Ricorso per revocazione del decreto di esecutività dello stato passivo ai sensi degli artt. 206, comma 5 e 207 c.c.i.i.

Giuseppina Ivone

inquadramento

Gli artt. da 200 a 210 c.c.i.i. disciplinano la fase della verifica del passivo, ossia l'attività svolta dal curatore e dal giudice delegato di accertamento dei crediti vantati dai terzi verso l'impresa debitrice o del diritto alla rivendicazione o restituzione di beni.

L'art. 206 disciplina le impugnazioni dello stato passivo distinguendo le opposizioni, le impugnazioni dei crediti ammessi e le revocazioni alla stessa stregua dell'art. 98 l.fall. rispetto al testo previgente, l'art. 206 in ossequio al criterio di concentrazione contenuto nella legge delega n. 155/2017 prevede al comma 4 che, nei casi di opposizione allo stato passivo e di impugnazione dei crediti ammessi, la parte contro cui l'impugnazione è proposta possa avanzare impugnazione incidentale nei limiti delle conclusioni rassegnate nel procedimento di accertamento e ciò anche se è decorso il termine fissato dall'art. 207 per la proposizione dell'impugnazione in via principale.

Gli istituti dell'opposizione, dell'impugnazione e della revocazione condividono la natura di mezzo di censura del decreto che ha reso esecutivo lo stato passivo, nonché la collocazione sistematica nell'art. 206 c.c.i.i. (già art. 98 l.fall.) ed infine la disciplina processuale, per tutti e tre compresa nell'unico iter previsto dall'art. 207 c.c.i.i. il cui contenuto è analogo al previgente art. 99 l.fall.

Differiscono tra loro invece, per il contenuto della censura proposta oltre che per la tipologia delle parti tra le quali dovrà essere instaurato il contraddittorio.

L'istanza di revocazione contro crediti ammessi al passivo ha carattere d'impugnazione straordinaria, finalizzata a conseguire il risultato che l'esecuzione collettiva vada a vantaggio di coloro che risultano effettivamente creditori, e può quindi essere proposta, oltre che dal curatore e dai soggetti titolari di diritti sui beni del debitore, soltanto dai creditori ammessi al passivo, in quanto unici portatori di un interesse concreto ed attuale all'esclusione di crediti o garanzie fatti valere da terzi, potendo essi ricevere concreto pregiudizio dalla partecipazione al concorso di soggetti privi della qualità di creditore. Principio ribadito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 19721/15. In particolare, potrà essere chiesta la revoca del predetto provvedimento ove venga scoperto che esso sia frutto di falsità, dolo, errore essenziale di fatto o mancata conoscenza di documenti decisivi non prodotti tempestivamente per causa non imputabile.

Legittimato passivo dell'azione è il creditore concorrente, nel caso di domanda accolta ed invece il curatore, in quello di domanda respinta; il curatore è parte anche nel primo procedimento.

Posto che non vi è previsione legale di termine finale per l'avvio del giudizio di cui trattasi, pare doversi ritenere che il limite temporale sia quello della chiusura della procedura concorsuale di fallimento.

Formula

TRIBUNALE DI ....

RICORSO PER REVOCAZIONE EXARTT. 206, COMMA 5 E 207 c.c.i.i.

...., rappresentato e difeso dall'Avv. ...., PEC ...., con studio in ...., presso il cui indirizzo – anche PEC – elegge domicilio, giusta procura in calce al presente atto

AVVERSO

il decreto del Giudice delegato emesso in data ...., depositato il .... e comunicato il ...., che si allega in copia autentica (all. ....), con il quale è stato dichiarato esecutivo lo stato passivo della Liquidazione giudiziale ....

CONTRO

.... (indicare generalità del creditore, la cui ammissione al passivo è censurata)

E NEI CONFRONTI DEL

Curatore della Liquidazione giudiziale n. .... / .... della Società ...., con studio in ...., via ...., n. ....

PREMESSA IN FATTO

Con sentenza n. .... del ...., il Tribunale ha aperto la procedura di liquidazione giudiziale della Società ...., nominando Giudice delegato il Dott. .... e curatore il Dott. (o l'Avv.) .... (all. ....).

Il ricorrente è creditore ammesso al passivo della Liquidazione giudiziale predetto per Euro .... in via chirografaria, come da copia dello stato passivo dichiarato esecutivo in data .... e che si allega (all. ....).

Dal medesimo documento risulta altresì ammesso al passivo il credito di Euro .... in via chirografaria, del Sig. .... (all. ....).

In particolare, tale credito è stato ritenuto provato dal Giudice delegato sulla base della seguente motivazione: “ .... ”.

Sono ormai decorsi i termini per la proposizione dell'impugnazione ex art. 206 c.c.i.i. atteso che ....; pertanto è ammissibile la presente domanda di revocazione.

Detta ammissione al passivo è erronea ed ingiusta, pertanto da revocarsi, per i seguenti

MOTIVI

.... (indicazione dei motivi di revoca inerenti a falsità e/o dolo e/o errore essenziale di fatto e/o mancata conoscenza di documenti decisivi non prodotti tempestivamente per causa non imputabile)

Tutto ciò premesso, il Sig. ...., come in epigrafe rappresentato, difeso ed elettivamente domiciliato,

CHIEDE

che l'Ill.mo Tribunale di ...., svolti gli adempimenti di rito, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, accolga le seguenti

CONCLUSIONI

revocare in parte qua il decreto del Giudice delegato del Tribunale di ...., emesso in data ...., depositato il .... e comunicato in data ...., disponendo l'esclusione, dallo stato passivo del credito vantato dal Sig. ...., per Euro ...., in via chirografaria.

In via istruttoria, chiede l'acquisizione del fascicolo telematico relativo all'ammissione al passivo oggetto di revoca nonché l'ammissione dei seguenti mezzi di prova: 1) ....; 2) ....; 3) ....

Con vittoria di spese e competenze di giudizio.

Si dichiara che il valore del presente procedimento è di Euro .... e che il contributo unificato è dovuto nella misura di Euro .....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

(allegare copia conforme all'originale del decreto impugnato nonché i documenti richiamati nell'atto)

PROCURA ALLE LITI

commento

Come detto, l'assenza di previsione legale circa il termine finale per l'introduzione del giudizio di revocazione, fa propendere per l'opinione secondo cui tale processo possa sempre essere avviato fin quando la procedura prosegua.

Pare di rilievo la diversa ma collegata questione della sopravvivenza o meno dell'iter processuale di cui trattasi alla eventuale chiusura della procedura.

L'art. 227 comma 1, lett. c) (come il previdente art. 113, comma 1, n. 4) prevede che in sede di ripartizioni parziali dell'attivo fallimentare devono essere trattenute e depositate le quote assegnate «ai creditori nei cui confronti sono stati proposti i giudizi di impugnazione e di revocazione»; pur essendovi opposta opinione nel senso dell'improseguibilità del giudizio di revocazione in seguito alla chiusura della procedura, in ragione del disposto dell'art. 120, comma 2 l.fall. (oggi 236 c.c.i.i.) che preclude la prosecuzione dei giudizi per l'esercizio di diritti derivanti dalla procedura; tale opinione infatti, non sembra tener conto del dato normativo secondo cui l'improseguibilità inerisce espressamente soltanto alle “azioni esperite dal curatore”, fatta salve le ipotesi oggi previste dall'art. 234 c.c.i.i.; con verosimile conseguenza di inapplicabilità del disposto quanto meno alle domande di revocazione proposte dal creditore o dal titolare di diritti su beni mobili o immobili.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario