Codice della Navigazione - 30/03/1942 - n. 327 art. 1059 - Forma e notificazione del precetto.Forma e notificazione del precetto. [I]. Il precetto è formato e notificato a norma degli articoli 647, 648, primo comma; esso diviene inefficace, trascorsi trenta giorni senza che si sia proceduto al pignoramento. InquadramentoSia con riferimento all'esecuzione forzata sulla nave che con riguardo all'esecuzione sull'aeromobile il codice della navigazione marittima e aerea si limita a rinviare per la forma e il contenuto del precetto alle norme del codice di procedura civile e a dettare alcune disposizioni di deroga. In questa sede è opportuno ricordare quanto della disciplina ordinaria risulta compatibile con l'espropriazione sull'aeromobile, le sue parti e le sue pertinenze. Il costante riferimento effettuato dalla normativa marittima e aerea al codice di procedura civile consente di ritenere applicabili in detta normativa le modifiche apportate alla disciplina del titolo esecutivo dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile e dal successivo provvedimento di sua correzione, d.lgs. n. 164/2024. Il primo provvedimento ha soppresso le formalità costituite dall'apposizione, sul titolo, della formula esecutiva e dalla spedizione in forma esecutiva. L'art. 475 c.p.c. attualmente dispone che le sentenze, i provvedimenti e gli altri atti dell'autorità giudiziaria, nonché gli atti ricevuti da notaio o da altro pubblico ufficiale, per valere come titolo per l'esecuzione forzata devono essere rilasciati in copia attestata conforme all'originale o in duplicato informatico. Il secondo provvedimento è intervenuto a modificare il contenuto dell'atto di precetto (si veda infra, paragrafo 2). Il precetto costituisce, nelle forme di esecuzione che lo richiedono, un atto a fisionomia e finalità ben precise. Esso è adempimento preliminare alla vera e propria procedura esecutiva ed assolve alle funzioni di messa in mora del debitore, di preannuncio dell'azione e di avviso in ordine sia alle conseguenze della protrazione dell'inadempimento e sia alle facoltà accordate dalla legge per evitare l'espropriazione dei beni. Se la nozione teorica è ben delimitata in linea di principio, anche la sua traduzione nella pratica ha ormai dietro di sé i risultati raggiunti da prassi sperimentate e consolidate. È verosimilmente per questa ragione che l'art. 647 cod. nav. sin dall'epoca della sua entrata in vigore rinviava interamente alle disposizioni del codice di procedura civile, per quanto riguarda il precetto nell'esecuzione su navi; e che analogo rinvio si desume effettuato anche dal testo dell'art. 1059, relativamente al precetto nell'espropriazione di aeromobili. Uniche norme di dettaglio sono le seguenti. In primo luogo, il termine ad adempiere è ridotto a ventiquattro ore (art. 647 richiamato dall'art. 1059), ma nella prassi si reputa possibile assegnare il maggior termine di dieci giorni ex art. 482 c.p.c., senza che ne derivino conseguenze pregiudizievoli sul procedimento. Analogamente, in applicazione estensiva della medesima norma si reputa consentito imporre per provvedimento del giudice l'adempimento immediato. In secondo luogo, è disposto che il precetto diviene inefficace una volta trascorsi trenta giorni (anziché novanta) senza che si sia proceduto al pignoramento. La riduzione temporale così disposta viene difformemente giustificata dalla dottrina. La speciale natura dei beni, idonei ad essere spostati velocemente, impone misure di rapida attuazione. La loro utilizzazione in una rete complessa di rapporti, si osserva anche, richiede che la sorte di quegli stessi rapporti non debba rimanere sospesa e indefinita a lungo. Mentre il termine ad adempiere è derogabile, sia pure per intervento giurisdizionale, le ragioni di riduzione evidenziate dalla dottrina hanno imposto di considerare quello di inefficacia (trenta giorni dal pignoramento) come perentorio e inderogabile. In tal senso si sono pronunciate Cass. n. 3127/1987; Cass. n. 8247/2003. Queste decisioni hanno affermato che l'esecuzione forzata su navi e galleggianti, i loro carati e le loro pertinenze è disciplinata esclusivamente dalle disposizioni speciali contenute nel codice della navigazione e nel relativo regolamento di esecuzione; pertanto al creditore è inibito optare per la normale procedura di cui agli artt. 480 ss. c.p.c. e il termine di efficacia del precetto per procedere al pignoramento, di conseguenza, è quello inderogabile di trenta giorni stabilito dall'art. 648, comma 2, del cod. nav. La sostanziale identità di discipline consente di estendere il contenuto delle decisioni giurisprudenziali all'esecuzione su aeromobili. L'affermazione giurisprudenziale va letta con una precisazione che comunque non ne modifica il risultato. La normativa in oggetto va letta al contrario: si applicano le norme del codice di procedura civile, salvo per quelle specificamente dettate in deroga per il diritto marittimo. In tal senso si esprime chiaramente il testo dell'art. 647 cod. nav. Nonostante questo rilievo la disposizione da applicare è chiara: il termine, scaduto il quale il precetto perde la sua efficacia, è di trenta giorni. Si applica altresì il secondo comma dell'art. 481 c.p.c., che dispone la sospensione del termine nel caso di proposizione di opposizione al precetto. Questa opposizione determina la sospensione del termine di efficacia del precetto ma non impedisce al creditore di procedere all'esecuzione forzata, anche dopo il decorso del termine di cui all'art. 481 c.p.c. e senza necessità di attendere la definizione del giudizio di opposizione, in tal modo bilanciandosi il vantaggio di poter avviare l'esecuzione in qualsiasi momento con il rischio connesso all'eventuale accoglimento dell'opposizione medesima (Cass. III, n. 2347/2022). In virtù del rinvio all'art. 627 c.p.c., da parte dell'art. 481, comma 2, c.p.c., nel caso di ricorso per cassazione avverso la sentenza resa nel giudizio di opposizione ex art. 617 c.p.c., il termine di efficacia del precetto resta sospeso fino alla definizione del giudizio di legittimità (Cass. III, n. 27848/2022). La giurisprudenza ha avuto occasione di pronunciarsi con riguardo al precetto utilizzato per scopi configuranti un abuso del diritto. Essa ha affermato, ad esempio: «È contrario a buona fede il contegno del creditore che – senza alcun vantaggio o interesse – instauri più procedure esecutive in forza di diversi titoli esecutivi nei confronti del medesimo debitore; in tal caso, il giudice dell'esecuzione è tenuto a riunire i suddetti procedimenti e, conseguentemente, a liquidare al creditore procedente le sole spese e i soli compensi professionali corrispondenti a quelli strettamente necessari per la notifica di un solo precetto e per l'esecuzione di un solo atto di pignoramento in relazione ad un valore pari alla somma dei titoli esecutivi separatamente azionati» (Cass. III, n. 6513/2023). Ed anche: «Non è preclusa al creditore e non costituisce ex se abuso degli strumenti processuali la rinnovazione del precetto (ancorché eseguita prima della perenzione della precedente intimazione) per l'intero importo del credito e fino alla totale estinzione dello stesso, purché non si chiedano, col precetto successivo, spese, compensi ed accessori dei precetti anteriori, in quest'ultima ipotesi, essendo il nuovo precetto illegittimo, tuttavia, solo per tali voci e non per l'intero» (Cass. III, ord., n. 12195/2023). Per i casi di frazionamento del credito si vedano Cass. n. 33443/2022 e Cass. n. 8151/2020. Più in generale si è affermato che non sono applicabili i criteri ermeneutici previsti in materia contrattuale dagli artt. 1362 e segg. c.c. nell'interpretazione del precetto, che è un atto di natura non processuale preannunciante l'esecuzione forzata, con un contenuto legale tipico consistente nell'assegnazione al destinatario di un termine per il pagamento e nella correlata minaccia di agire coattivamente in mancanza del pagamento (Cass. III, n. 17943/2023). Forma e contenuto del precettoIl precetto è un atto ultimativo, destinato ad essere seguito dall'esecuzione forzata in caso di ulteriore inadempimento. Si comprendono agevolmente le ragioni per le quali al debitore devono essere forniti, con quell'atto, tutti gli elementi necessari a fargli conoscere l'identità del creditore agente, l'entità del debito, il titolo che ne costituisce la fonte e lo spazio-temporale utile ad evitare, con l'adempimento volontario, la procedura esecutiva. Il precetto deve contenere, a pena di nullità, l'indicazione degli elementi che permettono l'esatta identificazione del titolo esecutivo, in quanto requisito formale indispensabile per il raggiungimento del suo scopo (Cass. n. 12230/2007). Deve contenere, inoltre, l'indicazione della data di notificazione del titolo esecutivo, se avvenuta separatamente (Cass. n. 19105/2018: la nullità, peraltro, è sanata dalla proposizione dell'opposizione agli atti esecutivi). In particolare, a proposito del titolo esecutivo costituito da un decreto ingiuntivo, si era affermato che l'omessa menzione nell'atto di precetto del provvedimento di dichiarazione di esecutorietà del provvedimento monitorio comporta la nullità – deducibile con l'opposizione agli atti esecutivi – del precetto stesso, non potendo l'indicazione di tale provvedimento evincersi dalla menzione dell'apposizione della formula esecutiva (Cass. n. 24226/2019). Pronunce come questa non sono più possibili dopo che il d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, ha soppresso sia la formula esecutiva e sia la spedizione in forma esecutiva e ha disposto essere sufficiente l'attestazione che la copia, utilizzata per l'esecuzione, è conforme all'atto originale. Il precetto deve contenere l'indicazione delle parti, della data di notifica del decreto ingiuntivo, nonché del provvedimento che ha disposto l'esecutorietà e l'apposizione della formula esecutiva, poiché la completa identificazione del titolo sostituisce, ai sensi dell'art. 654 c.p.c., la notifica dello stesso, sicché, in assenza di tali indicazioni, l'atto è viziato ex art. 480 c.p.c., producendosi una nullità equivalente a quella che colpisce il precetto non preceduto dalla notifica del titolo esecutivo, non suscettibile di sanatoria per raggiungimento dello scopo con la mera proposizione dell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 31226/2019). Nella disciplina dettata dall'art. 480 c.p.c., il precetto consiste essenzialmente in un atto di parte che si risolve nell'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal titolo esecutivo, entro un determinato termine, e nell'avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata. La sua funzione pertanto è quella di fissare al debitore una data ultimativa, scaduta la quale si procederà alla ricerca di beni pignorabili ed espropriabili. L'intimazione ad adempiere deve avere ad oggetto un credito già esigibile. Il relativo debito deve essere scaduto o comunque riscuotibile alla data di notificazione del precetto: condizione, questa, necessaria per il regolare inizio del processo di espropriazione (Cass. S.U., n. 657/2016; Cass. n. 3656/2013). Poiché si presuppone che il titolo per l'esercizio dell'azione sia esecutivo, è richiesto al creditore di farne soltanto produzione e non anche di dimostrare come si pervenga all'ammontare richiesto, per capitale, interessi ed accessori (Cass. n. 20658/2007: spetta poi al giudice individuare, se ritiene l'erroneità del conteggio, anche con l'ausilio di un consulente, l'esatto importo delle somme da assegnare). L'intimazione di adempiere l'obbligo risultante dal titolo esecutivo, contenuta nel precetto a norma dell'art. 480, comma 1, c.p.c., non richiede, quale requisito formale a pena di nullità, oltre all'indicazione della somma domandata in base al titolo esecutivo, anche quella del procedimento logico-giuridico e del calcolo matematico seguiti per determinarla (Cass. III, ord., n. 8906/2022). Di notevole rilievo è la disposizione contenuta nel comma 3 dell'art. 480 c.p.c., per la quale il precetto deve contenere anche la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il giudice competente per l'esecuzione. La regola così dettata non pone condizioni di validità o di procedibilità per il corso del processo esecutivo ma risponde a finalità legate ad assicurare snellezza processuale e facilità di adempimenti. In mancanza di quelle indicazioni, infatti, le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui il precetto è stato notificato e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria. La disposizione tutela la parte che deve subire l'espropriazione e gli agevola la difesa: è dunque onere del soggetto agente fissare il luogo delle notifiche altrove, se ne ritiene la propria convenienza. La normativa ha subìto importanti modifiche a seguito della digitalizzazione del processo civile. L'art. 3-bis del d.lgs. n. 82/2005, Codice dell'amministrazione digitale, ha imposto ai professionisti tenuti a iscriversi in albi o elenchi di munirsi di un domicilio digitale iscritto in elenchi pubblici. L'art. 196-quater disp. att. c.p.c., raccogliendo disposizioni sparse precedenti e poi modificato dal «Correttivo alla riforma Cartabia», sopra ricordato, ha reso obbligatorio il deposito in forma telematica degli atti e dei provvedimenti e, ai fini delle notifiche, da eseguire con modalità telematiche, l'art. 480 c.p.c. è stato modificato dal detto correttivo con l'inserirvi la disposizione per cui il precetto deve contenere, oltre all'indicazione del giudice competente per l'esecuzione, anche: se l'atto è sottoscritto dalla parte personalmente, la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio nel comune in cui ha sede il giudice oppure l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata risultante dai pubblici elenchi o l'elezione di un domicilio digitale speciale. Ferma la regola per cui, in mancanza, le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria. E l'ufficiale giudiziario esegue la notificazione ai sensi dell'art. 149-bis c.p.c., come modificato dal citato d.lgs. di correzione del provvedimento di riforma del processo civile d.lgs. 149/2022. Il principio affermato dalla giurisprudenza in relazione all'onere accollato alla parte procedente è nel senso che il Comune nel quale il creditore, con l'atto di precetto, ha dichiarato la propria residenza od eletto il proprio domicilio, ai sensi dell'art. 480, comma 3, c.p.c., deve ritenersi coincidente con quello in cui ha sede il giudice dell'esecuzione, e, pertanto, vale a determinare la competenza territoriale sull'opposizione al precetto medesimo proposta prima dell'instaurazione del procedimento esecutivo (artt. 26 e 27 c.p.c.), mentre l'eventuale contestazione di detta coincidenza (per non esservi in quel Comune beni appartenenti all'esecutando, né la residenza del debitore di quest'ultimo), può essere sollevata soltanto dall'opponente, al fine di invocare la competenza del diverso giudice del luogo in cui è stato notificato il precetto, e non anche dallo stesso creditore, che resta vincolato alla suddetta dichiarazione od elezione (Cass., ord., n. 20356/2020; Cass. n. 13219/2010). Sempre per la giurisprudenza, l'art. 480, comma 3, c.p.c. consente al debitore di notificare l'opposizione all'esecuzione nel luogo in cui gli è stato notificato il precetto soltanto nel caso in cui il creditore non abbia eletto domicilio o indicato la residenza in altro luogo, perché in tale ipotesi la notifica dell'atto di opposizione, ferma la competenza funzionale nel luogo di esecuzione, va effettuata nel luogo indicato dal creditore e non nella cancelleria, diversamente potendo il creditore opposto ignorare l'intervenuta opposizione (Cass. n. 12540/2009). La modifica apportata all'art. 480 dal d.l. n. 83/2015, conv. in l. n. 132/2015, impone al creditore istante di inserire nel precetto l'avvertimento al debitore della facoltà di porre rimedio, con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice, alla situazione di sovraindebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore. Il riferimento è era rivolto alla l. n. 30/2012, disciplinatrice delle misure di rimedio al sovraindebitamento. Attualmente esso ha ad oggetto il Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza d.lgs. n. 14/2019. L'avvertimento al debitore esecutato prescritto, quale contenuto del precetto, dall'art. 480, comma 2, secondo periodo, c.p.c. (e volto a renderlo edotto della possibilità di porre rimedio alla situazione di sovraindebitamento mediante le procedure di composizione della crisi di cui alla l. n. 3/2012) ha la finalità, precipuamente “promozionale”, di stimolare o incentivare l'accesso a una delle citate procedure, il quale non è comunque precluso dall'inizio o dalla progressione dell'esecuzione; ne consegue che l'omissione del predetto avvertimento non determina la nullità, bensì una mera irregolarità, dell'atto di intimazione (Cass. III, n. 23343/2022). Per la sottoscrizione dell'atto l'art. 480 rimanda alle disposizioni di cui all'art. 125. Secondo questa norma, l'atto di parte deve essere sottoscritto da lei personalmente se sta in giudizio senza assistenza o rappresentanza, altrimenti dal difensore. Il precetto non è propriamente un atto del processo e, in specie, non costituisce un atto introduttivo del giudizio, contenente una domanda giudiziale. Per questa ragione si ritiene che esso possa essere sottoscritto dalla stessa parte, da sola, o da un suo procuratore ad negotia (Cass. n. 3998/2006). Il difetto di sottoscrizione comporta la nullità assoluta dell'atto (Cass. n. 9292/2001; Cass. n. 10497/2006). L'art. 83 c.p.c. indica nel precetto uno degli atti in calce o a margine dei quali può essere rilasciata la procura al difensore. Notificazione del precettoIl rinvio effettuato dall'art. 1059 cod. nav. alle norme dettate per l'espropriazione della nave e, per il tramite di questo rimando, alle norme del codice di procedura civile, trasferisce nell'ambito dell'esecuzione forzata su aeromobili alcune disposizioni di rilievo relative al processo esecutivo ordinario. Va ricordato, al riguardo, il disposto dell'art. 479 c.p.c., che impone di far precedere all'esecuzione forzata la notificazione del titolo in forma esecutiva e del precetto. Il codice della navigazione non fa alcun cenno al titolo esecutivo ed alla sua notifica: ma il richiamo al rito civile e la stessa logica del procedimento rendono certe sia la disponibilità di un titolo quale fonte di legittimazione all'azione esecutiva e sia la sua formale notifica al debitore quale atto che prelude, come presupposto necessario, all'esecuzione. Come sopra accennato, la spedizione in forma esecutiva è stata soppressa dal d.lgs. n. 149/2022. La copia utilizzata in giudizio assume veste esecutiva se attestata conforme all'originale dall'avvocato, dal notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato o se è un duplicato informatico dell'originale. All'epoca dell'entrata in vigore del codice della navigazione le notifiche erano appannaggio esclusivo dell'ufficiale giudiziario. Questa attività, anzi, ne caratterizzava tipicamente le funzioni. La l. n. 53/1994, attribuì il potere di notifica anche all'avvocato munito di mandato difensivo, da eseguirsi esclusivamente con le modalità telematiche, che nel frattempo iniziavano ad essere introdotte nelle attività processuali, per i casi in cui il destinatario avesse eletto domicilio informatico o avesse un domicilio informatico risultante da pubblici elenchi. Successivamente il d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, ha introdotto modificazioni in forza delle quali la notifica a mezzo ufficiale giudiziario è da lui effettuata soltanto se non è possibile o non è riuscita quella tentata dall'avvocato (art. 137, comma ultimo, c.p.c.). La notifica a mezzo ufficiale giudiziario è regolata dall'art. 149-bis c.p.c.; quella eseguita dall'avvocato è disciplinata dalla citata l. n. 53/1994; rilevanti modifiche alla disposizione e alla legge citate sono state introdotte dal d.l. n. 19/2024, conv. dalla l. n. 56/2024. In particolare, questo provvedimento ha consentito la notificazione tramite un invio postale generato con mezzi telematici. In seguito sia l'art. 149- bis che la l. n. 53/1994 sono stati modificati dal d.lgs. correttivo della riforma Cartabia. L'art. 149-bis attualmente dispone che: l'ufficiale giudiziario esegue la notificazione a mezzo PEC o servizio elettronico di recapito certificato qualificato quando il destinatario è un soggetto tenuto a munirsi di in indirizzo PEC o di servizio elettronico di recapito certificato qualificato risultante da pubblici elenchi oppure quando il destinatario ha eletto un domicilio speciale; la notifica si intende perfezionata, per il notificante, nel momento in cui il documento informatico da notificare è consegnato all'ufficiale giudiziario e, per il destinatario, nel momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna da parte del suo gestore di PEC o di servizio di recapito elettronico certificato qualificato. Il comma 6 dello stesso art. 149-bis, nel testo modificato dal d.lgs. n. 164/2024, correttivo alla riforma Cartabia, risolve infine il caso in cui la notificazione nelle modalità elettroniche non può essere eseguita o non ha esito positivo. G Destinatario naturale della notifica è il soggetto indicato nel titolo e nel precetto come tenuto ad adempiere l'obbligo in essi risultante (Cass. n. 7026/1999). Per giurisprudenza costante la notificazione del titolo esecutivo può essere effettuata indipendentemente da quella del precetto oppure congiuntamente ad essa (ad. es. Cass. n. 13161/2000). Se questo è il principio, nell'espropriazione di aeromobili la notifica deve essere rivolta anche al proprietario non esercente ed al terzo proprietario nei casi di cui all'art. 1070 cod. nav. La natura recettizia dell'atto è funzionale al suo scopo di formale comunicazione e sollecitazione. Deve intendersi richiamato anche il dettato dell'art. 480 c.p.c. che indica la forma del precetto, il suo contenuto, la necessità della sottoscrizione e le modalità della notificazione. Il precetto non costituisce un atto del processo esecutivo ma è un presupposto estrinseco ad esso e cioè un atto preliminare stragiudiziale. Per tale ragione si è ritenuto che esso possa essere notificato da qualunque ufficiale giudiziario, senza limiti territoriali (Cass. n. 18759/2017). L'art. 83 c.p.c. indica nel precetto uno degli atti in calce o a margine dei quali può essere rilasciata la procura al difensore. Il vizio di notificazione dell'atto di precetto è, di regola, sanato dalla mera proposizione dell'opposizione, a meno che l'opponente non deduca contestualmente un concreto pregiudizio al diritto di difesa verificatosi prima che egli abbia avuto conoscenza dell'espropriazione forzata, oppure che la notificazione sia radicalmente inesistente, in quanto del tutto mancante o priva degli elementi costitutivi essenziali idonei a rendere riconoscibile un atto qualificabile come notificazione; diversamente, il vizio di notificazione dell'atto di precetto non è sanato dalla semplice proposizione dell'opposizione se, prima che l'intimato ne abbia avuto conoscenza, il creditore abbia eseguito comunque il pignoramento (Cass. n. 11290/ 2020). Nell'espropriazione forzata tributariaNell'espropriazione forzata tributaria si giunge al pignoramento dopo che al debitore è notificata la cartella di pagamento. Questo atto tiene luogo del precetto e ne svolge le medesime funzioni di indicazione della somma pretesa, di messa in mora e di intimazione al pagamento, pena l'esercizio dell'azione esecutiva. Questa modalità vale anche quando l'espropriazione ha per oggetto l'aeromobile. Secondo l'opinione dottrinaria, si applica anche la disposizione di cui all'art. 482 c.p.c., nella parte che consente al presidente del tribunale di autorizzare, se vi è pericolo nel ritardo, l'esecuzione immediata, con cauzione o senza. La disciplina della fase immediatamente preliminare all'espropriazione forzata è diversa sia da quella dettata dal codice della navigazione e sia da quella descritta dal codice di procedura civile se il creditore procedente intenzionato a rivalersi sulla nave del debitore è l'agente della riscossione per tributi e crediti previdenziali. In questo caso devono seguirsi le regole imposte dagli artt. 25 ss. del d.P.R. n. 602/1973 che assegnano all'incaricato della riscossione poteri e posizione di attiva preminenza. Il titolo esecutivo da azionare esecutivamente è costituito dal ruolo; il precetto è sostituito dalla cartella di pagamento. Dispone l'art. 25 che il «concessionario» notifica, prima di dare inizio all'espropriazione, la cartella di pagamento al debitore iscritto a ruolo o al coobbligato nei confronti dei quali si propone di procedere. Sono al riguardo previsti termini di decadenza per l'esercizio dell'azione esecutiva in dipendenza di difformi situazioni di fatto. E la notifica è effettuata dagli ufficiali della riscossione secondo le disposizioni di cui all'art. 26. La notifica pone il debitore in mora per l'adempimento e, nello stesso tempo, gli assegna termini per provvedere alle forme di pagamento diretto o di estinzione diversa dei suoi obblighi previste dagli artt. 28-bis e ss. del d.P.R. citato. In caso di inadempienza l'agente della riscossione provvede ad esigere le somme iscritte a ruolo, gli interessi di mora e le spese di esecuzione a norma delle disposizioni dettate dagli artt. 49 e ss. L'esecuzione forzata è promossa quando è inutilmente decorso il termine di sessanta giorni dalla notificazione della cartella di pagamento. Il procedimento che ne segue è regolato dalle norme ordinarie applicabili in rapporto al bene oggetto di esecuzione, in quanto non derogate dalle norme del d.P.R. In tema di riscossione a mezzo ruolo di somme dovute all'Amministrazione finanziaria in forza di rapporti di diritto privato, la mancata impugnazione della cartella di pagamento da parte dell'obbligato non determina alcuna preclusione, ben potendo il debitore proporre le opposizioni all'esecuzione e agli atti esecutivi, a norma dell'art. 29 d.lgs. n. 46/1999, nelle forme ordinarie, ossia ai sensi degli artt. 615 e 617 c.p.c. Pertanto, ove alla notifica della cartella non segua, entro un anno, l'avvio dell'azione esecutiva, il debitore può sempre opporsi all'intimazione di pagamento successivamente notificata ai sensi dell'art. 50 d.P.R. n. 602/1973, per contestare il diritto di procedere ad esecuzione forzata, trattandosi di opposizione «pre-esecutiva» ex art. 615, comma 1, c.p.c. (Cass. V, n. 6833/2021). L'invalidità della notificazione della cartella esclude la sua idoneità a fungere da precetto prodromico alla riscossione coattiva, ma non la sua attitudine, per contenuto e forma, a integrare (sotto il profilo sostanziale) un'intimazione di pagamento, che, se pervenuta in un luogo configurabile come indirizzo del destinatario, è idonea a determinare l'applicazione degli artt. 1334 e 1335 c.c. e, quindi, a produrre l'effetto interruttivo della prescrizione, ferma restando la possibilità di fornire la prova contraria alla presunzione di conoscenza ex art. 1335 c.c. (Cass. V., n. 10739/2023; conf. Cass. V, n. 15617/2005). Secondo un'interpretazione costituzionalmente orientata, espressione di un principio immanente nel nostro ordinamento, la nozione di “termine processuale” non può ritenersi limitata all'ambito del compimento degli atti successivi all'introduzione del processo, dovendo invece estendersi anche a termini entro i quali lo stesso deve essere instaurato quando la proposizione della domanda costituisca l'unico rimedio per la tutela del diritto che si assume leso. Sicché non è soggetto alla sospensione feriale il termine dilatorio di sessanta giorni di cui all'art. 50, comma 1, del d.P.R. n. 602/1973 per procedere ad esecuzione forzata da parte del concessionario, poiché non costituisce termine processuale, non incidendo sul diritto ad agire, anche in considerazione dell'alternatività dell'iscrizione ipotecaria rispetto all'espropriazione ordinaria e del fatto che l'iscrizione si colloca tra la notificazione della cartella di pagamento e il pignoramento (Cass. V, ord., n. 11604/2021). A norma dell'art. 53 d.P.R. n. 602/1973, il pignoramento nell'espropriazione forzata perde efficacia quando dalla sua esecuzione sono trascorsi duecento giorni senza che sia stato effettuato il primo incanto. Questa disposizione ha natura speciale e prevale su quella del codice della navigazione quando l'espropriazione tributaria ha ad oggetto la nave o il galleggiante. BibliografiaBartolini, La riforma dell'esecuzione forzata, Piacenza, 2022; Bartolini, Il pignoramento di navi e aeromobili, in Aa.Vv., Il pignoramento nel suo aspetto pratico, a cura di De Stefano, Giordano, Milano, 2020, 325 ss.; Campeis, De Pauli, Le esecuzioni civili, Padova, 2007, 635 ss.; Carbone, Celle, Lopez de Gonzalo, Il diritto marittimo. Attraverso i casi e le clausole contrattuali, Milano, 2024; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2013, 366 ss.; Conforti, Iovane, Diritto internazionale, Milano, 2023; Cristoffanini, Esecuzione forzata e misure cautelari su nave o aeromobile, in Nss. dig. it., VI, Torino, 1968, 746; De Carolis, L'esecuzione forzata, Milano, 2024; Di Pirro, Commentario sistematico dell'esecuzione forzata, Piacenza, 2013, 56 ss.; Giangrande, Navigazione aerea, Roma, 2013; Huerta, Diritto marittimo, Roma, 2022; La China, Le disposizioni processuali del codice della navigazione, in Il 50° del codice della navigazione, a cura di Tullio, Deiana, Cagliari, 1993, 423 ss.; La China, Esecuzione forzata, IV, Esecuzione forzata su navi e aeromobili, in Enc. giur., XIII, Roma, 1989; Lefebvre D'Ovidio, Pescatore, Tullio, Manuale di diritto della navigazione, Milano, 2011, 691 ss.; Maralfa, La sanatoria della nullità del precetto, Altalex, 19 maggio 2024; Morrone, Storia del diritto marittimo, Legare street press, 2022; Pipia, Trattato di diritto marittimo, Milano, 2012; Rassegna dell'esecuzione forzata, Napoli, 2024; Righetti, Codice della navigazione marittima, interna e aerea, Milano, 2009, 1094 ss.; Sandulli, Il diritto degli aeroporti nel nuovo codice della navigazione, Milano, 2006; Tedoldi, Esecuzione forzata, Milano, 2023; Vullo, Codice dell'esecuzione forzata, Piacenza, 2012, 831 ss. |