Istanza del commissario straordinario per la dichiarazione di improcedibilità di un procedimento esecutivo su beni compresi nella procedura

Giacinto Parisi

Inquadramento

Sui beni dei soggetti ammessi alla procedura di amministrazione straordinaria non possono essere iniziate o proseguite azioni esecutive individuali, anche speciali.

Formula

TRIBUNALE DI ...

ISTANZA [1]

il sottoscritto ..., con studio in ..., via ..., n. ..., PEC ..., Commissario straordinario della società ..., nominato con d.m. ... del ...,

ESPONE QUANTO SEGUE

con d.m. ... del ... la società ... è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria;

nei confronti della predetta società sono tuttora pendenti alcune procedure esecutive, iscritte ai seguenti numeri di Ruolo ... (specificare i numeri di Ruolo) e i beni oggetto delle stesse sono stati acquisiti all'attivo della procedura di liquidazione;

lo scrivente Commissario non ha interesse al subentro nelle procedure esecutive sopra indicate ....

In considerazioni di quanto precede, lo scrivente

CHIEDE

all'Ill.mo Giudice dell'esecuzione di dichiarare l'improcedibilità delle procedure esecutive sopra specificate.

Luogo e data ...

Il Commissario liquidatore ...

1. Sui criteri redazionali dell'atto cfr. d.m. n. 110/2023.

COMMENTO

L'art. 48 d.lgs. n. 270/1999 si pone in stretta correlazione funzionale con il precedente art. 18 d.lgs. n. 270/1999, che nel richiamare l'art. 168 l.fall. (art. 96 c.c.i.i.) introduce a sua volta, dopo la dichiarazione di insolvenza, il divieto di iniziare o proseguire azioni esecutive individuali sui beni del debitore. A dire il vero, la formulazione letterale delle due norme non risulta esattamente coincidente, poiché da un lato l'art. 48 sembra avere ad oggetto le sole procedure esecutive, e non anche quelle cautelari, mentre dall'altro esso ha cura di estendere il divieto alle azioni esecutive “anche speciali”, mentre tale inciso non si rinviene nell'art. 168 l.fall.

Con riferimento a quest'ultimo punto, gli interpreti sono concordi nell'affermare che il divieto di cui all'art. 48 d.lgs. n. 270/1999 ha portata assoluta e più ampia rispetto a quella dell'omologo art. 51 l.fall. (art. 151 c.c.i.i.), poiché riguarda anche le esecuzioni “speciali”, ed in particolare quella fondiaria ex art. 41 t.u.b., che viene invece fatta salva dall'inciso iniziale del citato art. 51 l.fall. Ancora una volta, la diversa regolamentazione nasce dalla maggiore attenzione riservata dal legislatore alle finalità conservative dell'amministrazione straordinaria, che vengono anteposte all'interesse, pur anch'esso di rilevanza “pubblica” in senso lato, sotteso alla disciplina agevolativa da sempre vigente in materia di credito fondiario.

Assodato, inoltre, che il divieto in questione si estende a tutti i beni del debitore, anche non propriamente “strategici” rispetto allo svolgimento dell'attività, giova chiarire che l'esecuzione forzata risulta inibita sia (com'è ovvio) per i crediti concorsuali, sia per quelli sorti in corso di procedura e come tali da soddisfarsi in prededuzione (Cass. I, n. 7704/1998; Cass. III, n. 2912/1996; Cass. I, n. 9888/1994). Inoltre, il carattere “generale” del divieto estende quest'ultimo sia agli eventuali procedimenti di cognizione promossi nell'alveo della procedura espropriativa, sia, soprattutto, ad ogni forma di procedimento esecutivo, quindi anche all'esecuzione per consegna e rilascio di cui all'art. 605 ss. c.p.c., nonché a quella per l'attuazione degli obblighi di fare e non fare ex art. 612 c.p.c.

L'evidente continuità rinvenibile tra l'art. 18 e l'art. 48 d.lgs. n. 270/1999, porta a concludere che il divieto assoluto e generale introdotto dal secondo per l'amministrazione straordinaria vera e propria sia in realtà già sussistente nel “periodo di osservazione” in forza del primo. Per quanto, effettivamente, gli ambiti definitori delle due fattispecie non risultino del tutto sovrapponibili sotto il profilo lessicale, del tutto unitaria appare tuttavia la ratio sostanziale sottesa ad entrambi, e rinvenibile, come già osservato, nell'esigenza di tutelare la valenza produttiva dell'azienda al fine di agevolarne il risanamento economico-finanziario, o in alternativa nel fine di favorire l'esecuzione collettiva in luogo di quelle individuali, necessariamente non coordinate, per il programma di cessione, ed in quello di dare concreta attuazione alla moratoria dei pagamenti attraverso il blocco delle azioni esecutive per il programma di ristrutturazione.

Tanto la conversione dell'amministrazione straordinaria in fallimento, quanto la cessazione dell'esercizio dell'impresa ai sensi dell'art. 73 d.lgs. n. 270/1999, costituiscono altrettante cause del venir meno del divieto in questione, sostituito quoad effectum dall'art. 51 l.fall., e quindi dalla sua meno rigorosa disciplina in relazione alle esecuzioni speciali.

In caso di violazione del divieto, i creditori sono tenuti a restituire alla procedura quanto indebitamente conseguito (Trib. Roma 11 luglio 2011, n. 14754).

Come osservato in precedenza, la disposizione in esame nulla dice circa l'eventuale operatività del divieto anche in ordine all'inizio ovvero alla prosecuzione di azioni cautelari. Diversamente è accaduto per la materia fallimentare, poiché con la riforma del 2006 l'art. 51 l.fall. è stato invece novellato nel senso di estendere espressamente anche alle azioni cautelari il divieto già dettato per le azioni esecutive individuali. Tale assetto normativo costituisce un significativo argomento per ritenere che il divieto di azioni cautelari operi anche nell'amministrazione straordinaria, sia in forza dell'espresso richiamo contenuto nel doppio rinvio dall'art. 36 d.lgs. n. 270/1999 alla normativa in tema di liquidazione coatta amministrativa e da questa a quella fallimentare, sia poiché, come evidenziato nella Relazione illustrativa al d.lgs. n. 270/1999, possono essere seguiti al riguardo gli orientamenti giurisprudenziali formatisi in materia fallimentare, secondo cui la misura cautelare concessa prima dell'inizio della procedura deve ritenersi inefficace, né possono venire incardinati, dopo l'apertura della stessa, procedimenti cautelari, in quanto propedeutici (si veda, in particolare, il sequestro conservativo) all'azione esecutiva (Trib. Mantova 16 agosto 2011; Trib. Novara 23 maggio 2007).

Il divieto si estende anche al sequestro giudiziario, al sequestro penale, ai provvedimenti d'urgenza ex art. 700 c.p.c., alle azioni a difesa del possesso (artt. 1168 e 1170 c.c.), alla denuncia di nuova opera e di danno temuto, ma viene ritenuto non applicabile all'accertamento tecnico preventivo (Trib. Sulmona 15 dicembre 2007).

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