Atto di rinuncia del debitore alla domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo (art. 43 c.c.i.i.)

Antonio Picardi

inquadramento

È facoltà del debitore, che abbia presentato domanda di accesso alla procedura di concordato preventivo, rinunciare alla stessa. Il Tribunale, a seguito della rinuncia, dichiara, con decreto, l'estinzione del procedimento e può condannare il debitore al pagamento delle spese processuali. Quando la domanda è stata iscritta nel registro delle imprese, il cancelliere comunica immediatamente il decreto di estinzione al Conservatore del medesimo Registro, per la sua iscrizione da effettuarsi entro il giorno successivo.

Formula

TRIBUNALE DI ....

SEZ. ....

ATTO DI RINUNCIA [1] ALLA DOMANDA DI CONCORDATO PREVENTIVO

Nell'interesse della società ...., con sede legale in .... (P.I., C.F. ....; numero REA: ....), di seguito anche “società ricorrente”, capitale sociale sottoscritto e versato per euro: ...., indirizzo PEC: .... in persona del legale rappresentante .... nato/a a .... residente .... C.F. ...., che sottoscrive il presente atto, rappresentata e difesa, ai fini della presente procedura, dall'Avv. .... ed elettivamente domiciliata presso il suo studio in ...., che dichiara di voler ricevere le comunicazioni al seguente indirizzo PEC ....

PREMESSO

che l'istante ha depositato, in data ...., domanda per l'accesso alla procedura di concordato preventivo, con riserva di deposito della relativa documentazione;

che il Tribunale, con decreto depositato in data ...., ha accolto la domanda, concedendo alla ricorrente termine fino al .... per l'integrazione della domanda, e nominando come Commissario Giudiziale il Dr. ....;

che la società intende rinunciare alla domanda per i seguenti motivi: ....

Tutto ciò premesso, la Società .... con sede legale in .... (Partita I.V.A., Codice fiscale e numero di iscrizione presso il Registro delle Imprese ...., n. REA: ....), in persona del legale rappresentante ...., dichiara di rinunciare, come in effetti rinuncia, alla domanda di accesso alla procedura di concordato preventivo [2] .

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1]L'art. 43 c.c.i.i., nella versione modificata dal d.lgs n. 147/2020 (c.d. decreto correttivo) e dal d.lgs. n. 83/2022 (di recepimento della direttiva Insolvency), prevede: «1. In caso di rinuncia alla domanda di cui all'articolo 40 il procedimento si estingue, fatta salva la volontà di proseguirlo manifestata dagli intervenuti o dal pubblico ministero per l'apertura della liquidazione giudiziale. Il pubblico ministero può rinunciare alla domanda di apertura della liquidazione giudiziale. 2. Sull'estinzione il tribunale provvede con decreto e, nel dichiarare l'estinzione, può condannare la parte che vi ha dato causa alle spese. 3. Quando la domanda è stata iscritta nel registro delle imprese, il cancelliere comunica immediatamente il decreto di estinzione al medesimo registro per la sua iscrizione da effettuarsi entro il giorno successivo».

[2]Cfr. Cass. I, n. 27120/2018 la quale ha affermato «che la rinuncia alla proposta di concordato non soffre del limite temporale imposto alla sua modifica (prima del 2015 «l'inizio delle operazioni di voto» ex art. 175 l.fall., ora «quindici giorni prima dell'adunanza dei creditori» ex art. 172, comma 2, l.fall.), in quanto destinata all'arresto dell'iter concordatario; che per ragioni di economia processuale l'eventuale “nuova proposta” depositata contestualmente alla rinunzia della precedente può essere esaminata dal tribunale nel corso della stessa procedura concordataria, ove non pendano istanze di fallimento ovvero esse vengano desistite; che nella persistenza di istanze di fallimento il tribunale è tenuto a valutare la sussistenza dei presupposti soggettivi ed oggettivi di cui agli artt. 1 e 5 l.fall. per l'apertura del fallimento, sia pure tenendo conto della nuova proposta del debitore, ove in ipotesi idonea a scongiurare o superare lo stato di insolvenza; che il tribunale è comunque tenuto a valutare il carattere eventualmente dilatorio, e come tale abusivo, della nuova proposta; che in simile contesto è invece inammissibile una “nuova domanda” di concordato cd. con riserva, ex art. 161, comma 6, l.fall., potendo al più il debitore confidare sulla concessione del termine ex art. 162, comma 1, l.fall. per eventuali integrazioni della nuova proposta».

commento

L'art. 43 c.c.i.i. appare modellato sulla falsariga del procedimento per l'apertura della liquidazione giudiziale, come dimostrato dalla possibilità, per il Tribunale, di condannare la parte rinunciante, che ha dato causa al procedimento, al pagamento delle spese processuali (disposizione non suscettibile di applicazione nel caso del concordato preventivo o degli accordi di ristrutturazione, dove non è ravvisabile una controparte processuale).

In ogni caso, tenuto conto della collocazione sistematica di tale norma (all'interno del procedimento unitario per l'accesso alle procedure di regolazione della crisi o dell'insolvenza), non vi è dubbio che la stessa si applichi, nei limiti di compatibilità, anche nel caso di rinuncia alla domanda di concordato preventivo.

In proposito, occorre rilevare come la declaratoria di estinzione della procedura non sia ostativa alla ripresentazione della domanda.

Tuttavia, al fine di evitare la configurabilità di un abuso nell'utilizzo dello strumento processuale, è opportuno che la nuova domanda si fondi su circostanze sopravvenute (e suscettive di oggettivo riscontro), così come stabilito dall'art. 47, comma 6, c.c.i.i. nel caso di riproposizione della domanda di accesso alla procedura di concordato preventivo, a seguito di precedente pronuncia di inammissibilità.

Difatti, come precisato dalla Suprema Corte a Sezioni Unite (sentenze n. 9935 e 9936 del 2015 e, più di recente, Cass. I, n. 13997/2023) si ha abuso del concordato preventivo allorquando «lo scopo del debitore non è quello di regolare la crisi dell'impresa attraverso un accordo con i suoi creditori, ma quello di differire la dichiarazione di fallimento».

Dinanzi a questa prospettiva, la soluzione indicata dalla giurisprudenza di legittimità è quella indefettibile della dichiarazione di inammissibilità della domanda di concordato, conseguente alla «violazione dei canoni generali di correttezza e buona fede e dei principi di lealtà processuale e del giusto processo».

Principi di correttezza e buona fede ora espressamente codificati dall'art. 4 c.c.i.i.

Proprio allo scopo di evitare un uso strumentale della facoltà di rinunciare alla domanda, è previsto che permanga comunque, in capo al Pubblico Ministero che abbia partecipato al procedimento, il potere di chiedere la liquidazione giudiziale, senza necessità di proporre un nuovo ed autonomo ricorso. Al Pubblico Ministero, in ogni caso, deve essere data comunicazione del decreto che dichiara l'estinzione, al fine di consentirgli l'esercizio del suo potere di iniziativa.

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