Istanza del debitore per la riapertura della procedura di liquidazione giudiziale ex art. 237 c.c.i.i.inquadramentoL'art. 237 c.c.i.i. disciplina i casi di riapertura della liquidazione giudiziale e i provvedimenti del tribunale da adottare nella sentenza relativa, sostanzialmente riproducendo l'art. 121 l.fall., salvo che per il richiamo alla esdebitazione la quale non consente la riapertura. A norma dell'art. 237 per la riapertura della liquidazione giudiziale devono sussistere due presupposti positivi, consistenti nella apertura della liquidazione giudiziale e successiva chiusura nei casi previsti sub lett. c) e d) dell'art. 233, comma 1 c.c.i.i. (e quindi quando è compiuta la ripartizione finale dell'attivo e quando nel corso della procedura si accerta che la sua prosecuzione non consente di soddisfare nemmeno parzialmente i creditori concorsuali, né i crediti prededucibili e le spese della procedura), e tre negativi, la decorrenza dei 5 anni dalla chiusura; che la liquidazione giudiziale non sia stata revocata e non sia stata pronunciata la esdebitazione. In tali casi, il Tribunale, su istanza del debitore o di qualunque creditore, può ordinare che la Liquidazione giudiziale già chiusa sia riaperta, quando risulta che nel patrimonio del debitore esistano attività in misura tale da rendere utile il provvedimento (il c.c.i.i. ha eliminato invece la possibilità per il debitore di offrire garanzia per il pagamento del 10%). Il tribunale, con sentenza in camera di consiglio, se accoglie l'istanza provvede ai seguenti adempimenti: 1) richiama in ufficio il giudice delegato ed il curatore o li nomina di nuovo; 2) stabilisce i termini previsti dalle lettere d) ed e) dell'art. 49, comma 3 c.c.i.i., eventualmente abbreviandoli non oltre la metà; i creditori già ammessi al passivo nella Procedura chiusa possono chiedere la conferma del provvedimento di ammissione salvo che intendano insinuare al passivo ulteriori interessi. Questo comma della norma disciplina la concreta riapertura della liquidazione giudiziale. La sentenza, pubblicata a norma dell'art. 45 c.c.i.i. può essere reclamata a norma dell'art. 51. Il giudice delegato nomina il comitato dei creditori, tenendo conto nella scelta anche dei nuovi creditori. Formula
ISTANZA DEL DEBITORE PER LA RIAPERTURA DELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE TRIBUNALE DI .... Il Sig. ...., nato a .... il .... residente in ...., via ...., n. ...., dichiarato fallito con sentenza n. .... pronunciata dal Tribunale di .... il .... [1] PREMESSO CHE - su richiesta del Curatore della Liquidazione giudiziale aperta a carico di ( ....), codesto Ill.mo Tribunale ha chiuso la procedura con provvedimento del .... (indicare motivi della chiusura ai sensi dell'art. 233 c.c.i.i.); - come è possibile evincere non sono ancora decorsi cinque anni dal decreto di chiusura [2] ; - il sottoscritto ha avuto notizia dell'ingresso nel proprio patrimonio di alcuni beni per un importo di Euro .... la cui acquisizione rende utile la riapertura della Liquidazione Giudiziale già chiusa; Tanto esposto, il sottoscritto chiede all'Ill.mo Tribunale di .... [3] ordinare con sentenza pronunciata in camera di consiglio di riaprire la Liquidazione giudiziale in epigrafe indicata e chiusa con decreto del .... Firma .... [1]L'istanza si presenta con un ricorso che deve essere depositato presso il tribunale senza necessità di assistenza di un difensore tecnico, secondo la regola generale dei procedimenti che si svolgono secondo il rito camerale. [2]Il termine di cinque anni è fissato per la pronuncia del provvedimento di riapertura e, di conseguenza, entro i cinque anni la sentenza deve essere stata depositata in cancelleria, data dalla quale decorrono i suoi effetti. [3]Il Tribunale decide sul ricorso in composizione collegiale; se accoglie il ricorso pronuncia una sentenza con cui provvede sulla riapertura della Procedura; in caso, invece, di rigetto decide con un decreto motivato, reclamabile; qualora questo decreto sia confermato in sede di reclamo esso non sarà ulteriormente impugnabile con ricorso straordinario in cassazione, atteso che sarà comunque sempre possibile per la parte legittimata riproporre l'istanza. In caso di riapertura della Liquidazione giudiziale di una società che abbia trasferito la sede legale all'estero dopo la chiusura della precedente procedura concorsuale, sussiste la giurisdizione del giudice italiano, in quanto l'accoglimento dell'istanza proposta ex art. 237 c.c.i.i. non equivale ad una nuova apertura della liquidazione giudiziale ma, al contrario, determina la reviviscenza dell'originario procedimento concorsuale, come si desume sia dall'uso del termine riapertura sia dalla non necessità di riesaminare i requisiti soggettivi ed oggettivi di accesso alla procedura, a nulla rilevando, ai fini della continuità ed unicità del procedimento chiuso e successivamente riaperto, che possano essere ammessi a partecipare. commentoLa giurisprudenza di legittimità afferma che il provvedimento del Tribunale che, ai sensi dell'art. 237 c.c.i.i. dispone la riapertura della liquidazione giudiziale ha forma e natura sostanziale di sentenza e, in quanto tale, non essendo soggetta a gravame né revocabile, è impugnabile con ricorso per cassazione, ai sensi dell'art. 111 Cost. (Cass. I, n. 26688/2006). Viceversa, in relazione alla stessa istanza proposta dal creditore, il decreto con cui la Corte d'Appello, in sede di reclamo contro il provvedimento di rigetto dell'istanza del creditore di riapertura del fallimento, conferma il diniego, non è impugnabile con ricorso per cassazione ex art. 111 Cost., perché questo provvedimento non incide in via sostanziale e definitiva sul diritto del creditore che può riproporre la propria istanza o agire in sede ordinaria, con azione di accertamento o di condanna (Cass. I, n. 16656/2008; Cass. I, n. 26831/2006). |