Decreto del Tribunale di ammissione al concordato preventivo liquidatorio

Antonio Picardi

Inquadramento

Il concordato liquidatorio viene disciplinato, dal nuovo codice, insieme al concordato in continuità (diretta ed indiretta). Tuttavia, tenuto conto della diversità dei presupposti, diverso sarà anche il controllo svolto dal Tribunale con riferimento alla sua ammissibilità. Pertanto, già in sede di ammissione, è essenziale che il Tribunale proceda alla corretta qualificazione del piano concordatario.

Formula

TRIBUNALE DI ...

SEZ. ...

Il Tribunale, riunito in camera di consiglio, e composto dai sigg. Magistrati

Dr. ... Presidente

Dr. ... Giudice

Dr. ... Giudice

nella procedura n. ...

ha pronunciato il seguente

DECRETO

letto il ricorso, depositato in data ..., con il quale la società ..., con sede legale in ..., numero REA: ..., codice fiscale ..., in persona del legale rappresentante ..., elettivamente domiciliata in ... presso lo studio dell'Avv. ... che la rappresenta e difende in virtù di procura in calce al ricorso, ha chiesto che fosse concesso il termine per il deposito della proposta, del piano e della documentazione ex art. 44 c.c.i.i.;

letto il decreto del ..., con il quale il Tribunale ha proceduto in conformità, assegnando termine fino al ... e nominando come commissario giudiziale ...

rilevato che entro il prescritto termine la società ha depositato il ricorso exartt. 40 e 84 c.c.i.i.;

letto il parere del commissario giudiziale;

udito il giudice relatore;

RILEVATO

che dagli atti acquisiti è risultato che ricorrono i requisiti soggettivi per poter disporre l'ammissione al concordato preventivo; in particolare, sussiste la competenza di questo Tribunale essendo la sede dell'impresa ubicata in ... da oltre un anno; la domanda è stata approvata e sottoscritta con le forme di cui agli artt. 40 e 265 c.c.i.i.; la ricorrente è impresa commerciale le cui dimensioni superano le soglie ex art. 2 c.c.i.i. al di sotto delle quali non è possibile accedere alla presente procedura di regolazione della crisi;

che la ricorrente versa in una situazione di squilibrio economico-finanziario che integra gli estremi della oggettiva e conclamata crisi, come risulta dalle affermazioni confessorie contenute nel ricorso, dal “deficit” tra i valori di attivo concretamente realizzabili e la situazione passiva esposta;

che, ai sensi dell'art. 39 c.c.i.i., la ricorrente ha depositato:

a) una relazione sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell'impresa aggiornata al ...;

b) l'elenco analitico ed estimativo delle attività;

c) l'elenco nominativo dei creditori privilegiati e chirografari con l'indicazione dei rispettivi crediti e con le rispettive cause di prelazione;

d) l'elenco nominativo di coloro che vantano diritti reali e personali su cose in suo possesso e l'indicazione delle cose stesse e del titolo da cui sorge il diritto;

e) una idonea certificazione dei debiti fiscali, contributivi e per premi assicurativi;

f) i bilanci relativi agli ultimi tre esercizi;

la società ha esposto in che modo intende dar luogo alla ristrutturazione dei debiti ed alla soddisfazione dei crediti: nello specifico, il piano contempla la cessione di tutte le attività (immobili, partecipazioni, crediti, liquidità, ecc.), il tutto per un attivo stimato pari ad Euro ...;

che la suddivisione in classi è avvenuta secondo posizioni giuridiche e interessi economici omogenei;

che la ricorrente ha depositato il piano previsto dall'art. 87 c.c.i.i. il quale contiene un'analitica indicazione: 1) delle cause della crisi; 2) delle strategie di intervento; 3) delle azioni risarcitorie e recuperatorie esperibili, operando il raffronto anche con quelle esperibili solo nel caso di liquidazione giudiziale; 4) dei tempi delle attività da compiersi nonché delle iniziative da adottare nel caso di scostamento tra gli obiettivi pianificati e quelli raggiunti. Ha, inoltre, depositato la relazione di un professionista indipendente che ha attestato la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano, con specifico riferimento alla sua idoneità a consentire il pagamento di almeno il 20% dell'ammontare complessivo del credito chirografario;

che, inoltre, trattandosi di concordato liquidatorio, è stato correttamente previsto l'apporto di finanza esterna da parte di ..., in modo da consentire l'incremento del 10%, rispetto all'alternativa della liquidazione giudiziale, del soddisfacimento dei creditori chirografari;

che sussistono, pertanto, i presupposti per l'ammissione della società alla procedura di concordato preventivo, stante la completezza della documentazione prodotta ed apparendo il piano fattibile;

P.Q.M.

visti gli artt. 47 [1], 84 [2], 87 [3] c.c.i.i.,

dichiara aperta la procedura di concordato preventivo nei confronti della società ..., con sede legale in ..., numero REA: ..., C.F. ..., in persona del legale rappresentante ...

DELEGA

alla procedura il giudice Dr. ...

CONFERMA [NOMINA]

commissario giudiziale il Dr. ...

STABILISCE

che le operazioni di voto avranno inizio il giorno ... e termineranno il giorno ...

DISPONE

che il presente decreto sia comunicato ai creditori entro il ...

STABILISCE

il termine di giorni 15 (quindici) per il deposito nella cancelleria del Tribunale della somma di € ..., ulteriore rispetto a quella già versata, per le spese della procedura mediante versamento sul conto corrente alla stessa intestato.

STABILISCE

ai sensi dell'art. 94, quarto comma, c.c.i.i. che non è necessaria alcuna autorizzazione del Giudice delegato per tutti gli atti indicati al secondo comma della citata disposizione di valore inferiore ad Euro ...

DISPONE

che il presente decreto sia pubblicato nelle forme previste dall'art. 45 c.c.i.i.

Luogo e data ...

Il Presidente ...

1. L'art. 47 c.c.i.i., nella versione modificata a seguito dell'emanazione del d.lgs. n. 136/2024 (c.d. correttivo-ter), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 settembre 2024, prevede che: «1. A seguito del deposito del piano e della proposta di concordato, il tribunale, acquisito il parere del commissario giudiziale, se già nominato, verifica, anche con riferimento alla corretta formazione delle classi: a) in caso di concordato liquidatorio, l'ammissibilità della proposta e la fattibilità del piano, intesa come non manifesta inattitudine del medesimo a raggiungere gli obiettivi prefissati; b) in caso di concordato in continuità aziendale, la ritualità della proposta. La domanda di accesso al concordato in continuità aziendale è comunque inammissibile se il piano è manifestamente inidoneo alla soddisfazione dei creditori, come proposta dal debitore, e alla conservazione dei valori aziendali. 2. Compiute le verifiche di cui al comma 1, il tribunale, con decreto: a) nomina il giudice delegato; b) nomina ovvero conferma il commissario giudiziale; c) stabilisce, in relazione al numero dei creditori, alla entità del passivo e alla necessità di assicurare la tempestività e l'efficacia della procedura, la data iniziale e finale per l'espressione del voto dei creditori, con modalità idonee a salvaguardare il contraddittorio e l'effettiva partecipazione, anche utilizzando le strutture informatiche messe a disposizione da soggetti terzi, e fissa il termine per la comunicazione del provvedimento ai creditori; d) fissa il termine perentorio, non superiore a quindici giorni, entro il quale il debitore deve depositare nella cancelleria del tribunale la somma, ulteriore rispetto a quella versata ai sensi dell'art. 44, comma 1, lett. d), pari al 50 per cento delle spese che si presumono necessarie per l'intera procedura ovvero la diversa minor somma, non inferiore al 20 per cento di tali spese, che sia determinata dal tribunale; d-bis) dispone gli obblighi informativi periodici del debitore sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria dell'impresa. 3. Il decreto è comunicato e pubblicato ai sensi dell'art. 45. 4. Il tribunale, quando accerta la mancanza delle condizioni di cui al comma 1, sentiti il debitore, i creditori che hanno proposto domanda di apertura della liquidazione giudiziale e il pubblico ministero, con decreto motivato dichiara inammissibile la proposta. Il tribunale può concedere al debitore un termine non superiore a quindici giorni per apportare integrazioni al piano e produrre nuovi documenti. Il tribunale dichiara con sentenza l'apertura della liquidazione giudiziale quando è presentato ricorso da parte di uno dei soggetti legittimati. 5. Il decreto di cui al comma 4 è reclamabile dinanzi alla corte di appello nel termine di trenta giorni dalla comunicazione. La corte di appello, sentite le parti, provvede in camera di consiglio con decreto motivato. Si applicano le disposizioni di cui agli artt. 737 e 738 del c.p.c. 6. La domanda può essere riproposta, decorso il termine per proporre reclamo, quando si verifichino mutamenti delle circostanze»

2. La norma, nella versione modificata a seguito dell'emanazione del d.lgs. n. 136/2024 (c.d. correttivo-ter), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 settembre 2024, stabilisce che: «1. L'imprenditore di cui all'art. 121, che si trova in stato di crisi o di insolvenza, può proporre un concordato che realizzi, sulla base di un piano avente il contenuto di cui all'art. 87, il soddisfacimento dei creditori in misura non inferiore a quella realizzabile in caso di liquidazione giudiziale mediante la continuità aziendale, la liquidazione del patrimonio, anche con cessione dei beni, l'attribuzione delle attività ad un assuntore o in qualsiasi altra forma. Possono costituirsi come assuntori anche i creditori o società da questi partecipate. È fatto salvo il disposto dell'art. 296. 2. La continuità aziendale tutela l'interesse dei creditori e preserva, nella misura possibile, i posti di lavoro. La continuità aziendale può essere diretta, con prosecuzione dell'attività d'impresa da parte dell'imprenditore che ha presentato la domanda di concordato, ovvero indiretta, se è prevista dal piano la gestione dell'azienda in esercizio o la ripresa dell'attività da parte di soggetto diverso dal debitore in forza di cessione, usufrutto, conferimento dell'azienda in una o più società, anche di nuova costituzione, ovvero in forza di affitto, anche stipulato anteriormente, purché in funzione della presentazione del ricorso, o a qualunque altro titolo. 3. Nel concordato in continuità aziendale i creditori vengono soddisfatti in misura anche non prevalente dal ricavato prodotto dalla continuità aziendale diretta o indiretta. La proposta di concordato prevede per ciascun creditore un'utilità specificamente individuata ed economicamente valutabile, che può consistere anche nella prosecuzione o rinnovazione di rapporti contrattuali con il debitore o con il suo avente causa. 4. Nel concordato con liquidazione del patrimonio la proposta prevede un apporto di risorse esterne che incrementi di almeno il 10 per cento l'attivo disponibile al momento della presentazione della domanda e assicuri il soddisfacimento dei creditori chirografari e dei creditori privilegiati degradati per incapienza in misura non inferiore al 20 per cento del loro ammontare complessivo. Le risorse esterne possono essere distribuite in deroga agli artt. 2740 e 2741 del codice civile purché sia rispettato il requisito del 20 per cento. Si considerano esterne le risorse apportate a qualunque titolo dai soci senza obbligo di restituzione o con vincolo di postergazione, di cui il piano prevede la diretta destinazione a vantaggio dei creditori concorsuali. 5. I creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, possono essere soddisfatti anche non integralmente, purché in misura non inferiore a quella realizzabile in caso di liquidazione dei beni o dei diritti sui quali sussiste la causa di prelazione, al netto del presumibile ammontare delle spese di procedura inerenti al bene o diritto e della quota parte delle spese generali, attestato da professionista indipendente. La quota residua del credito è trattata come credito chirografario. 6. Nel concordato in continuità aziendale il valore di liquidazione di cui all'art. 87, comma 1, lett. c), è distribuito nel rispetto della graduazione delle cause legittime di prelazione e di quanto previsto al comma 5 del presente art.. Per il valore eccedente quello di liquidazione, ai fini del giudizio di omologazione, è sufficiente che i crediti inseriti in una classe ricevano complessivamente un trattamento almeno pari a quello delle classi dello stesso grado e più favorevole rispetto a quello delle classi di grado inferiore. Le risorse esterne possono essere distribuite in deroga alle disposizioni di cui al primo e secondo periodo del presente comma. 7. I crediti assistiti dal privilegio di cui all'art. 2751-bis, n. 1, del codice civile sono soddisfatti, nel concordato in continuità aziendale, nel rispetto della graduazione delle cause legittime di prelazione sul valore di liquidazione e sul valore eccedente il valore di liquidazione di cui all'art. 87, comma 1, lett. c). La proposta e il piano assicurano altresì il rispetto di quanto previsto dall'art. 2116, comma 1, del codice civile».

3. Secondo l'art. 87 c.c.i.i., come modificato a seguito dell'emanazione del d.lgs. n. 136/2024 (c.d. correttivo-ter), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 settembre 2024: «1. Il debitore presenta, con la proposta di concordato e unitamente alla documentazione prevista dall'art. 39, un piano contenente: a) l'indicazione del debitore e delle eventuali parti correlate, le sue attività e passività al momento della presentazione del piano e la descrizione della situazione economico-patrimoniale e finanziaria dell'impresa e della posizione dei lavoratori; b) una descrizione delle cause e dell'entità dello stato di crisi o di insolvenza in cui si trova e l'indicazione delle strategie d'intervento; c) il valore di liquidazione alla data della domanda di concordato, corrispondente al valore realizzabile, in sede di liquidazione giudiziale, dalla liquidazione dei beni e dei diritti, comprensivo dell'eventuale maggior valore economico realizzabile nella medesima sede dalla cessione dell'azienda in esercizio nonché delle ragionevoli prospettive di realizzo delle azioni esperibili, al netto delle spese; d) le modalità di ristrutturazione dei debiti e di soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma, anche mediante cessione dei beni, accollo, o altre operazioni straordinarie, ivi compresa l'attribuzione ai creditori, nonché a società da questi partecipate, di azioni, quote, ovvero obbligazioni, anche convertibili in azioni, o altri strumenti finanziari e titoli di debito; e) gli effetti sul piano finanziario delle modalità e dei tempi di adempimento della proposta analiticamente descritti nonché, in caso di concordato in continuità, il piano industriale con l'indicazione degli effetti sul piano finanziario e dei tempi necessari per assicurare il riequilibrio della situazione economico-finanziaria; f) ove sia prevista la prosecuzione dell'attività d'impresa in forma diretta e in tutti i casi in cui le risorse per i creditori sono, in tutto o in parte, realizzate nel tempo attraverso la prosecuzione dell'attività in capo al cessionario dell'azienda, l'analitica individuazione dei costi e dei ricavi attesi, del fabbisogno finanziario e delle relative modalità di copertura, tenendo conto anche dei costi necessari per assicurare il rispetto della normativa in materia di sicurezza sul lavoro e di tutela dell'ambiente; g) gli apporti di finanza nuova eventualmente previsti e le ragioni per cui sono necessari per l'attuazione del piano; h) le azioni risarcitorie e recuperatorie esperibili nonché le azioni eventualmente proponibili solo nel caso di apertura della procedura di liquidazione giudiziale e le prospettive di realizzo i) le iniziative da adottare qualora si verifichi uno scostamento dagli obiettivi pianificati; l) le parti interessate dal piano, indicate individualmente o descritte per categorie di debiti, e l'ammontare dei relativi crediti e interessi, con indicazione dell'ammontare eventualmente contestato; m) le classi in cui le parti interessate sono state suddivise ai fini del voto, con indicazione dei criteri di formazione utilizzati, del valore dei rispettivi crediti e degli interessi di ciascuna classe; n) le eventuali parti non interessate dal piano, indicate individualmente o descritte per categorie di debiti, unitamente a una descrizione dei motivi per i quali non sono interessate; o) le modalità di informazione e consultazione dei rappresentanti dei lavoratori nonché gli effetti della ristrutturazione sui rapporti di lavoro, sulla loro organizzazione o sulle modalità di svolgimento delle prestazioni; p) l'indicazione del commissario giudiziale ove già nominato; p-bis) l'indicazione, laddove necessario, di fondi rischi, con specifico riferimento, per il caso di finanziamenti garantiti da misure di sostegno pubblico, a quanto necessario al pagamento dei relativi crediti nell'ipotesi di escussione della garanzia e nei limiti delle previsioni di soddisfacimento del credito. 2. Nella domanda il debitore indica le ragioni per cui la proposta concordataria è preferibile rispetto alla liquidazione giudiziale. 3. Il debitore deposita, con la domanda, la relazione di un professionista indipendente, che attesti la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano e, in caso di continuità aziendale, che il piano è atto a impedire o superare l'insolvenza del debitore, a garantire la sostenibilità economica dell'impresa e a riconoscere a ciascun creditore un trattamento non deteriore rispetto a quello che riceverebbe in caso di liquidazione giudiziale. Analoga relazione deve essere presentata nel caso di modifiche sostanziali della proposta o del piano».

COMMENTO

In linea generale, pur essendo netta la distinzione tra concordato in continuità e quello liquidatorio (in quanto postulante, il primo, la prosecuzione dell'attività di impresa ed il secondo, invece, la sua cessazione con conseguente liquidazione del patrimonio del debitore), la linea di demarcazione tende a sfumare, fino a diventare quasi evanescente, nel concordato misto (in quanto implicante, da un lato, la prosecuzione della attività aziendale e, dall'altro, la liquidazione di beni non funzionali alla prosecuzione dell'impresa).

La riforma, nella sua versione iniziale, mirava a superare tale dubbio interpretativo mediante il ricorso al criterio della prevalenza che, tuttavia, è stato abolito con il d.lgs. di recepimento della direttiva Insolvency.

Difatti, l'art. 84, comma 3 c.c.i.i. prevede ora che «nel concordato in continuità aziendale i creditori vengono soddisfatti in misura anche non prevalente dal ricavato prodotto dalla continuità aziendale diretta o indiretta».

Ne deriva, allora, che il concordato sarà da qualificarsi in continuità aziendale anche se i creditori verranno soddisfatti in misura “non prevalente” dal ricavato prodotto dalla prosecuzione dell'attività di impresa (in forma diretta o indiretta).

Presupposto di ammissibilità del concordato liquidatorio è, oltre all'apporto di risorse esterne destinate ad incrementare del 10% il soddisfacimento dei chirografi rispetto all'alternativa della liquidazione giudiziale, l'idoneità del piano a consentire il pagamento dell'ammontare complessivo del credito chirografario in una percentuale non inferiore al 20% (come già previsto dall'art. 160, comma 4, l.fall. introdotto dal d.l. n. 83/2015, conv. con modif. dalla l. n. 132/2015).

Pertanto, la relazione del professionista indipendente dovrà essere formulata in termini di “ragionevoli probabilità” (cfr. Cass. I, n. 11522/2020) di raggiungimento delle percentuali di pagamento promesse dal debitore.

Secondo altra parte della giurisprudenza, al termine “assicurare” non potrà che attribuirsi altro significato che quello di rendere certo un pagamento non inferiore al 20% (tale essendo l'utilità promessa ai creditori in caso di concordato liquidatorio), sicché il debitore dovrà inserire nella proposta una promessa di pagamento (rectius di adempimento satisfattivo) per esso direttamente vincolante (cfr., con riferimento agli artt. 160 e 161 l.fall., Trib. Treviso 29 luglio 2016; Trib. Padova 2 maggio 2016; Trib. Firenze 8 gennaio 2016).

È stato precisato che nel concordato con cessione di beni, la legittimazione a disporre degli stessi viene attribuita al commissario liquidatore, che agisce in una veste generalmente qualificata come di mandatario dei creditori, mentre il debitore in ogni caso mantiene la proprietà dei beni e la legittimazione processuale, mancando nel concordato una previsione analoga a quella dettata dall'art. 43 l. fall. (così Cass. II, n. 5406/2024), con riferimento alle disposizioni contenute nella legge fallimentare, ma con conclusioni riferibili anche al codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza.

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