Ricorso per l'ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità diretta (artt. 37,39,40,84,85 c.c.i.i.)inquadramentoL'art. 84 c.c.i.i. prevede che con il concordato preventivo il debitore realizza il soddisfacimento dei creditori, in misura non inferiore a quella realizzabile in caso di liquidazione giudiziale, mediante la continuità aziendale, la liquidazione del patrimonio, l'attribuzione delle attività ad un assuntore o in qualsiasi altra forma. In particolare, per quanto concerne la continuità aziendale, questa può essere diretta (e cioè in capo allo stesso imprenditore che ha presentato la domanda di concordato preventivo) ovvero indiretta, nel caso in cui sia prevista la gestione dell'azienda in esercizio o la ripresa dell'attività da parte di un soggetto diverso dal debitore (in forza di cessione, usufrutto, affitto, stipulato anche anteriormente, purché in funzione della presentazione del ricorso, conferimento dell'azienda in una o più società, anche di nuova costituzione, o a qualunque altro titolo). Il secondo comma della citata disposizione prevede che la continuità aziendale tutela l'interesse dei creditori e preserva, nella misura possibile, i posti di lavoro. Ai sensi del terzo comma, nel concordato in continuità aziendale, i creditori possono venire soddisfatti in misura anche non prevalente dal ricavato prodotto dalla continuità aziendale (diretta o indiretta). Inoltre, a ciascun creditore deve essere assicurata un'utilità specificamente individuata ed economicamente valutabile. Tale utilità può anche essere rappresentata dalla prosecuzione o rinnovazione di rapporti contrattuali con il debitore o con suoi aventi causa. L'art. 86 c.c.i.i. prevede la possibilità di una moratoria per il pagamento dei creditori il cui credito è assistito da privilegio, salvo che il piano contempli la liquidazione di quei beni e diritti su cui sussiste la prelazione; in ogni caso, per i creditori assistiti dal privilegio previsto dall'articolo 2751-bis, n. 1, del codice civile può essere prevista una moratoria per il pagamento fino a sei mesi dall'omologazione. FormulaTRIBUNALE DI .... SEZ. .... RICORSO PER L'AMMISSIONE ALLA PROCEDURA DI CONCORDATO PREVENTIVO IN CONTINUITÀ DIRETTA EXARTT. 40 E 84 C.C.I.I.[1] Nell'interesse della Società ...., con sede legale in .... (P.I., C.F. ....; numero R.E.A.: ....), di seguito anche “società ricorrente”, capitale sociale sottoscritto e versato per Euro: ...., indirizzo PEC .... in persona del legale rappresentante .... nato/a a .... residente .... C.F. ...., autorizzata al presente atto in virtù dei poteri che gli derivano dalla legge, nonché ai sensi della delibera ex art. 265 c.c.i.i., deliberazione risultante dal verbale redatto dal Notaio Dott. .... in data .... Rep. n. ...., Racc. n. ...., che sottoscrive il presente atto, rappresentata e difesa, ai fini della presente procedura, dall'Avv. .... ed elettivamente domiciliata presso il suo studio in ...., che dichiara di voler ricevere le comunicazioni al seguente indirizzo PEC .... PREMESSO che l'istante ha depositato, in data ...., domanda per l'accesso ad una delle procedure di regolazione concordata della crisi di impresa; che il Tribunale, con decreto depositato in data ...., ha accolto la domanda, concedendo alla ricorrente termine fino al .... e nominando come Commissario Giudiziale il Dott. ....; Con il presente atto la società provvede ad integrare la domanda di concordato, depositando la proposta, il piano e la documentazione prescritta dall'art. 39, comma 1, c.c.i.i. 1. La Società ricorrente La Società .... ha sede in ...., con capitale sociale sottoscritto e versato pari ad Euro .... Le quote di proprietà del capitale sono suddivise nelle seguenti proporzioni, sommate per titolare e poi arrotondate: – .... pari al .... % equivalente ad Euro ....; – .... pari al .... % equivalente ad Euro ..... La Società è inoltre amministrata da un Consiglio di Amministrazione formato da ...., i quali coprono le seguenti cariche .... La Società svolge la seguente attività ..... 2. Il piano di concordato – Cause della crisi: .... – Definizione delle strategie di intervento e dei tempi necessari per assicurare il riequilibrio della situazione finanziaria: .... – Apporti di nuova finanza (se previsti): .... – Azioni risarcitorie e recuperatorie esperibili (con indicazione di quelle eventualmente proponibili solo nel caso di apertura della procedura di liquidazione giudiziale e delle prospettive di recupero): .... – Tempi delle attività da compiersi e le iniziative da adottare nel caso di scostamento tra gli obiettivi pianificati e quelli raggiunti: .... – Ragioni per le quali la continuità aziendale è funzionale al soddisfacimento dei creditori: ....; – Analitica individuazione dei costi e dei ricavi attesi dalla prosecuzione dell'attività, delle risorse finanziarie necessarie e delle relative modalità di copertura. 3. L'attivo concordatario L'attivo disponibile per la soddisfazione del ceto creditorio deriva dai flussi della continuità aziendale nella percentuale del .... [2], per un ammontare stimato pari ad Euro ..... Ulteriori voci di attivo sono previste dalla liquidazione dei seguenti beni .... nonché dall'incasso dei seguenti crediti ..... Si procede all'indicazione analitica delle singole voci di attivo: ..... 4. Il Passivo concordatario La massa debitoria risultante dalla situazione patrimoniale, economico finanziaria aggiornata al ...., riportata a pagina .... della relazione attestativa, è pari ad Euro ..... Si procede all'analisi di ogni singola posizione e alla individuazione, conformemente al disposto normativo, della eventuale causa di privilegio: ..... 5. La proposta di concordato L'offerta ai creditori ha ad oggetto il pagamento di somme di denaro secondo le seguenti percentuali, vincolanti [3] per il debitore: a) pagamento integrale delle spese di procedura e dei crediti in prededuzione; b) pagamento integrale dei crediti privilegiati entro il termine del .... [specificare se il debitore intende avvalersi della moratoria prevista dall'art. 86 c.c.i.i.]; c) pagamento parziale dei crediti chirografari, suddivisi in classi e secondo le seguenti percentuali: Classe: 1) ( ....): pagamento al .... %, entro il termine del ....; Classe 2) ( ....): pagamento al .... %, entro il termine del ....; Classe 3) ( ....): pagamento al .... %, entro il termine del .... [4] . Ne consegue un fabbisogno concordatario determinabile, alla luce degli accertamenti svolti dal professionista attestatore, in Euro ..... 6. La funzionalità della continuazione dell'attività di impresa al soddisfacimento dei creditori Essendo ampiamente dimostrato il ripristino dell'equilibrio finanziario dell'impresa per effetto della continuazione della attività, la proposta è senz'altro funzionale al soddisfacimento dell'interesse dei creditori che verrebbe, invece, ad essere gravemente compromesso nell'opposta ipotesi della alternativa liquidatoria [5], come dimostra la seguente simulazione, debitamente attestata, del ricavato conseguibile nel caso di vendita dei singoli beni: ..... Alla luce di quanto esposto, la società ...., come sopra rappresentata, difesa e domiciliata CHIEDE l'ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità diretta, con l'adozione dei provvedimenti di legge. La Società si impegna a depositare, nelle forme e nei termini che saranno stabiliti dall'Ecc.mo Tribunale, la percentuale dell'importo stimato delle spese di procedura. Con riserva di modificare ed integrare la proposta e di produrre nuovi documenti. La Società rimane a disposizione con i propri professionisti per fornire eventuali informazioni e chiarimenti che il Tribunale ritenesse opportuni, per apportare alla presente domanda variazioni e/o integrazioni che codesto Tribunale dovesse richiedere oltre che per produrre eventuale documentazione aggiuntiva che fosse ritenuta necessaria o utile. Luogo e data .... Firma Avv. .... Firma legale rappresentante società .... Allegati: – delibera ex art. 265 c.c.i.i.; – documenti di cui all'art. 39, commi 1 e 2 c.c.i.i. – attestazione ex art. 87, comma 3 c.c.i.i. [1]La formula si riferisce alla presentazione di domanda di concordato da parte di società di capitali. [2]Cfr. Trib. Milano, decr., 5 dicembre 2018: «nel concordato preventivo, i flussi di cassa derivanti dalla continuità aziendale sottostanno al principio della garanzia patrimoniale di cui all'art. 2740 c.c., diversamente da quelli generati dall'apporto di finanza esterna». [3]Cfr. Trib Bergamo 10 aprile 2014 per cui: «nel concordato con continuità aziendale l'indicazione della percentuale di soddisfacimento dei creditori deve ritenersi vincolante e non meramente orientativa, come avviene invece nel concordato liquidatorio: se così non fosse, sarebbe vanificata la prescrizione di cui all'art. 186-bis, comma 2, lett. b) l. fall., che impone l'attestazione della convenienza, per i creditori, della proposta in continuità rispetto all'alternativa liquidatoria». [4]L'art. 85, comma 3, c.c.i.i. codifica il principio dell'obbligatorietà della formazione delle classi nel concordato in continuità, stabilendo nella sua seconda parte, a seguito della novella di cui al d.lgs. n. 136/2024 (c.d. correttivo-ter), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 settembre 2024, che «I creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, interessati dalla ristrutturazione perché non ricorrono le condizioni di cui all'art. 109, comma 5, sono suddivisi in classi. Sono inserite in classi separate le imprese titolari di crediti chirografari derivanti da rapporti di fornitura di beni e servizi, che non hanno superato, nell'ultimo esercizio, almeno due dei seguenti requisiti: un attivo fino a euro cinque milioni, ricavi netti delle vendite e delle prestazioni fino a euro dieci milioni e un numero medio di dipendenti pari a cinquanta». [5]Cfr. Cass. I, n. 23315/2018 che, con riferimento al sistema della legge fallimentare, ha affermato: «La previsione dell'art. 186-bis, ultimo comma, l.fall., che attribuisce al tribunale il potere di revocare l'ammissione al “concordato con continuità aziendale” qualora l'esercizio dell'attività di impresa risulti manifestamente dannoso per i creditori, non attribuisce all'organo giudicante il compito di procedere alla valutazione della convenienza economica della proposta che, quando non sia implausibile, è riservata al giudizio dei creditori ma solo verificare che l'andamento dei flussi di cassa, ed il conseguente indebitamento, non siano tali da erodere le prospettive di soddisfazione dei creditori». commentoL'art. 84, comma 1 c.c.i.i., nello stabilire che con il concordato preventivo il debitore realizza «il soddisfacimento dei creditori in misura non inferiore a quella realizzabile in caso di liquidazione giudiziale mediante la continuità aziendale, la liquidazione del patrimonio, l'attribuzione delle attività ad un assuntore o in qualsiasi altra forma», riafferma il tradizionale principio di atipicità della proposta concordataria. La tutela dei creditori rimane, in ogni caso, la “stella polare” anche della riforma, come dimostrato da quanto stabilito dall'art. 4, comma 2, c.c.i.i. che, nell'elencare i doveri del debitore, alla lett. c) indica quello di gestire il patrimonio o l'impresa durante la procedura di regolazione della crisi o dell'insolvenza «nell'interesse prioritario dei creditori». Sotto il profilo terminologico, deve segnalarsi che il d.lgs. n. 83/2022, di recepimento della direttiva Insolvency, aveva introdotto delle importanti novità: i) era stato cancellato qualsiasi riferimento al “miglior soddisfacimento” dei creditori, atteso che il concordato in continuità è, ora, funzionale solo “al soddisfacimento” dei creditori; ii) l'interesse dei creditori non era più definito prioritario (ma tale aggettivo è tuttora presente, come detto, nell'art. 4, comma 2, lett. c) c.c.i.i.). La posizione dei creditori ne usciva, quindi, in un certo senso indebolita, pur non essendo revocabile in dubbio che la continuità aziendale sia tuttora funzionale proprio al loro (miglior) soddisfacimento, il che induce a ritenere che si tratti di una modifica destinata ad esplicare effetti solo a livello terminologico. Molto importante, poi, è la novità rappresentata dall'obbligatorietà della formazione delle classi e dall'abolizione del criterio della prevalenza, con la conseguenza che la disciplina in esame è da ritenersi applicabile anche nel caso in cui un solo ramo aziendale preveda la prosecuzione dell'attività di impresa. Inoltre, è scomparso, per effetto del recepimento della citata direttiva, anche il requisito numerico del mantenimento o della riassunzione dei lavoratori, essendo previsto che la continuità aziendale “preserva”, solo “nella misura possibile”, i posti di lavoro. Tali modifiche sono rimaste inalterate a seguito dell'entrata in vigore del correttivo il quale, tuttavia, ha novellato il terzo comma dell'art. 85, al fine di fornire una più chiara definizione dei piccoli fornitori rispetto ai quali la direttiva Insolvency ha chiesto di predisporre particolari tutele nella formazione delle classi (articolo 9, paragrafo 4, direttiva). Si prevede dunque, acquisendo i valori fissati a livello europeo per l'individuazione delle piccole-medie imprese, c.d. PMI, che sono inserite in classi separate le imprese titolari di crediti chirografari derivanti da rapporti di fornitura di beni e servizi, che dai dati relativi all'ultimo esercizio, non hanno superato almeno due dei seguenti requisiti: un attivo fino a euro cinque milioni, ricavi netti delle vendite e delle prestazioni fino a euro dieci milioni e un numero medio di dipendenti pari a cinquanta. Deve, altresì, essere evidenziata la regola di distribuzione contenuta nel comma 6 dell'articolo 84 la quale detta due principi distinti da osservare nella ripartizione dell'attivo concordatario e che dipendono dalla natura delle risorse distribuite. Essa prevede, in particolare, che il valore di liquidazione dell'impresa sia distribuito nel pieno rispetto delle cause legittime di prelazione e cioè secondo la regola della priorità assoluta (che impedisce la soddisfazione del creditore di rango inferiore se non vi è stata la piena soddisfazione del credito di grado superiore) mentre il valore ricavato dalla prosecuzione dell'impresa, il c.d. plusvalore da continuità, può essere distribuito osservando il criterio della priorità relativa (secondo il quale è sufficiente che i crediti di una classe siano pagati in ugual misura rispetto alle classi di pari grado e in misura maggiore rispetto alla classe di rango inferiore). Il correttivo-ter ha precisato che tale regola non vale per le risorse esterne, che possono essere distribuite anche in deroga ai suddetti criteri. Occorre, infine, evidenziare come il legislatore abbia disciplinato specificamente il contenuto del piano di concordato. Difatti, l'art. 87 c.c.i.i., come modificato dal correttivo-ter, prevede che esso debba contenere: i) il piano industriale recante l'indicazione degli effetti sul piano finanziario e dei tempi necessari per assicurare il riequilibrio della situazione economico-finanziaria; ii) ove sia prevista la prosecuzione dell'attività d'impresa in forma diretta – e in tutti i casi in cui le risorse per i creditori siano, in tutto o in parte, realizzate nel tempo attraverso la prosecuzione dell'attività in capo al cessionario dell'azienda – l'analitica individuazione dei costi e dei ricavi attesi, del fabbisogno finanziario e delle relative modalità di copertura, tenendo conto anche dei costi necessari per assicurare il rispetto della normativa in materia di sicurezza sul lavoro e di tutela dell'ambiente. Ciò appare coerente sia con il rischio che i creditori corrono quando è prevista la continuità aziendale (connesso alla verificazione di eventuali perdite) che con l'accentuato ruolo di controllo del Tribunale. Il decreto correttivo-ter, nel novellare l'art. 87, comma 1, lett. f) c.c.i.i., ha ampliato il contenuto del piano di concordato, inserendo un piano dei costi e dei ricavi derivanti dall'attività di impresa, non solo nel caso di concordato in continuità diretta, ma anche in tutti i casi in cui le risorse per i creditori sono realizzate attraverso la prosecuzione dell'attività da parte del terzo; concorre al medesimo obiettivo anche la nuova lett. p-bis con la quale si è aggiunta la predisposizione di fondi rischi in generale e, in particolare, per il caso di finanziamento garantito da fondi pubblici. Trib. Avellino 26 marzo 2024, ha affermato che per trattamento complessivamente offerto ai creditori di cui all'art. 84, comma 6 c.c.i.i., deve intendersi non già l'entità assoluta delle risorse di continuità che vengono attribuite alla classe – anche perché la misura del credito residuo incapiente da soddisfare con quell'ulteriore attivo potrebbe anche essere minima – ma la misura in cui tale distribuzione integrativa aumenta, in termini percentuali, la soddisfazione complessiva destinata ai creditori in essa inseriti (i quali potrebbero essere in parte destinatari anche del valore di liquidazione). |