Affidamento condiviso: per le decisioni di ordinaria amministrazione non è necessario il consenso congiunto

La Redazione
11 Dicembre 2024

Nei casi di affidamento condiviso, per questioni di ordinaria amministrazione può decidere anche il solo genitore collocatario, senza alcuna lesione del diritto alla bigenitorialità. Lo ha chiarito la Suprema Corte, specificando che ciò deve avvenire nel miglior interesse del minore.

La Suprema Corte, chiamata a pronunciarsi in materia di decisioni di ordinaria amministrazione nei casi di affidamento condiviso, ha chiarito che esse, nel miglior interesse del minore, spettano al genitore collocatario, senza necessità di consenso congiunto.

Nel caso di specie, un padre chiedeva al Tribunale la modifica del provvedimento che stabiliva l'affidamento congiunto del figlio con collocamento prevalente presso di lui e la compartecipazione dei genitori alle spese straordinarie. L'uomo, evidenziando il comportamento oppositivo della madre, riteneva opportuno l'affidamento esclusivo del figlio con una riduzione dei tempi di permanenza dello stesso presso la sua ex. 

Dopo la decisione dei giudici di merito che non consideravano sussistenti i presupposti per un affidamento esclusivo, data l'assenza di condotte di particolare gravità della madre, il padre ricorreva in Cassazione.

I Giudici, al fine di spiegare i motivi dell'inammissibilità del ricorso, hanno richiamato:

- l'art. 337-ter, c.3, c.c. che stabilisce che «Limitatamente alle decisioni su questioni di ordinaria amministrazione, il giudice può stabilire che i genitori esercitino la responsabilità genitoriale separatamente. Qualora il genitore non si attenga alle condizioni dettate, il giudice valuterà detto comportamento anche al fine della modifica delle modalità di affidamento»;

- l'art. 337-quater, c.c., il quale prevede che «Il genitore cui sono affidati i figli in via esclusiva, salva diversa disposizione del giudice, ha l'esercizio esclusivo della responsabilità genitoriale su di essi; egli deve attenersi alle condizioni determinate dal giudice. Salvo che non sia diversamente stabilito, le decisioni di maggiore interesse per i figli sono adottate da entrambi i genitori. Il genitore cui i figli non sono affidati ha il diritto ed il dovere di vigilare sulla loro istruzione ed educazione e può ricorrere al giudice quando ritenga che siano state assunte decisioni pregiudizievoli al loro interesse».

Nella fattispecie in questione, per la Cassazione, la decisione del giudice di seconde cure non appariva in contrasto con la citata disciplina, in quanto la Corte territoriale aveva conferito il potere di decidere in tema di ordinaria amministrazione, del tipo scolastico, sportivo e ricreativo esclusivamente al padre collocatario del minore, «nell'implicito presupposto che ciò corrisponda al miglior interesse del minore

Secondo la Suprema Corte, tale pronuncia non solo non era in contrasto con le norme in tema di affido condiviso, ma ne rappresentava, anzi, una corretta attuazione. Infatti, è stato sottolineato che le decisioni ordinarie sono quelle non di indirizzo ma di gestione della vita quotidiana, o di mera attuazione alle decisioni di maggior interesse; l'attribuzione di tale potere al padre non costituisce, quindi, neppure violazione del principio di bigenitorialità (come contestato dalla madre nel ricorso incidentale).

Infine, i Giudici - ricordando una precedente pronuncia sul tema - hanno, dunque, ribadito che « in tema di affidamento condiviso, la frequentazione, del tutto paritaria, tra genitore e figlio che si accompagna a tale regime, nella tutela dell'interesse morale e materiale del secondo, ha natura tendenziale ben potendo il giudice di merito individuare, nell'interesse del minore, senza che possa predicarsi alcuna lesione del diritto alla bigenitorialità, un assetto che se ne discosti, al fine di assicurare al minore stesso la situazione più confacente al suo benessere e alla sua crescita armoniosa e serena

Fonte: (Diritto e Giustizia)

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