procedura di accertamento, improcedibile (Cass. I, n. 17327/2012) o improponibile (Fabiani, Diritto fallimentare. Un profilo organico, Bologna, 2011, 742). Si è tuttavia ritenuto che nella liquidazione coatta amministrativa trovi applicazione la regola stabilita dall'art. 96, comma 3, l.fall., sicché dovrebbe ritenersi che i giudizi di appello pendenti contro l'impresa in liquidazione coatta amministrativa non diventino improcedibili, ancorché abbiano ad oggetto crediti destinati a concorrere alla formazione dello stato passivo, ma proseguono in contraddittorio con il commissario liquidatore (Cass. I, n. 1083/2016).

Anche nella liquidazione coatta amministrativa trova pertanto applicazione, in ossequio al disposto dell'art. 53 l.fall. (art. 152 c.c.i.i.), il principio per effetto del quale il creditore assistito da pegno ovvero dai privilegi di cui agli artt. 2756 e 2761 c.c., può realizzare la garanzia anche durante la procedura, a condizione che il credito stesso sia stato ammesso con privilegio al passivo e previa autorizzazione dell'autorità di vigilanza (in sostituzione del giudice delegato), sentito il parere del liquidatore e del comitato di sorveglianza. Correlativamente trova applicazione anche la disposizione dell'ultimo comma che consente al commissario liquidatore di riprendere la cosa data in pegno su autorizzazione dell'autorità di vigilanza corrispondendo però al creditore l'importo del credito.

La sottoposizione della Società a liquidazione coatta, benché precluda l'esercizio o la prosecuzione delle azioni esecutive individuali, non sospende né interrompe i termini di prescrizione, suscettibili di essere interrotti soltanto dalla presentazione dell'istanza del creditore, che può presentarsi anche prima del deposito dello stato passivo (Cass. I, n. 4209/2004).

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