Istanza dei creditori di riconoscimento dei crediti o di restituzione di beni

Giacinto Parisi

Inquadramento

I creditori e i titolari di diritti su beni mobili ricompresi nella procedura di liquidazione coatta amministrativa che non hanno ricevuto la comunicazione del commissario liquidatore di cui all'art. 207 l.fall. (ora art. 307 c.c.i.i.) possono chiedere mediante raccomandata, entro sessanta giorni dalla pubblicazione del provvedimento di liquidazione nella Gazzetta Ufficiale, il riconoscimento dei propri crediti e la restituzione dei loro beni, comunicando l'indirizzo di posta elettronica certificata.

Formula

Egregio Sig.

..., Commissario liquidatore della società ... in l.c.a.

Via PEC all'indirizzo: ...

OGGETTO: Liquidazione coatta amministrativa dell'impresa ... con sede in ..., alla via ..., n. ..., ordinata con d.m. ... pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. ... del ... – Richiesta di riconoscimento crediti/Richiesta di restituzione beni.

In relazione a quanto stabilisce l'art. 208 l.fall. [o art. 309 c.c.i.i.], la società ..., con sede in ..., alla via ..., n. ... in persona dell'amministratore unico dott. ... residente in ..., alla via ..., n. ..., non avendo a tutt'oggi ricevuto la comunicazione ai cui all'art. 207 l.fall. [o art. 308 c.c.i.i.]

CHIEDE

la restituzione dei seguenti beni di sua proprietà / il riconoscimento del seguente credito ..., come risulta dalla seguente documentazione ..., che si allega e, per l'effetto, l'inclusione della predetta Società nell'elenco delle domande accolte / dei crediti ammessi al passivo in via chirografaria per la predetta somma.

Si comunica che il proprio indirizzo di posta elettronica certificata è il seguente ....

Luogo e data ...

Dott. ...

(allegare eventuale documentazione indicata a supporto delle osservazioni)

COMMENTO

I creditori e titolari di diritti su beni mobili ai quali non sia stata recapitata la comunicazione del commissario liquidatore di cui all'art. 207 l.fall. (e, quindi, art. 308 c.c.i.i.), con l'indicazione del rispettivo credito o diritto hanno l'onere di presentare domanda di ammissione al passivo (o di rivendicazione).

La domanda deve proporsi mediante invio di raccomandata entro il termine di sessanta giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del provvedimento di apertura della procedura. L'art. 208 l.fall. (rectius, art. 309 c.c.i.i.) pone a carico dell'interessato l'onere della contestuale comunicazione al commissario del proprio indirizzo di posta certificata, pena l'invio delle successive comunicazioni, da parte del commissario, mediante il deposito in cancelleria; non sembra però che vi siano ragioni per escludere che i creditori e terzi possano direttamente inviare la propria domanda al commissario mediante posta elettronica certificata.

D'altronde, anche a prescindere dalla derogabilità o meno della forma prescritta dal testo della norma, appare prima di tutto dubbio quali siano gli effetti del mancato invio della domanda al commissario entro il termine di sessanta giorni, dal momento che la circostanza che la formazione dello stato passivo è compresa nelle funzioni del commissario potrebbe indurre a ritenere che egli possa tenere conto, se ne venga a conoscenza, anche dei crediti e diritti che gli interessati tardino a segnalare (ossia provvedere d'ufficio alla loro inclusione nello stato passivo della procedura), cosicché a maggior ragione potrebbe provvedervi nel caso della presentazione della domanda oltre il termine. A contraria conclusione si giungerebbe, però, sottolineando che la natura dei procedimenti di liquidazione, e l'esigenza di celerità che è loro propria, impongono una precisa scansione temporale delle attività, al fine di evitare che l'esecuzione dei compiti del liquidatore sia intralciata, seppure la legge non ha cura di indicare che al mancato rispetto del termine consegue la decadenza dalla domanda (ciò che si spiega, d'altronde, anche considerando che la presentazione di domande tardive è espressamente consentita ai sensi dell'art. 212, comma 3, salva l'intangibilità dei riparti già eseguiti). La Suprema Corte si è pronunciata nel senso che si determina una preclusione a carico dei creditori e dei titolari di diritti sui beni mobili esclusivamente a seguito del deposito in cancelleria dell'elenco dei creditori (Cass. I, n. 3380/2008).

La domanda del creditore di ammissione al passivo non costituisce una vera domanda giudiziale, in quanto diretta al commissario liquidatore, che è organo amministrativo, ma al pari delle osservazioni, di cui all'art. 207 per richiedere la modifica dell'ammontare o della natura del proprio credito rispetto alle indicazioni comunicate dal commissario, fa sorgere in quest'ultimo l'obbligo di tenerne conto. L'interruzione della prescrizione in favore dei creditori, con effetto permanente per tutta la durata della procedura, si determina solo a seguito dell'ammissione allo stato passivo della procedura del relativo credito, di talché non può essere riconosciuto effetto analogo alla mera presentazione da parte del creditore dell'istanza di ammissione al passivo, non assimilabile alla proposizione della domanda giudiziale e che ha solo un effetto interruttivo istantaneo, al pari di una diffida ad adempiere (Cass. I, n. 16166/2024).

Se il commissario non recepisce le richieste del creditore, o non le recepisce per intero, nella formazione dell'elenco dei crediti ammessi o respinti, l'omissione assume valore di implicito rigetto, cosicché il creditore, per evitare che si determini una preclusione, ha l'onere di proporre opposizione allo stato passivo (Cass. I, n. 26952/2016; Cass. S.U., n. 6060/2015; Cass. I, n. 25301/2013).

La legge sulle assicurazioni (art. 252, comma 6), concede invece ai creditori che non abbiano ricevuto la comunicazione il maggiore termine di novanta giorni, decorrente dalla pubblicazione del provvedimento di liquidazione nella Gazzetta Ufficiale per i residenti in Italia (mentre per i residenti all'estero decorre dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea dell'estratto del provvedimento di messa in liquidazione). Particolare cura è posta nel precisare che i creditori devono offrire la dimostrazione dell'esistenza, della specie e dell'entità dei propri diritti, e devono – inclusi coloro che hanno la residenza abituale, il domicilio o la sede legale in un altro Stato membro e comprese le pubbliche amministrazioni – inviare ai commissari copia dei documenti giustificativi di cui sono in possesso, indicando la natura del credito, la data in cui è sorto e il relativo importo, e, per i creditori diversi dagli assicurati, altresì gli eventuali privilegi da cui il credito sia assistito e i beni sui il quali il privilegio gravi. È tipico della liquidazione coatta amministrativa dell'impresa di assicurazione (la quale eserciti la propria attività anche nel ramo danni, e in particolare la r.c.a.) che si riversino nello stato passivo le pretese di rivalsa del fondo di garanzia per le vittime della strada per gli indennizzi versati agli assicurati in sostituzione dell'impresa assicuratrice divenuta insolvente (Cass. I, n. 5172/2010).

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