Reclamo avverso il decreto che dispone la conversione della procedura di amministrazione straordinaria in fallimento (o liquidazione giudiziale) o rigetta la richiesta del commissarioinquadramentoLa conversione della procedura di amministrazione straordinaria in fallimento (o liquidazione giudiziale) è disposta dal tribunale con decreto motivato, sentiti il Ministro dello sviluppo economico, il commissario straordinario e l'imprenditore dichiarato insolvente. Con il decreto il tribunale nomina il giudice delegato per la procedura e il curatore; a seguito di esso cessano le funzioni del commissario straordinario e del comitato di sorveglianza. L'accertamento dello stato passivo, se non esaurito, prosegue sulla base delle disposizioni della sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza. Contro il decreto che dispone la conversione o rigetta la richiesta del commissario straordinario chiunque vi abbia interesse può proporre reclamo alla corte di appello nel termine di quindici giorni. Il termine decorre, per l'imprenditore insolvente ed il commissario straordinario, dalla comunicazione del decreto e, per ogni altro interessato, dalla sua affissione. La corte provvede in camera di consiglio, sentiti il commissario straordinario, l'imprenditore ed il reclamante. FormulaCORTE DI APPELLO DI .... RECLAMO [1] per il commissario straordinario, Dott. ...., della Società .... in amministrazione straordinaria, C.F. ...., con sede in ...., FATTO Con ricorso depositato in data ...., la Società .... ha chiesto al Tribunale di .... di accertare il proprio stato di insolvenza. Con sentenza in data ...., il Tribunale di .... ha accertato lo stato di insolvenza della Società ...., nominando Commissario giudiziale il Dott. ..... Quest'ultimo ha depositato in data .... la relazione relativa all'esistenza delle cause dello stato di insolvenza e delle condizioni previste per l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria. In data .... l'ill.mo Tribunale adito ha dichiarato l'apertura della procedura di amministrazione straordinaria della Società .... e, successivamente, lo scrivente è stato nominato commissario straordinario. Nei termini di legge è stato predisposto il programma ex art. 54 d.lgs. n. 270/1999, il quale è stato successivamente depositato presso il Tribunale adito per gli adempimenti di legge. Tuttavia, nel corso dell'esecuzione del programma autorizzato sono insorte alcune difficoltà non preventivabili che rendono impossibile la sua attuazione. La suddetta circostanza è stata già riferita al Ministero dello sviluppo economico con comunicazione del ..... Pertanto, sussistevano tutte le condizioni affinché il Tribunale di .... disponesse la conversione della procedura di amministrazione straordinaria della Società .... in fallimento [o liquidazione giudiziale]. Tuttavia, con decreto del .... il Tribunale di .... ha negato la richiesta di conversione della procedura di amministrazione straordinaria in fallimento [o liquidazione giudiziale]. Il suddetto decreto è gravemente errato e merita di essere riformato per i seguenti motivi di DIRITTO (illustrare i motivi di reclamo) Tanto premesso, lo scrivente CHIEDE all'Ecc.ma Corte di appello adita, in riforma del decreto del Tribunale di .... del ...., di voler disporre la conversione della procedura di amministrazione straordinaria della Società .... in fallimento [o liquidazione giudiziale]. Luogo e data .... Firma commissario straordinario .... [1]Sui criteri redazionali dell'atto cfr. d.m. n. 110/2023. commentoLa conversione della procedura di amministrazione straordinaria in fallimento (rectius, liquidazione giudiziale) è disposta dal Tribunale con decreto motivato (cfr. Trib. Arezzo 16 maggio 2018), equipollente alla sentenza di fallimento [o liquidazione giudiziale], emesso all'esito di un procedimento in camera di consiglio regolato dagli artt. 737 ss. c.p.c. analogo a quello previsto dall'art. 7, previa audizione del Ministro dello sviluppo economico (anche tramite un delegato), del commissario straordinario e dell'imprenditore, nonché dopo il compimento degli atti istruttori necessari (cfr. art. 30 d.lgs. n. 270/1999 e art. 738 c.p.c.) , tra cui la consulenza tecnica, dato il carattere aziendale-contabile della materia. Con il decreto vengono nominati il giudice delegato (quasi sempre, per ovvi motivi, tramite conferma di quello dell'amministrazione straordinaria) ed il curatore (anch'esso in genere individuato nel professionista che ricopriva il ruolo di commissario straordinario), mentre cessano tutti gli organi della precedente procedura, tra cui il commissario straordinario ed il comitato di sorveglianza, e cessa altresì l'attività d'impresa, sempreché non venga disposto l'esercizio provvisorio. Prosegue invece, laddove non concluso, l'accertamento del passivo, così come proseguono tutti i giudizi pendenti, sostituito il curatore al commissario straordinario. Il decreto di conversione viene comunicato ed affisso a norma dell'art. 8, comma 3; contro di esso, sia che disponga o che neghi la conversione, qualunque interessato può proporre reclamo alla Corte di appello entro il termine perentorio di quindici giorni (non sospeso nel periodo feriale, stante il richiamo di cui all'art. 93 d.lgs. n. 270/1999), che decorre dalla sua comunicazione per l'imprenditore ed il commissario straordinario, e dall'affissione per ogni altro interessato. Anche la Corte di appello decide seguendo il rito camerale, all'esito di un procedimento cui partecipano il debitore, il commissario, il reclamante ed il curatore. L'eventuale accoglimento del reclamo determina l'inefficacia del decreto di conversione e il ripristino dei precedenti organi dell'amministrazione straordinaria. Si sostiene che attraverso il reclamo non potrebbero dedursi motivi già esaminati in sede di dichiarazione di insolvenza, su cui sarebbe sceso il giudicato, bensì unicamente attinenti alla sussistenza o meno dei presupposti di legge per la conversione. Circa la ricorribilità per cassazione ex art. 111, comma 7, Cost., del decreto, va segnalata la pronuncia Cass. I, n. 3769/2009, che ha ammesso il ricorso seppur nella diversa ipotesi del decreto emesso dalla corte d'appello ai sensi dell'art. 33 sul reclamo contro la decisione del tribunale che, ai sensi dell'art. 30, ha dichiarato il fallimento in alternativa all'apertura della procedura di amministrazione straordinaria. In tutti i casi in cui viene disposta la conversione della suddetta procedura in fallimento, il commissario straordinario deve presentare il bilancio della procedura insieme al conto della gestione ai sensi dell'art. 75. Pur in assenza di una specifica previsione generale al riguardo, devono ritenersi in linea di principio ammissibili sia la conservazione degli effetti già prodotti nell'amministrazione straordinaria, sia la retrodatazione degli effetti della procedura fallimentare (o della liquidazione giudiziale) al momento della dichiarazione dello stato di insolvenza. In tal senso depongono, sotto il profilo normativo: a) l'art. 49, comma 2, che individua nella dichiarazione dello stato di insolvenza il dies a quo per il computo a ritroso del periodo sospetto ai fini della dichiarazione di inefficacia e della revoca degli atti pregiudizievoli ai creditori, anche nei casi in cui alla dichiarazione dello stato di insolvenza segua quella di fallimento; b) l'art. 52, secondo cui i crediti sorti per la continuazione dell'esercizio dell'impresa e la gestione del patrimonio del debitore sono soddisfatti in prededuzione anche nel fallimento successivo alla procedura di amministrazione straordinaria; c) l'art. 71, comma 2, laddove prevede che l'accertamento del passivo, se non esaurito, prosegue sulla base delle disposizioni della sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza. Per il resto, la conversione dell'amministrazione straordinaria in fallimento (o liquidazione giudiziale) non modifica il quadro complessivo della situazione sostanziale e processuale regolata dalla disciplina di quest'ultima procedura, salvo la regola introdotta dall'art. 48 sul divieto delle azioni esecutive individuali anche speciali. Potrebbe peraltro ancora porsi l'interrogativo sulla sorte del procedimento esecutivo di credito fondiario, regolato dall'art. 41 t.u.b., in quanto non è escluso a priori che tale forma di esecuzione, la cui improcedibilità è sancita in sede di amministrazione straordinaria, possa invece presentare un qualche interesse per il creditore e per lo stesso curatore, sicché va contemplata la possibilità che il procedimento venga riassunto o instaurato ed operare parallelamente al fallimento (o liquidazione giudiziale). |