Istanza del comitato di sorveglianza di revoca del commissario straordinarioinquadramentoIl Ministro dello sviluppo economico può in ogni tempo, su proposta del comitato di sorveglianza o d'ufficio, revocare il commissario straordinario. Il Ministro provvede previa comunicazione dei motivi di revoca o contestazione degli eventuali addebiti e dopo aver invitato il commissario ad esporre le proprie deduzioni. FormulaSpett.le Ministro dello sviluppo economico .... Oggetto: richiesta di revoca del commissario straordinario. Il Comitato di sorveglianza della Società ...., sottoposta ad amministrazione straordinaria, in persona dei Sigg. .... ha deliberato all'unanimità di presentare la seguente richiesta PREMESSO CHE il Commissario straordinario della Società ...., Dott. .... nominato con d.m. .... ha posto in essere le seguenti azioni (oppure omissioni) ....; il predetto comportamento è contrario ai doveri imposti dalla legge al Commissario straordinario e gravemente lesivo degli interessi dei creditori. Tutto ciò premesso, gli scriventi CHIEDONO che la S.V. Ill.ma voglia revocare il predetto Commissario straordinario nominandone un altro in sostituzione. Luogo e data .... Il Comitato di Sorveglianza Firma Presidente .... Firma Componente .... Firma Componente .... (allegare eventuale documentazione richiamata nella istanza) commentoL'art. 43 d.lgs. n. 270/1999 disciplina il potere discrezionale di revoca del commissario straordinario da parte del Ministro dello sviluppo economico e ne tratteggia l'iter procedimentale. L'iniziativa ministeriale viene attivata dal comitato di sorveglianza, ma può assumere anche carattere officioso, se del caso previa segnalazione da parte di eventuali interessati. La formulazione dell'art. 43 cit., che parla di addebiti solo eventuali, induce a ritenere che la revoca non presuppone necessariamente un giudizio negativo sull'operato del commissario, quale ad esempio la sua scarsa diligenza o competenza, la violazione di norme o istruzioni, l'inadempienza ai propri doveri. Come la stessa Relazione governativa al d.lgs. n. 270/1999 ha modo di precisare, infatti, la decisione del Ministro può fondarsi anche su ragioni di mera convenienza o di opportunità, quale ad esempio la necessità di individuare una nuova figura ritenuta più adatta allo specifico ambito di appartenenza dell'impresa assoggettata alla procedura. Ciò nondimeno, la revoca non può costituire espressione di mero arbitrio da parte del Ministro (T.a.r. Lazio 5 novembre 2007, n. 10892; T.a.r. Lazio 16 gennaio 2007, n. 244) o ricollegarsi a considerazioni puramente soggettive attinenti alla persona del commissario, senza cioè la ricorrenza di elementi oggettivi e comprovabili (Cons. St. IV, n. 5110/2010), poiché come ogni provvedimento amministrativo essa dev'essere motivata. Quanto sopra induce a ritenere che la revoca può essere impugnata dinnanzi al giudice amministrativo, fermo restando il diritto del commissario al risarcimento del danno (quantificabile anche sulla base dell'utile dell'impresa: Cons. St. VI, n. 5693/2007) in caso di annullamento dell'atto. Il percorso che conduce alla revoca è scarsamente procedimentalizzato: viene prevista la comunicazione dei motivi di revoca o la contestazione degli addebiti da parte del Ministro, evidentemente in forma scritta, rispetto alle quali il commissario, sempre per iscritto, può formulare le proprie controdeduzioni, all'esito delle quali verrà emessa la decisione. Esistono peraltro dei casi in cui la revoca del commissario si pone come un atto dovuto, pur nel rispetto del diritto al contraddittorio ed alla difesa in senso ampio: si tratta di fattispecie omissive particolarmente eclatanti, quali la mancata presentazione del programma entro il termine originario o prorogato (art. 54, comma 4 d.lgs. n. 270/1999), l'omessa attuazione delle modifiche e delle integrazioni al programma (art. 57, comma 3), la mancata presentazione di un nuovo programma nella specifica ipotesi prevista dall'art. 58, comma 3. |