Decreto del Presidente della Repubblica - 29/09/1973 - n. 602 art. 26 - Notificazione della cartella di pagamento.

Alessandro Auletta

Notificazione della cartella di pagamento1.

[La cartella è notificata dagli ufficiali della riscossione o da altri soggetti abilitati dal concessionario nelle forme previste dalla legge ovvero, previa eventuale convenzione tra comune e concessionario, dai messi comunali o dagli agenti della polizia municipale; in tal caso, quando ai fini del perfezionamento della notifica sono necessarie più formalità, le stesse possono essere compiute, in un periodo di tempo non superiore a trenta giorni, da soggetti diversi tra quelli sopra indicati ciascuno dei quali certifica l'attività svolta mediante relazione datata e sottoscritta. La notifica può essere eseguita anche mediante invio di raccomandata con avviso di ricevimento; in tal caso, la cartella è notificata in plico chiuso e la notifica si considera avvenuta nella data indicata nell'avviso di ricevimento sottoscritto da una delle persone previste dal secondo comma o dal portiere dello stabile dove è l'abitazione, l'ufficio o l'azienda 2.

La notifica della cartella può essere eseguita con le modalità e ai domicili digitali stabiliti dall'articolo 60-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 6003.

Quando la notificazione della cartella di pagamento avviene mediante consegna nelle mani proprie del destinatario o di persone di famiglia o addette alla casa, all'ufficio o all'azienda, non è richiesta la sottoscrizione dell'originale da parte del consegnatario.

Nei casi previsti dall'art. 140 del codice di procedura civile, la notificazione della cartella di pagamento si effettua con le modalità stabilite dall'art. 60 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e si ha per eseguita nel giorno successivo a quello in cui l'avviso del deposito è affisso nell'albo del comune 4.

L'esattore deve conservare per cinque anni la matrice o la copia della cartella con la relazione dell'avvenuta notificazione o l'avviso di ricevimento ed ha l'obbligo di farne esibizione su richiesta del contribuente o dell'amministrazione.

Per quanto non è regolato dal presente articolo si applicano le disposizioni dell'art. 60 del predetto decreto; per la notificazione della cartella di pagamento ai contribuenti non residenti si applicano le disposizioni di cui al quarto e quinto comma dell' articolo 60 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600 5.]

 

[1]  Articolo abrogato dall'articolo 241, comma 1, lettera c), del D.Lgs. 24 marzo 2025, n. 33, con applicazione a decorrere dal 1° gennaio 2026, a norma di quanto previsto dall'articolo 243 del D.Lgs. 33/2025 medesimo. Per le nuove disposizioni legislative in materia di versamenti e di riscossione, di cui al presente articolo, a decorrere dal 1° gennaio 2026, vedi l'articolo 102 del D.Lgs. 24 marzo 2025, n. 33.

[3] Comma aggiunto dall'articolo 38, comma 4, lettera b), del D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni, in Legge 30 luglio 2010, n. 122e successivamente sostituito dall'articolo 14, comma 1, del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 159; a norma del comma 2 del medesimo articolo le disposizioni di cui al articolo 14, comma 1 si applicano alle notifiche effettuate a decorrere dal 1° giugno 2016. Fino a tale data resta ferma la disciplina vigente alla data di entrata in vigore della presente legge. Da ultimo modificato dall'articolo 7-quater, comma 9, del D.L. 22 ottobre 2016, n.193, convertito, con modificazioni , dalla Legge 1° dicembre 2016 n. 225 e successivamente sostituito dall'articolo 1, comma 6, lettera a), del D.Lgs. 12 febbraio 2024, n. 13. Per l'applicazione vedi l'articolo 41, comma 2, del D.Lgs. 13/2024 citato.

[4] La Corte Costituzionale, con sentenza 19 novembre 2012, n. 258, (in Gazz.Uff., 28 novembre, n. 47), dichiara l'illegittimità costituzionale del presente comma nella parte in cui stabilisce che la notificazione della cartella di pagamento «Nei casi previsti dall'art. 140 del codice di procedura civile [...] si esegue con le modalità stabilite dall'art. 60 del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600», anziché «Nei casi in cui nel comune nel quale deve eseguirsi la notificazione non vi sia abitazione, ufficio o azienda del destinatario [...] si esegue con le modalità stabilite dall'art. 60, primo comma, alinea e lettera e), del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600».

[5] La Corte Costituzionale, con sentenza 7 novembre 2007, n. 366 (in Gazz.Uff., 14 novembre, n. 44), dichiara l'illegittimità costituzionale del presente comma, nella parte in cui prevede, nel caso di notificazione a cittadino italiano avente all'estero una residenza conoscibile dall'amministrazione finanziaria in base all'iscrizione nell'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero (AIRE), che le disposizioni contenute nell'articolo 142 del codice di procedura civile non si applicano. Successivamente il presente comma, è stato modificato dall'articolo 2, comma 1, lettera b), del D.L. 25 marzo 2010, n. 40, convertito con modificazioni in Legge 22 maggio 2010, n. 73.

Inquadramento

La cartella ha la funzione di estrapolare dal ruolo la posizione di un singolo debitore; la sua notifica quella di portarlo a conoscenza della pretesa vantata nei suoi riguardi e intimargli il pagamento con l'avvertimento che in mancanza si procederà in via esecutiva.

Pertanto, nel procedimento esecutivo speciale disciplinato dal d.P.R. n. 602/1973, la notifica della cartella assolve ad una funzione assimilabile a quella svolta, nell'ambito del processo esecutivo disciplinato dal codice di rito, dalla notifica del titolo esecutivo e dal precetto.

La disciplina della notifica della cartella di pagamento

La disciplina della notifica della cartella di pagamento – che si applica anche agli altri atti della sequenza procedimentale, ove non diversamente stabilito (art. 49, comma 2), e che ha molto rilievo pratico in caso di impugnazione del pignoramento (o atto equipollente) per «vizi derivati»: v. il commento agli artt. 57 e 72-bis – è contenuta nell'art. 26, d.P.R. n. 602/1973.

A mente del comma 1 di tale disposizione: «la cartella è notificata dagli ufficiali della riscossione o da altri soggetti abilitati dal concessionario nelle forme previste dalla legge ovvero, previa eventuale convenzione tra comune e concessionario, dai messi comunali o dagli agenti della polizia municipale; in tal caso, quando ai fini del perfezionamento della notifica sono necessarie più formalità, le stesse possono essere compiute, in un periodo di tempo non superiore a trenta giorni, da soggetti diversi tra quelli sopra indicati ciascuno dei quali certifica l'attività svolta mediante relazione datata e sottoscritta. La notifica può essere eseguita anche mediante invio di raccomandata con avviso di ricevimento; in tal caso, la cartella è notificata in plico chiuso e la notifica si considera avvenuta nella data indicata nell'avviso di ricevimento sottoscritto da una delle persone previste dal comma 2 o dal portiere dello stabile dove è l'abitazione, l'ufficio o l'azienda».

Il terzo ed il quarto comma prevedono, rispettivamente, che: «quando la notificazione della cartella di pagamento avviene mediante consegna nelle mani proprie del destinatario o di persone di famiglia o addette alla casa, all'ufficio o all'azienda, non è richiesta la sottoscrizione dell'originale da parte del consegnatario»; e che: «nei casi previsti dall'art. 140 del c.p.c., la notificazione della cartella di pagamento si effettua con le modalità stabilite dall'art. 60 del d.P.R. n. 600/1973, e si ha per eseguita nel giorno successivo a quello in cui l'avviso del deposito è affisso nell'albo del comune».

Inoltre, si prevede, all'ultimo comma, che «per quanto non è regolato dal presente articolo si applicano le disposizioni dell'art. 60 del predetto decreto; per la notificazione della cartella di pagamento ai contribuenti non residenti si applicano le disposizioni di cui al quarto e quinto comma dell'art. 60 del d.P.R. n. 600/1973».

Completano la disposizione i commi 2 e 5, relativi, rispettivamente, alla notifica della cartella a mezzo P.E.C. ed all'obbligo «dell'esattore» (oggi dell'Agente della riscossione) di conservare per cinque anni la matrice o la copia della cartella con la relazione dell'avvenuta notificazione o l'avviso di ricevimento nonché di esibire la stessa su richiesta del contribuente o dell'amministrazione (Trib. Latina n. 601/2017).

La fattispecie di cui al comma 1

Relativamente al comma 1 della disposizione, sopra riportato, la giurisprudenza di legittimità (v. Cass. n. 21803/2016; Cass. n. 20918/2016; Cass. n. 12083/2016; Cass. n. 4567/2015; Cass. n. 6395/2014; Cass. n. 1091/2013; più di recente, v. Cass. n. 17042/2018 e Cass. n. 16557/2019) ha costantemente ritenuto che «l'art. 26, comma 1, d.P.R. n. 602/1973 – nella seconda parte – prevede una peculiare forma di notifica della cartella, alternativa rispetto a quella della prima parte, integralmente affidata all'agente della riscossione ed all'ufficio postale: l'invio diretto da parte dell'agente della riscossione di lettera raccomandata con avviso di ricevimento, nel qual caso, secondo la disciplina del servizio postale ordinario (...), è sufficiente, per il relativo perfezionamento, che la spedizione postale sia completata con consegna del plico al domicilio del destinatario, senza necessità di altro adempimento a cura dell'ufficiale postale se non quello di curare che la persona da lui individuata come legittimata alla ricezione apponga la firma sul registro di consegna della corrispondenza, oltre che sull'avviso di ricevimento da restituire al mittente».

In definitiva, «la notificazione della cartella di pagamento può essere eseguita anche mediante invio, da parte del concessionario, di raccomandata con avviso di ricevimento, ed in detta ipotesi la stessa si perfeziona alla data indicata nell'avviso di ricevimento sottoscritto dal ricevente o dal consegnatario, senza necessità di redigere un'apposita relata di notifica, in quanto l'avvenuta effettuazione della notificazione, su istanza del soggetto legittimato, e la relazione tra la persona cui è stato consegnato l'atto ed il destinatario della medesima costituiscono oggetto di una attestazione dell'agente postale assistita dall'efficacia probatoria di cui all'art. 2700 c.c.» (Cass. n. 4275/2018; v. anche, tra le tante, Cass. n. 11708/2011; Cass. n. 14327/2009).

D'altro canto, ai fini di tale dimostrazione della rituale notifica della cartella, l'Agente non è tenuto a produrre in giudizio l'originale della cartella (il cui unico esemplare, in conseguenza dell'avvenuta notifica, è in possesso del debitore) né una copia integrale di essa (atteso che, in caso di notifica della cartella con le modalità ordinarie, la matrice è l'unico documento che resta in possesso dell'Agente (art. 26, comma 5, d.P.R. n. 602/1973).

La notifica a soggetti irreperibili

Relativamente alla notifica della cartella nei casi disciplinati dall'art. 140 c.p.c. va segnalata una pronuncia della Corte Costituzionale che ha dichiarato la incostituzionalità della norma originariamente contenuta nel comma 3 (oggi quarto comma) della disposizione in esame (C. cost. n. 258/2012).

In specie, il Giudice delle leggi ha dichiarato la incostituzionalità di tale comma nella parte in cui stabilisce che la notificazione della cartella di pagamento «nei casi previsti dall'art. 140 del c.p.c. [...] si esegue con le modalità stabilite dall'art. 60 d.P.R. n. 600/1973», anziché «Nei casi in cui nel comune nel quale deve eseguirsi la notificazione non vi sia abitazione, ufficio o azienda del destinatario [...] si esegue con le modalità stabilite dall'art. 60, comma 1, alinea e lett. e), del d.P.R. n. 600/1973».

Rileva ricordare, preliminarmente, il contenuto di tale ultima disposizione: «la notificazione degli avvisi e degli altri atti che per legge devono essere notificati al contribuente è eseguita secondo le norme stabilite dagli artt. 137 e ss. del c.p.c., con le ss. modifiche: [...] e) quando nel comune nel quale deve eseguirsi la notificazione non vi è abitazione, ufficio o azienda del contribuente, l'avviso del deposito prescritto dall'art. 140 del c.p.c., in busta chiusa e sigillata, si affigge nell'albo del comune e la notificazione, ai fini della decorrenza del termine per ricorrere si ha per eseguita nell'ottavo giorno successivo a quello di affissione»

Ad avviso del remittente, il combinato disposto delle norme dianzi richiamate si poneva in contrasto con gli artt. 3 e 24 Cost., poiché l'applicazione del suddetto procedimento notificatorio anche nell'ipotesi in cui la consegna della cartella di pagamento fosse stata impedita dalla c.d. irreperibilità relativa del destinatario (cioè dalla sua temporanea assenza dal domicilio fiscale e dalla mancanza, incapacità o rifiuto di altri soggetti legittimati alla ricezione dell'atto): a) era irragionevole, in quanto rendeva applicabile una modalità di notificazione che presuppone la cosiddetta «irreperibilità assoluta» del destinatario (per essere ignoto il luogo in cui egli effettivamente abita, lavora od ha sede la sua azienda) ad una ipotesi in cui, invece, è noto il suo effettivo domicilio fiscale; b) creava una ingiustificata disparità di trattamento rispetto all'analoga ipotesi di notificazione di un atto di accertamento a soggetto solo «relativamente irreperibile», nella quale la notificazione andava effettuata, invece, con le modalità di cui all'art. 140 c.p.c., predisposte per consentire all'interessato l'effettiva conoscibilità dell'atto notificato; c) ledeva il diritto di difesa del destinatario, il quale non è posto nella condizione di avere conoscenza della cartella, senza che a ciò corrisponda un apprezzabile interesse del soggetto notificante.

La Corte costituzionale ha in prima battuta ricordato che le censurate disposizioni sono state costantemente interpretate «nel senso che, se il destinatario dell'atto di accertamento è temporaneamente assente dal (noto) suo domicilio fiscale (sia esso la casa di abitazione, l'ufficio od il luogo in cui esercita l'industria o il commercio) e se non è possibile consegnare l'atto per irreperibilità, incapacità o rifiuto delle persone legittimate alla ricezione (in altri termini: se ricorrono i casi di irreperibilità cosiddetta ‘relativa', previsti dall'art. 140 c.p.c.), la notifica si perfeziona con il compimento delle attività stabilite dall'art. 140 c.p.c., richiamato dall'alinea del comma 1 dell'art. 60 del d.P.R. n. 600/1973 («La notificazione [...] è eseguita secondo le norme stabilite dagli artt. 137 e ss. del c.p.c.»). Occorrono, dunque, per perfezionare la notificazione di un atto di accertamento ad un destinatario «relativamente» irreperibile: a) il deposito di copia dell'atto, da parte del notificatore, nella casa del Comune dove la notificazione deve eseguirsi; b) l'affissione dell'avviso di deposito (avviso avente il contenuto precisato dall'art. 48 delle disposizioni di attuazione al codice di procedura civile), in busta chiusa e sigillata, alla porta dell'abitazione o dell'ufficio o dell'azienda del destinatario; c) la comunicazione, mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento, dell'avvenuto deposito nella casa comunale dell'atto di accertamento; d) il ricevimento della lettera raccomandata informativa o, comunque, il decorso del termine di dieci giorni dalla data di spedizione della raccomandata informativa (sent. n. 3/2010 di questa Corte)».

Dipoi, ha evidenziato «le modalità di notificazione dell'atto di accertamento previste dalla lett. e) del comma 1 dell'art. 60 del d.P.R. n. 600/1973 sono applicabili, invece, nella diversa ipotesi di cosiddetta «irreperibilità assoluta» del destinatario (quando, cioè, il domicilio fiscale risulti oggettivamente inidoneo, per effetto della mancanza, nel Comune in cui deve essere eseguita la notificazione, dell'abitazione, dell'ufficio o dell'azienda del contribuente). In tal caso occorrono, per perfezionare la notificazione: a) il deposito di copia dell'atto di accertamento, da parte del notificatore, nella casa del Comune dove la notificazione deve eseguirsi; b) l'affissione dell'avviso di deposito (avviso avente lo stesso contenuto di quello indicato negli artt. 140 c.p.c. e 48 disp. att. c.p.c.), in busta chiusa e sigillata, nell'albo del medesimo Comune; c) il decorso del termine di otto giorni dalla data di affissione nell'albo comunale. L'irreperibilità «assoluta» del destinatario impedisce, ovviamente, di inviargli la raccomandata informativa dell'avvenuto deposito nella casa comunale. Secondo questo procedimento, dunque, la notificazione di un atto di accertamento ad un destinatario «assolutamente» irreperibile si perfeziona nell'ottavo giorno successivo a quello di affissione nell'albo comunale».

Conseguentemente, la Corte ha ritenuto che il testuale riferimento, contenuto nell'art. 26, comma 4 (olim, comma 3), cit. all'affissione nell'albo comunale impedisce di ritenere, nel caso di destinatario relativamente irreperibile, che il richiamo alle modalità di notificazione stabilite dal citato art. 60 possa intendersi alla stregua di un richiamo alle modalità previste dall'art. 140 c.p.c., tra le quali, infatti, è prevista non l'affissione all'albo comunale, ma solo l'affissione alla porta del destinatario ed il deposito nella casa comunale.

La Corte, sul presupposto che «nella medesima ipotesi di irreperibilità relativa del destinatario (cioè nei casi previsti dall'art. 140 c.p.c.), la notificazione si esegue con modalità diverse, a seconda che l'atto da notificare sia un atto di accertamento oppure una cartella di pagamento: nel primo caso, si applicano le modalità previste dall'art. 140 c.p.c.; nel secondo caso, quelle previste dalla lett. e) del comma 1 dell'art. 60 del d.P.R. n. 600/1973», ha evidenziato che «le peculiarità della normativa riguardante la notificazione a soggetto relativamente irreperibile comporta che, nella notificazione di un atto di accertamento, l'avvenuto deposito di tale atto nella casa comunale viene comunicato al destinatario sia con l'affissione di un avviso alla porta dell'abitazione, dell'ufficio o dell'azienda, sia con l'invio di una lettera raccomandata con avviso di ricevimento e, quindi, secondo modalità improntate al criterio dell'effettiva conoscibilità dell'atto. Viceversa, nella notificazione di una cartella di pagamento, l'avvenuto deposito di questa nella casa comunale non viene comunicato al destinatario, né con l'affissione alla porta, né con l'invio di una raccomandata informativa, ma – essendo prevista solo l'affissione nell'albo del Comune – secondo modalità improntate ad un criterio legale tipico di conoscenza della cartella. Tale disciplina, con riferimento alla cartella di pagamento, non assicura, dunque, né l'«effettiva conoscenza da parte del contribuente», né, quale mezzo per raggiungere tale fine, la comunicazione «nel luogo di effettivo domicilio del contribuente, quale desumibile dalle informazioni in possesso della [...] amministrazione» finanziaria; finalità queste fissate dal comma 1 dell'art. 6, l. n. 212/2000».

A giudizio della Corte, la diversità disciplinare sopra evidenziata non si ricollega ad alcuna ragione apprezzabile, sicché, per ricondurre a ragionevolezza il sistema, «è necessario pertanto, nel caso di irreperibilità relativa del destinatario, uniformare le modalità di notificazione degli atti di accertamento e delle cartelle di pagamento. A questo risultato si perviene restringendo la sfera di applicazione del combinato disposto degli artt. 26, comma 3, del d.P.R. n. 602/1973 e 60, comma 1, alinea e lett. e), del d.P.R. n. 600/1973 alla sola ipotesi di notificazione di cartelle di pagamento a destinatario assolutamente irreperibile e, quindi, escludendone l'applicazione al caso di destinatario relativamente irreperibile, previsto dall'art. 140 c.p.c. In altri termini, la notificazione delle cartelle di pagamento con le modalità indicate dal comma 1, alinea e lett. e), dell'art. 60 del d.P.R. n. 600/1973 deve essere consentita solo ove sussista lo stesso presupposto richiesto dalla medesima lett. e) per la notificazione degli atti di accertamento: la mancanza, nel Comune, dell'abitazione, dell'ufficio o dell'azienda del destinatario (irreperibilità assoluta)».

Sulla scorta di tale giurisprudenza, la S.C. di Cassazione, con riferimento al caso di c.d. irreperibilità relativa, nel senso sopra chiarito, ha avuto modo di rilevare che, ai fini della prova del perfezionamento del procedimento notificatorio di cui alla l. n. 890/1992 (art. 8), «è necessario che la parte fornisca la prova dell'effettivo e regolare invio dell'avviso di ricevimento relativo alla raccomandata di inoltro della comunicazione di avvenuto deposito (cd. C.A.D.), verifica che presuppone l'esibizione in giudizio del relativo avviso, fermo restando che, risultando tale seconda raccomandata regolata dalle norme relative al regime postale ordinario, la regolarità delle modalità di invio e di ricezione dello stesso andranno verificate secondo le norme del regolamento postale applicabile» (Cass. n. 5077/2019; Cass. n. 8433/2017).

La notifica a mezzo P.E.C.

Come anticipato, l'art. 26, comma 2, d.P.R. n. 602/1973 – introdotto dall'art. 38, comma 4, lett. b), d.l. n. 78/2010, conv. in l. n. 122/2010, e successivamente sostituito dall'art. 14, comma 1, d.lgs. n. 78/2010 – prevede che «la notifica della cartella può essere eseguita, con le modalità di cui al d.P.R. n. 68/2005, a mezzo posta elettronica certificata, all'indirizzo del destinatario risultante dall'indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata (INI-P.E.C.), ovvero, per i soggetti che ne fanno richiesta, diversi da quelli obbligati ad avere un indirizzo di posta elettronica certificata da inserire nell'INI-P.E.C., all'indirizzo dichiarato all'atto della richiesta. In tali casi, si applicano le disposizioni dell'art. 60 del d.P.R. n. 600/1973».

La giurisprudenza in atto prevalente ha al riguardo ritenuto che l'invio via P.E.C. della cartella esattoriale può essere qualificato come invio del documento informatico originale o al più di una sua copia informatica, per cui non è dovuta una attestazione di conformità; ne consegue che diventa del tutto irrilevante anche l'estensione del file (.pdf), non essendo prevista la necessità del formato.p7m. (App. Milano n. 2110/2020).

Pertanto, in caso di notifica a mezzo P.E.C., la copia su supporto informatico della cartella di pagamento, in origine cartacea, non deve necessariamente essere sottoscritta con firma digitale, in assenza di prescrizioni normative di segno diverso (Cass. n. 30948/2019).

Tale soluzione si pone in linea con quanto affermato, con riferimento alla notifica a mezzo P.E.C. del ricorso per cassazione, dalla Cassazione a Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 10266/2018) che reputa irrilevante, ai fini della regolarità della notifica, l'estensione del formato della copia digitale allegata alla P.E.C.

Di conseguenza, le firme digitali di tipo «CAdES» e di tipo «PAdES» sono entrambe ammesse ed equivalenti, sia pure con le differenti estensioni «.p7m» e «.pdf».

Deve quindi ritenersi superato l'orientamento seguito da una giurisprudenza minoritaria – prevalentemente espressa dal giudice tributario (Comm. trib. prov., Lecce, n. 611/2016; Comm. trib. prov. Napoli, n. 1817/2016) ma non solo (Trib. Roma, n. 8662/2019) – che qualificava come inesistente la notifica a mezzo P.E.C. laddove la copia informatica allegata non fosse munita di attestazione di conformità da parte di un pubblico ufficiale autorizzato (in senso critico a tale giurisprudenza, sia consentito rinviare, Auletta, L'espropriazione forzata esattoriale, in Cardino-Romeo, Processo di esecuzione. Profili sostanziali e processuali, II, Padova, 2018, 1448).

Le novità introdotte dal d.lgs. n. 110/2024

In attuazione dell'art. 18, l. n. 111/2023, il legislatore è intervenuto a dettare una serie di innovative disposizioni in materia di riscossione «esattoriale».

Per quanto qui di interesse, si segnalano le novità introdotte dall'art. 2, d.lgs. n. 110/2024, laddove – nell'ambito di un complesso di disposizioni teso a rendere più efficiente il sistema della riscossione – si prevede che l'Agente della riscossione provveda con un tentativo di notifica della cartella, secondo quanto previsto dall'art. 26. d.P.R. n. 602/1973 (nonché, deve ritenersi, secondo quanto previsto dal successivo art. 26-bis), «non oltre il nono mese successivo a quello di affidamento del carico oppure nel più ampio termine che consegue dalle norme di legge che disciplinano gli effetti di eventi eccezionali»; e che deve essere assicurato con le stesse modalità il tentativo di notifica di atti interruttivi della prescrizione.

L'inizio dell'esecuzione forzata (rinvio)

Se è decorso inutilmente il termine di sessanta giorni dalla notifica della cartella di pagamento, l'Agente della riscossione può procedere in via esecutiva; tuttavia, se l'esecuzione non è iniziata entro un anno dalla notifica della cartella di pagamento, l'avvio del procedimento esecutivo deve essere preceduto dalla notifica – da effettuarsi con le modalità previste dall'art. 26 – di un avviso che contiene l'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal ruolo entro cinque giorni (si rinvia al commento all'art. 50).

L'impugnazione della cartella

Il sistema dei rimedi appare diversamente strutturato a seconda che vengano in rilievo crediti di natura non tributaria o crediti di natura tributaria.

Laddove la cartella sia relativa a crediti di natura non tributaria

Fermo restando che, nell'uno e nell'altro caso, il procedimento esecutivo segue, in buona sostanza, lo stesso iter, se vengono in rilievo crediti di natura non tributaria, la cartella di pagamento, che assolve alla funzione del precetto, va impugnata con il rimedio di cui all'art. 615, comma 1, c.p.c.

Invero, nel frequente caso in cui l'opposizione alla cartella di pagamento abbia natura «recuperatoria», cioè, sia volta (appunto) a recuperare il mezzo di tutela dato dall'ordinamento in relazione al rapporto sostanziale sottostante, se la cartella è il primo atto portato a conoscenza del debitore, occorre distinguere ulteriormente.

Difatti, è possibile che il titolo retrostante la cartella sia costituito da un verbale di accertamento di violazioni del Codice della strada e conseguente atto di irrogazione di una sanzione pecuniaria ed è possibile che il debitore deduca, in sede di impugnazione della cartella, che tale verbale non gli fu mai notificato.

Sul punto si è profilato, per lungo tempo, un contrasto di giurisprudenza.

Secondo un primo orientamento, l'azione proposta andrebbe qualificata in termini di opposizione all'esecuzione (dato che la cartella di pagamento ha funzione assimilabile a quella del precetto e dato che si controverte della esistenza o meno del titolo) [Cass. n. 14125/2016].

Per altra impostazione, in questo specifico caso l'opposizione va proposta ex art. 22, l. n. 689/1981 (Cass. n. 16892/2016).

Le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 22080/2017) sono intervenute a dirimere il contrasto ritenendo che «l'opposizione alla cartella di pagamento, emessa ai fini della riscossione di una sanzione amministrativa pecuniaria comminata per violazione del codice della strada, va proposta ai sensi dell'art. 7 d.lgs. n. 150/2011 e non nelle forme della opposizione all'esecuzione ex art. 615 c.p.c., qualora la parte deduca che essa costituisce il primo atto con il quale è venuta a conoscenza della sanzione irrogata in ragione della nullità o dell'omissione della notificazione del processo verbale di accertamento di violazione del codice della strada. Il termine per la proponibilità del ricorso, a pena di inammissibilità, è quello di trenta giorni decorrenti dalla data di notificazione della cartella di pagamento».

Successivamente al ricordato arresto, la giurisprudenza di legittimità ha dovuto occuparsi specificamente della individuazione del rimedio esperibile ogni qualvolta di tratti: 1) di fatti estintivi sopravvenuti alla definitività del verbale di accertamento (tra cui in primo luogo l'avvenuto pagamento o la prescrizione); 2) di contestare profili di natura procedimentale relativi alla regolarità del procedimento esattoriale.

In questi ultimi casi il rimedio si compendia, rispettivamente, nella opposizione all'esecuzione e nell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 22094/2019).

In tale pronuncia si legge che, «a corredo del superiore principio posto dalle S.U. con la richiamata decisione n. 22080/2017, affermarsi il seguente ulteriore principio di diritto: «qualora il ricorrente, con l'opposizione c.d. recuperatoria al verbale di contestazione dell'infrazione al codice della strada proponga anche censure relative alla cartella esattoria o comunque concernenti fatti verificatisi successivamente al predetto verbale, le stesse – pur potendo essere in concreto formulate con un unico atto di opposizione – soggiacciono tuttavia ai termini previsti dagli artt. 615 e 617 c.p.c. Di conseguenza, i vizi afferenti il procedimento di notificazione della cartella di pagamento possono essere esaminati soltanto a condizione che il ricorso sia stato proposto nel termine di 20 giorni dalla notificazione della cartella medesima, mentre l'eccezione di prescrizione della pretesa sanzionatoria può essere fatta valere senza termine, in quanto trattasi di censura inquadrabile nell'ambito dell'art. 615 c.p.c.».

Alla luce di quanto sopra evidenziato si sono poste delicate questioni sulla individuazione del giudice competente.

Difatti, laddove l'opposizione recuperatoria riguardi un profilo diverso dall'omessa notifica del verbale di accertamento (cioè, ad esempio, attenga al merito del rapporto sottostante), l'azione potrebbe esser qualificata ex art. 6, d.lgs. n. 150/2011.

La Cassazione è intervenuta a Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 10261/2018), onde chiarire che, «in base all'art. 6, d.lgs. n. 150/2011, si può qualificare la competenza del giudice di pace devoluta in base a un criterio che è prioritariamente per materia e solo in un momento logicamente successivo e in alcune ipotesi, connotato dall'elemento del valore; in base all'art. 7, d.lgs. n. 150/2011 può qualificarsi competenza per materia quella del giudice di pace per tutte le opposizioni a verbale di accertamento di violazione del codice della strada e gli stessi criteri di competenza vanno applicati anche con riferimento all'impugnativa del preavviso di fermo, in quanto azione di accertamento negativo».

Partendo da tale premessa, la giurisprudenza successiva ha esplicitamente affermato che «in tema di sanzioni amministrative per violazione del codice della strada, la competenza del giudice di pace è per materia in ordine alle controversie aventi ad oggetto opposizione a verbale di accertamento, ex art. 7 del d.lgs. n. 150/2011: gli stessi criteri di competenza vanno altresì applicati con riferimento all'impugnativa del preavviso di iscrizione ipotecaria, in quanto azione di accertamento negativo; ne consegue che l'opposizione proposta, con unico atto, avverso un preavviso di iscrizione ipotecaria emesso per una pluralità di violazioni del codice della strada, non è attratta, in ragione dell'ammontare complessivo delle sanzioni, nella sfera della competenza per valore del tribunale e che, nel caso in cui le contravvenzioni siano state rilevate in luoghi differenti, la domanda di accertamento negativo deve essere separata in altrettante cause e va dichiarata la competenza degli uffici del giudice di pace del luogo di accertamento di ciascuna sanzione» (da ultimo v. Cass. n. 7460/2018 e, in precedenza, Cass. n. 22782/2015).

Va da sé che l'opposizione alla cartella di pagamento può anche avere natura non recuperatoria.

Ad esempio, potrebbe darsi che il debitore deduca, una volta ricevuta la cartella, di aver pagato il debito risultante dal titolo sottostante.

In questo caso, stante la qualificazione dell'azione ex art. 615, comma 1, c.p.c., la competenza andrà individuata secondo i criteri ordinari.

Potrà essere chiesta la sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo e il provvedimento assunto potrà essere oggetto di reclamo al Collegio (Cass. S.U., n. 19889/2019).

Laddove la cartella sia relativa a crediti di natura tributaria

Laddove il credito della cui riscossione si tratta ha natura tributaria, è necessario tener conto del riparto di giurisdizione tra giudice ordinario e giudice tributario (che ha dato luogo a notevoli questioni), nonché alle limitazioni poste dall'art. 57, d.P.R. n. 602/1973 (prima richiamato) a proposito delle opposizioni esecutive.

Va chiarito che il «confine» tra giurisdizione ordinaria e tributaria è individuato dall'art. 2, d.lgs. n. 546/1992, secondo cui «restano escluse dalla giurisdizione tributaria soltanto le controversie riguardanti gli atti della esecuzione forzata tributaria successivi alla notifica della cartella di pagamento e, ove previsto, dell'avviso di cui all'art. 50 del d.P.R. n. 602/1973, per le quali continuano ad applicarsi le disposizioni del medesimo d.P.R.».

Questa disposizione, come anticipato, si salda con quella contenuta nell'art. 57, d.P.R. n. 602/1973, secondo cui sono inammissibili: le opposizioni di cui all'art. 617 c.p.c. relative alla regolarità formale ed alla notificazione del titolo esecutivo; le opposizioni di cui all'art. 615 c.p.c. salvo che non si discuta della pignorabilità dei beni.

Sulla recente presa di posizione della giurisprudenza costituzionale in ordine a tale disposizione si rinvia al relativo commento.

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