Atto di messa in mora del commissario liquidatore in ordine alla prosecuzione di un rapporto pendenteInquadramentoL'art. 201 l.fall. (rectius: art. 304 c.c.i.i.) prevede che a partire dalla data dell'emanazione del provvedimento che ordina la liquidazione coatta amministrativa si applicano a quest'ultima procedura le disposizioni relative agli effetti del fallimento (liquidazione giudiziale) per i creditori. Si intendono sostituiti nei poteri del tribunale e del giudice delegato l'autorità amministrativa che vigila sulla liquidazione; nei poteri del curatore il commissario liquidatore; e nei poteri del comitato dei creditori il comitato di sorveglianza. FormulaSpett.le (indicare l'Autorità di vigilanza competente) e p.c. ... in liquidazione coatta amministrativa nella persona del Commissario liquidatore, Dott. ... OGGETTO: atto di messa in mora in ordine al contratto ... stipulato con .... Con la presente, lo scrivente ..., PREMESSO CHE in data ... tra la società ..., ora in liquidazione coatta amministrativa, parte promittente venditrice, e ..., parte promissaria acquirente, è stato stipulato un contratto preliminare di compravendita, registrato in data ... e avente ad oggetto l'immobile sito in ..., al prezzo di Euro ... ; con d.m. ... del ..., è stata dichiarata l'apertura della procedura di liquidazione coatta amministrativa della parte promittente venditrice; per effetto della predetta circostanza è intervenuta la sospensione del suddetto contratto preliminare, a norma dell'art. 72 l.fall. [o art. 172 c.c.i.i.]; ad oggi la società ... in liquidazione coatta amministrativa non ha ancora dichiarato se intende proseguire o meno il rapporto pendente; è interesse dello scrivente mettere in mora il commissario liquidatore affinché assuma una determinazione in ordine alle sorti del contratto. Tutto quanto sopra premesso, lo scrivente CHIEDE a codesta spett.le Autorità, ai sensi e per gli effetti del richiamato art. 72 l.fall. [o art. 172 c.c.i.i.], di mettere in mora il commissario liquidatore, fissando un termine non superiore a sessanta giorni, decorso il quale il contratto si intenderà risolto. Luogo e data ... Il Sig. ... COMMENTOLa disciplina degli effetti della dichiarazione di fallimento (ora liquidazione giudiziale) sui rapporti pendenti è applicabile anche alla liquidazione coatta amministrativa. Trova applicazione la disposizione generale contenuta nell'art. 72 l.fall. (ora, art. 172 c.c.i.i.), secondo cui in caso di apertura della procedura di liquidazione coatta per uno dei contraenti gli effetti di un contratto non eseguito o non ancora compiutamente eseguito da entrambe le parti sono sospesi in attesa che il commissario dichiari di subentrare nel rapporto dopo avere ottenuto l'autorizzazione del comitato di sorveglianza. Come nel fallimento, la scelta tra l'esecuzione e lo scioglimento del contratto integra un potere discrezionale del curatore che è esercitabile, senza specifica autorizzazione dell'autorità di vigilanza (Cass. I, n. 955/1995) ed è manifestabile perfino per fatti concludenti. Conformemente alla regola generale prevista dall'art. 201 l.fall., che prevede la sostituzione del giudice delegato e del tribunale da parte dell'autorità di sorveglianza, il contraente in bonis può chiedere all'autorità di vigilanza di fissare al commissario un termine non superiore a sessanta giorni per comunicare alla parte le sue intenzioni, pena lo scioglimento del contratto. Il contraente in bonis, però, una volta che il commissario si sia avvalso della facoltà di subentrare nel contratto, non può chiedere la risoluzione dello stesso per il pregresso inadempimento del debitore, perché l'apertura della procedura determina la destinazione del patrimonio appreso dai commissari al soddisfacimento paritario di tutti i creditori e la cristallizzazione delle loro posizioni giuridiche, con la conseguenza che la pronunzia di risoluzione non può produrre gli effetti restitutori e risarcitori suoi propri, che sarebbero lesivi della par condicio (Cass. I, n. 2261/2004). Non costituisce ostacolo allo scioglimento dal vincolo la circostanza che, prima dell'apertura della procedura, il contraente in bonis abbia provveduto a pagare il prezzo o già occupato l'immobile o trascritto la domanda giudiziale, poiché l'adempimento di tale formalità non incide sulla facoltà del curatore di recedere, ma determina soltanto – ai sensi dell'art. 45 l.fall. (art. 145 c.c.i.i.) – l'opponibilità alla massa dei creditori della domanda stessa e dell'eventuale sentenza di accoglimento, sempre che il curatore abbia scelto l'esecuzione del contratto, invece che il suo scioglimento, configurandosi in questo secondo caso la scelta del curatore come elemento ostativo all'accoglimento di quella domanda (Cass. I, n. 4747/1999). Non sussiste la possibilità di sciogliersi nei casi in cui l'effetto reale del trasferimento si è già perfezionato. |