Omologazione accordo di ristrutturazione dei debiti

Farolfi Alessandro

Inquadramento

L'accordo di ristrutturazione dei debiti è quell'accordo, concluso fra l'impresa debitrice e tanti creditori rappresentanti almeno il 60% del proprio indebitamento, volto a ristrutturare - cioè rideterminare l'entità (accordo remissorio) ovvero riscadenziare nel tempo (accordo dilatorio) - le proprie obbligazioni. La natura prettamente contrattuale dell'istituto spiega perché esso, di regola, non produca effetti vincolanti per coloro che non vi aderiscono (i c.d. creditori estranei), i quali dovranno essere pagati alle scadenze contrattuali pattuite o di legge, salva la sola possibilità per il debitore, in caso di omologazione dell'accordo, di fruire di una moratoria sino a 120 giorni. L'accordo deve essere pubblicato sul registro delle imprese e da quel momento produce effetti “protettivi” per il patrimonio del debitore che, naturalmente, deve altresì richiedere con ricorso al tribunale territorialmente competente l'omologazione dell'accordo stesso, accompagnato da un piano aziendale e dall'attestazione di attuabilità dello stesso, con particolare riguardo alla sua attitudine a consentire il pagamento dei creditori estranei.

L'accordo di ristrutturazione dei debiti trova la sua disciplina fondamentale nell'art. 57 c.c.i.i., mentre la fase di omologazione – che attribuisce attraverso la verifica giudiziale l'efficacia erga omnes dell'accordo stesso – è regolata dal precedente art. 48. Quest'ultima disposizione è stata solo marginalmente interessata dal Correttivo ter (d.lgs. n. 136/2024), attraverso un esplicito riferimento alla ristrutturazione trasversale prevista dall'art. 112, comma 2, c.c.i.i., che però attiene al solo concordato preventivo, nonché alla circostanza che l'eventuale ammissione di mezzi istruttori al fine di decidere va disposta con decreto.

Più rilevanti, invece, le modifiche apportate all'art. 57, nel quale si è inserita la facoltà del debitore di contrarre finanziamenti prededucibili (nuovo comma 4-bis) e, soprattutto, si è richiamato l'art. 116 che consente, attraverso l'omologazione, di eseguire operazioni straordinarie sul capitale, come la fusione, la scissione o la trasformazione della società.

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI ...

Il Collegio, composto dai seguenti magistrati:

- Dott. ... Presidente

- Dott. ... Giudice rel.

- Dott. ... Giudice

ha emesso il seguente

DECRETO

Visto il ricorso dep. il ... per la omologazione dell'accordo di ristrutturazione dei debiti pubblicato sul registro delle imprese in data ..., da parte di ..., con sede legale in ..., via ..., C.F. e P.I. ...;

Vista la documentazione allegata e, in particolare, l'attestazione di fattibilità redatta dal dott. ... professionista attestatore;

L'accordo prevede che ... ed il piano sottostante individua le seguenti operazioni ed i seguenti flussi finanziari al fine di provvedere all'adempimento dell'accordo ...;

rilevato che quanto riferito dall'attestatore appare convincente, alla luce dei dati forniti ed evincibili dalla documentazione allegata in quanto ...;

ritenuto che – con aspetto di particolare rilievo – il piano e l'accordo redatti dalla debitrice consentono ragionevolmente si provvedere al pagamento integrale dei creditori non aderenti alla scadenza [1];

osservato che il Commissario giudiziale nominato ha, su tale profilo, riferito che ...;

rilevato che non sono state proposte opposizioni [2];

P.Q.M.

- omologa l'accordo di ristrutturazione depositato dalla società ... e pubblicato sul registro delle imprese in data ...;

- manda alla Cancelleria per l'iscrizione nel Registro delle Imprese e per la comunicazione alla ricorrente ed al professionista nominato.

Luogo e data ...

Il Presidente ...

1. Ovvero alla scadenza della moratoria di cui all'art. 57, comma 3 c.c.i.i.

2. Nel caso di opposizioni le stesse dovranno essere sinteticamente richiamate e decise.

COMMENTO

L'accordo di ristrutturazione dei debiti viene da tempo classificato fra le soluzioni negoziali della crisi e, tradizionalmente, ritenuto una procedura alternativa al fallimento di carattere non concorsuale, con tratti ancora più marcatamente privatistici rispetto alla procedura concordataria. Tale conclusione veniva avvalorata in ragione dell'assenza di un provvedimento giudiziale di ammissione, la mancanza di un principio di maggioranza nell'espressione del consenso dei creditori, chiamati invece uti singuli ad aderire o meno alla proposta di accordo, nonché per la possibilità di deroga nel trattamento offerto ai creditori rispetto all'ordine delle cause legittime di prelazione.

Tale affermazione è stata messa in crisi da due pronunce della Cassazione, adottate nel corso del 2018. Con la prima decisione (Cass. n. 1896/2018) si è affermato che: «deve essere ammesso in prededuzione ai sensi dell'art. 111, comma 2, l.fall. nel successivo fallimento il credito professionale sorto in funzione della predisposizione di un accordo di ristrutturazione ex art. 182-bis». Con la seconda, invece (cfr. Cass. n. 9087/2018), si è ritenuto che l'accordo di ristrutturazione dei debiti di cui all'art. 182-bis l.fall. rientra nel novero delle “procedure concorsuali”. Ne discende che – data anche la matrice comune dei due istituti dell'accordo di ristrutturazione dei debiti e del concordato preventivo – è applicabile anche all'accordo di ristrutturazione dei debiti, quand'anche in via analogica o estensiva, l'art. 162, comma 1, l.fall. dettato per la procedura di concordato preventivo il quale consente al Tribunale, nell'esercizio di un proprio potere discrezionale, di concedere al debitore un termine non superiore a quindici giorni per apportare integrazioni o produrre nuovi documenti.

Come si può capire, l'inclusione dell'accordo fra le procedure concorsuali in senso tecnico (peraltro ancora contrastata in dottrina) pone nuovi problemi per l'operatore, in caso di successivo fallimento, su cui sono intervenute le citate pronunce (può in questa sede richiamarsi almeno un terzo punto problematico, a parere dello scrivente da risolversi positivamente, relativo alla possibilità di riconoscere la consecuzione fra procedure, con la conseguente estensione a ritroso dell'ambito di operatività della revocatoria fallimentare).

Il Correttivo ter (d.lgs. n. 136/2024) ha cercato di superare l'utilizzo dogmatico del concetto di procedura concorsuale, preferendo utilizzare l'espressione, di origine unionale, di strumenti per la composizione della crisi e dell'insolvenza rispetto ai quali, peraltro, le problematiche accennate sono destinate a riproporsi. Si pensi, ad esempio, al riferimento che ad esse compie il nuovo art. 6 c.c.i.i. nel riconoscere casi di prededuzione.

La fase di omologazione dell'accordo può essere segnata dalla presentazione di opposizioni, che il codice consente ai creditori e ad ogni altro interessato, entro 30 gg. dall'iscrizione dell'accordo nel registro delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio. Tale termine è sospeso nel periodo feriale, secondo una precisazione che la previgente legge fallimentare non prevedeva, così risolvendo anche un contrasto interpretativo sul punto. Da notare che Cass. n. 12064/2019, ha affermato che in sede di omologa dell'accordo di ristrutturazione dei debiti, il sindacato del tribunale non è limitato ad un controllo formale della documentazione richiesta, ma comporta anche una verifica di legalità sostanziale compresa quella circa l'effettiva esistenza, in termini di plausibilità e ragionevolezza, della garanzia del pagamento integrale dei creditori estranei all'accordo nei tempi previsti per legge.

Da sottolineare l'estensione del c.d. cram down al trattamento falcidiato dei crediti erariali. Trib. Palermo 16 settembre 2021, ha recentemente ritenuto di accogliere la tesi estensiva dell'interpretazione dell'art. 182-bis, comma 4, l.fall., secondo la quale il cram down fiscale è applicabile anche nell'ipotesi di voto contrario da parte dell'amministrazione finanziaria e degli enti. Tale interpretazione, a parere dei Giudici, sarebbe in linea con la ratio delle nuove norme; con la necessità di coordinare sistematicamente le disposizioni in oggetto con la disciplina del sovraindebitamento; con l'esigenza di consentire un sindacato dell'eventuale diniego del fisco sulla proposta di transazione, che non potrebbe essere esercitato se si negasse al tribunale la possibilità di intervenire sul rigetto della proposta da parte dell'Agenzia delle Entrate e degli enti; nonché con l'argomento letterale in quanto “mancanza di adesione” può essere intesa anche come mancanza di adesione derivante da una risposta negativa.

Da ricordare anche Cass. n. 16755/2020, secondo cui l'omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti contenente la transazione fiscale ex art. 182-ter l.fall. non determina alcun effetto di “cristallizzazione” dei rapporti giuridici d'imposta, non producendosi né il consolidamento del debito fiscale, né la cessazione delle liti fiscali pendenti; tuttavia, una volta che l'accordo di ristrutturazione sia stato omologato ai sensi dell'art. 182-bis l.fall., deve essere dichiarata la cessazione della materia del contendere con riferimento a tutti i contenziosi fiscali pendenti al momento della presentazione della domanda.

Più recentemente, vigenti le disposizioni del nuovo codice, Trib. Sulmona 27 marzo 2024, ha affrontato la questione della legittimazione a proporre opposizione alla omologazione con riguardo ai soci di minoranza. Con tale decisione si è quindi affermato che i soci e debitori della società ricorrente, che però non sono creditori possono avere interesse a proporre opposizione alla omologazione qualora prospettino questioni relative al valore della partecipazione sociale e alle prospettive di redditività dell'investimento (peraltro da dedursi secondo il parametro della c.d. business judgment rule). Con detta pronuncia si è altresì rimarcato che l'omologazione exartt. 48 e 57 c.c.i.i. degli accordi di ristrutturazione dei debiti in continuità aziendale può essere legittimamente richiesta da una società in house (partecipata da enti territoriali).

Da ricordare anche la decisione resa da Trib. Bergamo 9 dicembre 2023, secondo cui la valutazione che deve compiere il tribunale quando, nell'ambito di un accordo di ristrutturazione, deve pronunciarsi sulla richiesta di cram down degli enti ai sensi dell'art. 63, comma 2 c.c.i.i., non attiene alla legittimità sostanziale della proposta, bensì al profilo di vera e propria convenienza, con la precisazione che la stessa, attraverso il raffronto con l'alternativa liquidatoria, va compiuta con riferimento al momento della presentazione del ricorso.

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