Le misure protettive nella fase prenotativa ex art. 44 c.c.i.i.: il pignoramento presso terzi

09 Gennaio 2025

Viene commentata la pronuncia con cui il Tribunale di Arezzo ha chiarito che, in pendenza del tentativo di ristrutturazione avviato dal debitore, l'improseguibilità determinata dalle misure protettive si traduce in uno stato di quiescenza della procedura esecutiva individuale, che rimane pendente (i.e. sospesa) in attesa dell'esito del tentativo di ristrutturazione nel quale il debitore esecutato si trova impegnato.

Massime

Nella fase "prenotativa" introdotta con ricorso ex art. 44 c.c.i.i. possono essere concesse soltanto le misure protettive descritte dall'art. 54, comma 2, primo e secondo periodo, c.c.i.i. e cioè: (i) divieto per tutti i creditori di iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul patrimonio del debitore e sui beni o diritti con i quali viene esercitata l'attività d'impresa, (ii) sospensione delle prescrizioni e non operatività delle decadenze, (iii) impedimento alla pronuncia della sentenza di apertura di liquidazione giudiziale.

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L'improseguibilità della procedura esecutiva mobiliare presso terzi, determinata dall'operatività delle misure protettive, si traduce nel mero stato di quiescenza della procedura esecutiva, che rimane pendente in attesa dell'esito del tentativo di ristrutturazione nel quale il debitore esecutato si trova impegnato. Ciò vuol dire che le somme bloccate presso il terzo pignorato non potranno essere svincolate e lasciate nella libera disponibilità della debitrice ricorrente giacché, pendente l'esecuzione forzata, permane il vincolo di indisponibilità conseguente al pignoramento. Però, la ricorrente ben potrà tener conto delle somme suddette nell'alveo della proposta che strutturerà in favore del ceto creditorio. Ed infatti, se la pendenza del procedimento unitario e del concordato preventivo eventualmente aperto non assicurano alcuna certezza circa la definitività della soluzione alla crisi d'impresa, l'omologa del concordato e il conseguente avvio della sua fase esecutiva, invece, farà venir meno lo stato di quiescenza di cui si è detto e determinerà l'effettiva improcedibilità dell'esecuzione forzata.

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Nel caso di pignoramento presso terzi eseguito dall'Agenzia Entrate-Riscossione ex art. 72-bis del d.P.R. n. 602/1973, l'improseguibilità sancita dall'art. 54, comma 2, c.c.i.i. determina l'impossibilità per l'ente della riscossione di bloccare tutte le somme che siano pervenute sui conti correnti della ricorrente a partire dalla pubblicazione della domanda con riserva presso il registro delle imprese.

Il caso e le questioni giuridiche alla base della decisione

Il tribunale di Arezzo è chiamato a pronunciarsi sulla conferma o sulla revoca delle misure protettive e cautelari richieste dal debitore nella domanda prenotativa ex art. 44, comma 1, c.c.i.i.

Si tratta di fattispecie disciplinata dal c.c.i.i. prima dell'entrata in vigore del c.d. Correttivo-ter.

Nella parte iniziale del provvedimento il giudice relatore, prima di entrare nel merito, illustra quelli che, a suo avviso, sono i tratti caratterizzanti e distintivi delle misure protettive e delle misure cautelari [misure che trovano definizione nell'art. 2, comma 1, lettere p) e q), del codice della crisi].

All'esito della sua disamina, il giudice afferma che nella fase "prenotativa" introdotta con ricorso ex art. 44 c.c.i.i. possono essere concesse soltanto le misure protettive descritte dall'art. 54, comma 2, primo e secondo periodo, c.c.i.i.. Tali misure consistono (i) nel divieto per i creditori di iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul patrimonio del debitore o sui beni e sui diritti con i quali viene esercitata l'attività d'impresa, a far data dalla pubblicazione della domanda nel registro delle imprese, (ii) nella sospensione delle prescrizioni e nella non operatività delle decadenze dalla stessa data e (iii) nell'impedimento alla pronuncia della sentenza di apertura di liquidazione giudiziale.

Quindi, secondo il tribunale aretino, tutte le misure protettive e cautelari richieste dalla parte, diverse ed ulteriori rispetto alle misure protettive appena descritte, non possono essere concesse nella fase "prenotativa. Nel decreto in commento si legge testualmente: «Le misure cautelari, così come le misure protettive diverse da quelle "tradizionali", rappresentano un'indubbia novità tesa al rafforzamento del percorso di soluzione della crisi d'impresa, specie in un contesto di continuità aziendale, ma si collocano nella sola fase "piena", e cioè quando l'imprenditore ha già optato per lo strumento di regolazione della crisi e adottato un piano di risanamento associato alla proposta in favore dei creditori».

Sulla base di tali premesse in diritto, il giudice passa ad esaminare nello specifico le istanze della ricorrente, la quale ha chiesto la conferma delle misure protettive di cui all'art. 54, comma 2, c.c.i.i.  nei confronti di tutti i creditori e, in particolare ha chiesto:

  1. di inibire all'Agenzia Entrate-Riscossione (“ADER”) la prosecuzione dell'esecuzione esattoriale già instaurata, con conseguente liberazione delle somme bloccate nei conti correnti o, in subordine, con impedimento del progressivo accantonamento di ulteriori somme;
  2. di confermare la sospensione di ogni prescrizione e decadenza, così come l'impedimento al deposito della sentenza di apertura di liquidazione giudiziale;
  3. di confermare il divieto in capo a una S.r.l. di rifiutare l'adempimento del contratto di locazione, nonché di iniziare una procedura di sfratto o di anticipare la scadenza del rapporto contrattuale.

In subordine, la debitrice ha richiesto le stesse tutele sub specie di misure cautelari.

Partendo dall'esame della richiesta sub c), il giudice la respinge “per ragioni essenzialmente procedurali”.

Egli, infatti, qualifica la richiesta sub c) come una inibitoria di natura negoziale, tendente ad anticipare gli effetti disciplinati dall'art. 94-bis c.c.i.i. («Disposizioni speciali per i contratti pendenti nel concordato in continuità aziendale»).

Pertanto, sul presupposto - ampiamente argomentato in diritto nel decreto - che nella fase prenotativa possono trovare spazio soltanto le misure protettive “tradizionali”, il giudice rigetta tale richiesta.

Passando alla richiesta sub b) di concessione delle misure protettive semi-automatiche previste dall'art. 54, comma 2, primo e secondo periodo c.c.i.i., il giudicante afferma che nulla osta alla loro conferma. Aggiungendo che - anche se la serietà del percorso di risanamento andrà attentamente vagliata nel corso del procedimento unitario - allo stato nulla osta alla concessione in favore dell'impresa dell'ombrello protettivo "minimo".

Dopo di che, il provvedimento in commento dedica ampio spazio alla richiesta sub a), con la quale la ricorrente chiede, in via principale, di inibire all'Agenzia Entrate-Riscossione (“ADER”) la prosecuzione dell'esecuzione esattoriale già instaurata, con conseguente liberazione delle somme bloccate nei conti correnti; ovvero, in subordine, chiede di impedire il progressivo accantonamento di ulteriori somme.

In fatto, si evince che ADER (con un credito esattoriale di oltre 411.000 euro) ha notificato alla ricorrente e ad alcune banche un atto di pignoramento dei crediti presso terzi nelle forme disciplinate dall'art. 72-bis del d.P.R. n. 602/1973. Ciò ha determinato il "blocco" delle giacenze sui conti per circa 57.000 euro; blocco che allo stato non si è ancora tradotto nel pagamento di ADER, avendo gli istituti di credito 60 giorni per procedere al trasferimento delle somme.

In tale contesto di fatto, il giudice respinge la richiesta principale di liberazione delle somme bloccate a seguito del pignoramento dell'ADER, ma accoglie la richiesta subordinata, disponendo che le banche destinatarie del pignoramento non blocchino le somme pervenute nei conti dopo la data di pubblicazione della domanda ex art. 44 c.c.i.i.presso il Registro delle imprese e mantengano bloccate, invece, le altre somme, precedentemente giacenti sui conti, senza tuttavia disporne il trasferimento in favore dell'ADER.

Nel rigettare la richiesta di liberazione delle somme già bloccate sui c/c pignorati, il giudicante evidenzia, innanzitutto, che «la non proseguibilità delle esecuzioni forzate, sebbene declinata nello stesso identico modo nella norma dedicata alla liquidazione giudiziale (art. 150 CCII) e in quelle dedicate alle misure protettive nell'ambito della composizione negoziata (art. 18 CCII) e degli strumenti di regolazione della crisi (art. 54 CCII), si atteggia necessariamente in maniere diverse nelle varie procedure».

In caso di liquidazione giudiziale - infatti - l'improseguibilità di ogni azione esecutiva o cautelare coincide, puramente e semplicemente, con un provvedimento di improcedibilità dell'esecuzione emesso da parte del G.E., e ciò in quanto l'apertura della procedura liquidatoria ha effetti (almeno tendenzialmente) non reversibili.

Diversamente, in un contesto in cui l'impresa risulta ancora in bonis ed ha intrapreso un percorso ristrutturativo le cui sorti sono tuttavia ignote, l'improseguibilità determinata dalle misure protettive si traduce nel mero stato di quiescenza della procedura esecutiva, che rimane pendente in attesa dell'esito del tentativo di ristrutturazione nel quale il debitore esecutato si trova impegnato. In un simile contesto, l'improseguibilità non può coincidere con l'automatica declaratoria di improcedibilità da parte del G.E., poiché si finirebbe per vanificare un'esecuzione in corso anche in presenza di tentativi di soluzione della crisi senza alcuna speranza di successo.

Ciò vuol dire che le somme bloccate presso il terzo pignorato non potranno essere svincolate e lasciate nella libera disponibilità della debitrice ricorrente giacché, pendente l'esecuzione forzata, permane il vincolo di indisponibilità conseguente al pignoramento.

Però, la ricorrente ben potrà tener conto delle somme suddette nell'alveo della proposta che strutturerà in favore del ceto creditorio.

Ed infatti, se la pendenza del procedimento unitario e del concordato preventivo eventualmente aperto non assicurano alcuna certezza circa la definitività della soluzione alla crisi d'impresa, l'omologa del concordato e il conseguente avvio della sua fase esecutiva, invece, farà venir meno lo stato di quiescenza di cui si è detto e determinerà l'effettiva improcedibilità dell'esecuzione forzata.

Nel provvedimento in esame, il tribunale affronta anche il tema generale del trasferimento del credito pignorato in favore del creditore pignorante nonché il caso particolare dell'esecuzione speciale esattoriale.

Sul primo tema, viene ribadito che, quantomeno fino a che il G.E. non adotta l'ordine di assegnazione di cui all'art. 553 c.p.c., non si produce l'effetto finale del pignoramento presso terzi, che consiste nel trasferimento coattivo (e pro solvendo) del credito dal debitore esecutato in favore del creditore procedente. Quindi, nel caso in cui scattano le misure protettive c.d. semi-automatiche, tra le quali rientra anche l'improseguibilità delle azioni esecutive, se ancora non è intervenuta l'ordinanza di assegnazione ex art. 553 c.p.c., i crediti e le somme non possono ritenersi nella disponibilità giuridica del creditore procedente, ma nella disponibilità del debitore esecutato per essere messe a servizio del piano di ristrutturazione.

Viene, quindi, esaminata la fattispecie particolare, e cioè la disciplina del pignoramento ex art. 72-bis del d.P.R. n. 602/1973 da parte dell'agente della riscossione. Si tratta di normativa speciale che  consente all'ADER di bypassare l'atto di citazione e notificare ai terzi un ordine di pagare nel termine di sessanta giorni direttamente le somme necessarie fino a concorrenza del credito vantato, senza che vi sia alcun ordine da parte del giudice.

Al termine della disamina sul punto, nel decreto viene affermato che l'ordine di pagamento da parte dell'ADER determina un mero vincolo di indisponibilità delle somme pignorate, alla stessa stregua dell'atto di citazione, ma non produce alcun trasferimento delle somme a favore dell'ADER. Il trasferimento delle somme si verifica solo nel momento stesso in cui il terzo, nel termine ad esso assegnato, procede al pagamento.

Quindi, le somme pignorate dall'ADER fino alla data di pubblicazione della domanda con riserva nel registro delle imprese non possono essere né sbloccate in favore della ricorrente, né trasferite al creditore pubblico pignorante, ma restano bloccate in attesa di conoscere l'esito del percorso di ristrutturazione intrapreso dalla debitrice.

L'operatività delle misure protettive, invece, impedisce il progressivo futuro blocco delle somme da parte delle banche a beneficio di ADER.

Prima di chiudere, il giudice segnala che la ricorrente ha reiterato le richieste avanzate in via principale (conferma di misure protettive ex art. 54, comma 2) trasfondendole nella subordinata richiesta di misure cautelari.

Sul punto, nel decreto si legge testualmente: «Ora, in disparte ogni considerazione circa la possibilità di utilizzare fungibilmente le categorie delle misure protettive e misure cautelari, facendo passare nelle seconde ciò che non rientra nelle prime (è in particolare il caso dello svincolo delle somme sui conti correnti), osta all'accoglimento della richiesta tutto quanto già ampiamente argomentato nel punto B del presente provvedimento».

Il giudicante – pur dando atto che lo schema di decreto legislativo (Correttivo-ter) all'esame del Parlamento prevedeva una modifica dell'art. 54 c.c.i.i. tesa a consentire l'adozione di misure cautelari anche nella fase prenotativa – ha ritenuto che una eventuale modifica legislativa avrebbe potuto operare solo pro futuro. Quindi, ha ribadito che, de iure condito, il dettato normativo ostava all'adozione di misure cautelari in presenza di un ricorso ex art. 44 c.c.i.i.

Osservazioni

Come anticipato anche nel decreto in commento, effettivamente, il d.lgs. 13 settembre 2024, n. 136 ha modificato l'art. 54 c.c.i.i.

Dal 28 settembre 2024 il nuovo art. 54 c.c.i.i., al primo comma, prevede espressamente che il tribunale può concedere le misure cautelari anche nelle ipotesi di domanda di concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio (ex art. 25-sexies c.c.i.i.) e di domanda di accesso a uno strumento di regolazione della crisi e dell'insolvenza con riserva di deposito di documentazione.

Invece, il nuovo comma 2 dell'art. 54 c.c.i.i., riferito alle sole misure protettive, ha precisato normativamente il concetto espresso dal giudice nel decreto in esame, e cioè che (i) prima del deposito della “domanda piena” possono essere richieste soltanto le misure protettive tipiche ed erga omnes previste dal comma 2, primo e secondo periodo; mentre (ii) le misure protettive atipiche possono essere chieste solo dopo il deposito della “domanda piena”.

Pertanto, la ricostruzione dei confini delle misure protettive e delle misure cautelari operata dal tribunale di Arezzo va oggi riletta alla luce delle recenti modifiche apportate dal Correttivo-ter, il quale è intervenuto sia integrando le definizioni di tali misure presenti nell'art. 2 c.c.i.i. alle lettere p) e q), sia riscrivendo le definizioni, sia modificando gli articoli 54 e 55 c.c.i.i..

Restano, invece, valide ed attuali – oltre che molto interessanti – le ricostruzioni operate nel decreto in commento relativamente alla “operatività in concreto” del divieto per i creditori di iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul patrimonio del debitore o suoi beni e sui diritti con i quali viene esercitata l'attività d'impresa. Il giudice aretino spiega chiaramente che, in pendenza del tentativo di ristrutturazione avviato dal debitore (il cui esito resta incerto fino all'eventuale omologazione), l'improseguibilità determinata dalle misure protettive si traduce in uno stato di quiescenza della procedura esecutiva individuale, che rimane pendente (i.e. sospesa) in attesa dell'esito del tentativo di ristrutturazione nel quale il debitore esecutato si trova impegnato. Le somme bloccate presso il terzo pignorato, però, non potranno essere svincolate e lasciate nella libera disponibilità del debitore che, tuttavia, potrà tenerne conto all'interno della proposta che strutturerà in favore del ceto creditorio. Infatti, in caso di omologazione del concordato preventivo (così come del PRO o dell'ADR) e di avvio della sua fase esecutiva, l'esecuzione forzata individuale potrà essere dichiarata improcedibile e le somme bloccate potranno essere utilizzate per pagare i creditori come previsto nella proposta e nel piano omologati.

Anche l'esame della disciplina del pignoramento ex art. 72-bis del d.P.R. n. 602/1973 resta attuale e di rilevante interesse pratico, soprattutto laddove fornisce al debitore, all'ADER e ai terzi pignorati una doppia chiara informazione, e cioè: 1) che le somme pignorate dall'ente della riscossione fino alla data di pubblicazione della domanda con riserva nel registro delle imprese non possono essere né sbloccate in favore della ricorrente né trasferite al creditore pubblico pignorante, restando vincolate in attesa dell'esito del percorso di ristrutturazione; 2) che l'operatività delle misure protettive impedisce il blocco di ulteriori somme da parte dei terzi pignorati in favore dell'ente della riscossione.

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