Inammissibile l’azione di riduzione verso terzi se manca l’inventario
17 Dicembre 2024
Questo il principio di diritto che si trae dalla pronuncia in esame. Il caso Il Tribunale aveva accolto l'azione di riduzione per lesione della quota di legittima promossa dai figli e dalla moglie del de cuius a seguito della scoperta che quest'ultimo, prima di morire, aveva disposto con testamento olografo di un immobile, di sua proprietà esclusiva, in favore della donna con cui aveva intrattenuto una relazione sentimentale, successivamente alla separazione di fatto dalla moglie. Nel giudizio così instauratosi, si era costituita la compagna del defunto eccependo preliminarmente l'inammissibilità della domanda di riduzione ex art. 564 c.c., per non avere gli attori preventivamente accettato l'eredità con beneficio di inventario. Tale eccezione, però, veniva rigettata in quanto, a detta del Tribunale, gli attori non solo avevano documentato di aver accettato con beneficio d'inventario l'eredità in data anteriore all'instaurazione del giudizio, ma l'art. 564 c.c. nulla prescriveva in ordine al fatto che l'accettazione beneficiata dovesse essere effettuata prima della dichiarazione di successione che, peraltro, rilevava solo sotto il profilo fiscale. Il Tribunale, inoltre, riteneva parimenti infondata e meritevole di rigetto, oltre che tardiva, in quanto sollevata solo in comparsa conclusionale, l'eccezione di improponibilità della domanda di riduzione per la mancata redazione dell'inventario nei termini di legge, sul presupposto che l'art. 564 c.c., fa salva l'ipotesi dell'erede che abbia accettato col beneficio di inventario e che ne sia decaduto, non prevedendo in tal caso l'inammissibilità dell'azione di riduzione. La compagna del de cuius decideva, quindi, di impugnare la sentenza lamentando, in particolare, la violazione delle disposizioni di cui agli artt. 564 e 487 c.c. L'azione di riduzione verso terzi Al riguardo, l'art 564 c.c. prevede l'accettazione con beneficio di inventario quale condizione di ammissibilità dell'azione di riduzione rivolta nei confronti di terzi non coeredi. Trattasi, infatti, non di requisito costitutivo, ma di condizione di ammissibilità, tanto che il legittimario non può sanare la situazione con successiva accettazione beneficiata, essendo egli ormai erede puro e semplice, in quanto ha accettato l'eredità con il fatto stesso di aver proposto l'azione. Peraltro, come sottolineato dalla Corte di merito, il difetto dell'accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario, quale condizione di ammissibilità dell'azione di riduzione delle liberalità in favore di persone non chiamate alla successione come eredi, non è oggetto di un'eccezione in senso tecnico, sicché la mancanza di tale condizione, come per tutte le altre condizioni dell'azione, deve essere rilevata d'ufficio dal giudice, anche in grado di appello. L'accettazione con beneficio di inventario Sul punto, la Corte di appello ricorda che la disposizione di cui all'art. 484 c.c., laddove prevede che l'accettazione con beneficio d'inventario si faccia con dichiarazione, preceduta o seguita dalla redazione dell'inventario, delinea una fattispecie a formazione progressiva di cui sono elementi costitutivi entrambi gli adempimenti ivi previsti; infatti, sia la prevista indifferenza della loro successione cronologica, sia la comune configurazione in termini di adempimenti necessari, che la mancanza di una distinta disciplina dei loro effetti, fanno apparire ingiustificata l'attribuzione all'uno dell'autonoma idoneità a dare luogo al beneficio, salvo il successivo suo venir meno, in caso di difetto dell'altro. Pertanto, se il legittimario, dopo aver dichiarato di accettare con il predetto beneficio, non compie l'inventario nei termini di legge, l'azione di riduzione, nei casi previsti dall'art. 564 c.c., non può essere esercitata in quanto, in tal caso, non si verifica una decadenza dal beneficio, mancando la fattispecie da cui deriva l'applicazione di esso. L'omessa redazione dell'inventario, infatti, comporta il mancato acquisto del beneficio e non la decadenza dal medesimo, con la conseguenza che all'erede, il quale agisce contro i terzi non chiamati alla successione, è precluso l'esperimento dell'azione di riduzione, non sussistendo il presupposto al riguardo richiesto dall'art. 564, primo comma, ultima parte, c.c., vale a dire l'accettazione con beneficio d'inventario. Ne consegue, dunque, che il Tribunale ha errato nel sostenere che il primo comma non si applicasse al caso di specie perché l'erede era decaduto dal beneficio di inventario per non averlo redatto nei termini. Fonte: (Diritto e Giustizia) |