Richiesta del commissario straordinario al comitato di sorveglianza di autorizzazione all'attribuzione a professionisti ed esperti di incarichi di consulenzaInquadramentoIl commissario esercita personalmente le attribuzioni del proprio ufficio, con facoltà di delegare ad altri, sotto la propria responsabilità, le funzioni inerenti alla gestione corrente dell'impresa. Negli altri casi, la delega può essere conferita soltanto per singole operazioni e con l'autorizzazione del Ministero dello sviluppo economico. L'onere per il compenso del delegato è detratto dal compenso del commissario. Il commissario può essere autorizzato dal comitato di sorveglianza a farsi coadiuvare da tecnici o da altre persone retribuite, compreso il fallito (ovvero il debitore assoggettato alla procedura di liquidazione giudiziale), sotto la propria responsabilità e ad attribuire a professionisti ed esperti incarichi di consulenza e collaborazione tecnica e professionale limitatamente ai casi di effettiva necessità e previa verifica circa la insussistenza di adeguate professionalità tra i dipendenti dell'impresa. FormulaSpett.le Comitato di sorveglianza ( ..., Presidente) ( ..., membro) ( ..., membro) OGGETTO: istanza di autorizzazione al conferimento di un incarico di consulenza. Il sottoscritto ..., quale Commissario liquidatore della società ... in amministrazione straordinaria, rappresenta che nell'ambito dello svolgimento dell'incarico ricevuto, dovrà procedere all'attività di .... Poiché la predetta attività appare particolarmente complessa (ovvero necessita di competenza specialistica) atteso che ... lo scrivente ritiene opportuna la nomina, quale consulente, del Dott. ..., professionista competente allo scopo in quanto ... (indicare le ragioni della scelta del professionista). Ciò posto, il sottoscritto chiede a codesto spett.le Comitato di sorveglianza, autorizzazione alla nomina del suddetto consulente. Luogo e data ... Il Commissario straordinario ... COMMENTOL'art. 41 d.lgs. n. 270/1999 è stato oggetto di una modifica legislativa nel 2012 per effetto della quale la disciplina dei coadiutori e delegati del commissario straordinario ricalca ora, in buona sostanza, quella prevista per gli organi ausiliari del curatore. Infatti, l'art. 32 l.fall. (art. 129 c.c.i.i.) stabilisce il principio secondo cui il curatore esercita personalmente le funzioni del proprio ufficio, ma introduce altresì un'ampia facoltà di deroga, potendo egli affidare ad altri specifiche operazioni, previa autorizzazione del comitato dei creditori, con esclusione degli adempimenti di cui agli artt. 89, 92, 95, 97 e 104-ter (artt. 198,200,203,205 e 213 c.c.i.i.). In questi casi, l'onere per il compenso del delegato, liquidato dal giudice, è detratto dal compenso del curatore. Ancora, l'art. 32 l.fall. prevede che la curatela, previamente autorizzata dal comitato dei creditori, possa farsi coadiuvare da tecnici e da altre persone retribuite, compreso lo stesso fallito (ovvero il debitore assoggettato alla liquidazione giudiziale), sotto la propria responsabilità. Anche del corrispettivo riconosciuto a tali soggetti si tiene conto ai fini della liquidazione del compenso finale del curatore. La giurisprudenza sembra voler qualificare il delegato come un sostituto del curatore, destinato a svolgere un determinato incarico limitato nel tempo, ed il coadiutore come un ausiliario del giudice con funzioni di collaborazione ed assistenza nell'ambito delle finalità concorsuali, la cui prestazione è integrativa dell'attività del curatore, e ad essa subordinata (Cass. I, n. 185/1995; Cass. I, n. 2899/1994; Cass. I, n. 6453/1980). Si è anche avuto modo di precisare che l'espletamento di un'attività di consulente tecnico in un procedimento civile, a seguito d'incarico del curatore, non è assimilabile a quella del coadiutore, costituendo un esercizio di una vera e propria attività professionale (Cass. I, n. 2572/1996). Detto questo, la regola sancita dall'art. 41 d.lgs. n. 270/1999 rimane pur sempre quella della non delegabilità delle attribuzioni commissariali, derivante dalla natura pubblicistica degli interessi a presidio dei quali sono previsti i poteri del commissario stesso. Quest'ultimo può trasmettere ad altri, senza necessità di autorizzazione, la gestione corrente dell'impresa, mentre negli altri casi l'affidamento a terzi va autorizzato caso per caso dal Ministero (contra Trib. Milano, 11 gennaio 2011, secondo cui il commissario straordinario può delegare le attività di accertamento del passivo). Quanto alla disciplina del compenso spettante al delegato, nell'ottica del contenimento dei costi si prevede che l'onere relativo al compenso del delegato va detratto dal compenso del commissario, sul presupposto che il delegato medesimo abbia posto in essere una specifica operazione in luogo di quest'ultimo. Permane invece, anche in questo caso, l'inopportuno silenzio del legislatore in ordine ai criteri di liquidazione del compenso del delegato stesso, che nel fallimento gli interpreti hanno da tempo correlato ai medesimi parametri e tabelle previsti per determinare l'emolumento del curatore (Trib. Udine, 5 febbraio 1992), anche se non è mancato chi ha preferito rifarsi ai criteri normativi dettati per la determinazione dei compensi dei consulenti tecnici (Cass. I, n. 2572/1996; Cass. I, n. 8022/1992). Il commissario straordinario, previa autorizzazione del comitato di sorveglianza, può altresì avvalersi, sotto la propria responsabilità, dell'opera di tecnici o altre persone retribuite, esattamente come previsto per il curatore fallimentare. La facoltà del commissario di attribuire a professionisti ed esperti incarichi di consulenza e collaborazione tecnica è limitata ai casi di effettiva necessità e richiede comunque una preventiva verifica circa la insussistenza di adeguate professionalità tra i dipendenti dell'impresa. L'espresso richiamo al requisito della “effettiva necessità” ha l'evidente scopo di dissuadere gli organi della procedura dall'assegnare consulenze non necessarie, mentre la menzione delle “adeguate professionalità” interne all'azienda trova ovvio fondamento nel moderare, da un lato, gli esborsi della procedura, e nel valorizzare dall'altro, per quanto possibile, le figure aziendali apicali caratterizzate da un elevato livello di preparazione tecnico-amministrativa. Va notato come il secondo comma dell'art. 41 l.fall. non riprenda la frase finale dell'art. 32 l.fall., secondo cui «del compenso riconosciuto a tali soggetti si tiene conto ai fini della liquidazione del compenso finale al curatore», e come, alla stregua del comma 1 con riferimento al delegato, non fornisca a sua volta elementi per la determinazione del compenso spettante ai coadiutori del commissario. In dottrina, si è sostenuto che anche in relazione al compenso del coadiutore del commissario debbano valere i criteri di determinazione adottati in sede fallimentare, e, soprattutto, che delle somme riconosciute ai suoi collaboratori debba tenersi conto nella liquidazione del compenso finale del commissario stesso ( Terenghi, Efficienza, trasparenza e sostenibilità dei costi: nuovi inputs per i Commissari nella “Prodi bis”, in Fall., 2012, 1168). |