Istanza del commissario liquidatore al comitato di sorveglianza per il subentro in un rapporto pendente

Giacinto Parisi

inquadramento

L'art. 304 c.c.i.i. (corrispondente al precedente art. 201 l.fall.) prevede che a partire dalla data dell'emanazione del provvedimento che ordina la liquidazione coatta amministrativa si applicano a quest'ultima procedura le disposizioni relative agli effetti del fallimento (ora liquidazione giudiziale) per i creditori. Si intendono sostituiti nei poteri del tribunale e del giudice delegato l'autorità amministrativa che vigila sulla liquidazione; nei poteri del curatore il commissario liquidatore; e nei poteri del comitato dei creditori il comitato di sorveglianza.

Formula

Spett.le ....

Comitato di sorveglianza

( ...., Presidente)

( ...., Componente)

( ...., Componente)

Oggetto: richiesta di autorizzazione al subentro nel contratto .... stipulato con .....

Il sottoscritto, quale Commissario liquidatore della Società .... in liquidazione coatta amministrativa, rappresenta che, alla data di apertura della procedura di liquidazione coatta amministrativa, risultava pendente il contratto .... stipulato con .....

Lo scrivente ritiene utile il subentro della Società .... nel predetto contratto in quanto (indicare le ragioni a supporto della richiesta).

Inoltre, si ritiene che il subentro in questione non contrasti con gli interessi della massa dei creditori, essendo anzi idoneo a consentire un loro migliore soddisfacimento.

Ciò posto, con la presente, il sottoscritto chiede a codesto spett.le Comitato di sorveglianza di essere autorizzato al subentro nel contratto .... stipulato con .....

Luogo e data ....

Il Commissario liquidatore ....

commento

La disciplina degli effetti della dichiarazione di fallimento (ora liquidazione giudiziale) sui rapporti pendenti è applicabile anche alla liquidazione coatta amministrativa.

Trova applicazione la disposizione generale contenuta nell'art. 172 c.c.i.i., secondo cui in caso di apertura della procedura di liquidazione coatta per uno dei contraenti gli effetti di un contratto non eseguito o non ancora compiutamente eseguito da entrambe le parti sono sospesi in attesa che il commissario dichiari di subentrare nel rapporto dopo avere ottenuto l'autorizzazione del comitato di sorveglianza.

Come nel fallimento (ora liquidazione giudiziale), la scelta tra l'esecuzione e lo scioglimento del contratto integra un potere discrezionale del commissario liquidatore che è esercitabile, senza specifica autorizzazione dell'autorità di vigilanza (Cass. I, n. 955/1995) ed è manifestabile perfino per fatti concludenti. Conformemente alla regola generale prevista dall'art. 304 c.c.i.i., che prevede la sostituzione del giudice delegato e del tribunale da parte dell'autorità di sorveglianza, il contraente in bonis può chiedere all'autorità di vigilanza di fissare al commissario un termine non superiore a sessanta giorni per comunicare alla parte le sue intenzioni, pena lo scioglimento del contratto.

Il contraente in bonis però, una volta che il commissario si sia avvalso della facoltà di subentrare nel contratto, non può chiedere la risoluzione dello stesso per il pregresso inadempimento del debitore, perché l'apertura della procedura determina la destinazione del patrimonio appreso dai commissari al soddisfacimento paritario di tutti i creditori e la cristallizzazione delle loro posizioni giuridiche, con la conseguenza che la pronunzia di risoluzione non può produrre gli effetti restitutori e risarcitori suoi propri, che sarebbero lesivi della par condicio (Cass. I, n. 2261/2004). Non costituisce ostacolo allo scioglimento dal vincolo la circostanza che, prima dell'apertura della procedura, il contraente in bonis abbia provveduto a pagare il prezzo o già occupato l'immobile o trascritto la domanda giudiziale, poiché l'adempimento di tale formalità non incide sulla facoltà del curatore di recedere, ma determina soltanto – ai sensi dell'art. 145 c.c.i.i. – l'opponibilità alla massa dei creditori della domanda stessa e dell'eventuale sentenza di accoglimento, sempre che il curatore abbia scelto l'esecuzione del contratto, invece che il suo scioglimento, configurandosi in questo secondo caso la scelta del curatore come elemento ostativo all'accoglimento di quella domanda (Cass. I, n. 4747/1999). Non sussiste la possibilità di sciogliersi nei casi in cui l'effetto reale del trasferimento si sia già perfezionato.

Trovano altresì applicazione le altre disposizioni relative ai rapporti in corso. Tuttavia, relativamente alla sorte del contratto di locazione, si dubita che l'autorità amministrativa di vigilanza alla quale, per il disposto dell'art. 304 c.c.i.i. spettano i poteri propri del giudice delegato, possa determinare l'equo compenso per l'esercizio del recesso in caso di disaccordo tra il commissario ed il locatore; si è ritenuto, infatti, che si tratterebbe di un potere inerente alla funzione giurisdizionale, non compatibile con la natura amministrativa dell'ente che esercita la vigilanza.

Si segnala, infine, che l'effetto giuridico dello scioglimento di un preesistente rapporto giuridico per effetto della sottoposizione di una delle parti alla procedura di liquidazione coatta amministrativa non risente dell'eventuale provvedimento di continuazione dell'attività di impresa in regime di esercizio provvisorio (Cass. I, n. 11855/2006).

In tema di agenzia si è affermato che l'assoggettamento a liquidazione coatta amministrativa dell'impresa di assicurazione, determinando la risoluzione del rapporto di agenzia pendente, e la ricostituzione del rapporto dell'agente con l'impresa cessionaria del portafoglio della compagnia insolvente, non fa sorgere il diritto alla percezione delle indennità pattuite a favore dell'agente per il caso di scioglimento del rapporto (Cass. I, n. 23386/2012).

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